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Minori. Curatela e tutela internazionale
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Articolo di Isabella Cusanno
13 novembre 2011 19:32
 
Curatela e tutela dei minori, cioè di quegli individui che non hanno raggiunto la maggiore età, sono espressioni di garanzia pubblica.
E come tale, in una azione di diritto internazionale, lo sono sia con riguardo allo Stato di cui il minore è cittadino, sia nello Stato in cui il minore è residente, sia nei confronti di un terzo eventuale Stato in cui sono allocati interessi (ad esempio beni immobili) del minore.
Tutela e curatela sono quindi garanzia per tutti gli ordinamenti pubblici coinvolti dalla particolare fattispecie di un minore che per diversi motivi può essere oggetto di interesse di più di uno Stato.
Curatela e tutela sono quindi il sistema più efficace ed efficiente di collaborazione tra Stati, e tra privati cittadini e Stati quando la posta in gioco è l’interesse superiore della protezione del minore in difficoltà.
La capacità di interazione tra ordinamenti giuridici diversi viene assicurata dalla presenza attiva di persone di buona volontà che si adoperano per raggiungere lo scopo di tutelare il minore, la sua crescita, la sua presenza su un territorio.
Cosa impedisce lo sviluppo della curatela e della tutela internazionale? Innanzitutto il rapporto strettissimo che il minore deve mantenere con il proprio territorio, con la propria nazionalità, con l’ambiente in cui è nato, poi la difficoltà di creare legami con un mondo esterno prescindendo da legami parentali e da interessi di altro genere, ma soprattutto finanziari.
Quindi se il minore proviene da una famiglia ricca, nulla gli impedirà di avere una educazione internazionale e tutori in ogni luogo del pianeta dove ci siano interessi a giustificarlo.
Se il minore è povero, e quindi davvero bisognoso di attenzione, il suo legame con la propria difficoltà diventa il modo di rappresentare la propria esistenza.
E’ davvero difficile per un bambino, qualunque sia la sua età, uscire da una situazione di disagio e costruirsi un ambiente nuovo in cui avere nuove e migliori possibilità di vita.
Un bambino dipende dai propri genitori, ma un bambino povero dipende prima di tutto dalla propria miseria.
Lo Stato, nessuno Stato, può dare tutto. Non può restituire l’ambiente, o le condizioni di vita, o la salute, o i genitori giusti a chi non li ha avuti o non li ha più.
L’ordinamento più efficiente non è ancora riuscito a debellare la sofferenza, la miseria, l’infelicità. Non può farlo perché non sono condizioni con cui può interagire, perché non dipendono dalla burocrazia ma dalla sensibilità dell’individuo.
Ecco perché è necessaria l’attività del singolo che collabora con le finalità pubbliche in favore dei minori. Ecco perché è necessaria la curatela e la tutela internazionale. Per assurdo, la difficoltà ad istituirle è lo stesso elemento che ne determina la necessità.
Può essere importante per un bambino nel bisogno poter accedere a mondi diversi, poter essere parte di una comunità più ampia, sapere di poter contare su persone che lo aiutano indipendentemente dal luogo in cui si trovano.
La curatela e la tutela internazionali non sono adozioni, non danno al bambino una nuova famiglia, non lo allontanano dal proprio mondo, non gli sottraggono la propria nazionalità, non impoveriscono la comunità di origine di una vita, ma sono in grado di offrire al bambino attenzione concreta e stabile, di vivere in mondi e realtà diverse in cui è la sua presenza è garantita, assicurata, in cui può avere possibilità concrete di allontanarsi dalla condizione di disagio in cui fortuna o caso lo avevano relegato.
E può fare ancora di più: può regalare alla propria comunità una ricchezza di esperienze di umanità superiore a quella che gli è stata negata.
La curatela e la tutela internazionale sono istituti che devono essere incrementati perché possono risolvere molto nel campo della protezione dei minori.
Rafforzando il clima di collaborazione tra gli Stati, pungolano l’impegno dei singoli e il loro personale impegno. Individuano responsabilità precise e non minimizzabili.
Assicurano una presenza accanto al minore che può coesistere con qualsiasi altra presenza, parentale, istituzionale o altro, senza sostituirsi ad essa, ma sempre integrandola nel modo più corretto. Curatela e tutela, specie se di diritto internazionale, offrono al minore possibilità immense: non c’ è più nulla al bambino che gli possa essere giuridicamente negato, purchè sia per il suo bene.
Certo è diverso se gli Stati chiamati a cooperare attraverso le forme di curatela e tutela sono Stati già in simbiosi tra di loro, come all’interno dell’Unione Europea, o se sono invece Stati Sovrani senza mediazione di organismi con personalità giuridica.
La stessa legislazione dell’Unione Europea semplifica i passaggi intermedi e si concentra sul diritto familiare in modo evolutivo ed innovativo, anche con riferimento alla individuazione della legislazione applicabile.
I rapporti invece tra Italia e Bielorussia, ad esempio, o tra Italia e Paesi dell’Est Europa (ex Urss) sono invece concentrati su trattati che, anche se bilaterali, nulla tolgono alla importanza che assumono gli istituti di cui parliamo nella evoluzione della ricerca di soluzioni in favore dei minori in difficoltà, e neppure alle leggi di cui si può chiedere l’attuazione e stimolarne l’applicazione.
La strada della curatela e della tutela è la migliore per il sostegno ai minori in difficoltà, quella che garantisce tutto e tutti, non toglie nulla a nessuno nell’ottica della collaborazione tra Stati e nell’impegno personale e concreto degli individui di buona volontà.
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