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Le grandi città del mondo vogliono prendere iniziative a difesa del clima
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Articolo di Redazione
13 settembre 2018 8:38
 
 Quattromilacinquecento rappresentanti di città, regioni, imprese e ONG, si sono riuniti a San Francisco per scambiarsi le idee e lottare contro il cambiamento climatico.
Sindaci e responsabili regionali del mondo intero hanno sfidato mercoledì 12 settembre i dirigenti del Pianeta perché seguano il loro esempio per lottare contro il cambiamento climatico; gli americani presenti hanno sostenuto di essere ampiamente in grado di compensare la marcia indietro ambientale del presidente repubblicano Donald Trump.
“Chi si trova in questo Comune è più importante dell’inquilino della Casa Bianca”, ha detto il Sindaco di Los Angeles, Eric Garcetti, nell’ambito di un evento nella sede del Comune di San Francisco, città ecologica modello che accoglie il primo Summit mondiale per ler iniziative climatiche fino a venerdì 14 settembre. “Dobbiamo essere radicali”, ha dichiarato il Sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, presidente dell’alleanza C40 con cui circa 100 città si sono impegnate di arrivare ad una produzione zero di carbone entro il 2050.
“Possiamo cambiare le cose”, ha detto Hidalgo, elencando i poteri delle città per l’elettricità pulita, i trasporti condivisi, i rifiuti e il riciclaggio, nonché le norme di isolamento degli edifici.
Due terzi dell’obiettivo agli Usa
Il summit, primo del genere con più di 4.000 delegati, si è aperto con la pubblicazione di un rapporto che dovrebbe confortare alcuni e allarmare altri, sugli andamenti delle emissioni di gas ad effetto serra in Usa.
Da un lato, lo studio mostra che il Paese dovrebbe far propri i due terzi dell’obiettivo fissato da Barack Obama e abbandonato da Donald Trump dopo il suo arrivo al potere all’inizio del 2017, cioé il 17% di emissioni nel 2025 in rapporto al 2005, contro un obiettivo originale di almeno il 26%. Oggi il Paese è a -12%. L’altro modo di leggere questo dato, è che il Paese mancherà di un terzo il suo obiettivo.
Ma il rapporto sottolinea che molti Stati americani, essenzialmente quelli governati dai democratici, e centinaia di città, hanno, dopo il 2017, raddoppiato il loro impegno per la “decarbonizzazione” dopo l’annuncio di Donald Trump del ritiro del suo Paese dall’accordo di Parigi.
Per esempio, la Cina emette oggi un po’ meno del doppio di gas ad effetto serra (GES) che gli Usa, e dovrebbe continuare a continuare in questo trend fino agli anni 2020: il Paese si è impegnato ad una svolta entro il 2030.
Crescita dell’elettricità “pulita”
L’Unione Europea si è data un obiettivo di riduzione dei GES più ambizioso rispetto agli Usa, ed è già in vantaggio. Prendendo in considerazione gli stessi anni degli americani, le emissioni europee sono state del 21% in rapporto al 2005, e dovrebbero attestarsi sul -28% nel 2025, secondo il Climate Actio Tracler.
L’elettricità “pulita” ha una crescita sfrenata in Usa, il carbone è in calo e le auto elettriche sono in pieno sviluppo -malgrado l’ostilità del governo Trump.
Ma l’impegno militante ecologico, in Usa, è ancora appannaggio essenzialmente dei democratici, un limite del movimento. “E’ il momento di agire”, ha detto il Sindaco democratico di Seattle, Jenny Durkan. Ma “occorre che la questione non divenga di parte”, ha riconosciuto.
L’idea del summit è di concretamente mostrare che la stessa attività ecologica può essere applicata al resto del mondo.
Grande delegazione cinese
Parigi, Bonn, Pechino, Città del Capo, Dacca, Dubai, Città del Messico, Tokyo, città indiane e sudamericane sono qui rappresentate da decine di Sindaci. Così come decine di responsabili e ministri di province e regioni del Brasile, del Messico, dell’India, d’Europa… “Siamo qui per condividere e scambiare idee tra Sindaci”, ha detto all’agenzia AFP il Sindaco di Copenaghen, Frank Jensen, che prevede di arrivare a “zero carbone” nel 2025.
Ci sono anche dei dirigenti di multinazionali che hanno intrapreso la transizione ecologica e che si impegnano a passare, in qualche anno, al 100% di elettricità pulita. Un centinaio di investitori mondiali hanno anche annunciato ieri 12 settembre di voler riorientare i propri investimenti per sostenere i progetti legati al clima. La Cina ha inviato una delegazione di 120 persone, tra cui Xie Zhenhua, il negoziatore sul clima.
L’incontro si tiene mentre l’urgano Florence minaccia la costa atlantica del Paese e dopo un’estate canicolare in Europa e Giappone, con eventi meteorologici rari ma portati a moltiplicarsi grazie alla deregolamentazione del clima, come sostengono i climatologi.
Il mondo continua ad emettere ancora molto gas ad effetto serra, nonostante il limite a 2 gradi medi di temperatura del Globo in rapporto al periodo preindustriale, che è l’obiettivo dell’accordo di Parigi. La Terra è già più calda di 1 grado e, a questo ritmo, la crescita si attesterà a 3,2 gradi nel 2100.

(articolo redatto con lanci dell’agenzia stampa AFP e del quotidiano le Monde del 13/09/2018)
 
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