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IL NOSTRO INTERESSE. MA QUAL E' IL NOSTRO VERO, AUTENTICO INTERESSE?
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Articolo di Annapaola Laldi
1 agosto 2003 0:00
 
E' da parecchio tempo che questa domanda mi affiora nella mente e mi sembra venuto il momento di porgerle la dovuta attenzione.
Non faccio a tempo a darle forma scritta che mi si presentano altre formulazioni che rendono piu' esplicito l'interrogativo di fondo:
CHE COS'E' CHE DAVVERO RENDE MIGLIORE LA QUALITA' DELLA NOSTRA VITA?
PIU' COMODITA' SIGNIFICA DAVVERO MIGLIORE QUALITA' DELLA VITA?
PIU' VANTAGGIO PERSONALE IMMEDIATO COINCIDE DAVVERO CON IL VERO INTERESSE DELLA SINGOLA PERSONA?

Un esempio tratto dall'attualita' piu' attuale.
E' segno di migliore qualita' della vita e rappresenta un nostro vero interesse accendere il televisore (o un altro apparecchio) usando il telecomando dalla poltrona invece di premere, prima di sedersi, il pulsante dell'apparecchio?
Recentemente, si e' scomodato persino un ministro della Repubblica per ricordarci che, nel primo caso, l'apparecchio non e' spento per davvero e assorbe giorno e notte una quantita' di energia elettrica che, anche se rappresenta una goccia pressoche' insignificante per le finanze del singolo, sul piano dei consumi, moltiplicata per milioni di utenze, diventa la classica goccia che fa traboccare il vaso. E cosi', in situazioni come quella che stiamo vivendo dalla fine di maggio, la comodita' del telecomando da' un suo discreto contributo ai black out. I quali peraltro ricadono su ciascuno di noi, annullando all'improvviso non solo le comodita' superflue, ma anche tutto quanto ci e' necessario per la pura sopravvivenza in questa societa'.
E va bene. Facciamo lo sforzo di spegnere davvero il televisore. Ma l'aria condizionata no. Anzi, installiamola subito in casa, in macchina, ovunque, perche' qui si soffoca. In certi momenti sembra di soffocare, e' vero. Ma che cosa ci da' piu' noia, sul serio? Il caldo effettivo o l'idea del caldo? E' un esercizio interessante da fare. Anche perche', di nuovo, il vantaggio personale puo' ritorcersi come un boomerang contro .. il vantaggio personale.
Moltiplicare l'uso del condizionatore in auto significa un maggiore consumo di benzina, che, oltre alla spesa viva a carico dell'automobilista, vuol dire immediatamente maggiori emissioni inquinanti, il che significa un'immediata maggiore difficolta' di respirazione, piu' allergie, piu' malattie .., per non parlare del contributo cosi' portato al riscaldamento dell'atmosfera, effetto serra, cambiamento climatico, alternanza di siccita', tornadi e alluvioni. insomma, tutto quello che abbiamo proprio sotto gli occhi e da cui vogliamo fuggire. col condizionatore. Non converrebbe, semplicemente, evitare l'uso dell'auto in certe ore del giorno, quando non sia proprio, ma proprio necessario?
Moltiplicare i condizionatori nelle case significa di nuovo grande consumo di energia elettrica, in qualche caso, perfino poco sostenibile per le proprie finanze. Certo insostenibile per la disponibilita' attuale delle centrali. Allora, tante altre centrali, magari nucleari? L'Italia e' quasi ovunque zona sismica, e quindi i rischi di incidenti gravissimi sono piu' che prevedibili e attuali? L'acqua indispensabile per raffreddare il nucleo (le centrali nucleari non si possono spengere come le altre!) potrebbe scarseggiare, dando luogo in prima assoluta mondiale alla "sindrome cinese"?
Si', ma insomma, io singolo devo, voglio le mie comodita' -e non importa se sono in buona salute e il mio organismo puo' reggere bene questa calura, che, fra l'altro, potrebbe anche farmi scoprire qualcosa di interessante su di me, a livello sia fisico sia psichico.
Ma cosa significa comunque, per l'ambiente, una produzione indiscriminata di energia elettrica che non venga, semmai, da fonti rinnovabili e pulite, come il sole che certo non manca qui da noi? Non vuole dire, con certezza, ulteriori esalazioni velenose e l'accumulo di scorie pericolosissime? Dove mettiamo tutto cio' se non nell'aria che respiriamo, oppure nel sottosuolo da cui sgorga quella cosa preziosissima, assolutamente indispensabile per la vita, che e' l'acqua?

