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Pazzo per la Jupiter
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Articolo di Annapaola Laldi
18 agosto 2016 9:51
 
Ferragosto 2016. Sono a casa e voglio fare qualcosa di altamente trasgressivo (?!). Per esempio, ascoltare un CD di vecchi successi di Gianna Nannini!
Detto fatto, individuato il disco nella mia consueta confusione che mescola musica classica e musica leggera, peraltro talmente vecchia da essere anch’essa sempre “classica” nel suo genere, lo inserisco nel lettore CD della mia radiolona (è parecchio panciuta) portatile che mi serve per farmi seguire nelle stanze di casa mia.
Bene bene, guardo il susseguirsi delle operazioni sul display, ma ... dopo un po’, ecco la fatale comunicazione: “No Disc”. O come “no disc”, se te l’ho fatto fagocitare dieci secondi fa! Ma c’è poco da fare: e dunque. tasto “stop”, tasto di apertura del coperchio del lettore, a seguito della quale scopro che il disco ruota vertiginosamente senza però avere emesso una nota. Non è la prima volta che succede. Specialmente in estate. Lo blocco a mano. Lo tolgo, richiudo il coperchio, spengo l’apparecchio, e dopo qualche secondo ricomincio la sequenza. Apertura coperchio, posizionamento CD, chiusura, e … vai!
Solita solfa di prima: “No disc”. No disc, un par di zebedei! Ci riprovo a intervalli più o meno lunghi, e poi mi arrendo. No, Gianna Nannini non gli piace. Proviamo con la colonna sonora di “Otto donne”, canzoni francesi anch’esse d’antan, anzi, di più ancora di quelle della Nannini (anni Sessanta a dire poco).
Macché! Il lettore sembra divertirsi a comunicarmi che non c’è nessun disco al suo interno.
E allora, dopo una decina di minuti di giramento sempre più vorticoso, mi arrendo, mentre una vocina mi suggerisce: “Oh stai a vedere che vuole suonare la sua musica preferita!”. Già, perché, se non è la prima volta che specie d’estate il lettore CD fa i capricci, ho la speranza che forse si ammansirà con Mozart.
Ma non un Mozart qualsiasi, non una Messa, non un concerto o una sonata. Perché lui, ne sono ormai certa, e me lo conferma seduta stante, lui va pazzo per la … Jupiter (che sarebbe poi la sinfonia numero 41 in do maggiore, K 551). Del resto questa sinfonia che, guarda caso, fu terminata il 10 agosto del 1788, ed è l’ultima scritta dal grande Salisburghese, ha effettivamente un che di magico nella sua perfezione che, appunto, le meritò il nome del sublime tra gli dei dell’antichità classica, Jupiter (Giove).
Nella sua olimpica monumentalità, riconosciuta fin dalle sue prime esecuzioni (ricevette l’appellativo di “Jupiter” forse dall’organizzatore di concerti inglese Johann Peter Salomon), e in presenza – leggo in un catalogo delle opere di Mozart – di “un elaborato impianto costruttivo […], la partitura non dimentica un ideale di semplicità, di leggerezza, di trasparenza, che viene raggiunto attraverso l’inconsueta orchestrazione, a volte emula della intimità della musica da camera”. Insomma quanto basta per farne un brano indimenticabile, perfettamente godibile anche da quell’analfabeta musicale che sono io.
E quindi, nell’ottica della condivisione di una cosa bellissima, vai con la Jupiter.  

N.B: Il catalogo, a cui mi riferisco, è quello di  Amedeo Poggi e Edgar Vallora, Mozart - Signori il catalogo è questo!, Einaudi, Torino 1991 e 2006, pp. 615-616.


 
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