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Barche e naufragi: variazioni sul tema
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Articolo di Annapaola Laldi
15 luglio 2004 0:00
 
"George Gray"

Molte volte ho studiato
La lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realta' non e' questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perche' l'amore mi si offri' e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore busso' alla mia porta, e io ebbi paura;
l'ambizione mi chiamo', ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita puo' condurre a follia
ma una vita senza senso e' la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio -
e' una barca che anela al mare eppure lo teme"

Si', anch'io, davvero, "molte volte ho studiato" questa testimonianza che GEORGE GRAY da' della propria esistenza scissa tra desiderio di vivere e paura della vita.
George Gray -uno degli oltre duecentoquaranta individui fra uomini e donne, bambini, giovani e vecchi, che "dormono sulla collina" di SPOON RIVER, alle cui singole voci, rese pur esili dalla profondita' della terra e dell'anima da cui arrivano, EDGAR LEE MASTERS ha prestato un'attenzione ricca di rara umanita'.
La vita di George Gray - un viaggio incompiuto, anzi, neppure incominciato, per non correre rischi di nessun genere: il rischio di morire, certamente; ma non anche, in qualche modo, quello di vivere con pienezza?
Ma e' poi possibile, e' davvero possibile non correre rischi, tenendo la barca della vita alla fonda in un porto? Evidentemente no. L'energia della vita, che mi pare si identifichi nella poesia coi "venti del destino", e' cosi' potente e pre-potente che non perdona chi le si oppone, e implode, viene da dire, nell'animo della persona che pretende di rifiutarla; come dice Masters: "Dare un senso alla vita puo' condurre a follia/ ma una vita senza senso e' la tortura/ dell'inquietudine e del vano desiderio.".

Insomma, lasciando che la suggestione proveniente dall'immagine della barca si svolga da sola, anche oltre i confini posti dal poeta, si potrebbe dire che al rischio di naufragare non si sfugge; pretendere di evitare singoli naufragi, non fa altro che trasformare tutta la vita, nella sua interezza, in un unico enorme naufragio.

E questa immagine del naufragio ha ridestato dentro di me l'eco di un'altra poesia, questa volta di GIUSEPPE UNGARETTI, che e' venuta ad affiancarsi, con spontaneita' a George Gray. Affiancarsi, dico, e non opporsi, dato che ogni esperienza umana e' unica e irrepetibile per chi la vive. E tale deve essere anche per chi l'ascolta, se si vuole parlare davvero di ascolto. La presento come voleva il poeta, per il quale titolo, luogo e data sono gia' la poesia:

"Allegria di naufragi
Versa il 14 febbraio 1917

E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare"

E qui mi domando: potrebbe anche un George Gray qualunque, che rifiutando il rischio di naufragi, ha pur naufragato, scoprirsi prodigiosamente anche lui, proprio lui, "un superstite lupo di mare"? Potrebbe aprirsi, anche lui, all'allegria del naufragio, che libera dalla paralisi della disperazione di fronte all'impressione di non avere mai vissuto? Potrebbe, insomma, scoprire il grande paradosso della vita, che anche la "non-vita" e' pur sempre vita? Che la vita ha gia' senso in se stessa?

NOTE

"Gorge Gray, di cui, in fondo a queste note fornisco il testo originale, si trova in: EDGAR LEE MASTERS, "Antologia di Spoon River", Einaudi, Torino 1970, p. 67. La traduzione e' di Fernanda Pivano.

EDGAR LEE MASTERS nacque a Garnett (Kansas-USA) il 23 agosto 1869 e mori' a Melrose Park (Pennsylvania) il 5 marzo 1950. Studio' legge e comincio' a fare l'avvocato a Chicago nel 1891. Nel 1920, si trasferi' a New York dove si dedico' completamente alla letteratura. "Spoon River Antology" e' del 1915, ed e' la raccolta che gli ha dato fama mondiale. Oltre a questa, tuttavia, pubblico' numerose altre opere poetiche, oltre che lavori teatrali e studi biografici.

La poesia "Allegria di naufragi" si trova in: GIUSEPPE UNGARETTI, "Vita d'un uomo- 106 poesie 1914-1960", Arnoldo Mondadori Editore (Oscar), Milano 1970, p. 53.

GIUSEPPE UNGARETTI nacque da famiglia lucchese a Alessandria d'Egitto il 10 febbraio 1888 e mori' a Milano la notte fra il 1 e il 2 giugno 1970. Visse nella citta' natale sino alla prima giovinezza. Nel 1912 si trasferi' a Parigi, dove conobbe e frequento' pittori e letterati, fra i quali Picasso e Apollinaire. Durante la prima guerra mondiale fu al fronte, sul Carso, come soldato semplice di fanteria. E' in questo contesto che pubblica, nel 1916, la prima raccolta di versi ("Il porto sepolto"), nonche', nel 1919, la seconda, "Allegria di naufragi" . Dopo la guerra si dedico' all'insegnamento e al giornalismo. Nel 1933 usci' la terza raccolta, "Il sentimento del tempo", seguita nel corso degli anni da diverse altre, apprezzate in Italia e all'estero. Nel 1936 si trasferi' a San Paolo del Brasile per insegnarvi letteratura italiana; li', nel 1939, mori' il figlio di nove anni, Antonietto. Da questa esperienza maturarono molte delle poesie contenute nella raccolta "Il dolore" (1947). Tornato a Roma nel 1942, fu nominato Accademico d'Italia e incaricato dell'insegnamento di letteratura italiana moderna e contemporanea all'universita' di Roma. Fu autore anche di apprezzate traduzioni da Racine, Shakespeare e altri poeti di altre lingue e culture. All'edizione definitiva delle sue opere egli stesso volle dare il titolo di "Vita d'un uomo".

Ecco la poesia di E.L. Masters in lingua originale:
" George Gray

I HAVE studied many times
The marble which was chiseled for me-
A boat with a furled sail at rest in a harbor.
In truth it pictures not my destination
But my life.
For love was offered me and I shrank from its disillusionment;
Sorrow knocked at my door, but I was afraid;
Ambition called to me, but I dreaded the chances.
Yet all the while I hungered for meaning in my life
And now I know that we must lift the sail
And catch the winds of destiny
Wherever they drive the boat.
To put meaning in one's life may end in madness,
But life without meaning is the torture
Of restlessness and vague desire-
It is a boat longing for the sea and yet afraid".
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