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Incendi, ondate di calore. ‘I cambiamenti climatici colpiranno soprattutto l’Europa del sud’
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Articolo di Redazione
20 giugno 2017 8:30
 
 Specialista di clima in Europa, Robert Vautard lavora al Laboratorio di scienze del clima e dell’ambiente (Institut Pierre-Simon-Laplace). Studia i modelli dei dati climatici in Europa e gli effetti del riscaldamento, essenzialmente sui terreni.
Il terribile incendio che ha colpito il Portogallo da sabato 17 giugno e’ correlato alle temperature eccezionali della stagione.
D. Stiamo assistendo ad un’acre accelerazione delle ondate di calore?
R. Si’, degli studi mostrano che la probabilita’ di subire delle ondate di calore veramente estreme si e’ moltiplicata per dieci rispetto alla meta’ del XX secolo (gli anni 50). Ed e’ facile comprendere che le alte temperature favoriscono condizioni molto favorevoli ai rischi di incendio, con maggiore frequenza di autocombustione. Si e’ prodotto una sorta di circolo vizioso: delle enormi calure insecchiscono i terreni, che a loro volta, essendo piu’ secchi, fanno aumentare le temperature.
Inoltre, i nostri modelli indicano non solo intensita’ superiori, ma anche nuove stagionalita’. Le ondate di calore si producono piu’ presto e piu’ tardi, in primavera e in autunno, come quando, a settembre 2016, c’era una temperatura di 33 gradi a Parigi. I piani contro la canicola devono adattarsi e non fermarsi arbitrariamente a fine agosto, per esempio.
D. Questi fenomeni sono legati ai cambiamenti climatici in corso?
R. Il nostro lavoro verte precisamente su questo. Cerchiamo di sapere in quale misura gli avvenimenti estremi sono legati a queste evoluzioni. Le conclusioni degli studi sono molto chiare: differenti modelli hanno ben mostrato che l’aumento di episodi di calure e di rischi di incendio sono legati ai cambiamenti causati dalle emissioni di gas ad effetto serra.
D. Come siete arrivati a stabilire questa correlazione tra cambiamenti climatici e fenomeni estremi?
R. Per questo, bisogna poter scartare le altre cause possibili, al di fuori delle emissioni di gas ad effetto serra (GES). Ci sono gia’ state delle estati calde alla fine del 1940 per esempio -non comunque come quelle attuali. Siamo quindi obbligati a creare una sorta di mondo virtuale esente dagli effetti delle attivita’ umane, conservando valori identici per tutti gli altri fattori.
Lavoriamo su questa simulazione da diversi anni con i colleghi europei. Ma anche con metodologie differenti, arriviamo alle stesse conclusioni: la piu’ grande frequenza di ondate di calore e’ essenzialmente dovuta ai gas ad effetto serra.
E’ il caso anche di episodi di precipitazioni estreme, come le piogge “cévenoles” (ndr – fenomeno tipico del sud della Francia che provoca grandi inondazioni). La loro frequenza e’ aumentata di un fattore tre. E’ una questione di fisica: piu’ le temperature aumentano, piu’ si evapora il vapore acqueo, le precipitazioni contengono quindi piu’ acqua. Per gli avvenimenti piu’ complessi con piogge intensi ma persistenti, i nostri risultati sono meno probanti.
D. La penisola iberica sembra particolarmente vulnerabile?
R. In effetti, si osservano gia’ da diversi decenni delle diminuzioni di precipitazioni in inverno e primavera in Spagna, in Portogallo ed anche nei Balcani. Le proiezioni indicano chiaramente che i cambiamenti climatici prossimi colpiranno soprattutto l’Europa del sud che non quella del nord, che continuera’ a ricevere pioggia. Piu’ precisamente, dovrebbe fare piu’ caldo nel sud del continente in estate e meno freddo in inverno a nord.
E’ veramente il sud che sara’ piu’ toccato, soprattutto intorno al Mediterraneo. Anche con la stessa quantita’ di piogge, le temperature piu’ elevate faranno rinsecchire i terreni per evaporazione.
Uno dei nostri studi pubblicati nel 2014 mostra che con un riscaldamenti globale di due gradi -cioe’ il massimo di quanto prevede l’accordo di Parigi sul clima- l’Europa conoscerebbe un aumento delle temperature superiore a questo obiettivo, e ci sarebbero degli avvenimenti estremi. Con un riscaldamento di tre gradi, la frequenza di ondate di calore conoscerebbe un aumento molto significativo.

(articolo di Martine Valo, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 20/06/2017)
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