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Invecchiare e' una malattia?
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Articolo di Redazione
25 giugno 2015 10:05
 
Se non fosse stato messo in evidenza dalla rivista Nature, l'incontro che si e' tenuto questo mercoledi' 24 giugno tra un'équipe medica e la Food and Drug Administration (FDA), l'agenzia americana sui prodotti alimentari e sui farmaci, sarebbe passato inosservato. Cio' di cui si e' discusso in questo incontro e' il cambiamento di paradigma per la medicina -ed eventualmente la filosofia...- che potrebbe avere importanti conseguenze per l'industria farmaceutica.. Per riassume il tutto in una frase, questi ricercatori stanno cercando di convincere la FDA che invecchiare e' una malattia.
Cosa significa concretamente? Questa équipe, guidata da Nir Barzilai, direttore dell'Istituto di ricerca sull'invecchiamento dell'Albert Einstein College di Medicina (New York), presentera' il progetto TAME, parola il cui significato primario e' “domestico” o “sistemare”, ma che e' l'acronimo di Targeting Aging with Metformin, cioe' “Target dell'invecchiamento con metformina”. Quest'ultima e' all'origine di una molecola correntemente utilizzata contro il diabete di tipo 2, che ha lo scopo di ridurre, nelle persone che soffrono di questa patologia, la anormale resistenza del loro organismo all'insulina. Ma ha anche dato prova di avere altre proprieta' eclatanti, essenzialmente in ambito veterinario. Un'équipe russa ha anche mostrato in diversi studi su dei topi che la metformina rallenta l'invecchiamento e prolunga la vita.
Lo stesso tipo di risultato e' stato ottenuto con il piccolo verme “Caenorhabditis elegans”, che e' un organismo di riferimento in biologia.
Nil Barzilai e i suoi colleghi fanno riferimento anche ad uno studio statistico britannico di lungo corso, pubblicato nel 2014 dalla rivista “Diabets. Obesity and Metbolism”, che ha coinvolto piu' di 180.000 persone. La meta' di questo grosso campione era costituito da diabetici di tipo 2, alcuni dei quali prendevano la metformina e altri diversi farmaci, mentre circa 90.000 altre persone erano dei non-diabetici, perche' servivano come gruppo di testimonianza. Non solo, i diabetici che prendevano la metformina avevano una speranza di vita superiore alle persone che assumevano altri trattamenti, ma essi vivevano anche, in media, piu' a lungo dei soggetti non diabetici. Anche se non si sa esattamente come la metformina abbia il suo effetto, si suppone che essa si attacchi a certe molecole prodotte dalle cellule senescenti. E' quindi dimostrato che essa aveva proprieta' anti-tumorali.
Il progetto TAME, se fatto per bene, consistera' nel dare della metformina a 3.000 persone anziane (non affette da diabete del tipo 2) per un periodo da cinque a sette anni. Le persone scelte avranno una patologia legata all'eta' (cancro, malattie cardio-vascolari o problemi cognitivi) o comunque faranno parte di una popolazione a rischio. Per i ricercatori che difendono questa prova, la metformina, oltre ai risultati gia' ottenuti, e' una molecola dotata di diverse virtu' perche' si tratta di un farmaco generico poco costoso, ben conosciuto, e i cui effetti secondari sono deboli.
Come ben si capisce, la filosofia di questo progetto consiste nel considerare che l'invecchiamento non e' una semplice usura biologica che fa parte della vita, ma una vera e propria malattia, un problema di sanita'. Per riprendere l'immagine un po' osée lanciata da Greg Fish sul suo blog “Weird Things” si puo' considerare la vecchiaia come una sorta di Aids: “Se non la si cura, non ci uccidera' di per se', ma aprira' abbastanza porte per qualcosa che potrebbe fare il lavoro sporco”. L'idea di TAME consiste quindi di testare direttamente l'invecchiamento e non solo le malattie che esso provoca. Per attaccare il male alla radice, non per scoprire il segreto della vita eterna, ma, dato l'allungamento della speranza di vita, per vivere in buona salute piu' a lungo. Altrimenti, come lo ha spiegato sul The Wall Street Journal uno dei membri del progetto, Stuart Jay Olshansky (Universita' dell'Illinois), si continuera' ad attaccarsi separatamente alle malattie che compaiono con l'eta', lotta inutile come quella di riempire un pozzo senza fondo: “Quando riduciamo il rischio di avere una malattia al cuore, si vive piu' a lungo per avere la malattia dell'Alzheimer. Noi crediamo che sia giunto il momento di attaccare tutte queste malattie facendo riferimento al processo biologico dell'invecchiamento”.
Al di la' dell'idea, interessante sul piano psicologico, che consiste nel prendere la senescenza come una sorta di virus che innesca delle malattie, altre considerazioni, sicuramente piu' materialiste, si nascondono dietro il progetto TAME, e questo incontro del 24 giugno con la FDA. Fino ad oggi, l'invecchiamento non e' stato mai considerato come una “indicazione” nel senso medico della parola, cioe' come una patologia o il segno di una alterazione della salute. Ora, come lo spiega in tutta franchezza Nir Barzilai, “le compagnie farmaceutiche non svilupperanno dei farmaci senza avere avuto delle indicazioni” ufficiali della FDA, perche' questa e' una condizione essenziale per ottenere il rimborso dei trattamenti da parte delle assicurazioni sanitarie. Come e sempre sara', in medicina, un momento in cui le vicende piu' importanti si fermano sulla ricerca...
“Noi confidiamo sul fatto che una volta che la FDA si mostrera' prossima a considerare l'invecchiamento come una indicazione, piu' farmaci e piu' efficaci (che non la metformina) saranno rapidamente sviluppati”, aggiunge Nir Barzilai. Non c'e' dubbio che un mercato potenziale di 7,3 miliardi di esseri umani, vedra' l'interesse dell'industria farmaceutica. Questo dovrebbe permette al progetto TAME, il cui budget e' di 50 milioni di dollari, di trovare piu' facilmente dei fondi...

(articolo di Pierre Barthélémy, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 25/06/2015)
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