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Cronistoria di una incredibile notte all'aeroporto di Fiumicino
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Articolo di Isabella Cusanno
11 febbraio 2012 18:32
 
  10 febbraio ore 21,00: veniamo da Firenze, andiamo a Bari. Abbiamo attraversato due tratti di strada difficile per giungere all’aeroporto di Roma Fiumicino: il tratto di strada tra Montepulciano ed Orvieto dove la forte nevicata che imperversava era attutita dall’attività degli spazzaneve ed il tratto di strada nella prossimità di Roma Nord dove siamo stati salvati soltanto dalle catene antineve. A Fiumicino soltanto pioggia gelida. Il volo per Bari delle 21,30, come tanti altri della passata notte non viene cancellato, ma solo posticipato perché si aspetta un membro dell’equipaggio che deve arrivare con un altro volo. Così ci viene detto e possiamo acquistare in ritardo il biglietto ad un prezzo maggiorato (pieno: specifica l’Alitalia) perché il volo è in ritardo, ma assolutamente esistente. Ottimo, vogliamo andare a casa (è venerdì sera) anche pagando in più.
10 febbraio ore 22,30: veniamo imbarcati. Con un bus che ci trasferisce nel parcheggio dell’aeroporto. IL nostro aereo è lontano dal terminal. Un po’ di ritardo non ci spaventa. Piove acqua gelata. Probabilmente è in corso un evento di gelicidio perché le gocce di pioggia si trasformano in ghiaccio prima di cadere al suolo.
10 febbraio ore 22,35: il comandante è imbarazzato, Dice che dobbiamo aspettare a bordo le operazioni di sghiacciamento del velivolo. C’è ghiaccio sulle ali (poco). Non sa dirci quanto tempo ci vorrà. Siamo in coda in una sconosciuta lista di attesa.
10 febbraio ore 23,35: Il comandante non sa cosa dirci e lo dichiara candidamente all’interfono aperto per sbaglio. Il decollo? Certo, sicuro, inevitabile. Ci vuole pazienza.
10 febbraio più o meno l’ora di prima: auto dell’aeroporto continuano a disegnare cerchi concentrici sull’asfalto ghiacciato, all’improvviso uno degli autisti scende e comincia a prendere a calci il ghiaccio. Adesso capiamo perché: un aereo viene fatto parcheggiare accanto a noi, sulla pista liberata a calci dal manto bianco.
11 febbraio 2012 ore 00,30: Siamo sempre sull’aereo. Nessuno è intervenuto per lo sghiacciamento. La temperatura è risalita ed il ghiaccio sulla pista non c’è più. Anche gli aerei appaiono liberi, attorno a loro la pozza dell’acqua sciolta dal miglioramento del tempo che è sgrondata dalle ali e dal muso del velivolo.
11 febbraio ore 01,30: Siamo sempre sull’aereo ed aspettiamo. Non sappiamo che a Bari non ci aspetta più nessuno, perché l’aeroporto di destinazione ha appreso che il nostro volo è stato cancellato. Siamo prigionieri di un aereo che risulta inservibile. Una assistente di volo dice che se vogliamo possiamo scendere. La guardiamo stupiti. Per andare dove? Alle ore 1,30, nel buio dell’aeroporto senza neppure sapere dove è un terminal? E comunque decolleremo, ci assicurano ancora.
11 febbraio ore 02,30: Il Comandante ci dice di aspettare perché stanno arrivando gli autobus per condurci in aeroporto. Allora non decolliamo più?
11 febbraio ore 03,30. Adesso siamo di nuovo in aeroporto. Nessuno ci dice nulla. Il banco di assistenza Alitalia è preso d’assalto dai passeggeri dei venti voli cancellati. Noi arriviamo per ultimi. Abbiamo fame, freddo e sonno. E vogliamo andare a casa. Ma davanti a noi ci sono tantissime persone quante ne possono contenere venti voli Alitalia, nelle nostre condizioni. che si frappongono tra noi ed una soluzione.
