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Stati Uniti d'Europa. Rapporto della Commissione sullo Stato di Diritto
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Articolo di Redazione
21 luglio 2021 8:21
 
Era l'ultimo atto importante prima della pausa estiva. La Commissione di Ursula von der Leyen ieri ha presentato il rapporto annuale sullo stato di diritto e mai come quest'anno la posta in gioco appare così importante, nel momento in cui Polonia e Ungheria sfidano apertamente i principi fondamentali dell'Unione europea. Complessivamente il rapporto mostra molti sviluppi positivi negli stati membri", ha detto la Commissione. "Ma rimangono alcune preoccupazioni e in alcuni stati membri sono aumentate, per esempio quando si tratta dell'indipendenza della giustizia e della situazione nei media".

Il rapporto servirà da base, insieme ad altri documenti, per attivare il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, che dovrebbe permettere di tagliare i fondi europei ai paesi che non rispettano i principi fondamentali quando in gioco c'è il bilancio dell'Ue. La Commissione ha promesso di aprire i primi casi in autunno. Pur non avendolo detto apertamente, Polonia e Ungheria sono i principali candidati a rischiare di vedersi tagliare i fondi. Nella riunione di ieri del collegio, due commissari hanno espresso riserve. Nel frattempo, continua l'escalation tra Bruxelles e i due governi di Varsavia e Budapest. La Commissione ha lanciato un ultimatum alla Polonia sul rispetto delle sentenze della Corte di giustizia dell'Ue e ha annunciato l'avvio di un'indagine (informale) sull'uso dello spyware Pegasus da parte dell'Ungheria per spiare giornalisti. La vicepresidente della Commissione, Vera Jourova, ha detto che il via libera dei piani di ripresa e resilienza legati al Recovery fund di Polonia e Ungheria è ancora in sospeso.

L'ultimatum alla Polonia riguarda la decisione della Corte costituzionale polacca di non riconoscere le misure ingiuntive della Corte di giustizia dell'Ue. La Commissione ha dato a Varsavia fino al 16 agosto (il collegio dei commissari inizialmente avrebbe dovuto dare una sola settimana, poi ha deciso di concedere più tempo) per confermare che rispetterà pienamente la decisione della Corte di Lussemburgo del 14 luglio sulla Camera disciplinare della Corte suprema. Se la Polonia non lo farà, "la Commissione chiederà alla Corte di giustizia dell'Ue di imporre il pagamento di una multa", ha annunciato Jourova. Lo stesso vale per un'altra sentenza del 15 luglio con cui la Corte di Lussemburgo ha contestato l'indipendenza della Camera disciplinare. Una lettera è già stata inviata. Durante le prossime settimane toccherà al commissario alla Giustizia, Didier Reynders, "adottare le misure per indurre la Repubblica di Polonia a rispettare la decisione e la sentenza della Corte di Giustizia" dell'Ue. Il governo nazionalista polacco ha promesso dialogo, ma ha chiesto di "rispettare le disposizioni dei trattati dell'Ue, che definiscono esplicitamente quali competenze sono delegate all'Unione e quali restano di competenza esclusiva degli stati membri".

Cosa dice il rapporto sullo stato di diritto sulla Polonia? "Le riforme del sistema della giustizia polacco, inclusi nuovi sviluppi, continuano a essere una fonte di gravi preoccupazioni". Il rapporto contesta anche l'efficacia della lotta contro la corruzione di alto livello e la possibilità per il governo di influenzare le inchieste di corruzione per ragioni politiche. Sui media, la Commissione cita le preoccupazioni per l'acquisizione di Polska press da parte del gigante statale dell'energia Orlen, nonché un progetto di legge che prende di mira "alcuni gruppi mediatici" in un clima sempre più sfavorevole per i gruppi di proprietà straniera. "Dal 2020, il clima professionale dei giornalisti si è deteriorato, con l'uso di procedure giudiziarie per intimidire". Infine, secondo la Commissione "il sistema dei checks and balances" in Polonia "continua a essere sotto considerevole pressione". Se lo spazio della società civile "è ancora vibrante", sono emersi "problemi generali" per i diritti delle donne e agli attacchi contro i gruppi Lgbt.

