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Un'altra moneta è possibile, un'altra finanza è possibile, un'altra banca esiste!
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Articolo di Alessandro Pedone
14 giugno 2012 10:51
 
Da diverso tempo proponiamo ai nostri lettori, come stimolo culturale, una soluzione monetaria alla crisi economico-finanziaria che stiamo vivendo ormai da diversi anni.
Il cuore del problema è costituito dalla natura della moneta e - conseguentemente - dal tipo di finanza che si è sviluppata.
La moneta, così come oggi la conosciamo (per citare un'espressione cara a Keynes), è del tipo che favorisce l'accumulo improduttivo ed ostacola il ruolo principale che dovrebbe avere, ovvero la funzione di mezzo di scambio. Conseguentemente a questa concezione di moneta (che è relativamente recente nella storia economica dell'uomo) si è creato un "mercato del denaro" il cui elemento principale è costituito dal "tasso d'interesse" che rappresenta il particolare costo di questa particolare "merce". Questo modello crea una serie di problemi di cui abbiamo già scritto in altra sede (La radice dei problemi economici-finanziari). La soluzione è una moneta decrementale, o geselliana (dal nome dell'economista che l'ha teorizzata, Silvio Gesell) ovvero una moneta che abbia un tasso d'interesse negativo.
Sul fronte finanziario, la funzione del credito commerciale può essere svolta in maniera molto più efficace sostituendo il paradigma oggi vigente della "liquidità" con il paradigma delle "stanze di compensazione". La storia, anche abbastanza recente, ha mostrato come questo modello sia non solo possibile, ma anche decisamente vincente rispetto al modello attuale che costituisce la causa profonda di questa e di tutte le crisi finanziarie (per maggiori dettagli si può leggere il libro che ho recentemente recensito sul sito: (Il) fine della finanza).
Un'altra moneta, quindi, è possibile, così come un'altra finanza è possibile.

Alcuni lettori mi hanno chiesto come sarebbe possibile risparmiare e concedere finanziamenti a medio/lungo termine in un sistema monetario basato su una moneta con un interesse negativo. La risposta è che questo non solo è possibile, ma è già funzionante da anni ed in corso di realizzazione anche in Italia!
E' possibile, infatti, progettare un sistema bancario basato non sulla riserva frazionaria bensì su un sistema di risparmio e prestito bilanciato. Vediamo le differenze fra questi due modelli.

Riserva frazionaria
Attraverso il meccanismo della riserva frazionaria, il sistema bancario, nel suo complesso crea moneta dal nulla. La gente comune pensa che il ruolo delle banche sia quello di prestare il denaro risparmiato dai correntisti e depositato nei conti correnti e negli altri strumenti di risparmio. La realtà è che questo è vero solo in parte. In larga parte, il sistema bancario presta denaro che nessuno ha versato. Vediamo come funziona con un esempio.
Premettiamo che l'esempio è una forte semplificazione del sistema reale che è molto più complesso. Lo scopo della semplificazione è far capire l'enorme differenza con il modello di banca che prevede il bilanciamento fra risparmio e prestiti.
Immaginiamo che esista un'unica banca. In origine questa banca ha un capitale proprio pari a 110 unità, che chiameremo “soldi”. Immaginiamo che 10 soldi di capitale proprio siano una riserva imposta per legge, intoccabile e quindi che non si possa prestare. La banca concede un prestito al cliente A di 100 soldi. Il cliente A, con i suoi 100 soldi, paga il suo fornitore, che è il cliente B della stessa banca. Quest'ultimo deposita i 100 soldi nel suo conto corrente. La banca, quindi, si vede tornare indietro i suoi soldi che questa volta non sono più capitale proprio ma depositi, ovvero un debito nei confronti dei suoi clienti.

In questo momento la banca ha 10 di capitale proprio, 100 di depositi e 100 di prestiti concessi.

La riserva frazionaria consente di prestare nuovamente una parte dei 100 soldi depositati.
Immaginiamo che la riserva frazionaria imposta dalla legge sia il 10% (in realtà è molto più bassa!) ciò significa che la banca può prestare di nuovo 90 soldi. Questi 90 soldi sono nient'altro che denaro creato dal nulla. Non è né capitale proprio, né valore aggiunto o risparmio prodotto dall'economia. E' semplicemente denaro virtuale creato dal nulla. Continuiamo nel nostro esempio.
La banca presta i 90 soldi al cliente C il quale paga il suo fornitore, che è il cliente D della stessa banca. Quest'ultimo, a sua volta, deposita i 90 soldi nel proprio conto corrente.

