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IN ATTESA DI HARRY POTTER N°5. OVVERO: POTREMMO LEGGERE ANCHE QUALCOS'ALTRO?
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Articolo di Annapaola Laldi
15 settembre 2003 0:00
 
Un paio di anni fa, andando a trovare un'amica, portai al suo bambino di otto anni un libro che mi piace molto, e cioe' "Le avventure di Jim Bottone" di Michael Ende, che ero ben disposta a leggere insieme con lui.
Arrivata a destinazione, tuttavia, la mia disponibilita' in questo senso fu, si', bene accolta, ma per un altro libro, e cioe' "Harry Potter e la camera dei segreti", che il ragazzino aveva appena cominciato. A mano a mano che leggevo, cominciai a rendermi conto chiaramente di un paio di cose. La prima fu che questo racconto non era poi cosi' immediatamente fruibile da un bambino, pur intelligente, di quell'eta'; infatti egli veniva colpito piu' dall'eccentricita' di certi appellativi (come, ad esempio, la "pozione polisucco", quella che fa prendere le sembianze di un gatto a Ermione), o dalla roboanza di certe situazioni, che dal significato che avevano nel contesto della narrazione. Mi sembro' anche che la storia non stimolasse tanto la sua fantasia quanto piuttosto appiattisse la sua mente nell'ammirazione per un eroe certamente affascinante, ma dotato di tali e tanti poteri che ce lo rendono pur sempre lontano e inarrivabile. In fondo, noi, siamo o non siamo, comunque, Babbani (**)?
Ma di un'altra cosa mi dovetti rendere tristemente conto: di fronte a Harry Potter, Jim Bottone sarebbe stato perdente. Era un po' come una pietanza delicata assaggiata dopo una piccante. Anche se e' di una grande finezza -anzi a maggior ragione- si sente sciapita. E occorre molta intelligenza, per capire che la mancanza di sapore non e' da ascrivere alla pietanza, bensi' al fatto che il nostro palato e' momentaneamente anestetizzato. Ma: riusciremo a fare a meno per un po' della pietanza piccante in modo da darci la possibilita' di apprezzare quella piu' delicata?

