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Legalizzazione cannabis. I tormenti dei politici francesi
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Articolo di Redazione
11 agosto 2016 16:33
 
 Il Primo ministro Manuel Valls riuscira' a prendere in considerazione le conclusioni del rapporto sulla “efficacia penale applicata ai consumatori di stupefacenti”, che lui stesso aveva commissionato a luglio del 2015. Sotto l'egida della Mission interministérielle de lutte contre les drogues et les conduites addictives (Mildeca), alcuni rappresentanti dei ministeri della Giustizia, dell'Interno, delle Finanze e della Sanita' sono arrivati a concludere che sarebbe meglio far evolvere la legge del 1970 che reprime il consumo di cannabis.
Constatata l'inefficacia della legislazione attuale, si sono pronunciati all'unanimita' a favore della soppressione della pena di un anno di prigione per il semplice consumo di droga e per l'istituzione di una contravvenzione di quinta classe per uso di stupefacenti, con un'ammenda forfettaria che potrebbe essere intorno ai 300 euro. Il gruppo di lavoro ha scelto di non distingere la cannabis -90% delle denunce per consumo- dagli altri stupefacenti, allo scopo di non “banalizzarla”.
Il rapporto, che il quotidiano Le Monde si e' procurato, e' sul tavolo del primo ministro dal 30 ottobre 2015. Dopo di che niente e' accaduto, Come se a qualche mese dalla fine del quinquennio di governo, riformare -o anche semplicemente rivedere un pochino- la legge del 1970 sugli stupefacenti fosse politicamente troppo rischioso per l'esecutivo. Da nessuna parte ancora, il gruppo di lavoro propone un qualcosa come legalizzazione o depenalizzazione della cannabis, argomenti che provocano molte polemiche.
Intervistato da Le Monde, il cancelliere dice di avere “coscienza dei problemi sollevati” dal rapporto ma assicura che “non c'e' volonta' di modificare la legislazione a breve termine grazie alla pressione mediatica”. Le previsioni degli specialisti dovranno quindi restare lettera morta da oggi fino alla fine del mandato di Francois Hollande.
“Effetto dissuasivo limitato”
La constatazione degli esperti dei ministeri e' precisa. Se la legge prevede in teoria una sanzione di un anno di prigione e 3.750 euro di ammenda per un consumatore di droghe, sono rari i consumatori che sono definitivamente condannati ad una pena simile rispetto al numero dei reati rilevati. Nel 2014, piu' di 170 mila persone sono state incriminate per uso di stupefacenti, fatto che gli autori del rapporto qualificano come un “contenzioso di massa”. Nella maggior parte dei casi, queste persone detengono per se stesse delle quantita' “modeste” di cannabis che non consente alle forze dell'ordine di perseguirli per “detenzione di stupefacenti”, un reato piu' grave, passibile di dieci anni di prigione e 7.500 euro di ammenda, che concerne le persone sospettate di traffico. Su 100.000 episodi di consumo trattati dai tribunali, i due terzi sono stati giudicati con pene alternative (41.000 delle quali si rifanno alla legge). Alla fine, solo 1.426 persone sono state condannate alla galera. E solo 150 persone -recidive- scontano attualmente una pena carceraria per il solo reato di consumo di stupefacenti.
“Poiche' le pene carcerarie sono raramente comminate e ancora piu' di rado eseguite, l'effetto dissuasivo e' limitato”, dicono gli autori del rapporto. “Un numero importante di infrazioni rilevate non sono oggetto di nessun perseguimento”, aggiungono, stimando che questo contribuisce al “rafforzamento della sensazione di impunita' da parte dei consumatori”.
Di fatto, il consumo di cannabis sembra essere una cosa banale in Francia. Circa 700.000 fumano ogni giorno degli spinelli. Nel 2014, l'11% dei francesi di 18/64 ani ha consumato cannabis almeno una volta negli ultimi dodici mesi, secondo un studio dell’Institut national de prévention et d’éducation pour la santé (Inpes, oggi Santé publique France) diffuso ad aprile del 2015. Di fronte a questi brutti numeri, in crescita, Danièle Jourdain-Ménninger, presidente della Mildeca, spiegava ad ottobre del 2015 di “studiare diversi percorsi per determinare quello che sarebbe stato piu' efficace per far diminuire i consumi”.