Adesso la banca ha 10 di capitale proprio e 190 di prestiti concessi. I depositi sono diventati nominalmente 190 (100 del cliente B e 90 del cliente D), ma l'effettiva liquidità sono sempre i 100 soldi inizialmente messi in circolo. Di questi, 10 erano già stati posti a riserva frazionaria sul primo deposito di 100 soldi, ed altri 9 devono essere posti a riserva frazionaria del secondo deposito di 90 soldi. Adesso, quindi, la banca può prestare 81 soldi che torneranno indietro e verranno frazionalmente prestati di nuovo. Con questo meccanismo, i 100 soldi immessi inizialmente nel sistema creeranno depositi e prestiti superiori ai 900 soldi. Sui prestiti la banca prenderà un interesse, diciamo del 5%, mentre sui depositi concederà un interesse, diciamo, del 1%.
Con questo meccanismo i 100 soldi di capitale iniziale prestato hanno fruttato un interesse pari al 4% sui prestiti complessivi. Nell'ipotesi di 900 soldi prestati parliamo del 36% di rendimento, ma con una riserva frazionaria più bassa (quella reale è intorno al 2%) sarebbe incredibilmente più elevata!. Nella realtà le cose sono molto più complesse. Il fatto che non esista un'unica banca, ma molte banche, rende necessario una interconnessione (che effettivamente esiste) fra banche attraverso il sistema del credito interbancario e del meccanismo di depositi e prestiti delle banche centrali. La concessione di finanziamenti (e quindi la creazione di nuova moneta) non è limitata solo dalla riserva frazionaria ma anche da molti altri fattori. Non tutti i prestiti, poi, vengono ripagati. Insomma, per le banche non è tutto rose e fiori, ma il concetto base che volevo evidenziare con questo esempio è che nel sistema bancario tradizionale non esiste un equilibrio naturale fra denaro depositato e denaro dato in prestito. Ci sono meccanismi di moltiplicazione che rendono l'intero sistema molto instabile. Il primo problema di questo modello è l'enorme mole di interessi che si devono pagare. Per pagare gli interessi è necessario l'immissione di nuova moneta e quindi nuovo debito. Nuovo debito significa ancora più alti interessi e quindi ancora nuova moneta... in un circolo vizioso che costringe alla continua crescita economica affinché il sistema mantenga un equilibrio precario. Senza crescita economica il modello non può stare in piedi perché non sarebbe possibile non dico ripagare i debiti (nel nostro sistema finanziario i debiti sono strutturalmente progettati –sul piano macroeconomico– per non essere ripagati, ma rifinanziati) ma neppure pagare il servizio per il debito. Questa è la ragione per la quale quando non c'è crescita economica i mercati finanziari sono così preoccupati. Come si può vedere, il sistema è fragilissimo, ma sarebbe possibile progettarlo in modo diverso?

Un diverso modello bancario
Un diverso modo di fare banca non solo è possibile, ma è realizzato da decine d'anni e funziona egregiamente. Si tratta del modello della JAK Bank, progettato (come il WIR svizzero) durante la grande depressione degli anni '30. Da pochi mesi è stato costituito il Comitato Promotore della Banca Popolare Jak Italia che ha lo scopo di fondare la prima banca italiana che segue lo stesso modello che esiste da decenni in Svezia.
In primo luogo tutti i clienti sono anche soci della banca che non ha fini di lucro e che presta soldi senza interessi. Il principio di base è che la banca presta solo i soldi che effettivamente raccoglie dai clienti-soci. L'equilibrio fra soldi prestati e soldi raccolti è mantenuto grazie ad un sistema di “punti risparmio”.
Ogni volta che un cliente-socio fa dei versamenti ottiene non un tasso d'interesse ma dei “punti risparmio” che gli potranno servire per ottenere in futuro un prestito (per se, oppure per altri soci al quale dona i suoi punti risparmio). Se un cliente-socio vuole ottenere un prestito senza avere sufficienti punti risparmio lo può fare, ma si deve impegnare a versare oltre alle rate di rimborso del finanziamento anche delle rate di post-risparmio. I soldi risparmiati durante il piano di rimborso sono vincolati fino alla fine del finanziamento dopo di che ritornano nella disponibilità del cliente-socio. La banca non prende interessi, ma per il suo funzionamento, richiede una commissione che va a coprire i costi di funzionamento (oltre ad alimentare un fondo di garanzia per le sofferenze).
Il sistema è schematizzato qui sotto:

I vantaggi di un modello del genere sono enormi per la stabilità dell'intero sistema, come si può intuire immediatamente.
La Jak bank è autosufficiente. Non si possono creare bolle finanziarie incontrollate. Non esiste il problema del fardello degli interessi che pesano sempre di più imponendo una crescita esponenziale che in natura non esiste. Ovviamente se tutte le banche usassero il modello della Jak Bank ci sarebbe il problema di immettere moneta nel sistema per finanziare gli investimenti. Questo dovrebbe essere il ruolo del pubblico (come in minima parte è già adesso, attraverso la moneta immesse dalle banche centrali) ed in questo modo le banche centrali sarebbero più efficaci nel controllare la massa monetaria. 
Qui non stiamo parlando di teorie, ma di una iniziativa che già funziona da decenni.
La Jak Bank svedese raccoglie oltre 38 mila soci. Stiamo parlando di in una nazione di circa 9 milioni di abitanti, meno della Lombardia.  Quindi circa un abitante ogni 230 persone -compresi bambini, anziati, persone fuori dal ciclo produttivo, ecc-  ha un conto alla Jak Bank! Si tratta di un fenomeno relativamente di nicchia, ma diffuso. Nell'ultimo anno, la Jak Bank svedese ha raccolto depositi per più di 120 milioni di euro.
E' evidente che stiamo parlando sempre di cifre marginali, ma sufficienti a dimostrare inconfutabilmente che il modello funziona.
Nel contesto della moneta, così come la conosciamo oggi, aderire alla Jak Bank non è vantaggioso se non si ha intenzione di avere dei finanziamenti oppure se non si vuole donare i propri punti risparmio ad alcune associazioni alle quali teniamo per qualche ragione.
In questo contesto finanziario il fatto che i depositi non fruttino interessi è visto come un aspetto negativo. Se la moneta avesse un interesse negativo, come dovrebbe avere affinché sia realmente funzionale al suo scopo di mezzo di scambio, ecco il che il modello delle Jak Bank potrebbe diventare il cardine del sistema bancario donando una stabilità strutturale all'intero sistema finanziario oggi impensabile.
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