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Gite scolastiche. Il tempo che va o ‘ingrullimento’ che avanza?
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Articolo di Vincenzo Donvito
18 giugno 2019 14:51
 
 Una lettera pubblicata oggi su un quotidiano nazionale (1) ci informa sul disappunto di un genitore rispetto al fatto che sua figlia, iscritta ad un centro estivo, verrà portata in gita all’Apple store del centro commerciale Carosello di Carugate (in quel di Sesto san Giovanni – Milano). Un tempo, dice il babbo, si portavano i ragazzi a “correre, saltare, sporcarsi, sbucciarsi, conoscere, scoprire”, non a stare chiusi in un centro commerciale. Ora, a parte il fatto che anche una “gita” all’Apple store può servire a “conoscere e scoprire”, capiamo bene il disappunto di questo genitore. Non conosciamo il caso nei particolari, per cui non sappiamo se i pc, tablet e smartphone, orologi, occhiali e tutti i prodotti della Mela di Cupertino sostituiranno completamente le escursioni all’aria aperta… ma anche qui capiamo il disappunto del babbo. E lo capiamo nel rilevare come un Apple store (o chi per esso, ma non a caso crediamo che sia proprio questo negozio ad essere stato considerato “succoso” per un’apposita gita) abbia tutte le caratteristiche per assurgere a sostituto di una pinacoteca di, per esempio, arte moderna e/o contemporanea.

Da una parte abbiamo l’insegnante che ha scelto di portare i ragazzi, dall’altra i ragazzi che – molto probabilmente – saranno contenti di andarci. Il primo (l’insegnante), ammesso che non sia pagato dalla Apple per portarci questi ragazzi (qualcuno si sente di escludere una simile ipotesi?), ha risposto ad un’esigenza dei tempi, dandosi anche un vezzo giovanilistico e futuribile. I secondi (i ragazzi), che forse sono già stati a “ciondolare” nei corridoi di qualche museo non vedendo l’ora di uscirne, potranno interagire con una serie di strumenti che fanno parte dei loro desideri.

Questa è probabilmente la fotografia geo-sociale di questo episodio. Geo, perché innegabilmente riguarda solo alcune parti del mondo che hanno degli Apple store nelle vicinanze (e, ripeto: la Apple è proprio il top in questo tipo di coinvolgimenti *); sociale, perché è il comportamento innegabilmente diffuso e ambìto di tutti i ragazzi da una certa età (sempre più bassa) in poi.

Chi è dedito alle politiche di educazione e dei giovani, o anche solo un utente dei vari servizi inclusi quelli museali, ambientali e tecnologici, è bene che - a partire da queste osservazioni - si ponga una serie di domande. E, anche se viviamo nella società in cui è ansiogena la bramosia dei risultati, non cerchi necessariamente questi ultimi per valorizzare il proprio essere. Mi spiego meglio: riflessioni e osservazioni si possono (e si devono -secondo me) fare anche se non hanno un risultato tangibile immediato: questo è buono, quest’altro è cattivo, e così via. Quando abbiamo a che fare con degli esseri viventi, soprattutto se ragazzi come nel nostro caso, non è necessario dare e indicare il buono e il cattivo **, ma credo sia meglio, dopo una cernita *** fare scegliere a questi ragazzi, anche eventualmente facendosi carico di accontentare tutti senza dover necessariamente far vincere le maggioranze.

Facendo tesoro di questo metodo, va da sé che occorrerebbe avere a che fare con delle strutture che consentono l’applicazione dello stesso. Alcuni musei, per esempio, possono essere goduti con un coinvolgimento che potrebbe fare invidia ad un film di Spielberg… ma quanti ce ne sono e, quando ci sono, quanto riescono ad essere utilizzati con tutte le loro potenzialità? Di recente sono stato con mia figlia tredicenne al museo archeologico di Napoli… per me una meraviglia da tornarci e ritornarci…. ma la ragazza, pur interessata a tutte le forme artistiche di qualunque periodo e già svezzata in musei di diverse parti del mondo (inclusi quelli fiorentini dove viviamo), dopo tre ore dava segni di avanzata sindrome da claustrofobia. Ed oggi mi pongo una domanda: chissà cosa sceglierebbe la mia tredicenne se avesse potuto farlo nella gita fuoriporta del centro estivo di Sesto San Giovanni.

E d’obbligo la domanda: siamo di fronte al tempo che va o ad un “ingrullimento” **** che avanza?
Per capire se e come rispondere dobbiamo fare una breve considerazione sul “prodotto cultura”, per cercare di sforzarci ad individuare dove, quando e come questo prodotto dà spazio al mercato e al business. E se questo business deve necessariamente essere imperativo nella offerta che, come singoli e come istituzioni, presentiamo ai ragazzi della nostra gita fuoriporta. Per quanto mi riguarda, sarebbe un ottimo business aver investito per sviluppare la capacità critica di un ragazzo anche a costo di dover far pagare qualche tassa in più ai contribuenti (sono impopolare, lo so!).

NOTE
1 – La Repubblica
* non sono pagato dalla Apple e non uso questa tecnologia nella mia quotidianità.
** lasciamo questo compito alle religioni e/o alle ideologie che di per sé esistono perché si ritengono giuste
*** già di per sé difficile, visto che – grossomodo - si può scegliere a 360 gradi
**** “ingrullimento”: espressione fiorentina che indica uno stato tra la stupidità e lo stordimento
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