testata ADUC
Genitori per concorso. Riflessioni e appunti sul 'family day'
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Alessandro Gallucci
22 giugno 2015 12:39
 
 Il 20 giugno s’é tenuta a Roma una manifestazione, il “Family Day”, in difesa della famiglia tradizionale e contro quella che viene definita la teoria gender.
In poche parole: l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha diramato un proprio documento sull’educazione sessuale, finalizzato a fornire “informazioni imparziali e scientifiche” su vari aspetti della sessualità.
Bene, verrebbe da dire: conoscere se stessi aiuta ad evitare malattie ed è comunque utile a vivere con consapevolezza la propria sessualità. Non per tutti: a dire di alcuni, infatti, questo documento altro non è che la prova dell’esistenza della teoria gender. Si tratterrebbe di una dottrina volta al superamento delle tradizionali visioni della famiglia e dei rapporti sentimentali e sessuali tra persone.
La teoria gender, in verità, non esiste, ma è frutto dell’idea balzana e delle fobie di chi crede che l’affermazione di diritti individuali delle persone omosessuali (leggasi regolamentazione delle unioni omosessuali, possibilità di adozioni, ecc.) sia un attentato alla famiglia tradizionale (naturale si dice in Italia, per la sventura che si ebbe nell’usare questo termine nell’art. 29 della Costituzione).
Insomma per chi si scaglia contro la così detta teoria gender i rapporti tra persone dello stesso sesso, e più in generale tutto ciò che riguarda la regolamentazione di tali rapporti, specie gli aspetti concernenti le adozioni, non è possibile perché si tratta di unioni innaturali. Noi, al pari di J. S. Mill, siamo dell’idea che “innaturale in genere significa solo inconsueto e che tutto ciò che è usuale appare naturale”.
Crediamo che l’orientamento sessuale di una persona non possa essere una ragione valida per negarle i propri diritti di essere umano e che si debba riconoscere con serenità e senza timore alcuno la possibilità per le coppie omosessuali di adottare figli.
Insomma il documento dell’OMS – che poco c'entra con queste questioni – è stato il pretesto anche per ribadire il “no” al riconoscimento di questi diritti da parte degli ultra-tradizionalisti bigotti.
È bene che queste prese di posizione vengano espresse pubblicamente e deve essergli riconosciuta la giusta visibilità: la giustezza e l’idiozia delle opinioni nel pubblico dibattito devono essere il frutto di una valutazione successiva e mai di censura preventiva.
In questo caso ci piace, per un attimo, pensare che la strenua difesa di una tradizione che non ha alcun fondamento scientifico, al pari delle critiche scientificamente infondate al documento dell’OMS, sia in verità la posizione giusta.
Vediamo insomma come dovrebbe, conseguentemente, essere sviluppata la teoria di chi sostiene che la famiglia “tradizionale”, quella “naturale” fondata sull’unione tra un uomo ed una donna (meglio se uniti in matrimonio), necessiti di forti ed incisivi interventi riformatori al fine di meglio tutelarla.
Ecco l’ipotetico discorso di un fondamentalista della tradizione:
“Se il principio giusto è che quello che considera solamente la famiglia "tradizionale" quale comunità in grado di garantire determinati apporti educativi ai bambini – in parole semplici di garantire la loro "crescita normale" (il documento dell’OMS dicono i suoi detrattori potrebbe fare insorgere “devianze”) – allora bisognerà anche ragionare sul fatto che non tutti gli uomini e le donne sono in grado di essere genitori. La cosa è così evidente che è inutile starne a discutere e portare esempi: nella nostra vita, personalmente o su qualche conoscente, abbiamo sicuramente avuto modo di constatarlo.
Ed allora, è utile domandarsi, stante la necessità di difendere strenuamente la famiglia “tradizionale” da ogni assalto, se non sarebbe il caso di ridiscutere il concetto stesso di procreazione, riservandolo a chi risulta veramente abile dopo una ferrea selezione. Giacché l'essere una famiglia composta da una coppia eterosessuale non è garanzia di nulla. La tradizione di cui si parla non è solamente quella riferita al sesso dei genitori, ma anche e soprattutto ai valori che questi sono in grado di trasmettere ai loro figli. È chiaro che il sesso con ciò c’entra ben poco. Perché una schizzoide paranoica o uno sconsiderato alcolista sposati e “felici” nel loro stato di alterazione non noto alla società non sarebbero certamente in grado di garantire l’istituto della famiglia “tradizionale”, ma ben potrebbero mettere al mondo dei figli.
Maternità e paternità non sono diritti: questo il punto da cui non si può prescindere. Ci sarà quindi bisogno nei prossimi anni di un intervento preventivo che elimini ogni possibilità di contaminare la famiglia tradizionale. Il primo passo è rappresentato dagli anti-concezionali obbligatori – la cui assunzione sarà imposta dalla legge – e poi ci sarà il reato di gravidanza non autorizzata che punirà la sola procreazione non autorizzata. Il parto illegittimo porterà alla sottrazione del neonato con affidamento a coppie selezionatissime in grado di trasmettergli i giusti valori della tradizione”.

Ma come, dirà qualcuno: gli anticoncezionali? Si, proprio loro; d’altra parte la stregoneria non diventa parola di Dio in bocca ad un prelato?

Pubblicato in:
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS