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Nessun dorma in Pechino ... Perché, altrove, sì?
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Articolo di Annapaola Laldi
9 agosto 2015 15:43
 
 Poche scarne, forse farneticanti parole e una bella musica nel tentativo di alleviare gli effetti di questo barbecue naturale, su cui ci stiamo arrostendo dai primi di luglio.
Le musica è, naturalmente, quella della celebre romanza del principe Calaf (in quel momento ancora “principe ignoto”) nella Turandot di Puccini. Egli vi esprime la trepidante attesa generale dell’alba, in cui è sicuro di sciogliere i tre enigmi, che la crudele principessa ha già posto a tanti nobili giovani, finiti poi sotto la mannaia del suo boia, davvero molto indaffarato.
La romanza è piuttosto breve (peccato, perché è proprio bella), e ci dà subito un po’ di respiro e di speranza, quando sentiamo le parole “tu pure principessa, nella tua fredda stanza …”. Fredda?! Che meraviglia. La voglio anch’io!!!
Ma il brivido appena appena avvertito mentalmente (perché i 30 gradi 30 che ho in casa non mi permettono di trasferirlo sul piano fisico) si volatilizza. O, se si preferisce, si liquefà con la stessa velocità di un cubetto di ghiaccio che in questi giorni si assottiglia subito, a vista d’occhio, lasciando una pozzettina di acqua già tiepida.
E allora, quando si arriva alla fine, all'espressione della certezza di Calaf di sciogliere il gelo di Turandot (ma che crudeltà toglierle quel poco di refrigerio!), non posso essere d’accordo con lui, e dire “Dilegua o notte! Tramontate stelle! All’alba vincerò!”.
Perché, siamo realisti: almeno io … all’alba … schianterò!
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