E l'Ungheria? La Commissione contesta l'elezione del presidente della Corte suprema e le regole per la nomina di alcuni suoi membri al di fuori delle normali procedure. Inoltre, Budapest non ha rafforzato l'indipendenza della giustizia, come era stato raccomandato dalla Commissione nel contesto del semestre europeo. Nella lotta alla corruzione, la portata delle misure introdotte dall'Ungheria rimane limitata. Secondo il rapporto, persistono problemi sul finanziamento dei partiti politici e le attività di lobby. Non sono stati affrontati "rischi di clientelismo, favoritismo e nepotismo negli alti livelli della pubblica amministrazione così come i rischi che derivano dal legame tra gli attori imprenditoriali e politici", dice il rapporto. Secondo la Commissione, "i meccanismi di controllo indipendenti rimangono insufficienti per individuare la corruzione".

Sull'Ungheria la Commissione è particolarmente critica sulla libertà di informazione. "Il pluralismo dei media rimane a rischio", si legge. La Commissione è preoccupata per "l'indipendenza e l'efficacia dell'autorità sui media" (viene citato il caso della chiusura di Klubradio). Inoltre, la pubblicità di stato "permette al governo di esercitare influenza politica indiretta sui media". Secondo la Commissione, "media indipendenti e giornalisti continuano a essere confrontati a ostacoli e intimidazioni". Nel campo dei "checks and balances", la Commissione è preoccupata per la trasparenza e la qualità del processo legislativo, nonché la mancanza di indipendenza del commissario per i diritti umani. Il rapporto denuncia anche le pressioni "sulle organizzazioni della società civile critiche verso il governo" e la creazione di "trust privati che ricevono fondi pubblici significativi gestiti" da personalità "vicine all'attuale governo".

L'arma dei soldi potrebbe essere quella più efficace per la Commissione, sempre che decida di usarla con forza. Se tutto è rinviato all'autunno sul meccanismo di condizionalità, Jourova ieri ha spiegato che i problemi legati ai meccanismi di audit e controllo e il mancato rispetto di alcune raccomandazioni sullo stato di diritto impediscono alla Commissione di dare il via libera ai piani di Revovery di Polonia e Ungheria. “Gli attuali sviluppi sulla giustizia in Polonia sono la barriera per il via libera al Recovery plan”, ha detto Jourova. Con l'Ungheria la situazione è “molto simile”, ci ha spiegato Jourova: “La Commissione è molto esigente sul sistema di audit e controllo con tutte le salvaguardie e misure sistematiche necessarie per garantire che la distribuzione dei soldi sia giuridicamente  solida”. Quanto continueranno i negoziati con Polonia e Ungheria sui piani di Recovery? “Non posso fare previsioni”, ha detto Jourova

In Italia non tutto va bene sullo stato di diritto - Secondo il rapporto della Commissione, in Italia ci sono quattro punti deboli sullo stato di diritto: l'efficienza della giustizia, le carenze nella lotta alla corruzione, l'indipendenza dei media e la gestione delle migrazioni. Secondo la Commissione, le riforme introdotte dal governo di Mario Draghi, "sono particolarmente importanti per affrontare le sfide serie legate all'efficienza del sistema della giustizia". La durata dei processi ha un impatto anche sulla corruzione. "L'eccessiva durata delle procedure, in particolare a livello di appello, continua a costituire un ostacolo alla lotta alla corruzione", dice il rapporto, che menziona problemi legati ai conflitti di interessi, alle lobby e ai cosiddetti "revolving doors" (il passaggio dal pubblico al privato di alti funzionari). Secondo la Commissione, poi, "la pandemia di Covid-19 ha aumentato significativamente il rischio di corruzione e reati legati alla corruzione che sono commessi per infiltrare ulteriormente l'economia legale". Sui media, la Commissione evidenzia che la riforma della diffamazione (usata per intimidire o condizionare i giornalisti) non è ancora approvata. Inoltre, "l'indipendenza politica dei media italiani rimane una questione di preoccupazione in particolare nel settore audiovisivo". L'ultimo rilievo riguarda la gestione delle migrazioni: "Rimangono preoccupazioni", dice il rapporto sullo stato di diritto.

(Europa ore 7 del 21/07/2021)
 
 
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