E proprio l'acqua ci fornisce un ulteriore spunto di riflessione. L'Italia risulta essere il maggior produttore mondiale di acque minerali; nel 2000, ad esempio, sono stati consumati oltre 10 miliardi di litri, con una media nazionale di circa 175 litri a testa. Quest'acqua, a cui si e' aggiunta di recente l'acqua comune filtrata o microfiltrata, viene venduta per lo piu' in bottiglie di plastica. Milioni, miliardi di bottiglie all'anno -una montagna di rifiuti, la maggior parte dei quali continua a finire nelle discariche o negli inceneritori che nessuno, e' logico, vuole vicino a casa propria (Napoli, qualche mese fa, puo' insegnarci qualcosa?). Ma e' davvero indispensabile tutto questo consumo di acqua minerale? Come mai in altri Paesi europei, molto simili al nostro come livello di sviluppo, tale consumo e' tanto piu' limitato -quasi un lusso da permettersi nelle grandi occasioni?
In effetti, osservando questo fenomeno tutto italiano, emerge una vistosa contraddizione sulla quale poco ci si sofferma: il nostro interesse immediato sembrerebbe proprio quello di consumare l'acqua del rubinetto. Per piu' motivi:
- economico, perche' l'acqua confezionata (minerale o comune che sia) costa un visibilio di piu' di quella del rubinetto (1 METRO CUBO DI QUEST'ULTIMA, PARI A 1000 LITRI, costa, a seconda della fascia di consumo, fra ¤ 0,51e ¤ 1,12, cifre con cui, al massimo, si possono comprare da 2 a 4 litri di non eccelsa acqua minerale);
- pratico, perche', per riempire il bicchiere, e' molto piu' comodo aprire il rubinetto piuttosto che trasportare un peso di diversi chili dal negozio fino al nostro appartamento;
- igienico, perche' certamente l'acqua dell'acquedotto e' sottoposta a controlli quotidiani, mentre quella delle sorgenti lo e' una volta all'anno. Il dubbio legittimo se il materiale di cui sono fatte le tubature delle nostre case rilasci sostanze dannose alla salute, puo' essere risolto portando a un laboratorio di analisi l'acqua che viene dal rubinetto. D'altra parte, della salubrita' dell'acqua in bottiglie di plastica non possiamo essere del tutto sicuri, perche' non e' affatto detto che, durante il trasporto sui camion e in fase di carico e scarico, nonostante tutte le precauzioni, raccomandazioni e norme di legge, queste bottiglie non restino esposte al sole, e la plastica non rilasci delle sostanze nocive anche nell'acqua in teoria piu' pura e piu' buona.
A che cosa si deve, dunque, un fenomeno del genere che va spesso contro ogni razionalita'? Mancanza di fiducia nei confronti di cio' che e' (ancora quasi) pubblico e costa (ancora) poco? Desiderio di sentirsi dei "gran signori" scialando almeno su questo bene? Oppure ci sentiamo tutti dei malati bisognosi delle decantate virtu' terapeutiche di questa o quell'acqua minerale? Ma, in questo caso, chi ci garantisce che quella certa acqua faccia davvero al caso nostro? E se "i sali in essa disciolti", invece che bene ci facessero male? Cio' che dichiara di avere proprieta' curative va trattato con molta cautela; "farmaco", in greco, vuol dire anche "veleno" .....
Mi pare quindi urgente che ciascuno si interroghi su questa abitudine, dato che essa, spesso neppure dettata da un'apparente comodita' o necessita' terapeutica, le uniche cose certe che provoca sono un disastroso accumulo di rifiuti che ci sta straripando addosso e uno sfruttamento sempre piu' intensivo delle sorgenti che, dati i tempi, non possiamo permetterci.

Molti altri possono essere gli esempi nel campo del rapporto fra una nostra presunta comodita' personale immediata (o il segno di una discutibile, comunque fragile, agiatezza) e il suo costo in termini di energia o di produzione di veleni e rifiuti che minacciano, con il loro accumulo, il nostro vero benessere sulla distanza. Basta fare un minimo di attenzione ai gesti quotidiani che compiamo e non dare niente per scontato. A volte, infatti, cio' che sembra piu' comodo e pratico neppure lo e' per davvero. La colla in stick di plastica che pesano quanto il contenuto, i prodotti pieni di irritante cloro contro il calcare, i detersivi per i piatti ormai solo in contenitori di plastica ... ma davvero non hanno alternative piu' rispettose dell'ambiente, piu' sicure sul piano della salute e anche piu' economiche?
A chi legge lascio il piacere di scoprire, misurare, calcolare ed eventualmente sperimentare personalmente qualche alternativa. Con un ultimo interrogativo di sottofondo:
QUANTO ASSOMIGLIAMO SEMPRE DI PIU' A UNO CHE STA SEGANDO IL RAMO DELL'ALBERO SU CUI E' SEDUTO?


NOTE
1. Il consumo stimato per tenere SOLO il televisore in stand by e' di 306 Kwh all'anno (comunicato stampa ADUC del 18 luglio 2003).
2. Le informazioni e i dati relativi ai consumi di acqua minerale in Italia sono tratti da "Altreconomia" (30/2002) e da un servizio comparso sul quotidiano "La Nazione" del 25 luglio 2003 a proposito della campagna pubblicitaria promossa da "Publiacqua" in Toscana per convincere gli utenti a bere l'acqua del rubinetto. In esso, fra l'altro, si indica in oltre 500 milioni di bottiglie la produzione annua delle tre maggiori sorgenti toscane. Le tariffe dell'acqua potabile le ho prese dalla mia bolletta dell'acqua (gestore: "ACQUE spa").
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