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Cannabis terapeutica, le falsità di Avvenire e del Dipartimento antidroga
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Articolo di Francesco Crestani *
6 febbraio 2013 12:52
 
 Sono malati e chiedono aiuto e di seguire un trattamento più di tre milioni” di consumatori di cannabis. Questo avrebbe asserito Wolfgang Gotz, direttore dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt), secondo l’articolo “Inganno Cannabis: non cura, ma fa ammalare” pubblicato su Avvenire il 2 febbraio 2013. Sottotitolo: tre milioni chiedono aiuto. Si fa riferimento al rapporto pubblicato dall’Oedt al riguardo. Peccato che il rapporto riporti cifre ben diverse. Vi è un paragrafo apposito intitolato “Domanda di trattamento” (pag.51): “Nel 2010 la cannabis era la droga primaria per circa 108.000 richieste di trattamento segnalate da 29 paesi” [della Comunità Europea]. Aggiungendo i 98.000 casi in cui era segnalata come droga secondaria, si arriva a 206.000 casi su più di cinquecento milioni di abitanti. Consideriamo inoltre che non tutte queste domande di trattamento erano proprio su base volontaria. Infatti, ad esempio, “in Ungheria i trasgressori consumatori di cannabis ricevono un trattamento farmacologico come alternativa alla pena”; e ancora “in Ungheria… si tratta prevalentemente di consumatori occasionali o che non hanno consumato droga nel mese precedente all’inizio del trattamento”.  Se ne evince quindi che in molti casi si tratta di trattamenti forzosi dovuti a segnalazione da parte delle forze dell’ordine, come d’altra parte ben sappiamo avvenire.
Forse molti chiedono aiuto, ma non per via della cannabis, ma per le attenzioni della polizia (stiamo parlando dell’Ungheria, naturalmente!).
E’ vero invece che Wolfgang Gotz, nel corso della conferenza di lancio della Relazione, tenutasi a Lisbona, ha affermato, come riportato ampiamente sulla stampa (vd. Anche ADUC del 15-11-12): "Credo che il punto in Europa non sia la legalizzazione quanto la regolarizzazione, come ad esempio avviene per l'alcol. Gli alcolici, infatti, sono legali ma ne viene regolarizzata la vendita che è vietata ai minori". Il direttore dell'Oedt inoltre ha dichiarato che andrebbe affrontato in modo più stringente il problema dell'uso medico della cannabis e che, infine, la sua regolarizzazione non necessariamente causerebbe un aumento dei consumi occasionali e problematici poichè, ha concluso, non funge da droga gateway più di quanto non facciano alcol e tabacco. Dichiarazioni che hanno parecchio irritato il Dipartimento politiche antidroga, il cui direttore, Dott. Serpelloni, viene guarda caso intervistato sempre sulla stessa pagina di Avvenire.
Secondo l’articolo (“Nessun effetto terapeutico, sbagliato illudere i malati”) i fautori della cannabis terapeutica avrebbero il coraggio di illudere i malati di sclerosi multipla che con la cannabis si possa guarire! Nessuno ha mai osato dire che si possa guarire da una malattia complessa e della quale nemmeno si sa la causa; la stessa malata Lucia Spiri, della quale viene riportata la testimonianza, afferma solo che da quando la usa sta meglio e per ora non prende altri farmaci, risparmiandosi sofferenze e facendo risparmiare al servizio sanitario pubblico un bel po’ di quattrini, il che non guasta specie in questo periodo di ristrettezze.
Serpelloni cita una studio (Zajicek) nel quale a pazienti con sclerosi sono state somministrate pillole di THC sintetico, ma non vi è stata rallentamento della progressione della malattia. Il THC è il più importante principio attivo cannabinoide della pianta, ma nella cannabis troviamo almeno altri sessanta cannabinoidi, oltre a sostanze di altro tipo, e tutte intervengono nell’effetto terapeutico  complessivo. Vari studi scientifici, effettuati si badi bene in laboratorio, hanno dimostrato che i cannabinoidi riducono la cosiddetta neuro infiammazione, che sta alla base del meccanismo patogenetico della malattia. Quindi resta aperta la porta per applicazioni che vanno al di là dei semplici sintomi. Sintomi, come il dolore e gli spasmi, su cui la cannabis ha effetto ben dimostrato, anche dallo stesso Zajcek in un recente articolo, e deve ammetterlo lo stesso Serpelloni, anche se a denti stretti. A quanto pare, però, i malati italiani dovranno ancora sopportare tali torture in quanto “gli effetti collaterali in area psichica sono numerosi”come riferisce Serpelloni. Può essere che gli effetti collaterali del THC puro, non ridotti dagli altri componenti della pianta, come è dimostrato, siano numerosi. In qualsiasi caso sono liberamente in commercio molti altri farmaci che presentano effetti collaterali e possibili complicanze ben più gravi della cannabis. E per quanto riguarda la dipendenza, pure invocata dal direttore del DPA, si tratta di un problema relativo in ambito terapeutico, e comunque la dipendenza è certo minore che non con gli oppiacei, che ogni medico può prescrivere. A proposito, secondo il ragionamento di Serpelloni, visto che la morfina non cura il cancro, dovremmo vietare pure quella ..
Non c’è dunque da meravigliarsi se poi, come scrive gongolando Avvenire, le leggi regionali sui cannabinoidi terapeutici siano ferme al palo. Finchè proseguirà la campagna stampa contraria, finchè si pubblicheranno articoli i cui titoli sparano l’opposto di quello che riportano le fonti originali, e finchè il Dipartimento Politiche Antidroga continuerà ad opporsi in tutte le maniere all’uso della cannabis terapeutica, quando tra l’altro non è sua competenza l’uso farmacologico delle sostanze, le leggi resteranno grida manzoniane, e i malati continueranno a gridare dal dolore.
 
* Francesco Crestani, Medico Chirurgo e Presidente dell'Associazione Cannabis Terapeutica

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