testata ADUC
Francia. Il Governo vuole abolire il carcere per i consumatori di droghe
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Rosa a Marca
29 maggio 2003 18:00
 
Sembra proprio che ci sia accordo nel Governo francese: la legge sulla droga del 1970, che punisce il semplice uso di sostanze stupefacenti con un anno di carcere e 3.750 euro d'ammenda, dovra' essere riformata nel corso di questa legislatura. La sinistra non ha mai osato attaccare questa normativa, ma oggi che la sua inadeguatezza e' palese, tocca alla destra rompere il tabu' e accettare di eliminare la pena detentiva, che e' una vecchia rivendicazione delle associazioni di aiuto ai tossicodipendenti. Lo spirito con cui il Governo affronta la riforma non e' quello di giungere alla depenalizzazione: l'équipe del primo ministro Raffarin mira invece a rendere effettive le sanzioni per l'uso di droghe illegali, e in particolare a contrastare meglio il consumo di cannabis.
La legge del 1970, che non distingue tra droghe pesanti e leggere, e' diventata sempre piu' incomprensibile ai giovani: la pena detentiva appare smisurata per un semplice spinello. Soprattutto, lo Stato applica la legge in modo schizofrenico: se il numero delle persone interpellate per uso di droga -in maggioranza fumatori di hashish- non ha mai cessato di aumentare (da 29.000 del 1990 a 71.000 nel 2001), meno di un consumatore su dodici e' stato oggetto di azione penale. Questa situazione, che si configura quasi come una depenalizzazione di fatto, non impedisce pero' che ci siano casi di repressione dura, con diverse persone da tempo in carcere per il semplice consumo.
Negli ultimi anni, e' aumentato il consenso alla modifica della legge del 1970 da parte del personale sanitario. E quello che LJospin e il Governo delle sinistre non hanno saputo o voluto fare, e' diventato il compito della destra. La quale, abilmente, occupa il terreno lasciato incolto dalla sinistra. Da qualche mese, i ministri del Governo Raffarin si prodigano in dichiarazioni favorevoli alla revisione della legge. Il primo e' stato il ministro della Sanita', J.F.Mattei, che a gennaio disse di essere d'accordo con la modifica legislativa per "non restare sull'idea d'imprigionare i consumatori di cannabis". Qualificando la legge del 1970 come "nociva", poiche' "inadeguata", il ministro della Sanita' aveva aggiunto che bisognerebbe "adeguare le pene, le quali non possono essere le stesse per un trafficante e per un consumatore".
Il dibattito e' stato poi rilanciato dalle recenti dichiarazioni del ministro degli Interni, N.Sarkozy, che il 23 aprile, davanti a una commissione senatoriale, ha detto che occorre "riconsiderare la legge del 1970, invecchiata e manifestamente non piu' adatta alla realta' attuale". In quell'occasione Sarkozy prefigurava di cancellare la norma piu' criticabile, ossia la condanna al carcere per il semplice consumatore; come contropartita, riteneva "indispensabile prevedere la creazione di una scala di sanzioni adeguate che permettessero di punire davvero e rapidamente" i consumatori di droghe, in particolare i "minori che consumano cannabis in modo occasionale". Una posizione condivisa da X.Darcos, ministro responsabile per l'Insegnamento scolastico, che ha fatto della lotta alla droga negli istituti scolastici "una priorita'". Anche Darcos e' favorevole a "una gamma di sanzioni piu' dissuasive", in particolare nei confronti dei minori che possono essere indotti a fare da palo agli spacciatori nei pressi delle scuole in cambio di soldi.
Persino il presidente Chirac, aprendo la conferenza internazionale "Le vie della droga" ha dichiarato che "la legge del 1970 ha posto le fondamenta, ma la sua applicazione ha bisogno di una rivalutazione".
Se la soppressione del carcere sembra ormai acquisita, resta da immaginare un dispositivo alternativo. Poiche' l'obiettivo non e' di alleggerire la repressione, ma di rendere le sanzioni piu' frequenti rispetto a oggi, il Governo moltiplica le riunioni sul tema. Il ministero della Giustizia vorrebbe che l'uso rimanesse un reato, di competenza del tribunale correzionale, ma sanzionato con un'ammenda; il ministero dell'Interno pende piuttosto per un sistema di contravvenzioni, sempre passibile di ammenda, ma rilevabile dalla polizia. Nel primo caso, i poliziotti, pur non potendo mettere in guardina il consumatore, potrebbero effettuare delle perquisizioni domiciliari; nel secondo caso, la procedura sarebbe "piu' leggera e forse piu' efficace". In ogni caso, il Governo pensa ugualmente a una serie di alternative sanitarie, per esempio a corsi di sensibilizzazione sui danni delle singole sostanze.
Riformando la legge del 1970 per eliminare il carcere, il Governo allineerebbe la Francia ai suoi vicini europei, le cui politiche sono sempre piu' convergenti. L'Olanda, la Spagna, la Gran Bretagna e, piu' di recente il Belgio, hanno in effetti rinunciato alla prigione e optato per un approccio piu' sociosanitario del consumo di droghe. Fermo restando, anzi rafforzando la repressione del traffico, questi Paesi hanno messo in atto un sistema di ammende per l'uso di droghe in luoghi pubblici o per la detenzione di piccole quantita'.
Pubblicato in:
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS