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Silenzio operoso
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Articolo di Annapaola Laldi
13 dicembre 2018 15:43
 
 Quando, ai primi di questo mese, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di fronte allo stallo in commissione bilancio e ai successivi appuntamenti con i rappresentanti dell’Unione Europea, si propose di tacere e dichiarò: “Le parole hanno un peso, il mio è un silenzio operoso e virtuoso”, a me venne subito in mente il “ravvedimento operoso”, di cui si parla in ambito fiscale; lì il contribuente, che ha omesso di dichiarare un’entrata, può ripensarci (ravvedersi) e pagare la tassa dovuta, quindi rendere operativo il suo cambiamento di rotta.
Naturalmente nella dichiarazione di Giuseppe Conte, l’espressione “ravvedimento operoso” aveva un altro significato, però non meno importante. Voleva dire che si stava preparando a correggere i dati della manovra, che la Commissione europea non aveva digerito, e intendeva farlo operativamente, cioè concretamente.
Io mi augurai che stesse dicendo una cosa seria, e non una delle solite bugie, a cui purtroppo ci hanno abituato, a un ritmo più sostenuto del passato, i nostri attuali governanti.
Infatti, io sono italiana, abito in Italia, e la mia sorte, il mio interesse sono legati a quelli del mio Paese. Se va a fondo lui, vado a fondo anch’io; la cosa mi è ben chiara e vorrei che questo non succedesse.
Oggi, sia pure con una certa esitazione, che spero più scaramantica che reale, mi sembra che effettivamente quelle parole di Giuseppe Conte siano state seguite dai fatti. Il ravvedimento operoso c’è stato. L’offerta, che egli ha portato alla Commissione europea,  di abbassare il deficit dal 2,40 al 2,04, è stata accolta con favore; subito dai mercati – lo spread era calato stamani intorno ai 260 punti base – e anche dalla stessa Commissione, pure con qualche riserbo.
Lo 0,36% in meno farà ridere a crepapelle coloro che pensano che “lo zero virgola” non sia importante, ma la realtà è che, a quanto ho letto, questo 0,36, nella fattispecie, vale 7 miliardi di euro!
E d’altra parte, se davvero questo governo si dice così sicuro di durare 5 anni, perché voler fare le riforme tutte e subito, col rischio di aumentare la povertà, anziché diminuirla? Questa è una delle domande che, per risposta, possono avere unicamente quella che ciascuno dei due partiti si muove solo in funzione del proprio presunto interesse elettorale. Un modo ignobile di fare “politica”, col quale essa diventa davvero spazzatura.
Ora la parola passa proprio alla Commissione europea. Moscovici ha già dichiarato che “non ci siamo”. Ne è proprio convinto, o è un modo di dire per non sembrare troppo precipitosi nell’accogliere l’offerta italiana? E poi: si potrebbe veramente limare qualche altro decimale? Ognuno dei quali, ricordiamolo, vale centinaia di migliaia di euro.
Quello che oggi non capisco granché è la polemica acrimoniosa scatenata sul ravvedimento operoso del governo, cioè il passo indietro necessario per allontanarci dal baratro in cui la manovra prima versione stava per precipitare il nostro Paese.
Invece di essere contenti del possibile scampato pericolo, e pur restando severamente critici su molti contenuti del programma di questo governo, perché puntare il dito sulla incoerenza di Salvini e Di Maio? E’ vero, avevano fatto delle dichiarazioni arroganti e stupide: “Non arretreremo di un passo”, “Chi se ne frega della UE”, e altre amenità del genere. Ma oggi, a me sembra, chi ha a cuore gli interessi italiani dovrebbe limitare la polemica e guardare alla novità di questo passo, incoraggiarlo e fare proposte costruttive per migliorare ancora la manovra, auspicando, magari, che non sia sottoposta subito al voto di fiducia.
Se Salvini e Di Maio si sono ravveduti davvero, non è meglio per tutti? E anche per loro, perché finora hanno fatto la parte dei dilettanti allo sbaraglio, costando alla Nazione (ai famosi 60 milioni di italiani che pensano di avere dietro compatti) molti miliardi con le loro dichiarazioni estemporanee. Se si sono ravveduti, se hanno cambiato passo e atteggiamento, non è un bene?
C’è da augurarsi che non sia, pure questo, un passo seguito da un dietro-front. C’è da augurarsi che questa esperienza abbia fatto maturare sul serio loro e tutto il governo nel suo insieme.
Io me lo auguro, anche se purtroppo la recentissima esperienza con questi due signori, secondo me, è stata negativa. Ma gli auguri sono sempre buoni e tutti ne abbiamo molto bisogno. Sempre.

P.S. ore 18:41
Devo aggiungere una informazione di non piccolo conto. Sul Secolo XIX di oggi, 13 dicembre, c'è un articolo che ho letto solo adesso e che ci dice quanto l'informazione precedente ricevuta dal governo fino a ora sia stata molto fuorviante. Però tutti l'hanno presa per buona, e hanno parlato del deficit al 2,4 percento. Io, in questa noterella ho scritto 2,40, perché, ovviamente, per regola matematica doveva essere così. E invece, no. Il deficit previsto era del 2,48 per cento, quindi praticamente del 2,50 per cento.
Ecco che cosa scrive il quotidiano genovese a questo riguardo:
Il 2,04% sventolato ieri dal premier ricalca simbolicamente quel 2,4% che sembrava essere il marchio di fabbrica della Manovra del Popolo. Uno zero in più, quasi a voler indurre in un’illusione ottica il Popolo. Ma visto che si parla di numeri e di «zerovirgolazero», andrebbe ricordato che il deficit di partenza indicato nel documento programmatico di bilancio era del 2,48%: il governo lo aveva infatti arrotondato per difetto al 2,4% (secondo le regole matematiche sarebbe stato più corretto presentarlo come 2,5%). Dunque il taglio effettivo proposto ieri dal governo è pari allo 0,44% del Pil, circa otto miliardi di euro". 
Un bell'inganno. Una furbizia inaccettabile.
Continuo ad augurarmi che questo stile truffaldino sia morto e sepolto. E che il ravvedimento operoso intrapreso non venga rinnegato.
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