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No, l'odio non ha futuro!
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Articolo di Annapaola Laldi
20 dicembre 2019 9:43
 
No, l’odio non ha futuro!
Che l’odio non abbia futuro è un bene per tutti quanti, per le singole persone e per la società nel suo insieme.
Ed è un bene anche e soprattutto per chi l’odio lo esercita, perché, anche se non se ne accorgono, queste persone si trovano inaridite, divorate da una ruggine che può intaccare il cuore e la mente. Quindi, l’augurio: fermatevi subito! Per il vostro stesso bene, per la vostra salute!
 
Mi piace prendere  come motivo conduttore di queste noterelle, che passeranno in rassegna alcuni eventi confortanti degli ultimi dieci giorni, la parola d’ordine della marcia di solidarietà dei 600 sindaci con la senatrice a vita Liliana Segre del 10 dicembre scorso,  nella celebre Galleria, il “salotto” di Milano che, leggo, non aveva mai ospitato  una cosa del genere, riservata come è sempre stata al commercio di lusso. 
Mi ha impressionato, anzi, commosso, la folla straripante che ha accompagnato la senatrice , in risposta alle manifestazioni di odio, cui è stata fatta oggetto – lei, che a poco più di 13 anni, fu portata nell’inferno di Auschwitz, dove perse il padre (la madre le era morta quando non aveva ancora un anno di età) e i nonni paterni, lei che conobbe la liberazione solo il primo maggio 1945, perché trasferita, nella “marcia della morte” dell’inverno 1944/45 dal campo di sterminio in Polonia, su cui incombeva l’arrivo dell’Armata Rossa, a uno vicino a Ravensbrück in Germania, lei che dei 776 bambini italiani sotto i 14 anni deportati ad Auschwitz,  fu tra gli appena 25 sopravvissuti.
Ebbene lei, proprio lei, che porta ancora impresso sulla sua pelle il numero di matricola della vergogna nazista 75190, ha espresso, alla fine della manifestazione, parole d’amore per l’umanità, anche per coloro che sembra abbiano fatto dell’odio, tragicamente, l’unica ragione di vita.
 
Un altro episodio che mi ha colpito è avvenuto nella stessa Galleria di Milano appena due giorni più tardi, cioè il 12 dicembre, cinquantesimo anniversario della strage di piazza Fontana, la prima di una serie di stragi, da cui fu dolorosamente punteggiata la mia gioventù. In questa occasione il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato a Milano per ricordare l'anniversario di quella tragedia.
E anche in questo caso, la Galleria ha fatto da sfondo a una manifestazione spontanea della folla che ha seguito attentamente, nel massimo silenzio, il discorso del Capo dello Stato, trasmesso in diretta da Palazzo Marino sul maxischermo allestito proprio nel “tempio dello shopping”. Folla che, alla fine, ha manifestato il suo stato d'animo con un lungo applauso.
Anche questo evento ha provocato in me una forte emozione positiva; allora c’è ancora speranza se accadono cose del genere. Se ci sono così tante persone che escono  dal coro delle volgarità, dell’insulsaggine e del pressapochismo, dimostrando che esiste un ben altro modo di procedere e di esprimersi rispetto a quello purtroppo corrente in tanta gente che pretende di “fare politica” con slogan vuoti e spesso volgari.
 
