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Ceta e agricoltura italiana. Come il neo-ministro intende farci male
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Articolo di Vincenzo Donvito
15 giugno 2018 15:01
 
  “Non ratificheremo il trattato di libero scambio con il Canada (Ceta, ndr) perché protegge solo una piccola parte dei nostri prodotti Dop e Igp. Chiederemo al parlamento di non ratificare quel trattato e gli altri simili, del resto è tutto previsto nel contratto di governo”. Così si è pronunciato il neo-ministro delle Politiche Agricole (1) Gian Marco Centinaio in una intervista al quotidiano “La Stampa”.
A parte il fatto che il trattato è già in vigore, per il settore, dal 2017, quello che dice il ministro ci lascia perplessi, perché crediamo che sia solo una posizione ideologica e non pragmatica… e espressa da parte di un componente dell’Esecutivo, lascia il tempo che trova, anche se è noto che -nonostante leggi, Costituzione e chi più ne ha più ne metta- nel nostro Paese la divisione tra Esecutivo e Legislativo è solo roba da corsi di facoltà universitarie (2).
Diciamo questo perché i primi dati della messa in opera del Ceta, pur se limitati e precari per i vari boicottaggi e azioni di lobby da parte dei sovranisti canadesi da una parte e italiani dall’altra, non sono negativi. Le esportazioni di formaggi italiani verso il Canada, sono cresciute del 9% (con il dominio di grana e parmigiano) (3). Non solo, per il prosciutto di Parma, per esempio, le vendite sul mercato canadese sono cresciute, nei primi tre mesi del 2018, del 50%: dopo 20 anni di presenza su quel mercato, grazie al Ceta, questo prodotto emiliano arriva sulle tavole dei consumatori con il proprio nome, potendo quindi essere meglio identificato e scelto per la sua qualità (4).
Aggiungiamo che non ci sembra che i nostri mercati siano inondati da prodotti “mostro” di origine canadese. La loro presenza non l’abbiamo notata, ma quando e se ci sarà non ci preoccupa per niente, visto che gli italiani per mangiare bene (e mediamente sembra proprio che lo facciano) sanno scegliere: non è una nostra invenzione che tutti i dati di vendite dei vari prodotti con origini controllate siano in crescita.
Il problema conseguenziale a quanto dichiara il neo-ministro sembra che sia solo politico/ideologico: italiano è bello, straniero no. Del resto è uno dei cavalli di battaglia su cui la parte politica del neo-ministro ha conquistato la maggioranza in Parlamento, e sarebbe strano avvenga il contrario. Desiderosi di qualità, razionalità e libertà di scelta, chiediamo solo di non camuffare la realtà. Stiamo parlando di mercati che oggi non possono che essere globali. Qualcuno vuol tornare indietro? Legittimo che lo faccia, ma auspichiamo che sia con l’onestà dei riscontri.

Qui una serie di nostri articoli su come funziona il trattato CETA tra Ue e Canada

Note
1 – quello che gli italiano avevano abrogato con un referendum….
2 - ché al liceo e prima l’educazione civica non si studia
3 – intervista, pubblicata su Formaggi&Consumi di aprile, di Fabio Leonardi, vicepresidente del Consorzio tutela Gorgonzola, componente della Giunta di Assolatte e amministratore delegato di Igor.
4 – così ha spiegato il direttore del Consorzio di tutela del prosciutto di Parma, Stefano Fanti, sentito dalla rivista “La Nota Alimentare”, n.24 del 15/06/2018
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