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Aduc - Osservatorio Firenze. La Sprite, gli ippopotami ed il vero degrado a Firenze
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Articolo di Pietro Yates Moretti
29 gennaio 2015 11:35
 
Colpito da virus gastro-intestinale, decido di lasciare l'ufficio e di tornarmene a letto. Ma prima entro in un minimarket vicino a casa per comprare una Sprite, apparentemente efficace contro la nausea.
Il commesso, un giovane bengalese che a stento parlava italiano, appariva intimidito da un tizio che ripeteva di essere "italiano" (sulla trentina, capelli cortissimi, molto aggressivo) e frasi del tipo: "ci vediamo dopo, allora", "io ti aspetto sai, amico mio ...". 
Poi il tizio si rivolge a me: "tu sei italiano, noi siamo noi, loro sono loro, incivili, ci invadono". Fa il gesto della pistola con la mano. Cerco di decifrare il suo gesticolare, e mi convinco che non sia una minaccia seria, ma più semplicemente il naturale modo di esprimersi di una persona affetta da gravissimi problemi psichiatrici.
Invito questo tizio a tacere e ad andarsene quanto prima, altrimenti avrei chiamato la forza pubblica.
Non l'avessi mai fatto: mi strattona, mi spinge fuori dal negozio, mi minaccia con un pugno dotato di grosso anello appuntito, parla di "accortellamenti". Ecco, la "r", per qualche motivo, mi faceva ora apparire la minaccia molto piu' realistica. Avevo sopravvalutato il tipo: non era una persona malata, ma un cavernicolo razzista.
Penso subito alle mie figlie piccole se mi fosse successo qualcosa. 
Mi metto alla ricerca di una exit strategy. Per qualche misterioso motivo, l'adrenalina mi porta alla mente un mediocre documentario sugli ippopotami visto tanti anni fa e subito dimenticato. Soprattutto ricordo qualche improbabile consiglio che veniva dato al telespettatore nel caso in cui se ne fosse trovato uno davanti. Non mi viene in mente niente di meglio e applico la lezione. Cerco di rimanere calmo, mani dietro la schiena e sguardo basso per non provocare l'instabile mammifero fiorentino, e mi avvicino pian piano al portone di casa.
Visto che mi impediva di passare e continuava a strattonarmi, invito i passanti a chiamare la polizia. Nessuno lo fa, tutti tirano diritto.
Riesco finalmente ad avvicinarmi al portone di casa, e mi ci infilo di corsa.
Dopo qualche minuto, quando finalmente se n'era andato, esco per recarmi alla caserma dei carabinieri lì a due passi. Non sarà una denuncia inutile, ho le prove: c'e' una telecamera esterna che dovrebbe aver ripreso parte dell'episodio, e soprattutto ho il commesso bengalese come testimone (e vittima) di insulti e minacce.
Rientro nel negozio bengalese. Nel frattempo, erano giunti altri suoi connazionali. Chiedo il nome al commesso e se era disposto a testimoniare. Mi risponde un suo connazionale, appena arrivato: "no, ci spiace, non abbiamo visto nulla". Alla fine mi ringraziano, ma mi implorano di non fare nulla: alcuni di loro sono immigrati irregolari, hanno già subito ritorsioni in passato (vetrine spaccate una o due volte l'anno), non si fidano delle forze dell'ordine.
Senza la testimonianza, una denuncia è inutile. Me ne torno a letto.
Conclusioni:
1. il vero degrado di Firenze è la rinuncia alla legalità. Una rinuncia consapevole e diffusa tra i suoi abitanti. Un idiota razzista può permettersi di insultare, minacciare e aggredire fisicamente delle persone di fronte a decine di passanti, in pieno giorno ed in centro città, sapendo che l'unica legge vigente è quella della Savana.
2. la Sprite non allevia la nausea.
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