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La riduzione delle ingiustizie climatiche: punto focale della conferenza di Parigi sul clima – COP21
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Articolo di Redazione
15 ottobre 2015 12:24
 
 Al di la' della necessaria efficacia delle misure che saranno adottate nell'ambito della COP21 per concretamente lottare contro il cambiamento climatico, bisognera' anche garantire un minimo di accettabilita' delle stesse da parte delle parti in causa.
Una delle chiavi di questa accettabilita' -e quindi la riuscita della COP21- e' il trattamento che sara' riservato ai Paesi cosiddetti vulnerabili, e ai Paesi africani in modo particolare... Se i provvedimenti proposti non andranno nel senso di una riduzione delle ingiustizie che questi Paesi subiscono come conseguenza della capacita' di adattamento al cambiamento climatico, nessun accordo potra' essere ottenuto.
E' infatti noto che l'Africa soffrira' maggiormente per gli effetti del cambiamento climatico, qualunque siano gli sforzi che essa stessa adottera' in materia di adattamento, in considerazione che il proprio contributo alle emissioni di gas ad effetto serra e' inferiore del 4% rispetto al totale del mondo. Il principio di responsabilita' comune, ma differenziata, e' stato preso in considerazione per affrontare questo differenziale, delle sue ingiustizie, nell'ambito dell'adattamento, e quindi della capacita' di ripresa, dei Paesi di fronte al rischio del cambiamento climatico. Ma sara' sufficiente per permettere di arrivare ad un consenso a Parigi?
Responsabilita' storica del Nord
E piu' generalmente, in una prospettiva a lungo termine, permettera' di ridurre le ingiustizie climatiche?
Ecco le due questioni che mi sembrano essere centrali, da porre al COP21. E' importante sottolineare che queste ineguaglianze/ingiustizie climatiche sono certamente generate dall'attuale evoluzione del clima, ma questo risulta principalmente dalle scelte degli orientamenti politici decisi dai Paesi ricchi per la lotta al cambiamento climatico.
I Paesi vulnerabili, cosi' come le ONG che li sostengono, imputano anche al Nord una certa “responsabilita' storica” nella crescita delle emissioni dei gas ad effetto serra a partire dalla rivoluzione industriale, alla meta' del XIX secolo. Questi Paesi reclamano quindi un certo diritto alla riparazione e alla compensazione, che non potranno non essere presi in considerazione nei futuri negoziati...
I provvedimenti che saranno proposti dovranno far parte integrante di questa dimensione. Indispensabile per la loro stessa ammissibilita', e quindi per l'efficacia a breve della lotta contro il cambiamento. Il principio di responsabilita' comune, ma differenziata, che si ascrive nello spirito dei “grandi principi di giustizia distributiva” provenienti dalla filosofia morale e politica, anche se sembra di buon senso, sara' molto difficile da mettere in opera nella pratica.
Tutta la questione e' quindi di sapere come questo principio sara' orchestrato, come prendera' in considerazione le necessarie compensazioni delle ingiustizie climatiche.. In breve, come la sua messa in opera sara' considerata da parte dei Paesi del Sud?
La COP21 rappresenta una tappa cruciale nella nostra capacita' collettiva di organizzare la lotta contro il cambiamento climatico, e, una delle chiavi della sua riuscita, sara' il dosaggio che noi proporremo tra l'efficacia dei provvedimenti e la capacita' degli stessi ad essere accettati.
Se si ricerca una immediata efficacia, in virtu' dell'urgenza, e attraverso la messa in opera di meccanismi e di strumenti molto sofisticati, ma suscettibili di essere rigettati dai Paesi del Sud, noi rischiamo di penalizzare ancora di piu' la nostra capacita' di efficacemente lottare a medio e lungo termine.

(articolo di Alain Ayong Le Kama -professore di economia all'Universita' Paris-Ouest-Nanterre-La Défense, presidente della Association française des économistes de l’environnement et des ressources naturelles (associazione francese degli economisti dell'ambiente e delle risorse naturali)- pubblicato sul quotidiano Le Monde del 15/10/2015) 
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