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Guinea-Bissau. I grandi narcotrafficanti usano il Paese africano per introdurre droga in Europa
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Articolo di Por Francesc Relea
30 giugno 2009 10:35
 
Il colonnello Jose' Zamora Induta, che presiede le Forze Armate della Guinea-Bissau, e' il nuovo uomo forte dopo il doppio omicidio del presidente Joao Bernardo Nino Vieira, il primo marzo scorso, e del capo del vertice militare, generale Baptista Tagme' Na Wae. Il 28 giugno i guineani sono andati alle urne per eleggere un nuovo presidente in un clima dominato da pessimismo. Vanno tanto male le cose nel Paese africano, bistrattato e dimenticato in parti uguali, che l'Agenzia dell'ONU e numerosi media descrivono come il primo narcostato dell'Africa?
Qui il narcotraffico comincia a essere un problema nel 2005, con il ritorno di Nino Vieira, il grande attore politico degli ultimi decenni, defenestrato sei anni prima. Alcuni pescatori della zona costiera di Biombo trovano un bidone portato dalla corrente. Al suo interno c'e' una polvere bianca, misteriosa. Alcuni pensano che sia un fertilizzante, ma il caso arriva all'onore delle cronache quando si scopre che si tratta di un bidone di cocaina lanciato in acqua da un natante. Alla fine del 2007, Carmelita Pires, all'epoca ministra della Giustizia, partecipa a Lisbona a una conferenza internazionale sul narcotraffico e presenta un rapporto su politici, militari e poliziotti della Guinea-Bissau coinvolti in attivita' illegali. A Pires giungono minacce di morte. Nello stesso anno, Amador Sanchez Rico, responsabile della Commissione Europea per l'Africa Occidentale, riceve un ordine da Bruxelles: "Occupati della Guinea-Bissau. Le cose si stanno complicando". Ci sono notizie inquietanti: un quarto della droga colombiana, peruviana e boliviana consumata in Europa transita per la nuova rotta africana. Gli informatori locali parlano di carichi di cocaina via mare, via aria e isole disabitate, piste d'atterraggio abbandonate, di aerei che lanciano il carico con il paracadute, di corrieri umani che trasportano capsule di droga nello stomaco. Le autorita' guineiane chiedono aiuto, il Portogallo fa pressione, la Spagna apre un'ambasciata e gli organismi internazionali cominciano a reagire: Nazioni Unite, Unione Europea, Comunita' Economica degli Stati dell'Africa Occidentale. Nell'ex colonia portoghese cominciano ad arrivare i giornalisti a caccia di storie di narcotrafficanti. Ma quello che trovano e' un mondo di miseria e d'abbandono, dove la maggioranza della popolazione sopravvive come puo'. Bissau e' una citta' con la rete elettrica distrutta dalla guerra di dieci anni prima -ha luce solo chi dispone di gruppo elettrogeno-, non c'e' acqua corrente e, praticamente, e' senza rete di telefonia fissa. Un quarto dei bambini muore prima dei cinque anni. Due terzi degli 1,7 milioni di abitanti vivono sotto il livello di poverta'. Il Pil nominale pro capite e' di 220 dollari -tra i quattro piu' bassi al mondo, secondo il Fondo Monetario Internazionale. Il funzionamento degli ospedali dipende al 90% dagli aiuti esterni o da accordi per programmi specifici. Gli impiegati pubblici, ad eccezione dei militari, non ricevono lo stipendio da gennaio. Molti edifici, come l'antico palazzo presidenziale, mostrano i danni dell'ultima guerra (1998-1999). "E' un paese con tutti gli ingredienti di uno Stato fallito", dice Sanchez Rico. Gran parte del territorio nazionale, che include 82 isole dell'arcipelago Bijagos e numerose piste d'atterraggio dell'epoca coloniale, e' fuori controllo. La marina possiede solo due imbarcazioni funzionanti; la forza aerea esiste solo nominlmente visto che non ha nemmeno un elicottero. "In Guinea-Bissau volano solo le mosche", commenta il generale Juan Esteban Verastegui, capo della missione Ue per la riforma della sicurezza.
I tre ultimi predecessori di Jose' Zamora sono morti di morte violenta. Anche se cerca di trasmettere un senso di normalita', le sue parole non sono molto tranquillizzanti. "Qui ci vorrebbe un dittatore, in senso buono, per moralizzare la societa'". "Per combattere il narcotraffico ci vorrebbe qualcuno che fosse pulito. Lo si e' detto agli americani quando gli sono stati chiesti i mezzi per affrontare i trafficanti". Nella stessa intervista accusa direttamente l'ex ministro e candidato presidenziale Baciro Dabo' di essere dietro all'attentato che e' costato la vita all'ex capo delle Forze Armate. "Ma questo politico ha l'immunita' e non possiamo citarlo perche' venga a deporre".
I tre maggiori sequestri di droga, tra il 2006 e il 2008, sono stati episodi degni dei migliori film polizieschi. Il primo carico (674 chili di cocaina), intrcettato nel porto di Bissau, era stimato in 20 milioni di euro; la droga e' sparita nei depositi del Tesoro e le indagini sono ancora aperte. Il secondo (634 chili), scaricato in una pista d'atterragggio d'epoca coloniale a 50 chilometri dalla capitale, aveva come responsabili un capitano e un tenente, che furono liberati per ordine dell'allora capo delle Foze Armate. Il terzo, il piu' scandaloso, risale a luglio 2008, e ha visto coinvolti un jet privato proveniente dal Venezuela, una nave da Dakar, un cumulo enorme di irregolatita' e di menzogne, e alla fine nelle casse che pareva dovessero contenere medicine c'erano 515 chili di cocaina, sparite come il fumo.
I militari fanno parte del problema, dice piu' d'una voce in Guinea-Bissau. Per cercare di rimediare e' stata istituita la Missione dell'Unione Europea per la Riforma del settore sicurezza, ora capeggiata dal generale spagnolo Verastegui. L'obiettivo e' di ridurre drasticamente i 4.500 effettivi di un esercito obsoleto, che conta tre volte piu' ufficiali di soldati, quasi sempre assenti poiche' non hanno nulla da fare. "E' un esercito di vecchi e la maggioranza deve andare in pensione", dice Franco Nulli, ambasciatore dell'Unione Europea. Mentre si cerca di raddrizzare un po' le cose, la cocaina continua a scorrere in Guinea-Bissau, lasciando come uniche tracce l'aumento della corruzione e di piccoli consumatori dei residui di droga persi per strada. I benefici del mercato continuano a latitare. Il generale Verastegui, esperto di missioni di pace in molti punti caldi, come la Repubblica Democratica del Congo, Guatemala, Bosnia-Erzegovina, e' convinto che esista una rotta africana del traffico di droga. "I narcos esperimentano diverse rotte", per cui la Guinea-Bissau la vede come una delle alternative dei grandi cartelli, non l'unica. Secondo lui, e' una nazione vulnerabile, al centro di tutte le accuse, ma gli sguardi dovrebbero dirigersi anche verso altri Stati dell'area. Senza andare tropp lontano, nella vicina Guinea-Conakry, dove la giunta militare ha conquistato il potere lo scorso dicembre in seguito a un colpo di Stato, e che ha avviato una grossa campagna per ripulire l'immagine corrotta delle istituzioni.

Traduzione di Rosa a Marca

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