testata ADUC
Preparandosi al dunque/2 - La morte ha da trovarci vivi
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Annapaola Laldi e Rosa a Marca
26 luglio 2012 12:55
 
Sono davvero felice di poter proporre un’ulteriore testimonianza sul tema affrontato il 12 luglio in questa rubrica. Essa porta la firma di Rosa a Marca, che ai frequentatori del sito ADUC è nota per la scelta e traduzione di interessanti articoli ripresi dalla stampa di lingua tedesca. Nel breve intenso scritto che segue il nostro “venire al dunque” si fa di una concretezza proprio fisica, che si tocca con mano e che, lungi dall’incutere spavento o amarezza, è capace di infondere un senso di serenità.
Grazie a Rosa, dunque, che ci consente di leggere queste righe nate per la sua famiglia di origine, che vive in Svizzera, e che ci porta a contatto con luoghi e persone a lei cari (in particolare, il nome Aegeri, che si incontra di seguito, si trova nel Cantone di Zug; è una cittadina nei pressi del lago omonimo).

La morte ha da trovarci vivi  
di Rosa a Marca

Le due settimane che ho appena vissuto con Angela sono una parentesi nella mia vita, ma, come spesso accade, proprio nelle parentesi si trova qualcosa d'importante, magari l'essenziale.
Partiamo dalla sorellanza -termine che forse esiste da sempre, ma che ho coniato per conto mio diversi anni fa pensando a una breve vacanza tra noi sorelle. L'idea venne accolta, e questi incontri si sono ripetuti per numerose estati in vari luoghi, più volte con base proprio a Aegeri.
Anche questa volta, sebbene solo in due e in una circostanza tanto particolare, sorellanza ha voluto dire attenzione per l'altro, memorie riportate in vita, bisogno di volersi bene e confidenze.
E' così che abbiamo trascorso il tempo in attesa dell'Agnese, tornata a Mesocco per problemi di dentista e altre incombenze.
Sono andata dall'Angi perché ne sentivo il bisogno. Volevo rendermi conto di persona del suo stato di salute, dopo quel suo colloquio del 10 aprile con la dottoressa Mehl, di cui, per caso, sono stata la prima depositaria. Il succo era che il cancro aveva intaccato il fegato e non c'era rimedio, perciò, come ha concluso lei al telefono: ho quasi ottant'anni e ho avuto una buona vita, ora cerco di fare quel che devo per non avere niente da rimproverami, vedrò di vivere bene giorno per giorno; il dopo nessuno sa come sarà.
In un'altra occasione mi ha detto che in fondo lo sapeva da quando le hanno tolto lo stomaco, e che un segnale netto c'era stato il 13 agosto dell'anno scorso alla gita al Ritom, quando faceva tanta fatica a camminare.
Sono seguiti momenti di grande spossatezza, l'incontinenza e il prurito, ma al telefono la sentivo propositiva.
Con lei dal 19 maggio al 3 giugno. Le giornate scorrevano come al rallentatore, eppure le pareva che fossi veloce a sbrigare le faccende di casa e i lavori in giardino; in realtà era lei che doveva dedicare molto tempo al suo corpo malato ed esigente. Per fortuna, almeno nei primi giorni, ci restavano i pomeriggi per una passeggiata vicino a casa, sempre diversa, in cui le raccontavo di me, del lavoro, di amici e conoscenti e lei ascoltava interessata; oppure affiorava il passato, e capitava che i racconti dell'infanzia divergessero, com'è naturale, soprattutto considerando lo scarto d'età e di ruoli.
A casa mi piaceva tenerle le mani e riscaldargliele, però dovevo stare attenta a non esagerare con le attenzioni giacché una volta m'ha rimproverato: "Sei troppo premurosa, mi dai quasi fastidio".
Avevo portato due libri da leggerle eventualmente, invece li ha letti per conto suo. L'analfabeta di Agota Kristof l'ha finito subito e me l'ha restituito senza commentarlo, mentre Maria di Lalla Romano, che già conosceva, se l'è goduto in pieno. L'ha letto altre due volte; se lo teneva sotto il cuscino a portata di mano e ogni tanto ne parlavamo, anche perché tratta di un mondo tutto sommato "nostro": il Piemonte del secolo scorso, con persone che ci sembra d'aver conosciuto.
I piatti un po' diversi cucinati in quei giorni avevano il sapore della vita che avanza e porta novità. Del resto ha mangiato quasi sempre con gusto, soprattutto la colazione -il suo caffè speciale in tazza grande della Provenza e piccole fette di Weinlandbrot col miele.
Guardare avanti. "Devo dire alla Nisciola che un dessert semplice per il pranzo del mercoledì con i ragazzi di Doira potrebbe essere la banana tagliata a fettine come questa, decorata con un altro frutto per dare colore". Già, l'estetica: un aspetto sempre presente nel suo rapporto col mondo, anche nelle minuzie. O ancora, la curiosità per una parola inusuale in mezzo alla conversazione, la diligenza nello sbrigare pratiche noiose come un sollecito al fiscalista o la disdetta dell'elettricista. Autonoma nei rapporti col medico, e tanto dignitosa.
Voglio dire anche della sua saggezza. L'Angi, che conosciamo insicura e complicata nel quotidiano, quando si è trattato di decidere se sottoporsi a un intervento per guadagnare alcune settimane di vita pur con qualche rischio, ha deciso di no -da sola e in pochissimo tempo. "Malgrado tutto, questo è un buon periodo", ha ripetuto più volte. "Grundgefuehl gut, so wie am Ende eines guten Tages" (sensazione generale buona, come alla fine di una bella giornata).
In quanto a me, le sono riconoscente per come mi ha accolta e m'ha fatto sentire importante (non capita spesso). Quei giorni dal 19 maggio al 3 giugno sono stati preziosi perchè siamo state vicine e abbiamo parlato di tutto, anche della morte, senza finzioni. Un vero regalo.

Rosa, 7 giugno 2012


Rosa a Marca ha scritto per “La pulce nell’orecchio” anche La moratoria della pena di morte, una vicenda esemplare (15 gennaio 2008)

 
Pubblicato in:
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS