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Rette Residenze Sanitarie Assistenziali. Ancora Tar. Chi ha parenti non ha diritto all'inserimento in Rsa?
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Articolo di Emmanuela Bertucci, Claudia Moretti
15 giugno 2008 0:00
 
Continuano le vicende giudiziarie che vedono anziani e loro famiglie contrapporsi ad Asl e Comuni per ottenere l'applicazione della legge in materia di pagamento delle rette per la degenza degli anziani non autosufficienti ultrasessantacinquenni in Residenza sanitaria assistenziale (Rsa).
L'atto che pubblichiamo rientra in una vicenda gia' pubblicata sul nostro sito. Riassumiamo in breve la vicenda: si era rivolto all'Aduc il signor X lamentando che il Comune di Montecatini Terme e la Asl 3 di Pistoia pur avendo riconosciuto lo stato di non autosufficienza della madre novantaduenne, anziche' inserire definitivamente l'anziana in Rsa, le riconoscevano un diritto all'inserimento "per tre mesi da usufruirsi nell'arco del 2008" (1).
Gli utenti hanno fatto ricorso al Tar Toscana (2), che ha adottato un provvedimento cautelare di accoglimento della domanda (3), ordinando alla Asl di ripronunciarsi secondo legge.
Cosi' non e' avvenuto e la nuova pronuncia della Asl nega l'inserimento prospettando il ritorno dell'anziana in un nucleo familiare che non c'e' piu'. L'anziana infatti, dalla morte del marito ha sempre vissuto da sola. Secondo la Asl, cionondimeno l'esistenza di parenti in vita "obbliga" l'anziana e suoi parenti ad una convivenza forzata, posto che la signora necessita' di assistenza h 24.
In questo modo Asl e Comune si scrollano dalle spalle i propri doveri, scaricandoli sulle famiglie che non solo sono obbligate a fare scelte di coabitazione, ma si trovano a svolgere attivita' di cura e assistenza anche infermieristiche notte e giorno.
Non si vuol certamente negare che i familiari degli anziani siano un valido supporto per la collettivita' nella gestione della non autosufficienza, ma piuttosto si vuol evidenziare che tali familiari siano da individuare caso per caso nelle persone che convivono con l'anziano e sono dunque realmente "una famiglia" con l'anziano. Famiglia non vuol dire avere cugini o parenti sparsi per l'Italia e per il mondo, famiglia sono i consanguinei con cui si convive. Se una donna anziana ha sempre vissuto con il proprio marito e rimasta vedova ha sempre vissuto da sola (come nel caso di specie), non si puo' obbligare la stessa, ne' i suoi parenti, ad una convivenza forzata, imposta da un regolamento comunale e da istituzioni che tentano di scaricarsi cosi' i propri obblighi istituzionali, privando in questo modo l'anziano e i suoi parenti sia dell'autonomia che della liberta' e della dignita'. Non si puo' costringere una nuora a tenere in casa la propria suocera e a curarla notte e giorno privandosi della propria vita per salvaguardare le casse dei comuni, sotto mentite spoglie di solidarieta' generazionale. La solidarieta' generazionale non e' questa, e nulla si puo' recriminare a quei parenti che non possono o non vogliono dedicarsi 24 ore su 24 a fare da badanti, e a improvvisarsi infermieri, solo perche' i Comuni hanno altre priorita' di bilancio.
 
A questo link i nuovi motivi di ricorso: clicca qui
 
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