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Narcoguerra. Acapulco, vetrina turistica del Messico e' oggi una delle citta' piu' pericolose al mondo
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Articolo di Redazione
1 maggio 2016 14:46
 
 La guerra a cui si dedicano i cartelli della droga in Messico, tra di loro, contro la polizia e soprattutto contro i civili, e' ben lungi dall'essere terminata.
Dopo un periodo particolarmente brutale tra il 2007 e il 2012, la violenza si era leggermente abbassata, grazie ad una presenza militare piu' importante e alla dislocazione di un certo numero di cartelli. Nel 2015, dopo la prima fase di tre anni, le statistiche ufficiali, ci sbattevano regolarmente in faccia la cruda realta', mostrandoci un aumento del numero dei morti in Messico; 17.013, + 9% in un anno.
Essenzialmente concentrata nel nord del Paese, la violenza si e' poi diffusa in tutte le altre regioni. Lo Stato di Guerrero, nel sud-ovest, e' quello che ha conosciuto, gia' da diverso tempo, il piu' forte aumento di morti in rapporto alla percentuale della popolazione. Acapulco e' la vetrina turistica della regione, conosciuta per le sue lunghe spiagge, la sua costa paradisiaca ed i suoi alberghi di lusso costruiti dopo gli anni 1950 per una clientela straniera che veniva a cercare il sole.
Oggi e' diventata, nel giro di qualche anno, la citta' piu' pericolosa del Paese: negli ultimi 15 mesi, piu' di 1.200 morti sono stati recensiti, facendo passare in secondo grado i livelli raggiunti nel 2011. Secondo il Consiglio per la sicurezza pubblica del Messico, che stabilisce ogni anno una classifica delle citta' piu' pericolose al mondo (al di la' dei Paesi in guerra), Acapulco e' pressoche' su questo triste podio, al quarto posto.
Le esplosioni sulle reti sociali
Ma come questa stazione balneare, dove decine di migliaia di studenti americani venivano ancora fino a qualche anno fa a bere alcolici poco costosi per lo spring break, e' progressivamente diventata l'epicentro della guerra contro i narcotrafficanti? Come e' stato il caso anche per le citta' del nord -Juarez, Tijuana o Nuevo Laredo- e' accaduto perche' i cartelli sono in lotta fra di loro per il controllo del territorio. Grande porto che si affaccia sul Pacifico, Acapulco e' una di queste “plazas” dove i narcos hanno bisogno di transitare per portare la droga verso gli Stati Uniti.
Storicamente, la citta' era controllata dal cartello Beltran Leyva. Dopo la sua disintegrazione cinque anni fa, una molteplicita' di organizzazioni criminali di taglia media, cosi' come anche i grandi cartelli tipo quello di Sinaloa, hanno provato ad appropriarsi della citta'. L'influenza e il controllo passano per le armi, ad un livello pressoche' assurdo.
Questo e' stato dimostrato, una volta di piu', dalle importanti sparatorie, accadute domenica 24 aprile, nel cuore del centro turistico della citta' di Acapulco, sotto gli occhi e i telefonini di turisti ed abitanti. I primo colpi di arma da fuoco sono cominciati poco dopo le 21. Alcuni uomini pesantemente armati hanno presso a colpi di mitragliatori l'hotel Alba, vicino alla grande spiaggia di Caleta. E' li' che abitano diverse decine di poliziotti federali, sul luogo dal mese di ottobre per coordinare la lotta contro i narcos. Nello stesso momento, un'altra sparatoria e' scoppiata al centro commerciale Costera 125, dall'altra parte della citta'. Qui e' il quartier generale della polizia federale che e' stato preso di mira. L'avenue Miguel Aleman, l'equivalente degli Champs-Elysées che si dirama lungo la costa pacifica, e' stata bloccata da decine di vetture di polizia armate fino ai denti. La sparatoria interminabile e i colpi d'arma da fuoco che erano ovunque grazie ai vari cecchini, nelle strade del centro citta', sono stati ripresi dalle persone presenti, che erano al sicuro nelle parti alte dei palazzi, o per strada per i piu' incoscienti.
“Psicosi”
Secondo le autorita', l'attacco armato era stato organizzato e coordinato per rispondere all'arresto, il giorno prima, di un importante responsabile di un cartello locale. In contrasto a queste immagini impressionanti, il bilancio: un cecchino morto, un numero sconosciuto di altre persone in fuga ed un poliziotto leggermente ferito. Quanto ha permesso al governatore dello Stato di Guerrero, Héctor Astudillo, di cercare di minimizzare “cio' che era accaduto”: “era spettacolare… ma ci sono stati altri avvenimenti ben piu' gravi che hanno avuto luogo ad Acapulco, che hanno provocato delle perdite, molti dolori a delle famiglie. Quello che e' accaduto ieri ha avuto un effetto eclatante perche' ci sono stati dei colpi d'arma da fuoco in un contesto particolare”.
Il governatore si e' anche lamentato di quanto e' stato detto sulle reti sociali “per creare della psicosi”, con messaggi che parlavano di decine di colpi d'arma da fuoco o di un coprifuoco in tutta la citta', portando a contorno delle foto macabre che pero' non si riferivano a quella sera specifica. Il Sindaco ha anche molto velocemente notato che alcuni civili o turisti non erano stati feriti durante queste sparatorie.
Lunedi' successivo, Héctor Astudillo e' rimasto sulla sua linea rassicurante: ha ricordato che 1.200 poliziotti federali e 2.000 militari sono dispiegati a Acapulco ed ha chiamato la stampa a testimoniarlo, domandano ad ognuno “di aiutarci a far tornare la normalita'”. Le persone sono tornate alle loro attivita'. I trasporti funzionano regolarmente. Se i criminali sono ovunque, il governo e' pronto per affrontarli con la medesima determinazione”.
Parole che non hanno avuto nessun effetto. Lunedi', l'avenue Miguel Alemann era deserta, la maggior parte dei negozi chiusi. Circa un centinaio di scuole sulle 155 che sono presenti in una citta' di 800.000 abitanti, erano chiuse, disobbedendo ai consigli delle autorita'.
La violenza non e' nuova ad Acapulco. Nel 2011, nel punto massimo della violenza, dei corpi decapitati erano stati allineati in un parcheggio e numerosi taxisti erano stati assassinati dai narcos. Si paventava gia' la fine del turismo straniero di massa. Cinque anni dopo, le autorita' hanno constatato che la presenza negli alberghi e' comunque alta, e che i soldi del turismo non sono completamente evaporati. Ma la presenza ad Acapulco e' essenzialmente di messicani, buona parte dei quali venuti dalla capitale, che e' a 4 ore di strada. Gli Usa hanno vietato ai propri funzionari di andare ad Acapulco in modo particolare, e nell'insieme dello Stato di Guerrero in generale. Il ministero francese degli Esteri, anch'esso, “sconsiglia fortemente” ai francesi di recarvisi.

(articolo di Luc Vinogradoff, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 27/04/2016) 
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