11 febbraio ore 03,35. Decido di lasciar perdere il banco dell’assistenza e con pochi arrabbiatissimi seguaci mi reco al piano di sopra presso il banco transiti per pretendere un nuovo biglietto per il primo volo a costo di ottenere un volo solo per noi.
11 febbraio ore 03,45. Su nostra pressione si apre un banco transiti per risolvere la questione dei nostri nuovi biglietti. Riusciamo a farci collocare nel volo della mattina delle 9,30. Chi verrà dopo di noi non avrà la stessa fortuna. Ci sta salvando il fatto di esserci mossi abbandonando il settore dell’assistenza.
11 febbraio ore 04,00. Una sistemazione in albergo? Un pasto caldo? Un caffè caldo? Impossibile, ci viene risposto, chiedete all’assistenza Alitalia. Ma il banco dell’Assistenza è ancora sommerso dai troppi passeggeri rimasti senza risposta.
11 febbraio ore 04,05. La soluzione è una sola: rimanere in aeroporto facendo quello che si può per passare la notte. Gli sgabelli di ferro dell’aeroporto e le luci intense impediscono di dormire, non possiamo neanche chiudere gli occhi. Nessuno passa con un qualche genere di conforto. Tutti i negozi e gli esercizi sono chiusi. I bar aprono alle sette. Vogliamo andare a casa.
11 febbraio ore 05,00 Troviamo un bar che dovrebbe aprire fra mezz’ora. Rimaniamo fuori ad aspettare. Ai banchi transiti sono giunti, poco per volta, tutti i passeggeri disperati. Si stanno succedendo strilla e pianti. E’ volato anche qualche schiaffo.
11 febbraio ore 05,30. Apre il bar. I cornetti sono freddi, il cappuccino tiepido. Noi abbiamo sonno e freddo. Unica soluzione andare ad aspettare l’imbarco dell’aereo del mattino al cancello d’imbarco, B21, al piano di sotto.
11 febbraio ore 07,30. Ci viene il dubbio che il cancello d’imbarco sia cambiato Le indicazioni del tabellone parlano ancora del B 21, ma sul quadro del gate il volo per Bari è scomparso. Ci informiamo presso i dipendenti Alitalia. Il volo si imbarca ora dal cancello B10: nessuno ci aveva detto nulla.
11 febbraio ore 08,45: Dovrebbe iniziare l’imbarco. L’assistente addetta, invece, al microfono parla di venti, quaranta minuti di ritardo. Chiediamo spiegazioni usando i canoni della gentilezza e della cortesia. Ci ride in faccia più volte negando ogni spiegazione. La stanchezza diventa rabbia e pretendiamo con forza di salire sul nostro aereo e di avere un aereo che sia capace di decollare subito. Abbiamo sulle spalle una notte insonne passata sulle panchine di ferro ed alla luce spietata dei fari dell’interno dell’aeroporto.
11 febbraio ore 08,50. L’assistente ha ceduto, senza neppure aspettare quella pretesa assicurazione di via libera proveniente da chissà quale autorità. Ci ha aperto il varco senza una parola ed ad occhi bassi. Non tenta neppure di dare la precedenza ai passeggeri con priorità. Entriamo nell’aereo che era già pronto alla fine del tunnel di accesso.
11 febbraio ore 09,15. Sono state completate le procedure di imbarco dei passeggeri Il comandante dichiara di essere pronto al decollo.
11 febbraio ore 10,10. Decolliamo. Andiamo a casa. Abbiamo vinto noi. Ci diranno poi che se avessimo aspettato avremmo rischiato una nuova cancellazione del volo. Non sappiamo la fine dei passeggeri del nostro volo che sono stati imbarcati con il volo delle 17,15, ma sappiamo che tutti i voli dopo le 17 hanno avuto molti problemi e che i voli dopo quell’orario sono stati ridotti del 50%.

Qui una scheda pratica su come far valere i propri diritti e pretendere i dovuti rimborsi

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