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I Cannabis Social Club forzano la legge in Francia
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Articolo di Redazione
18 febbraio 2013 10:17
 
Sono dirigenti d'impresa, educatori specializzati, universitari, e producono da soli la cannabis che fumano, con lo scopo di “invertire la proibizione”. Sono per l'uso moderato e regolamento della marijuana senza negarne il pericolo, soprattutto per i giovani. Per fare questo hanno copiato un modello che esiste da piu' di venti anni in Spagna: il Cannabis Social Club (CSC). Associazioni senza scopo di lucro, sono 425 sull'insieme del territorio francese.
Il principio e' semplice: si pagano le spese di istituzione con il proprio consumo, e si mette mano alle proprie tasche per incrementare le piantagioni. Secondo Dominique Broc, leader del movimento in Francia, il fenomeno oggi riguarda tra i 5.000 e 7.500 consumatori. “Quando ho lanciato il primo CSC francese, nel 2009, eravamo un pugno di persone. Ormai non passa giorno che io non riceva richieste di persone che vogliono aderirvi. Sono completamente sommerso”, ci dice. La riuscita dell'operazione dipende da come la questione viene inquadrata.
Confidenza”. I CSC hanno un regolamento interno preciso in modo che nessun aderente finisca per vendere grazie alla copertura e screditi, per questo, l'insieme del movimento. “Io sto attento che i club non vadano mai oltre i 20 membri. Le adesioni si fanno solo per cooptazione -dice Broc-. I CSC devono rimanere circoscritti a dei circoli di amici o conoscenti”. E la solidarieta'. I membri dei CSC si considerano come dei “disobbedienti civili”. Se uno viene ripreso dalle autorita', tutti domanderanno di essere giudicati in quanto produttori associati a delinquere dai tribunali speciali che esistono in merito. I rischi? Sono quelli previsti dall'art. 222-35 del codice penale: trenta anni di reclusione e 750.000 euro di ammenda. Una prospettiva che non disturba Dominique Broc. Che invoca una decisione-quadro dell'UE, datata ottobre 2004. Che dice: “gli Stati membri garantiscono che la coltura delle piante di cannabis, effettuata illegalmente, sia un crimine da perseguire”. Ma un altro articolo, il 2.2, precisa che “non sono inclusi in questo ambito coloro che lo fanno ai soli fini di consumo personale, cosi' come regolamentato dalla legislazione nazionale”. In Francia, si potrebbe loro obiettare, che non e' tollerato nessun consumo personale.
Statuto. Nel contempo Dominique Broc valuta che una repressione “sarebbe insostenibile per il Governo”. Per tre ragioni: “Prima di tutto perche', nell'ambito della maggior parte, ci sono molti sostenitori della depenalizzazione. In seguito perche' noi auto-coltiviamo della cannabis per non doverci rivolgere al mercato nero, che ha un prodotto spesso tagliato col piombo o lana di vetro, situazione molto pericolosa per la salute. Infine perche' l'obiettivo dei CSC non e' incentivare i consumi. Noi contiamo di avere un peso nel dibattito sulla prevenzione e la riduzione dei danni”.
Desideroso di uscire definitivamente dalla clandestinita'. Dominique Broc sta per depositare, il 4 marzo alla Prefettura di Tours, lo statuto della Fédération des Cannabis Social Clubs Français (FCSCF). Se non ci sara' nessuna reazione da parte della polizia, riterra' che che si sara' di fronte a tolleranza e tutti i CSC della Francia faranno lo stesso il 25 marzo. “Bisogna finirla con l'ipocrisia francese sulla cannabis, Abbiamo una legislazione totalmente sfigata in merito. Da qualche mese, Vincent Peillon si e' fatto mettere all'indice solo per aver voluto riaprire un dibattito legittimo. Guardatevi intorno, i danni causati dall'alcool... Fumare non conduce necessariamente all'emarginazione sociale”.
Nella propria casa, vicino a Tours, un piano intero e' dedicato alla coltivazione. Le lampade al sodio sono programmate per accendersi ad orari prefissati. Le piante hanno bisogno di dodici ore “di sole quotidiano”. Tra mezzogiorno e le due, David, uno degli storici del movimento, viene a prendere la sua porzione di erba. Guidatore di taxi, fuma solo nel week-end: “Io trasporto dei clienti, per cui non si pone neanche il problema che io consumi durante la settimana. Lo scopo del CSC e' di dimostrare che si puo' consumare cannabis ed avere una vita normale”.
Inalare. Nel loro club c'e' anche Severine, 44 anni. Soffre di spasmi muscolari e usa la cannabis per necessita', da quando aveva passato da poco i 30 anni. “La Francia e' in ritardo sull'uso medico della pianta. In Usa, il mercato della cannabis terapeutica rappresenta 2 miliardi di dollari. Situazione che non ne fa un Paese di depravati”, ironizza Broc.
Al CSC di Tours, si e' impegnati anche per porre fine allo spinello tradizionale. Rimpiazzato ormai da dei vaporizzatori che permettono di inalare la cannabis. “Come quando si smette con la dipendenza dal tabacco e non si soffre piu' degli effetti della combustione. I modi di consumare evolvono positivamente, evitando quegli stereotipi sui fumatori di cannabis che li mostrano come apatici e dediti ad una vita dura. E' una intera generazione che vive ormai con la cannabis”.

(articolo di Willi Le Devin, edito sul quotidiano Libération del 18/02/2013)


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