E infine, con grande gioia, ho colto anche altri segnali in questa direzione.
Domenica 15 dicembre il settimanale “L’Espresso”  ha dedicato la copertina alle due persone dell’anno: due donne, una anziana, alle soglie dei 90 anni, Liliana Segre, di cui ho parlato poco fa, e, l'altra, una diciassettenne moscovita, di cui non sapevo niente, Olga Misik, che si oppone a Putin leggendo pubblicamente, sulle piazze, la Costituzione russa del 1993 e deve fare una paura tremenda al padrone di tutte le Russie, se egli la fa circondare dai poliziotti in tenuta antisommossa, che ogni tanto arrivano persino ad arrestarla.
Anche ciò che fa questa giovane donna è un segno forte contro la prepotenza e la disperazione del potere; contro la pretesa di certe persone di essere più importanti dei comuni mortali e che di essi si servono per i loro biechi scopi, facendone strame.
Nello stesso numero di questo settimanale mi ha colpito favorevolmente anche l’articolo di Elena Testi “Dream Generation, storie dei ragazzi che sognano un mondo più giusto”; sottotitolo “Dai FridaysForFuture alle Sardine, i giovani riscoprono la politica. In nome della collettività. Per un pianeta senza odio e razzismo. Salvato dal cambiamento climatico”. Questo articolo però, purtroppo, non si può leggere gratuitamente online.
Dall’assaggio che è fruibile liberamente leggo e trascrivo questo incipit significativo:
Hanno riscoperto la politica, ben prima di diventare sardine. Usano la parola «comunità», ma anche «collettività» e soprattutto «bene comune». Sono impegnati, ma senza per questo seguire qualche partito. Anzi, non li nominano mai, se non per identificare uno spartiacque generazionale che si sta formando tra l’attuale classe dirigente e loro. C’è chi lotta contro la mafia, chi manifesta per l’ambiente, chi studia la Costituzione e per questo è antifascista, chi si batte per l’Europa.
Nella stagione di «prima gli italiani» e prima noi stessi, mentre si raccontava solo l’avanzata dell’estrema destra, sono spuntati quelli che lottano per i diritti degli altri, a sorpresa. E si è scoperto che sono tanti
”.
E poi viene una carrellata di storie di giovani uomini e donne, di cui posso fare solo un vecchio buon riassunto; c'è Lorenzo Donnoli, ventottenne romano, organizzatore delle sardine romane, che dice di essere tornato dall’Australia “per fondare un movimento o una forza politica che fosse costruttiva e non distruttiva", e poi Deborah Fruner, veronese di 24 anni, anche lei impegnata con le sardine; una studentessa che parla della complessità della sua città e che osserva: “La verità è che si guarda solo ai fini politici, ma ci siamo scordati delle persone, della comunità e questo deve cambiare, altrimenti non andiamo da nessuna parte”. Nella carrellata figura anche Antonio Lenti, 28 anni di Taranto, che ragiona sui problemi della sua città e consegna, anche a nomi di molti altri, al Presidente del Consiglio un piano corposo, in cui si spiega “punto per punto come chiudere l’Ilva e creare lavoro, il tutto corredato di dati, studi di Confindustria e un’idea del futuro”.
E poi c'è Emmanuele Napoli, siciliano di 21 anni emigrato a Milano per studiare, cattolico e progressista, uno dei settecentomila studenti fuori sede che ha preso a cuore la situazione di questo rilevante gruppo di giovani, molti dei quali non possono tornare a votare nei loro comuni di residenza perché il biglietto aereo costa troppo. Parla della superficialità di oggi che ha invaso il dibattito pubblico e afferma che i giovani ora chiedono semplicemente di superarla; “abbiamo capito che bisogna combattere pigrizia e ignoranza, e il modo migliore per farlo è scendere nelle piazze e combattere la politica fatta da bufale e campagne elettorali continue”. E, per quanto riguarda l’Europa,spiega che nessuno di loro giovani ne parla, “perché per la nostra generazione è un fatto scontato, siamo patrioti europei …”.
E poi sono presentati ancora Amnin Anour, somalo, che "manifesta sempre per l’accoglienza e i diritti negati”, Valerio Carocci, animatore dell’iniziativa “Cinema America” che dà così noia a Casa Pound e dintorni da spingere dei loro affiliati ad aggredire dei giovani che semplicemente indossavano la maglietta bordeaux del Cinema. E c'è anche Giulia Fidale, ventenne calabrese, attivista contro la ‘ndrangheta, che va in piazza “per cambiare le cose, perché ogni volta che vado in piazza lo faccio non per la Calabria, ma per l’Italia intera”, e che ogni 21 marzo va sul palco di “Libera” a leggere i nomi delle vittime della mafia; Giulia osserva come, a forza di fare ciò, molte più persone si stanno interessando del problema e che “le cose stanno cambiano anche qui da noi. Hanno ragione le sardine, tanti uno fanno un oceano”.

Da questi giovani sono state nominate più volte le "sardine", e mi piace concludere con i 6 punti che sono stati elencati nella manifestazione di piazza San Giovanni sempre di domenica 15 dicembre: Sono richieste rivolte a chi sta nei partiti, a chi fa politica come mestiere, richieste che trovo molto sensate, se davvero si vuole ricondurre il dibattito politico, e non solo, sui binari della correttezza e del rispetto reciproci:

1. Chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare 
2. Chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente nei canali istituzionali.
3. Serve trasparenza dell’uso che la politica fa dei social network.
4. Il mondo dell’informazione traduca tutto questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti.
5. La violenza venga esclusa dai toni della politica in ogni sua forma. La violenza verbale venga equiparata a quella fisica.
6. Abrogare il decreto sicurezza.
 

Tutte queste istanze, quelle rappresentate dalla marcia con Liliana Segre e dalla spontanea composta attenzione per le parole del Capo dello Stato a Milano, e quelle rappresentate da questa bella gioventù che si impegna spesso controcorrente - tutte queste istanze sacrosante, verranno ascoltate, verranno accolte? Eppure, risulta evidente che solo un rinnovamento della vita politica come quello auspicato qui sarà in grado di  ridare vigore al nostro Paese e alla sua ancora pur viva democrazia, evitando il periglioso scivolamento nell'abbraccio letale delle sabbie mobili, in cui alcuni, come i bugiardi e i seminatori d'odio, vorrebbero impantanarlo.
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