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Lettera aperta a Matteo Salvini
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Articolo di Annapaola Laldi
5 settembre 2018 11:34
 
Caro Matteo Salvini,
Le dico “caro” in nome della comune appartenenza al genere umano. Perché, come uomo politico e ministro, suscita in me un incoercibile sentimento di totale ripulsa.
Desidero dirLe prima di tutto che io non La sostengo affatto, perché ritengo nocivo per tutto il nostro Paese quello che Lei sta facendo in tutti i settori, in cui si muove. E quindi mi corre l’obbligo di suggerirLe di togliere dai 60 milioni di seguaci, evocati in un comizio a Pinzolo almeno la modesta unità che mi rappresenta.
 
Detto questo per onestà intellettuale, vengo al motivo di questa lettera aperta.
E Le chiedo se Lei pensa mai alle conseguenze implicite delle Sue azioni e delle Sue parole – tante, troppe parole in libertà.
Per esempio: più volte Lei ha detto che gli immigrati regolari non dovevano temere niente, perché il Suo scopo era quello di allontanare dall’Italia gli irregolari che sarebbero un, anzi, IL pericolo per il nostro Paese. E poi, contemporaneamente, ha evocato un’invasione di stranieri dal mar Mediterraneo, addirittura chiamando in aiuto la NATO! 
Tralascio ogni altra considerazione. Semplicemente Le faccio notare che tutte queste Sue affermazioni hanno creato un clima di paura e hanno  innescato un crescendo di aggressioni a sfondo razzista.
Lei dice di no, che sono bugie, ecc. ecc., ma gli episodi di aggressioni ai danni di persone “abbronzate” come direbbe il Suo alleato di lungo corso, Silvio Berlusconi, sono in preoccupante aumento, e il ministero dell’Interno, che Lei presiede, dovrebbe avere tutti i dati relativi per renderLa certa di quanto sto dicendo.
Perché quello che le Sue parole (spesso, ahimè, mi auguro, inconsulte) hanno evocato– La prego di rifletterci onestamente – è la realtà che ogni sciamannato nostrano (la persona fragile come quella avvelenata da una ideologia razzista) si è sentito elevato alla dignità di giustiziere.
E il messaggio che lo sciamannato nostrano ha recepito è che specialmente i “neri” vadano cacciati, proprio nel senso di una tragica apertura di caccia senza limiti. Senza distinzione tra regolari e irregolari, cosa che non è così evidente come il colore della pelle, a parte il fatto che per allontanare gli irregolari c’è, me ne darà atto, la polizia e non il semplice cittadino.
Per limitarmi agli episodi più recenti, di cui sono venuta a conoscenza, Le segnalo l’ultimo di Partinico (dove purtroppo se ne sono verificati diversi in precedenza), in cui dei migranti minorenni ospiti di una struttura regolare, sono stati pestati, senza alcun motivo plausibile, da una famigliola locale di tutto rispetto.
E poi l’aggressione del guardiano egiziano di un chiosco di fiori a Cinecittà.
Su queste, e anche su parecchie altre aggressioni, alcune delle quali, a suon di pallini di scacciacani, sono state fatte passare dagli esecutori come “ragazzate”, polizia e magistratura hanno già fatto chiarezza e preso i necessari provvedimenti, riconoscendo spesso l’aggravante del movente razzista.
Prezioso strumento, questa aggravante, per dissuadere il più possibile gli scriteriati, quelli che non sanno quello che fanno, dal battere questa tremenda e pericolosissima strada.
E d’altra parte, spesso gli immigrati, irregolari o no, non lo so, dimostrano riconoscenza per l’accoglienza e danno un contributo a rendere più bella una città, come accade a Napoli in questi giorni con la pulizia di piazza Principe Umberto al Vasto.
 
Caro Matteo Salvini, vorrei che riflettesse un po’ meglio prima di parlare e vorrei che mettesse un limite al Suo, per ora sfrenato, attivismo. Riacquisti, o acquisti per la prima volta, uno sguardo chiaro sulla realtà che non è così schematica come Lei proclama, ma molto complessa – e Lei lo sa bene, sia pure in fondo, forse troppo in fondo, alla Sua coscienza.
In chiusura, desidero spendere una parola anche sul Suo improvvido decreto di sgombero delle case occupate da inquilini morosi (a volte non per colpa loro) e degli altri ambienti (ex fabbriche, per esempio) che sono l’ultimo tetto per esseri umani spesso travolti da eventi più grandi di loro.
“La proprietà privata è sacra”, pare che Lei abbia proclamato solennemente. No, mio giovane amico, di sacro nel mondo c’è solo la vita delle persone che non sono mai numeri buoni per le statistiche, ma esseri umani uguali a me, a Lei.
Che Dio non voglia che un giorno pure Lei (o uno dei Suoi cari) debba ritrovarsi nella situazione di non avere più un tetto (sia pure precario) sulla testa. Perché, vede, Salvini, la vita è una ruota che gira, e non possiamo sapere con certezza da che parte ci troveremo, se in alto o in basso.
Anzi, la saggezza cinese avverte che, quando si è raggiunto l’apice, che è come lo zenit del sole, necessariamente ciò che segue è il tramonto, l’abbassamento, la perdita.
Tocca a tutti, toccherà anche a Lei.
Le auguro di ricordarselo ora, finché è in tempo per correggere la rotta, una rotta che mi fa paura, perché sulla nave Italia, che Lei intende pilotare, ci sono anch’io e mi sento buttata allo sbaraglio. E quindi gli auguri, che faccio a Lei, sono quelli che faccio a me.
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