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Uno per tutti - tutti per uno.– l’unica cosa che conviene anche a chi adesso si sente forte
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Articolo di Annapaola Laldi
9 aprile 2020 13:04
 
 In questi ultimi giorni ho dovuto leggere e ascoltare notizie tremende sulla mancanza di solidarietà fra Stati dell’Unione Europea, che certamente porta molta acqua al mulino degli antieuropeisti e minacciano proprio la sua stessa esistenza. Per me, europeista convinta e fautrice degli Stati Uniti d’Europa, è veramente un dramma.
Senza la pretesa di entrare nel merito della questione che, lo spero tanto, potrebbe risolversi con intelligenza e buona volontà reciproca nel pomeriggio di oggi, faccio semplicemente il punto sulla situazione:
Austria, Germania, Paesi Bassi e Finlandia sono nettamente contrarie all’emissione dei cosiddetti “Coronabond,” a favore dei quali sono schierati l’Italia e altri otto Paesi, cioè  Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo, oltre diversi economisti, diciamo, indipendenti.
Questo è chiaro sin dalla fine di marzo e, in circa due settimane, le posizioni sono rimaste praticamente immutate. Anzi, i Paesi Bassi hanno rincarato la dose; ieri il loro Parlamento nazionale ha votato due risoluzioni, seppur non vincolanti per il Governo, che dicono no a questa soluzione. E questo alla vigilia della nuova riunione dell’Eurogruppo prevista per oggi, 9 aprile, alle ore 17:00. 
Fra quei quattro Paesi che temono di dover pagare per la presunta cattiva amministrazione degli altri nove, ho capito che solo la Germania (leggi: Merkel) si risolva adesso a trovare un compromesso e si dice che vi stia lavorando in sintonia con il presidente francese Emmanuel Macron, il quale negli ultimi tempi si è schierato decisamente a favore delle istanze rappresentate dal nostro Paese e dagli altri sopra citati.
Per completare il quadro, un’altra notizia tremenda, sempre per me, è la dichiarazione di Giuseppe Conte,  che leggo stamani:  “È nell'interesse reciproco che l'Europa batta un colpo, che sia all'altezza della sfida, altrimenti dobbiamo assolutamente abbandonare il sogno europeo e dire ognuno fa per sé ma impiegheremo il triplo, il quadruplo, il quintuplo delle risorse per uscire da questa crisi e non avremo garanzia che ce la faremo nel modo migliore, più efficace e tempestivo”.
Comprendo però che la situazione è davvero a un punto di svolta. Senza fare proprio il motto dei quattro moschettieri: “Tutti per uno, uno per tutti”, l’UE va solo incontro al baratro.
Ma chi si può permettere che questo accada?
Ecco il senso di questa riflessione.
La risposta è: nessuno se lo può permettere, non foss’altro perché anche i Paesi che adesso si sentono più forti e virtuosi, andando in ordine sparso, sarebbero prima o poi fagocitati tutti dai colossi mondiali come Cina e Russia, pronte a banchettare sui resti della Unione Europea, una spina nel fianco, ad esempio, di Vladimir Putin che cerca per adesso di lavorarsi ben bene l’Italia “aiutandola” coi suoi militari nella lotta al Coronavirus. E non illudiamoci che gli Stati Uniti intervengano, nonostante la NATO, anch’essa in forte pericolo (vedere situazione in Turchia).
Ma io intendo richiamare l’attenzione soprattutto su un  fatto molto semplice: chi dice a Paesi Bassi, Germania, Austria e Finlandia che essi non abbiano bisogno, magari tra breve, della solidarietà dei per loro adesso deprecati e deprecabili Paesi del sud Europa?
Come nei primissimi giorni di quest’anno non potevamo ancora immaginarci una situazione come quella di oggi, che mette in ginocchio i Paesi di tutti i continenti, siamo sicuri che non possa, un domani, succedere qualcosa di inatteso, di impensabile, ai Paesi dell’Europa del Nord?
Badate bene, non mi auguro assolutamente che succeda una cosa del genere. Ma sono convinta che tutti, anche e soprattutto chi si sente “al di sopra di ogni sospetto”, una riflessione la debbano fare. Partendo, ad esempio, da quello che sta succedendo al premier britannico Boris Johnson. Indubbiamente egli ha fatto lo spaccone, sottovalutando la gravità e serietà della malattia, e adesso se ne ritrova ostaggio.
E, mentre faccio gli auguri a lui, perché guarisca, traendo saggezza da questa sua dolorosa esperienza, voglio fare gli auguri anche agli irriducibili nordici – che siano più prudenti nei loro giudizi su di sé e sugli altri e più saggi anche loro, perché l'affanno del prossimo di oggi, può sorgere domani anche per me. E allora, se non sono stato solidale, prima, con chi aveva bisogno, a chi potrò chiedere aiuto?
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