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Inquinamento dell'aria. Nel 2060 potrebbe uccidere da 6 a 9 milioni di persone nel mondo
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Articolo di Redazione
10 giugno 2016 19:32
 
Senza politiche e misure rigorose, l'inquinamento atmosferico potrebbe ogni anno, da qui al 2060, portare al decesso prematuro da 6 a 9 milioni di persone… e costare 2.600 miliardi di dollari (2.280 miliardi di euro). Queste cifre impressionanti vengono da uno studio dell'Organizzazione di cooperazione e di sviluppo economico (OCSE), “Le conseguenze economiche dell'inquinamento dell'aria esterna”, pubblicato lo scorso 9 giugno.
Nel corso degli prossimi cinquanta anni, con l'aumento del livello di vita e una crescente domanda di energia, le emissioni della maggior parte di inquinanti andranno sensibilmente crescendo. In particolare, le emissioni di ossido di azoto e di ammoniaca, che contribuiscono alla formazione del PM 2,5 (particelle di un diametro inferiore a 2,5 micron, le piu' pericolose) attraverso delle reazioni chimiche nell'atmosfera, potrebbero quasi raddoppiare.
In considerazione del fatto che l'aria esterna oggi uccide 3,7 milioni di persone, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanita' (OMS), l'aumento di mortalita' dovuto alla cattiva qualita' dell'aria potrebbe anche raddoppiare, se non addirittura triplicare. Questo progressione allarmante si spiega perche' l'aria e' sempre piu' caricata di PM 2,5 e di ozono, ma ugualmente grazie ad un'urbanizzazione crescente che sottomette sempre di piu' le persone ad elevati livelli di emissioni, ed una popolazione sempre piu' anziana, quindi piu' fragile, e sempre piu' numerosa.
Per stabilire queste proiezioni, l'OCSE ha utilizzato i propri strumenti con cui crea modelli economici ed ambientali, utilizzando i livelli di emissioni recensiti sulla base di dati dell'istituto internazionale di ricerca ambientale (IIASA) In seguito ha utilizzato il modello del Centro comune di ricerca della Commissione europea per calcolare le concentrazioni delle particelle fini e dell'ozono. Il tasso di mortalita' che ne' e' scaturito e' stato in seguito calcolato utilizzando queste concentrazioni insieme a delle proiezioni demografiche e i tassi di mortalita' legati all'inquinamento, stabiliti dall'Istituto di metrologia sanitaria e di valutazione (IHME) dell'Universita' di Washington.
Impatti economici pesanti
La Cina e l'India, dove il numero di morti prematuri potrebbe quadruplicare da qui al 2060, sembra che siano i Paesi piu' a rischio. Mentre le 34 nazioni membre dell'OCSE ne sono relativamente risparmiate: dalle 430.000 del 2012, il numero di persone morte prematuramente per l'aria inquinata passerebbero, per l'insieme di questi Paesi, a 580.000 nel 2060. Tra di essi, solo la Corea del Sud conoscerebbe una progressione significativa del numero di decessi legati all'aria viziata, che triplicherebbero.
Le concentrazioni crescenti di particelle e di ozono nell'aria contribuirebbero anche ad un aumento dei casi di malattie che necessitano di una ospedalizzazione, e questo potrebbe portare ad un aumento delle spese sanitarie nel mondo, nel 2060, di 176 miliardi di dollari. Il numero di giorni in cui le persone sono ferme perche' malate potrebbe quasi triplicare ed avere un costo di 3.750 miliardi.
Oltre all'aumento delle spese sanitarie, l'inquinamento dell'aria avra' come effetto economico diretto quello di una riduzione della produttivita' sul lavoro, e in misura minore delle perdite agricole. Questo avra' anche degli effetti indiretti secondo l'OCSE: “La sanita' comportera' delle spese crescenti, si risparmiera' meno e si investira' meno in altri settori -spiega Elisa Lanzi, una degli autori del rapporto. Globalmente, rappresentano oggi lo 0,3% del PIL mondiale, questi costi diretti ed indiretti potrebbero crescere, da qui al 2060, dell'1% del PIL mondiale. E se l'1% potrebbe sembrare poco, per capire, e' equivalente al PIL della Francia”, segnala l'economista.
I Paesi con maggiore impatto grazie ad un abbassamento del loro PIL, saranno la Cina (-2,6%), la Russia (1,6%), i Paesi della regione del mar Caspio (3,1%) e quelli dell'Europa dell'est che non sono membri dell'OCSE (2,7%). L'economia dell'India ( -1%) sara' meno pesantemente toccata rispetto a quella della Cina, grazie ad una popolazione molto piu' giovane, e poiche' il risparmio gioca un ruolo debole.
L'OCSE ha anche cercato di misurare il costo degli impatti non di mercato, altrimenti detti di benessere. Ed ha pure valutato il prezzo che ognuno dovrebbe pagare ogni anno per ridurre le probabilita' di essere colpito da un problema sanitario legato all'inquinamento dell'aria. Da un montante medio di 500 dollari a persona nel 2015, questo costo ipotetico dell'inquinamento atmosferico si stabilirebbe tra 2100 e 2.800 dollari nel 2060. “Si tratta di un forte messaggio indirizzato agli Stati -insiste Elisa Lanzi.- Perche' se le persone dovranno pagare cosi' tanto, e' bene che si augurino di non dover essere coinvolte in questo flusso”.

(articolo di Laetitia Van Eeckhout, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 10/06/2016) 
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