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La sola crescita sarà quella del capitale umano
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Articolo di Redazione
17 ottobre 2018 0:05
 
 L’economia può crescere senza limiti? A priori, la risposta è semplice e chiara, e viene dal buon senso: no, poiché le risorse materiali del nostro Pianeta sono finite; presto o tardi il petrolio, l’uranio, il carbone, verranno a mancare, e la crescita si fermerà grazie all’esaurimento delle risorse naturali. A meno che questo argomento di buon senso, ….., sia talmente falso quanto lo stesso buon senso che ci dice in modo chiaro che il Sole gira intorno alla Terra, e che quest’ultima è piatta.
Il primo meccanismo economico che deve essere preso in considerazione è pertanto molto semplice: quando una risorsa diventa rara, il suo prezzo aumenta, e questo spinge a trovare delle soluzioni di rimpiazzo e rende alcune alternative redditizie. Grazie alla scoperta di nuove forme di produzione, è l’innovazione che permette di continuare a crescere. Principale motore della crescita a lungo termine, l’innovazione crea profitto in un primo tempo all’impresa innovativa; ma presto o tardi le idee si diffondono, vengono riprese, copiate, adottate da altre imprese, e danno vantaggi all’insieme dell’economia. Il capitale umano, costituito dall’insieme delle conoscenze, è il fattore chiave e, al contrario delle risorse fisiche, non è limitato da nessuna barriera materiale, e può quindi nutrire per sempre un processo di crescita.
Resta da spiegare quali siano le determinanti dell’innovazione. L’analisi di queste determinanti ha fatto nascere la teoria della crescita endogena, che la Banca reale di Svezia ha ricompensato elargendo il suo premio in memoria di Alfred Nobel a Paul Romer.
Quali sono i fattori che favoriscono l’investimento nella conoscenza? Prima di tutto, naturalmente, l’educazione; ma la sanità contribuisce ugualmente all’accumulo di capitale umano: questi due elementi condizionano la ricerca e l’innovazione. Inoltre, perché un’impresa possa trarre profitto dai suo sforzi di ricerca e sviluppo, la sua attività si deve ascrivere in un ambiente favorevole, sia in termini di istituzioni che di infrastrutture fisiche e immateriali.
Educazione, sanità, infrastrutture: tre ambiti dove degli interventi pubblici sono necessari, perché i meccanismi di mercato prendono raramente e spontaneamente in considerazione gli effetti esterni positivi che queste attività producono per l’insieme dell’economia.
La teoria della crescita endogena sviluppata da Paul Romer ridà allo Stato un ruolo cruciale.
Ma la crescita indefinita, se possibile grazie all’accumulo illimitato delle conoscenze, è sostenibile? Attraverso le invenzioni che hanno dato il via alla forte crescita che il mondo ha conosciuto dopo la rivoluzione industriale, c’é il controllo di diverse forme di energia, essenzialmente quelle che vengono dal carbone, dal gas e dal petrolio. Ora, l’uso di queste risorse porta a delle emissioni di carbone che compromettono profondamente il clima, e possono portare ad uno scombussolamento profondo dell’ambiente. Attraverso la crescita del livello di vita materiale, la crescita ha creato benefici per le generazioni future, ma se questo avviene al prezzo di un ambiente molto degradato, il gioco vale la candela? In altri termini, si vivrà più felici in un mondo in cui c’è abbondanza materiale, ma dove l’aria sarà diventata irrespirabile? Non solo, ma la presa in considerazione del lungo termine, e del benessere delle generazioni future, non può solo fare affidamento sui meccanismi di mercato.
L’altra persona a cui è stato assegnato il Premio Nobel 2018, William Norhaus, è stato scelto per i suoi contributi all’economia dell’ambiente, che insiste nello stesso modo sul ruolo complementare dello Stato e del mercato. Siccome il prezzo dell’energia a carbone dà ai singoli attori consapevolezza sul costo sociale a lungo termine, occorre correggere il prezzo di mercato, sia attraverso le tasse che calmierando le emissioni attraverso delle quote, il cui volume sia definito dallo Stato, e la cui rarefazione porti ad un prezzo di mercato che corregga gli apporti esterni, questa volta negativi.
L’insieme di questi due lavori hanno pertanto dato delle risposte a domande essenziali che hanno aperto numerosi canali di ricerca. Ben lungi da un’apologia dei mercati ontologicamente efficienti, essi spiegano anche la particolare attenzione dell’analisi economica alle defaillance dei meccanismi di mercato, e ai modi in cui l’azione collettiva può e deve mitigare queste defaillance.

(articolo di Pierre-Yves Geoffard, professore all’Ecole d’économie de Paris, direttore della School of Advanced Studies in the Social Sciences – EHESS, pubblicato sul quotidiano Libération del 16/10/2018)
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