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Narcoguerra messicana. I cartelli sempre piu' presenti nella capitale
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Articolo di Redazione
26 dicembre 2015 14:33
 
  Il narcotraffico opera nel Distretto Federale perche' e' il mercato piu' grande del Paese per la vendita di droghe. Il cartello di Sinaloa, i Beltran Leyva, i Cavalieri Templari, il cartello del Golfo e i Los Zetas sono i cinque gruppi criminali che hanno la maggiore presenza nella capitale messicana, secondo la DEA. L'agenzia antidroga degli Usa ha pubblicato di recente un'informativa in cui evidenzia l'aumento delle organizzazioni criminali messicane.
Miguel Angel Mancera (Izquierda), sindaco di Citta' del Messico, si e' subito prodigato per negare la presenza del narcotraffico durante i tre anni del suo governo. Dall'inizio della sua amministrazione, la Procura Generale aveva avvisato della presenza di cellule del narcotraffico che operavano nella megalopoli. Una nota ufficiale diffusa a marzo del 2013, un mese dopo che Mancera aveva assunto il proprio mandato, aveva individuato cinque gruppi che vi operavano.
I Beltran Leyva -ex-soci di El Chapo-Guzman- avevano sotto il loro controllo La Mano con Ojos (una banda che si chiamava cosi' dal soprannome del suo capo) e al El Mosco. Secondo il Governo federale, Edgar Valdez Villareal, ex-capo dei sicari del cartello dei fratelli Beltran Leyva, era a capo di tre cellule nel Distretto Federale. In seguito questo narcotrafficante fu condannato a tre anni di prigione. El Indio, El Pelos, e la Nueva Administracion, quest'ultima una scissione de La Mano con Ojos, controllano il territorio del Distretto Federale e il suo confinante Stato del Messico.
Martin Burron. Investigatore dell'Instituto Nacional de Ciencias Penales (INACIPE), dice che la presenza dei cartelli e' talmente visibile che include anche il periodo di detenzione di alcuni loro capi, detenzione per i quali alcuni famigliari si sono trasferiti nella capitale. “Alfredo Beltran, uno dei leader del cartello di Beltran Leyva; Vicente Zambda, figlio di Mayo Zambada (uno dei capi del cartello di Sinaloa); e Vicente Carrillo, figlio di Amando Carillo (il capo conosciuto -ormai morto- come El Senor de los Cielos), son stati imprigionati nel Distretto Federale”.
Nel 2007, durante il sestennio dell'ex-presidente Felipe Calderon -che intraprese la cosiddetta guerra ai narcos- la Procura Generale collocava la presenza di quattro cartelli nella capitale messicana: gli Areliano Felix (cartello di Tijuana) i Carrillo Fuentes (cartello di Juarez), quello di Osiel Cadenas Guillen (cartello del Golfo) e quello di Jacquin Guzman Loera (cartello di Sinaloa). I loro tentacoli di distribuzione della droga si estendono a zone colonizzate con alti indici criminali come Doctores, Morelos e Guerrero (una delle prime). Inoltre si estendevano in periferie con una notevole attivita' commerciale notturna come Roma, Juarez e Cuauhtemoc.
“E' innegabile la presenza delle diverse organizzazioni criminali. I cartelli operano del Distretto Federale per una semplice ed evidente ragione: e' il mercato piu' grande del Paese per la vendita di droghe, non solo per la distribuzione. “Val la pena ricordare l'ultimo sequestro avvenuto all'aeroporto di Citta' del Messico, di piu' di 800 chili di cocaina”, dice Barron, specialista in tema di narcotraffico.
Il Sindaco della Citta' ha negato che le organizzazioni si siano installate nel Distretto Federale: “Citta' del Messico non ha nessun cartello”, ha detto. Il Distretto federale, che negli anni piu' violenti della guerra contro i narcos e' stato blindato, negli ultimi tre anni e' stato preso di mira per coloro che vogliono portarvi il marchio inconfondibile del crimine organizzato. Solo nel maggio del 2013, 13 giovani furono rapiti -in piena luce del giorno- da un bar nel cuore della metropoli, e dopo alcuni mesi i loro corpi ricomparvero in alcune fosse clandestine.
Nell'ultimo anno, gli abitanti della capitale hanno assistito a scene che finora era state solo patrimonio degli Stati piu' violenti del Paese come Tamaulipas e Guerrero. Ad ottobre, il corpo di un uomo e' stato trovato impiccato da un ponte su una strada. La scena era sadica: il cadavere era avvolto con delle fasce e aveva il volto coperto con una maschera nera. Il giorno successivo, il corpo di una persona fu trovato dentro un barile. A questi episodi, sono succedute installazioni di grandi cartelli con minacce di gruppi criminali grazie a messaggi scritti sulle tele. “Le autorita' non riconoscono che ci sia la presenza dei vari gruppi di narcos, perche' altrimenti avrebbero risposto alle azioni di sicurezza messe in atto dalle forze dell'ordine”, dice Barron.
Una delle attivita' piu' redditizie del narcotraffico e' il narcomenudeo (spaccio di piccole entita' in larga scala). Nella capitale messicana i piccoli distributori di droga hanno diversificato il loro modo di operare in modo da fare consegne a domicilio, dopo che l'ordine e' stato fatto loro attraverso il telefono cellulare. Quindi partono a distribuire la droga con delle piccole moto, automobili e utilizzano zaini o finte vendite di dolciumi per vendere al di fuori delle scuole. La Procura Generale ha individuato che in questa attivita' vi partecipano franeleros (parcheggiatori di strada), inservienti e camerieri.
I gruppi criminali non si dedicano solo al traffico di droghe. Nella lotta per il controllo delle piazze e la loro ferrea battaglia per guadagnare potere, si aggiungono sequestri, estorsioni, la riscossione delle quote sugli immobili (una quota che i cittadini pagano ai delinquenti come se fosse un'imposta perche' i loro negozi e le loro proprieta' siano da loro difese), la tratta di persone, il furto e gli omicidi. Il Distretto Federale non rappresenta un'eccezione in merito.

(articolo di Zoraya Gallegos, pubblicato sul quotidiano El Pais del 26/12/2015) 
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