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Quattrozampe in ufficio. L’esperienza di Aduc
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Articolo di Vincenzo Donvito
6 maggio 2018 11:00
 
  Avere un animale domestico in ufficio e’ importante. Lo diciamo dopo anni di presenza, nei nostri uffici centrali di via Cavour a Firenze, di -cadenzati nel tempo- cane, gatto, cani. Il tutto e’ cominciato quasi per caso, piu’ di dieci anni anni fa, con il piccolo Leon (aveva un anno), abbandonato dai nostri vicini al suo destino che cominciava a delinearsi con vari rimbalzi da un canile all’altro, da noi raccolto, registrato a nostro nome e fatto diventare una sorta di simbolo della nostra accoglienza a chi veniva a chiederci consigli. Educato e re del giardino, dove nascondeva i suoi ossi per un incerto uso futuro, con i suoi circa trenta chili di stazza, silenzioso e un sorriso a piena dentatura, al primo timore iniziale di qualcuno sapeva rispondere facendosi accarezzare, amare, porgere una palla per giocare, e farsi cercare quando i consumatori in cerca di consigli tornavano, e la prima cosa che chiedevano era “dov’e’ Leon?”. Dopo quasi dieci anni se ne e’ andato, e ancora oggi -piu’ di cinque anni dopo- oltre alla morbidezza del ricordo in ognuno di noi che facciamo il servizio in Aduc, c’e’ ancora qualcuno che chiede di lui. Poco tempo dopo, complice la nostra nuova vicina, siamo stati allietati da una gattina di tre-quattro chili, Kimi. Durante il giorno ha gradito non restare in attesa della sua padroncina che tornasse la sera dal lavoro, ma di passare la giornata con noi, saltellando da una scrivania all’altra e da un piano all’altro senza mai far cascare nulla e strusciandosi sulle gambe di chi veniva a cercarci. Sfuggente come un gatto deve essere, sapeva essere li’ a guardarti, nei posti piu’ incredibili e di difficile accesso, chiedendo solo che tu la considerassi un po’. Ma dopo alcuni anni Kimi ha reso sempre piu’ rare le sue presenze: si sa’ il gatto, soprattutto quando e’ solo lui il quattrozampe presente, tende ad essere esclusivo, e nuovi arrivi le hanno creato disagio ed ha preferito i tetti delle case gettanti sul giardino alle nostre scrivanie. La sua esclusiva era stata “rubata” da Ruben, cinque-sei chili di sette anni, che veniva e viene un paio di volte alla settimana con la sua padroncina da cui si stacca con tristezza, e dal piccolo Lupin che, quando e’ arrivato, aveva tre mesi e un paio di chili (ora e’ un anno e mezzo e intorno ai quattro chili), che invece c’e’ tutti i giorni, ed e’ diventato il nostro piccolo inesorabile guardiano che abbaia, lecca e fa le feste a chiunque. Quando Ruben e Lupin sono insieme, dopo i saluti iniziali, tornano alle loro abitudini di affetto preferite: Ruben in collo alla padroncina, Lupin ad annusare e cercare di giocare con chiunque, oltre a scattare come una molla ogni volta che sente un qualche rumore riconducibile a cibo.
Tutto questo con noi in ufficio e le tante persone che vengono a trovarci per chiedere consigli. Raramente qualcuno si allontana per la presenza del cane, e se ha solo un qualche timore, subito gli passa per come viene guardato ed annusato. Tra telefoni che squillano, persone che vanno e vengono in continuazione, il clima che si respira e’ quello della tranquillita’, della disponibilita’, del sorriso (tutt’altro che di circostanza, anche perche’ Aduc non e’ una bottega e nessuno deve vendere o comprare qualcosa).
Leggiamo le statistiche sul rapporto umano/animale-domestico, pensiamo e ripensiamo alla nostra vita vissuta e attuale, al tempo che dedichiamo a prendere e dare affetto a chi ci osserva con quattro zampe dal basso, al classico “vado al bar a prendere un caffé” che nel nostro caso é sempre “porto il piccolo a fare un giretto”… e ci domandiamo se stiamo meglio. Alcuni di noi, poi, oltre a questo rapporto con l’animale in ufficio, continuano anche quando sono al di fuori a fare altrettanto. Quando ci informiamo per la nostra attivita’, negli abituali scambi di opinioni che ne conseguono, talvolta ci soffermiamo su questi animali. E quando qualcuno ci pone un quesito in merito, facciamo a gara a chi si propone per rispondervi. Nessuno e’ esperto professionale in materia, ma siamo tutti esperti in diritto e diritti, ed e’ innegabile che i problemi che possono esserci anche per la vita con questi amici a quattro zampe ci coinvolgono e ci trovano preparati.
Insomma, stiamo meglio, come individui e come collettivo, grazie a questi amici. Non abbiamo insegnato loro ad usare un computer e affrontare alcune delle problematiche che ci caratterizzano, ma ci danno il loro contributo perche’ noi si possa essere migliori e sempre disponibili. E’ proprio questo ultimo aspetto, uno dei piu’ importanti: la disponibilita’. E’ come con un bimbo, si deve essere disponibili e comprensibili in assoluto. Sicuramente i quattrozampe sono meno impegnativi di un bimbo e acconsentono ad essere con noi in ufficio (che’ coi bimbi piccoli sarebbe piu’ problematico, anche se fattibile… ma questa sarebbe un’altra storia su cui torneremo), ma contribuiscono a darci quel senso e quella pratica della realta’ che, talvolta, stress e diffidenza e incomprensione ci fanno non-avere e dimenticare.

 Leon

 Ruben

 Kimi

 Lupin

Nella foto in apertura dell'articolo:
Lupin nell'ufficio di via Cavour a Firenze

 
 
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