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Stati Uniti d’Europa e Brexit. Il passaporto e le nuove politiche dell’UK. Lezione per l’Ue
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Articolo di Vincenzo Donvito
26 febbraio 2020 7:18
 
 Cosa succede in UK per i nuovi passaporti? Tornano al vecchio colore blu pre-1988 e con grande entusiasmo dei sovranisti di Oltremanica, ma con un particolare: saranno fatti in Polonia da una ditta francese che ha vinto un appalto (311 milioni di euro per undici anni) sconfiggendo un concorrente britannico che ha dovuto, di conseguenza, licenziare 170 dipendenti. Situazione che ha provocato un tweet umoristico che sta circolando sulla stampa britannica non filo-Brexit: “Tutti coloro che hanno votato per la Brexit sapevano esattamente per cosa stavano votando. Aspettare tre volte di più al controllo passaporti, con un passaporto che ha creato posti di lavoro in Polonia e licenziamenti in Gran Bretagna”.
E’ noto che l’Uk non comunitaria si appresta a diventare una sorta di Singapore in terra europea. E già questo ci lascia perplessi sui messaggi che sono stati inviati agli elettori per convincerli sulla bontà della Brexit, che avrebbe dovuto essere una sorta di “Uk first” (per parafrasare l’“America first” di Donald Trump)… un sovranismo economico che si basa sul “off shore” del proprio territorio e delle proprie politiche… non ci sembra proprio quanto previsto e promesso. Ma, dirà qualcuno, c’è il Commonwealth (1) che avrà il suo peso…. Ma a parte che c’era anche quando l’Uk era nell’Unione Europea, dubitiamo che possa essere alternativo e migliorativo (politicamente ed economicamente) rispetto alla nostra Ue. Comunque, tutto è possibile, vedremo.

Lasciando l’Uk al proprio orgoglio del passaporto identitario, questo episodio non va sottovalutato per capire, non tanto i nostri cugini britannici, ma le politiche della nostra Unione europea.

Una domanda: possibile che gli elettori britannici si siano fatti convincere a lasciare l’Ue anche in virtù del colore del proprio passaporto? Cos’è che non ha funzionato tra Ue e Uk e, di conseguenza, cosa potrebbe anche e ancora non funzionare tra l’Ue e gli altri Stati membri, a partire da quelli che mentre di giorno dicono di voler lasciare l’Unione, di notte lavorano per starci meglio e prendere più sussidi possibile? (2)
La risposta “semplice” che forniamo è “la tangibilità”, cioè la percezione che per ogni Stato membro l’Unione valga “2+2=5”, rispetto al “2+2=3” che varrebbe non facendoci parte.
A parte gli addetti ai lavori e i beneficiari diretti di varia tacca, se si prova a chiedere ad un cittadino medio perché appartenere all’Unione fa sì che 2+2 faccia 5 piuttosto che 4, crediamo che saremo travolti da sguardi che si perdono nel vuoto o frasi di un generico sfiancante.
In Italia più che altrove… e infatti, non a caso, buona parte dei fondi comunitari che sono messi a disposizione dall’Unione per la nostra economia, tornano a destinazione perché inutilizzati. Perché? Forse perché anche noi italiani siamo legati al colore del passaporto come alcuni politici britannici? Un po’ è vero, perché nella terra dell’ignoranza un simbolo (per quanto marginale possa essere, come il passaporto) può svolgere un ruolo determinante. E questo accade perché il nostro Paese, e non solo, non è un primatista nella cosiddetta educazione civica… che già è praticamente inesistente per le istituzioni nazionali, figuriamoci per quelle comunitarie.

Quale lezione ricaviamo dal rinato passaporto britannico e dalla nostra non-educazione civica? Certamente non dirci che dobbiamo essere più bravi, incisivi, attenti, professionali, etc. E’ da sempre che ce lo diciamo, e torniamo sempre allo stesso punto morto (dove l’assalto ai supermercati in questi giorni di coronavirus sono solo l’ultima espressione del nostro minimalismo civico, e logico). Da soli non ce la possiamo fare. Abbiamo bisogno di aiuto. E questo non ci può che arrivare dall’Unione, di cui siamo fondatori.
E la questione non riguarda solo l’Italia, ma anche, per esempio, Polonia e Ungheria e tutti quegli elettori che nei propri Paesi danno consensi ai partiti sovranisti che, mediamente, sono tutti antieuropeisti.
Il messaggio civico che rivolgiamo all’Ue è proprio questo: dacci migliori e più intense occasioni per farci partecipi e protagonisti della nostra Unione.
E’ questo il messaggio che rivolgiamo alla prossima (dal 9 maggio) Conferenza sul futuro dell’Europa. Se l'Unione non si impegnerà per una maggiore democrazia, trasparenza e sovranità post-nazionale, i cittadini europei non avranno scrupoli ad abbandonare il multilateralismo e l'integrazione regionale per le politiche dei nazionalisti. Come gli elettori hanno fatto nel 2016 nel Regno Unito, grazie anche alla nostalgia del colore del loro passaporto… e se poi ci si renderà conto che il colore del passaporto può essere una sorta di trappola rispetto al dover tener fede al proprio appartenere all’economia di mercato, è bene che se ne abbia consapevolezza già da ora e non dopo. Il tempo non gioca a favore. Anzi.

NOTE
1 - organizzazione intergovernativa di 53 Stati indipendenti, tutti accomunati dalla passata appartenenza all'impero britannico
2 – Qui un nostro precedente articolo in materia
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