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INVISIBILI – Ovvero a chi dobbiamo il nostro benessere?
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Articolo di Annapaola Laldi
23 ottobre 2022 19:30
 
Mi ci sono voluti tre anni, dico tre anni, per scoprire nell’albergo sulla montagna fiorentina, in cui mi trovavo nella seconda metà di agosto quante persone vi prestavano servizio in modo … invisibile.
Certo, i giovani e le giovani che servono in sala si vedono, almeno con gli occhi, e c'è anche chi impara il nome di chi è addetto al suo tavolo. Anche le signore addette alla pulizia e riordino delle camere si incontrano di tanto in tanto nei corridoi dell’albergo. Anche se, pure loro – come dire? – sembrano far parte dello scenario, ed è difficile che vengano considerate nelle loro individualità e trattate con la dovuta riconoscenza.
 
Ma quest’anno ho scoperto una sorta di mondo sommerso, anche se già nel  2019 o nel 2021 avrei potuto fermarmi a riflettere su un dato di fatto che avevo notato fin da allora. Infatti, passeggiando nell’ampio parco dell’albergo, in un punto preciso, avevo sempre visto, giorno dopo giorno, tanta biancheria appesa ad asciugare: lenzuola, federe, tovaglie e via dicendo. Mi vergogno a dirlo, ma non mi era mai passato per la mente di cercare dove fosse la lavanderia, e soprattutto chi ci lavorasse – e chi stirasse! Come se ciò avvenisse per magia, anche se, a pensarci bene, neppure nei romanzi di Harry Potter è tutto affidato all’opera di una bacchetta magica; infatti per tanti lavori, a Hogwarts o nelle case dei maghi più importanti, ci sono gli elfi domestici, in pratica degli schiavi.
 
Dunque, niente bacchette magiche, e neppure una genia a parte, come gli elfi domestici dalle grandi orecchie come Dobby, ad assicurare a noi villeggianti un ambiente pulito, ordinato e confortevole. Bensì, tante donne e alcuni uomini a sfacchinare da mane a sera in cucina o nella lavanderia e stireria, situate al piano terra dell’edificio.
E li ho visti, le ho viste, questa volta! E ho preso a salutarle con riconoscenza, davvero, perché mi stavo rendendo conto di come fossero importanti per la buona riuscita della mia vacanza.
In particolare ricordo alcune signore, forse sudamericane e filippine, che erano addette alle grandi lavatrici e che dovevano anche stendere tutta la biancheria che ne usciva pulita.
E i due giovani, nel primo vano, andando nelle cucine, che stavano gran parte della giornata all’acquaio a sciacquare piatti e bicchieri prima che fossero messi nelle lavastoviglie. Di loro mi colpì un ragazzo molto giovane, asiatico, con una fascia intorno alla testa, forse per fermare il sudore, e col volto sempre atteggiato al sorriso. Una figura simpatica, con cui è stato facile entrare in quella minima relazione possibile fatta di “buongiorno” e “buonasera” – ma detti con convinzione. E la riprova è stata un pomeriggio di settembre a Firenze sul mercato di san Lorenzo – andando alla stazione, incrocio una coppia di giovani; lei prosegue due passi più in là, ma lui mi si ferma davanti e mi dice: “Lei non si ricorda di me!?”. Ahimè, non sono fisionomista … - “Sono il lavapiatti di ***”. Ma sì, era proprio lui, col suo sorriso aperto, pieno di fiducia anche quando era stralunato nella fatica quotidiana, e insieme trasformato, finalmente ben vestito. Mi disse che abitava su un’altra montagna fiorentina ed erano venuti, lui e la ragazza, a fare una gita a Firenze. Fu la cosa più bella della mia giornata.  
Ma ci sono da ricordare, ovviamente, anche il cuoco e i suoi aiutanti che sudavano in cucina, tra pentoloni, casseruole, padelle e graticole e coloro che preparavano i piatti da portata. E chi preparava i tavoli per la colazione e pranzo e cena e il grande tavolo centrale col buffet, che poi erano i ragazzi e le ragazze che servivano anche a tavola - quindi anche loro in movimento da mane a sera.
Insomma, tante persone, un po’ tutte invisibili per il semplice fatto che, come clienti, diamo per scontato di trovare tutto pulito e in ordine, senza che ci rendiamo conto della fatica che ciascuna di loro deve fare affinché noi possiamo sentirci accuditi e rilassati e goderci la vacanza nel migliore dei modi.
Ma scontato non è; dobbiamo ricordarcelo e pensare che qualunque stipendio, per altro mai elevato, ripaga l’impegno profuso a nostro favore. Perché loro, in certo qual modo, ci danno una parte della loro vita. Come, del resto, è sorte di chiunque svolge un qualunque lavoro, a contatto con il pubblico o anche lontano da esso.
 
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