Se la politica delle contravvenzioni proposta permetterebbe una maggiore comprensione della risposta penale agli occhi dei consumatori, essa permetterebbe ugualmente di far risparmiare tempo ai poliziotti, ai gendarmi, ed ai magistrati sommersi da questi piccoli reati. Le forze dell'ordine dedicano piu' di un milione di ore ogni anno a trattare queste procedure per consumo di droghe e sarebbero anche svincolati, per eseguire i propri compiti, dal non doversi impegnare frequentemente su questi ambiti e relativi settori a cui vengono assegnati, dice il gruppo di lavoro.
L'istituzione di una simile ammenda vedrebbe anche la conferma un movimento di fondo. Nel 2013, ci sono gia' stati 21.159 condanne ad una pena pecuniaria per consumo di stupefacenti, un numero che si moltiplica per due tra il 2007 e il 2012. “Il consumo di stupefacenti e' sempre piu' massicciamente trattato con delle pene pecuniarie”, sottolineava l’Observatoire français des drogues et toxicomanie (OFDT) nel 2015.
Freddezza della sinistra
Gli autori del rapporto lasciano pertanto al legislatore il compito di fissare il numero di volte a partire dalle quali il ricorso all'ammenda non sarebbe piu' possibile, tornando ad una procedura di diritto comune. In caso di recidiva, sinonimo di “consumo problematico”, occorrera' per esempio poter orientare il consumatore verso una struttura di cure adatte. Una soglia in termini di quantita' di droga detenuta dovrebbe sicuramente essere definita. A margine di questi due punti, e con la precisazione che l'ammenda non sia “proibitiva”, perche' in questo modo non assolverebbe alla sua funzione, “un pre-studio d'impatto sulla fattibilita' giuridica di una tale evoluzione rileva l'assenza delle difficolta' maggiori della messa in opera”, dicono i diversi rappresentanti dei ministeri.
Durante l'esame della legge sulla Sanita' in seconda lettura all'Assemblea nazionale, il 27 novembre 2015, quando il rapporto era gia' stato consegnato al governo gia' da un mese, la ministra della Sanita' Marisol Touraine si era opposta ad un tale provvedimento, difesa da alcuni parlamentari dell'opposizione, sostenendo che “il governo avrebbe dovuto attendere le valutazioni della Mildeca” per pronunciarsi. Due mesi prima, aveva respinto l'idea, valutando che la politica delle ammende “sarebbe stato un cattivo segnale”.
Di fronte alla freddezza della sinistra, la destra poteva finalmente riprendere in mano un simile provvedimento. Alain Juppè ha scritto nel suo programma il suo convincimento di infliggere ai consumatori di cannabis un'ammenda “di un centinaio di euro, da pagare subito, informando anche la famiglia”. Nicolas Sarkozy, aveva gia' previsto questa misura nel 2003, prima di fare marcia indietro, criticando severamente durante la campagna per le presidenziali del 2012 Francois Rebsamen, sindaco socialista di Dijon che incarnava il presentimento del ministro dell'Interno, quando aveva proposto una politica di ammende. A meno che la destra non torni indietro all'ultimo momento, come il primo ministro Jean-Pierre Raffarin nel 2004, per paura del segnale che aveva dato. “E' un dibattito di fuoco che puo' essere deviato dal proprio obiettivo, a sinistra come a destra” dice Laurent Marcangeli, deputato dei Repubblicani della Corsica del sud e co-relatore nel 2014 di un comitato di valutazione e di controllo delle politiche pubbliche consacrate alla materia. “Alcuni hanno la sensazione che passare alla politica delle ammende, e' come squalificare il valore della pena, quando in realta' si tratta di garantirne la sua effettivita'”.

(articolo di François Béguin, pubblicato sul quotidiano Le Monde dell'11/08/2016) 
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