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Narcotraffico e famigliari del premier del Venezuela. Ammissione di colpa
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Articolo di Redazione
26 luglio 2016 16:12
 
 I due nipoti della prima donna del Venezuela, Cilia Flores, accusati di aver cercato di trasportare 800 chili di cocaina verso gli Stati Uniti, hanno ammesso di essere coinvolti in una rete di narcotraffico, secondo documenti giudiziali. I famigliari del presidente venezuelano, Nicolas Maduro, erano stati arrestati lo scorso novembre ad Haiti dalla polizia di quel Paese e agenti americani della Dea, che li estradarono a New York.
Entrambi potrebbero essere condannati all'ergastolo.
I documenti della Procura, registrati nei giorni scorsi al tribunale federale di New York che ha sollevato il caso, includono le interviste fatte dagli agenti della Dea durante il volo da Haiti, a Franqui Francisco Flores de Freitas, di 30 anni, e Efrain Antonio Campo Flores, di 29. Secondo i registri della Dea questi due trasferivano la cocaina che ottenevano da una persona che era in contatto con le Farc colombiane.
Le autorita' Usa credono che la maggior parte della cocaina prodotta in Colombia, si distribuisca in Europa e Usa attraverso il Venezuela. L'arresto, criticato dal governo di Maduro, c'e' stato in un momento di sempre piu' frequenti indagini degli Usa sul presupposto coinvolgimento di alti funzionari del Venezuela nel narcotraffico di cocaina. A dicembre, la procura Usa ha accusato di traffico di droghe il capo della guardia nazionale del Venezuela, Nestor Reverol.
Il processo dei due famigliari di Maduro, che sono detenuti senza cauzione, iniziera' a novembre. I due si sono dichiarati non colpevoli. Secondo la loro difesa non va presa in considerazione la testimonianza resa agli agenti della Dea perche' non era stato comunicato loro che, secondo la legge statunitense, avevano il diritto di non rispondere alle domande.
I documenti giudiziali mostrano come i due accusati erano coinvolti in un piano per la trattativa di un trasporto di 100 Kg di cocaina dal Venezuela via Honduras, per poi trasferirlo in Usa. La cocaina l'avevano comprata da narcotrafficanti messicani che in realta' erano informatori della Dea. I documenti includono fotografie ed un video che, secondo la Procura, mostra i due detenuti con le partite di cocaina.
I nipoti della prima donna avevano parlato in incontri in Venezuela, Honduras e Haiti per trasportare la cocaina in Usa tramite aerei privati. Flores de Freitas aveva ammesso che il suo obiettivo era “guadagnare soldi” e che speravano di ricavare cinque milioni di dollari dal primo carico, con un ricavo personale di 560.000 dollari. Secondo i procuratori speravano di riuscire ad ottenere questi 20 milioni di dollari dopo diverse spedizioni.
I due detenuti -secondo quanto fa sapere il quotidiano The Wall Street Journal- dissero agli agenti statunitensi che, per spiegare chi fossero, non avevano bisogno di aiuti del Governo, della polizia o di militari per far partire la droga in aereo dal Venezuela. E dissero che avevano i propri guardaspalle che li aiutavano in questa operazione.
Secondo i registri, Campo inizialmente disse agli agenti Usa che l'obiettivo dell'operazione di narcotraffico era per aiutare a finanziare la campagna elettorale della loro zia, la prima donna venezuelana. Ma in seguito ritratto' e spiego che la propria famiglia non conosceva i suoi piani, che lo avrebbero ucciso se lo avessero scoperto e che in realta' lo faceva solo “per soldi”. 
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