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Passeggini: ingresso vietato nei ristoranti di Monaco, e non solo
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Articolo di Redazione
8 febbraio 2011 9:43
 
"Noi dobbiamo restare fuori". Il divieto d'ingresso, prima riservato ai cani, adesso vale anche per i passeggini. A Monaco di Baviera è in atto una guerra tra le famiglie con i bimbi piccoli e chi vuole vivere tranquillo.

A Muenchen-Schwabing, dove le strade sono larghe, le case sono vecchie e le latifoglie nascondono le bancarelle dell'Elisabeth-Markt, c'è un foglietto bianco attaccato a una porta di vetro, con la scritta: "Per favore non nella vineria", e sopra è disegnato un passeggino cancellato da una x.
Nel locale Backerl -metà negozio e metà bar- non c'è posto per loro, dice la proprietaria. Ne bastano quattro perché non ci passi più nessuno, né camerieri né clienti. In più, qualcuno potrebbe inciampare e rovesciarvi dentro la bevanda calda. E' per questo che Katja Stefan, subito dopo l'apertura del locale nel dicembre 2006, ha appeso quell'insegna sulla porta d'entrata. D'altra parte, dice, in città ci sono tanti caffè adatti a ospitare mamma, bambino e carrozzine. Lei ha avuto l'idea della vineria, un luogo in cui la gente si ritrova dopo l'orario d'ufficio. E dove (fa intendere) non sarebbero graditi piccoli esseri urlanti alla ricerca spasmodica del seno materno.
Storie simili con l'insegna del passeggino bordato di rosso sopra quella di un cane non sono nuove. Nel centro di Monaco, davanti alla filiale della catena Bohne und Malz c'è un parcheggio per passeggini. E casi di proteste di genitori ci sono stati ad Amburgo, Augsburg, Zurigo.

E' l'imbrunire, il Backerl è ancora quasi vuoto e i suoi 20 metri quadrati con i pochi tavolini di legno non sembra poi così stretto. "Inganna", dice Katja Stefan, "è l'effetto delle finestre grandi". Ai tavoli esterni, ben avvolti in indumenti caldi, i primi avventori siedono con un quartino di vino davanti a sé. Un signore dai capelli grigi legge un settimanale, due tavoli più là una signora con la testa tutta bianca sfoglia una guida del Piemonte.
La vineria Backerl e il cartello sulla porta disegnato in proprio sono l'emblema di una contesa che nel frattempo si è diffusa in tutte le grandi città tedesche: la lotta tra chi non ha figli e non capisce perché i giovani genitori debbano per forza sedere al caffé con la loro prole urlante quando ci sono tanti bei parchi-gioco, e i genitori che non si capacitano del perché tante persone siano intolleranti verso i bambini, al punto che in certi condomini gli proibiscono di giocare, o che in certi locali pubblici il pargoletto sia guardato male, peggio di un terrier.
Appena poche settimane fa, una rivista tedesca riferiva di forti conflitti nei quartieri nobili di Amburgo. In un caso i proprietari delle ville se l'erano presa con i gestori di asili nido che avrebbero avuto l'idea di trasferirsi con i loro protetti in una bella casina di un bel quartiere residenziale. Il chiasso dei bambini che giocano compromette la qualità della vita e la salute dei residenti, hanno sostenuto i protestatari. Naturalmente succede anche l'inverso. L'anno scorso, il proprietario di un caffè di Berlino è stato maltrattato da alcuni genitori (aizzati dai media) perché aveva aggiunto al locale, frequentato da molti genitori con prole, un piccolo spazio riservato ai clienti senza figli affinché potessero leggere in santa pace.

"Non si possono accontentare tutti"

Se a Katja Stefan chiedi se il suo atteggiamento verso le carrozzine non sia discriminante, reagisce come chi conosce bene la domanda. Sì, spesso l'hanno osteggiata, dice. Ma non c'entra l'ostilità verso i bambini. "Anch'io ho figli". Si tratta invece di "tolleranza reciproca". Le mamme dovrebbero accettare che nel locale i passeggini non possano essere accettati.
Nel 2009 a Monaco sono nati 14.306 bambini, più del baby-boom del 1969. Una cifra record, soprattutto rispetto al resto del Paese, dove la bassa natalità è vista con preoccupazione ed è oggetto di politiche famigliari. Monaco è in testa alla statistica delle nascite e in generale è considerata una città ben disposta verso la famiglia.
Non è che si proibisca ai genitori di portare i figli con sé, dice la signora Stefan. Solo senza passeggino. Poi si dilunga sui suoi clienti, sul vino, sul fatto che all'entrata non ci sia un cartello che faccia pensare al suo locale come a un caffè "diurno". E racconta di certe mamme, che proprio non vogliono capire che un'osteria non è un posto adatto ai bambini. E che la sera mandano lì i loro mariti perchè si lamentino con lei dell'esclusione di moglie e figlio durante il giorno. Aggiunge una frase che non la renderà certamente popolare, e lei lo sa: "Non vedo perché il mondo debba essere solo a misura delle giovani mamme".
In Internet, luogo deputato alle proteste e alle discussioni, ci si agita molto contro il divieto delle carrozzine all'entrata dei bar. "Discriminazione!" scrive una certa Diana sotto un articolo che tratta il tema su un sito di genitori. "Una sfacciataggine inaudita, gente simile andrebbe denunciata". Ma sarebbe inutile: i proprietari di un locale sono liberi di decidere se far entrare oppue no un bassotto o un bambino. "Possiamo al massimo consigliare, ma poi bisogna attenersi alla discrezionalità", spiega un funzionario del Comune.
Katja Stefan continuerà a tenere la sua insegna. Nella lotta dei senza figli contro le supermamme ha deciso di stare dalla parte dei clienti silenziosi con la guida da viaggio. E' sempre così, dice: uno vuole stare al sole, quell'altro all'ombra. "Non si può mai accontentare tutti".

(articolo di Katharina Riehl, pubblicato sul quotidiano Sueddeutsche Zeitung del 03-02-2011. Traduzione di Rosa a Marca)
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