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Schiavitu' moderna. L'Ue a rischio
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Articolo di Redazione
17 agosto 2017 9:42
 
 E’ in Unione Europea che il rischio di schiavitu’ moderna e’ piu’ aumentato a livello mondiale nel 2017, secondo uno studio di Verisk Maplecroft pubblicato il 10 agosto e diffuso da Mediapart. Mettendo insieme i dati di 198 Paesi, l’agenzia americana di analisi del rischio, ha valutato “la fermezza delle loro leggi, l’efficacia della loro messa in opera, e la gravita’ delle loro violazioni” per fare un indice di “rischio di schiavitu’ moderna”, una nozione che include “la schiavitu’, la servitu’, il traffico di persone e il lavoro forzato”.
La conclusione e’ chiara: in seno all’ Ue 20 Paesi hanno visto questo rischio crescere. Secondo lo studio, questi traffici sarebbero dovuti alla crisi dei rifugiati, una popolazione particolarmente vulnerabile, che tocca il vecchio continente. E’ soprattutto nel settore dell’agricoltura, le costruzioni e i servizi che si osserva il maggiore ricorso ai lavori forzati.
E’ nei Paesi di ingresso dei migranti che i rischi sono maggiori: Bulgaria, Romania, Cipro, Grecia e Italia sono i piu’ esposti. Comunque, "anche le piu’ grosse economie non sono immuni ai rischi di aumento della schiavitu’”, sottolinea il documento, puntando essenzialmente sull’aumento di questo rischio in Regno Unito e Germania.
Lo studio allerta anche sullo stato della schiavitu moderna alle porte dell’Europa: in Turchia, “l’afflusso di rifugiati siriani e la politica restrittiva dei permessi di lavoro della Turchia hanno portato migliaia di persone ad indirizzarsi verso il lavoro clandestino”.
“Per valutare i rischi legati ai loro fornitori e iai loro prodotti, le imprese non devono piu’ solamente fare attenzione ai punti di approvvigionamento con le economie emergenti”, anche se i Paesi asiatici, alcuni Paesi dell’Africa subsahariana e medio orientali sono al cerntro delle preoccupazioni sulla questione della schiavitu’ moderna.

(articolo di Claire Commissaire, pubblicato sul quotidiano Libération del 17/08/2017)
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