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Cannabis social club in Spagna. Uno spaccato dalla Gran Canaria
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Articolo di Redazione
19 aprile 2013 11:33
 
Nel riservato giardino dei fumatori di cannabis di Moga, sull'isola spagnola di Gran Canaria, le piantagioni lussureggianti con le foglie verdi dentellate prosperano sotto il sole, prima di essere raccolte, seccate e trasformate in droga dolce che sara' consumata sul luogo. Seduti nella sede di questa associazione dell'arcipelago delle Canarie, alcuni membri del club fumano la pipa ad acqua o si rollano uno spinello. Uno pressa la pianta per estrarne una essenza verdastra, un altro dissecca i profumati fiori che erano stati seccati per conservarli in un barattolo. “Io ho cominciato a fumare molto presto, a 14 o 15 anni, per ribellione contro i divieti”, ricorda Andres Ibarra, giardiniere e presidente del club , 40 anni, e, armato di un paio di cesoie, taglia una pianta di marijuana. “Molto presto mi sono messo a coltivare per il mio stesso consumo, perche' cio' che mi proponevano sulla piazza della cittadina, erano sempre dei prodotti adulterati, troppo costosi se rapportati alla qualita'”, racconta Andres, la testa rasata, due piccoli anelli dorati alle orecchie, che si presenta come un “consumatore ludico”. Se la legge spagnola vieta la produzione di droga dolce per rivenderla e per possederla in luoghi pubblici, la stessa legge la tollera secondo alcuni precisi criteri, in privato, tra persone maggiorenni e in un ambito strettamente non a fini di lucro. Alcune decine di club si stanno diffondendo nel Paese, offrendo un'alternativa ai consumatori che non vogliono rifornirsi sul mercato clandestino, approfittando cosi' anche di una certa protezione da parte della legge. Il club di Sibaritas Med Can e' stato inaugurato nel 2012, in una proprieta' privata circondata da alberi, fuori della cittadina, attorniata da una rete e protetta da due cani pastore tedesco per scoraggiare i ladri. “Noi siamo un'associazione senza scopo di lucro e i nostri libri contabili sono trasparenti”, dice Andres Ibarra. “Noi coltiviamo per il nostro consumo, rispettando l'ambiente, senza additivi chimici”. Questi club attirano dei fumatori di cannabis ma anche uomini e donne che, malati, ne fanno un uso terapeutico. “Io ho avuto un incidente che mi ha lasciato numerose conseguenze, molto dolorose”, testimonia Isaac Candeleria Martin, un consumatore di 40 anni. “Con i farmaci non ero in grado di avere una vita normale. Non uscivo di casa. Oggi ho riconquistato la mia vita”. “Io sono un consumatore terapeutico” dice Juan José, un uomo di 47 anni che soffre di fibromialgia, una malattia caratterizzata da dolori cronici, e si e' indirizzato verso la marijuana dopo aver subito gli effetti secondari dei farmaci. “Con la marijuana -dice- io posso spostarmi, ho ritrovato l'appetito, il sonno, anche lo spirito morale per affrontare il quotidiano”.
Tra i giovani germogli e le piante in fiore, il piccolo giardino di quattro metri per cinque, al centro della proprieta', puo' contenere circa 200 piante. “Io ho l'abitudine di consumare marijuana fin dall'eta' di 16 anni”, dice Eliane Detraz, una donna svizzera di 42 anni. “Io ho aderito al club, soprattutto per non ritrovarmi coinvolta in traffici pericolosi e ingrassare le mafie locali”. Ognuno dei venti membri del club e' interpellato sul proprio consumo, metodo che consente di valutare la quantita' che potrebbe essere prodotta si' da giustificarla se la polizia dovesse intervenire con un'ispezione. Questo perche' per questi club i limiti con la legalita' non sono mai molto lontani. “La legge non e' chiara”, denuncia Andres Ibarra ricordando un'ispezione della polizia, l'anno scorso, in cui le piante furono deradicate. “Io non mi considero un delinquente perche' fumo della marijuana”, dice Eliane Detraz. “Io sono una persona molto responsabile, ho un impiego stabile e un ruolo importante. La marijuana e' per me come il piccolo bicchiere che la maggior parte delle persone prende in un bar, senza pero' essere degli alcolizzati”.

(grazie ad alcuni lanci dell'agenzia AFP)

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