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Il mito del PAC(CO?) e l'orizzonte temporale...
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Articolo di Alessandro Pedone
6 agosto 2008 0:00
 
Federico, da Monte Albano, ci scrive:
Ho letto con molto interesse l'articolo: clicca qui di Alessandro Pedone,vi seguo ormai da piu’ di un anno e devo dire che ho imparato molto da questo sito e ho seguito i vostri consigli, ho investito gran parte dei miei risparmi in titoli cosiddetti sicuri bot,btp etc.. e ho ''mollato'' la gestione attiva dei fondi azionari della mia banca per passare agli etf con il trading on-line e mi sono comprato un fondo della lixor sui paesi emergenti, lo seguo continuamente e faccio degli acquisti trimestrali quando i mercati sono molto negativi,e devo dire che cosi’ facendo ho ridotto le perdite, facendo meglio della media del mercato, ma leggendo questo articolo mi e’ tornato qualche dubbio sono nella direzione giusta o sto’ sbagliando? Visto che ho intenzione di tenere questo fondo a lungo periodo continuando con questa strategia che mi sembra corretta e non mi pesa economicamente.
 
Federico, che ci segue da piu’ di anno, sa bene che non possiamo dirgli se sia nella direzione giusta o se stia sbagliando,  anche perche’ non abbiamo informazioni circa le percentuali che dedica a questo fondo sui paesi emergenti rispetto al complesso del suo portafoglio. 
La sua domanda, pero’, ci offre lo spunto per iniziare ad affrontare un argomento che crediamo possa interessare molte persone: i piani di accumulo di capitale, detti anche, piu’ brevemente (PAC).
A beneficio di coloro che non sanno cosa siano i PAC, ricordiamo che si tratta dell’investimento “rateizzato” in uno strumento finanziario ad intervalli prefissati (tipicamente mensile, ma puo’ essere trimestrale, come nel caso del nostro lettore, o con altre frequenze). 
Fra i cosi’ detti “esperti” (mi riferisco in questo caso a coloro che consigliano gli investitori non professionisti) e’ molto radicata la convinzione che investendo con il PAC si diminuiscono i rischi dell’investimento in azioni. Ho visto spesso proporre ad investitori l’investimento di un capitale in un fondo obbligazionario dal quale poi, mensilmente, si alimentava in automatico un fondo azionario, sostenendo che in questo modo si diminuiva il rischio dell’investimento e si poteva guadagnare di piu’. 
Diciamolo subito: si tratta di una delle tante bufale che girano nel mondo della finanza. 
Il PAC (detto anche DCA, dollar-cost-averaging) e’ una strategia che fa MOLTO comodo all’industria del risparmio gestito perche’ garantisce flussi in entrata costanti e piuttosto prevedibili. 
L’investimento rateizzato ha senso come impiego del risparmio in formazione, molto piu’ discutibile, invece, e’ il suo utilizzo come “strategia d’investimento”. 
In altre parole, se si hanno 500 euro al mese che si possono risparmiare, e’ sensato dedicare una parte di questi risparmi sul mercato azionario. Se invece si ha un capitale da investire, entrare nel mercato azionario “gradualmente” e’ una cosa che puo’ essere rassicurante psicologicamente (il che ha un suo peso), ma tecnicamente non ha molto senso. 
Recentemente ho scritto un piccolo articoletto sull’importanza di avere una clicca qui
Se si crede che le variazioni dei mercati azionari siano sostanzialmente casuali e’ ovvio che l’idea di passare da una sola scommessa a piu’ scommesse non e’ brillante. E’ molto piu’ saggio creare fin da subito il mix considerato adeguato al proprio profilo. 
Se, viceversa, si crede che i mercati azionari tendano ad avere una regressione verso la media (mean reversion) puo’ essere appropriato (meglio: coerente) “accumulare sui ribassi”.
In entrambi i casi, pero’, un piano di accumulo deve essere seguito adeguandolo alla propria filosofia d’investimento.
Si deve considerare che man a mano che si accumulano i versamenti, si sta aumentando il rischio del proprio portafoglio
Il pericolo maggiore che si ha con un PAC e’ quello di avere gli ultimi anni di mercati molto negativi. Se cio’ accade, il rendimento del programma e’ gravemente compromesso. 
Se si ha una filosofia d’investimento che contempla la regressione verso la media, bisogna tenere in considerazione l’andamento del mercato nella prima fase del programma di versamenti. In sostanza, gestire un piano di risparmio solo sull’azionario non e’ una cosa da prendere alla leggera. 
Torneremo meglio sull’argomento dei PAC con maggiori spiegazioni ed esemplificazioni.
Al momento il concetto che volevamo sottolineare e’ il seguente. 
Le considerazioni sull’orizzonte temporale che ho proposto nell’articolo citato dal nostro gentile lettore (ed affrontati anche da Nicola Zanella nel suo ultimo articolo: Il rischio di investire in azioni diminuisce con il passare del tempo? - clicca qui) valgono anche per i PAC, con la differenza che con i PAC si puo’ intervenire nel corso del tempo (ed e’ quindi bene farlo). 
Per i PAC sono ancora piu’ accentuate le considerazioni relative ai costi. 
I PAC che prevedono maggiori costi sui primi versamenti non devono essere neppure presi minimamente in considerazione. 
 
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