Io stessa mi sono poi avvicinata a questo piatto dal sapore forte e pervasivo, che si chiama "Harry Potter", seguendone tutte le avventure scritte e filmate, e certamente provero' a leggere le 800 e passa pagine del quinto volume, "L'ordine della fenice", la cui uscita in Italia e' prevista per il 31 ottobre (toh, Halloween!). Ma adesso, proprio in questo momento di liberta', voglio suggerire di provare anche il gusto diverso, piu' semplice, e certo per niente reclamizzato, che emana da quest'altro personaggio, il negretto Jim Bottone, un bambino senza poteri magici, ma che, in forza dell'amicizia e del suo senso di giustizia, vive avventure veramente fantastiche e insieme totalmente umane in compagnia del suo grande amico Luca, il macchinista.
Come accade per le fiabe classiche, anche i racconti per ragazzi di Michael Ende sono perfettamente godibili dal pubblico adulto. Infatti essi hanno piu' gradi e chiavi di lettura, cosi' che, quanto per un bambino di una decina di anni si presenta come un'avventura che sbriglia la fantasia, per l'adulto attento acquista la forza di un simbolo del cammino della vita. Ed e' questa capacita' evocativa a rendere affascinante la storia, che in tal modo puo' essere anche molto sobria, dato che il suo valore si situa nello spessore -la profondita'- e non nell'estensione.
Comunque, "Le avventure di Jim Bottone" (clicca qui) e "La terribile banda dei tredici pirati" (clicca qui) che ne e' il seguito e l'epilogo, sono anche piene di quelle che potremmo chiamare autentiche "invenzioni fantastiche" se, in diversi casi, una rilettura piu' riflessiva non ci suggerisse che quelle invenzioni, forse, tanto invenzioni non sono, quanto piuttosto visioni dell'umana realta' trasfigurate da una delicata, sorridente ironia. E, certo, anche auspicio, forse persino intuizione ed evocazione di una possibilita' di vivere in modo diverso da quello a cui la convenzione sociale e l'abitudine personale, fondate sulla storia plurimillenaria dell'umanita', sembrano inchiodarci: distruggere quanto sentiamo offensivo, ostacolante o minaccioso, oppure -il che e' poi lo stesso- distruggere noi stessi rinunciando a vivere la nostra individualita'.
Chi e' Jim Bottone? E', come ho detto, un negretto che, per errore, arriva piccolissimo, in un pacco postale, nella minuscola isola di Dormolandia, dove un re in pantofole scozzesi, Alfonso l'undicesimo e tre quarti, sempre molto impegnato in conversazioni telefoniche, regna sui suoi due sudditi, la signora Coosa (si', con due "o") e il signor Manica. In realta' sull'isola c'e' anche Luca, ma lui, come macchinista della locomotiva Emma, non rientra nel novero dei sudditi; cosi' afferma l'autore fin dall'inizio.
E che cos'e' che mette in moto l'avventura? Proprio il senso della dignita' di Luca e il suo affetto per la locomotiva, quando il re vuole allontanarla perche' nel paese, ora che Jim sta diventando grande, non c'e' fisicamente posto per tutti. "Se deve andare via Emma, vado via anch'io", decide con dolore, ma senza astio, il macchinista. E sta per farlo, di notte, dopo aver calafatato Emma per renderla impermeabile e capace di galleggiare sull'acqua, quando anche Jim si unisce a lui, perche' Jim e' amico di Luca e non puo' stare senza di lui, soprattutto sapendo di essere la causa del suo esilio.
E' dunque nel riconoscimento della forza invincibile della propria dignita' e dell'amicizia che cominciano le fantastiche avventure di Jim Bottone, che porteranno i due amici ad approdare in Cina e ad accettare dall'imperatore il rischioso incarico di liberare la principessina Li Si prigioniera dei draghi. Per questo, si troveranno ad attraversare, sempre con Emma, una locomotiva davvero versatile, la Valle del crepuscolo dove rimbombano assordanti echi rimastivi prigionieri da millenni, e a rischiare di morire nel deserto, frastornati da una sfrenata Fata Morgana, se non fosse per la comparsa all'inizio terrificante, ma poi rassicurante, del signor Turu Turu, il tenero gigante apparente, che abita in un'oasi da quando si e' condannato da solo all'esilio per non spaventare gli altri con questa sua strana caratteristica di apparire mostruosamente grande da lontano pur essendo, in realta', di normalissima statura da vicino.
Ma la diversita' non disturba solo gli esseri umani: anche i draghi l'hanno a noia, con quella loro fissazione sulla razza pura, che ha relegato -pena la morte- nella Terra dei mille vulcani i mezzi draghi come Nepomo, che sputacchia fumo dal suo muso di ippopotamo. Il quale aiuta Jim e Luca a entrare di nascosto in Dolorandia, la citta' dei draghi purosangue, ovviamente affumicata dalle esalazioni dei suoi abitanti sempre nervosi, indaffarati e litigiosi, in cui la principessina Li Si, con tanti altri bambini rapiti, e' tenuta prigioniera e tormentata dal tremendo drago signora Dentemolare in una scuola dai mobili di pietra.
E ora viene il bello, che non si puo' riassumere, ma va letto di persona.
Cosa accade quando un drago, il piu' temibile, pare, viene affrontato dai due amici? Puo' un drago cattivissimo fatto prigioniero, ma non ucciso, trasformarsi in qualcosa di nobile? Quali segreti conosce? Quali rivela a Jim e quali no, perche' ci sono cose che solo da noi possiamo scoprire "con la nostra forza e intelligenza, quando sara' arrivato il momento giusto"?
E poi: che cos'e' la terribile banda dei tredici pirati? Che cosa significa che Jim "fara' pari il dispari"? Ma chi e' davvero Jim? Da quale stirpe discende? A quale terra appartiene?
Queste sono le domande chiave che trovano risposta nel procedere della storia, assieme a tante altre ugualmente essenziali per i personaggi, che Jim e Luca incontrano nelle loro avventure, che aiutano e da cui sono aiutati, stringendo con loro un'amicizia indissolubile.
Il signor Turu Turu e Nepomo resteranno soli nelle loro terre cosi' inospitali? Riuscira' Usciaurisciu, il genio delle acque, a fabbricare il cristallo dell'eternita', condizione per sposare la principessa del mare Sursulapicci?
Fra tutti i misteri che si svelano, c'e' una sola cosa che non perde la sua enigmaticita', ed e' il motto che si trova quasi in chiusura del secondo romanzo e che, stranamente, non compare nell'edizione italiana. Esso dice: "Je laenger, je lieber", che significa qualcosa come "piu' a lungo (dura), piu' (e') caro/amabile". Io lo interpreto a modo mio e dico: piu' leggo "Jim Bottone", e piu' trovo amabile lui -e Michael Ende che me lo ha raccontato.


NOTA

MICHAEL ENDE, figlio del pittore surrealista Edgar Ende, nacque in Germania, a Garmisch-Partenkirchen, il 12 novembre 1929 e mori' a Monaco di Baviera il 28 agosto 1995. Dal 1971 al 1985 visse in Italia, a Genzano, dove lavoro' a due dei romanzi che lo resero famoso a livello mondiale, "Momo"(1972) e "La storia infinita" (1979).
"Le avventure di Jim Bottone" e' il primo romanzo pensato per i ragazzi, che Ende pubblico' nel 1960 e che vinse l'anno dopo un importante premio tedesco per la letteratura giovanile. Il seguito di questa storia, "La terribile banda dei 'tredici' pirati", usci' nel 1962.
Del 1989 e' il romanzo "La notte dei desideri", dove, in una notte di San Silvestro, un gatto obeso e un corvo spennacchiato sventano il disegno infernale del mago Belzebu' Malospirito di rendere la terra un immenso, smisurato deserto.
Ende, il cui nome, in tedesco, significa "fine" ha scritto anche diverse fiabe e racconti, alcuni indirizzati ai ragazzi, altri agli adulti; fra questi ultimi "Lo specchio nello specchio" e "La prigione della liberta'".
"Le avventure di Jim Bottone" e "La terribile banda dei 'tredici' pirati" sono pubblicate da Salani ( clicca qui ), che e' anche l'editore dei libri di Harry Potter.

** Per chi non fosse al corrente della terminologia di Harry Potter, "BABBANI" e' la parola che, fra i maghi, indica chi mago non e'. Traduce l'inglese "Muggles", e significa "babbei". "Babbano" e' una parola prettamente toscana, in uso, a quanto ho saputo, sulla costa maremmana.
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