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Vita da cani. Come parlare al tuo cane, secondo la scienza
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Articolo di Donatella Poretti
24 gennaio 2017 11:54
 
 Per chi ha un cane e’ normale, per chi non ce l’ha, avra’ comunque notato che si parla con i cani, e che spesso e volentieri si cambia il tono della voce a seconda del cane che abbiamo davanti. Di sicuro quando si parla con i cuccioli la nostra voce diventa piu’ acuta e dolce, simile a quella che facciamo quando ci rivolgiamo ai bambini piccoli, i “cuccioli dell’uomo”!
“Normale” o meno, istintivo o meno, il cambio di voce, il tono e le frasi con cui ci rivolgiamo ai cani e’ oggetto di molte ricerche scientifiche negli ultimi anni.
Riproduciamo un articolo a firma Juliane Kamisnki, dell’Universita’ di Portsmouth, consulente di Dognition pubblicato nei giorni scorsi sul quotidiano spagnolo El Pais.

Come parlare al tuo cane, secondo la scienza
I cani sono speciali. Chiunque ne ha uno, gia’ lo sa. Inoltre, la maggior parte dei proprietari ha la sensazione che il suo cane capisca tutto cio’ che gli viene detto e qualsiasi movimento venga fatto. Le ricerche portate avanti negli ultimi decenni dimostrano che i cani sono capaci di comprendere il linguaggio umano come nessun’altra specie. Ora, un nuovo studio, conferma che se si vuole addestrare un cucciolo, per ottenere il massimo delle possibilita’ che l’animale esegua cio’ che stiamo dicendo, occorre parlargli in una determinata maniera.
Una ricerca ha portato una buona quantita’ di prove che il modo con cui noi comunichiamo con i cani e’ diversa da quello che usiamo con le persone. Quando parliamo ai cani utilizziamo cio’ che viene chiamato il “linguaggio rivolto ai cani”. Cio’ significa che cambiamo la struttura delle frasi, accorciandola e semplificandola. Inoltre parliamo con un tono di voce piu’ acuto. La stessa cosa che facciamo quando non siamo sicuri di essere compresi, o quando ci rivolgiamo a bambini molto piccoli.
Un nuovo studio ha scoperto, inoltre, che, quando parliamo ad un cucciolo utilizziamo un tono piu’ acuto e, questa tattica, effettivamente, aiuta gli animali ad prestare maggiore attenzione. Lo studio, pubblicato nella rivista Proceedings of the Royal Society B, ha mostrato che, quando si parla ai cuccioli usando il linguaggio rivolto ai cani, questi reagiscono e rispondono meglio alle istruzioni umane rispetto che, quando viene usato il linguaggio normale.
Per dimostrarlo i ricercatori hanno utilizzato esperimenti in play back, hanno quindi registrato le voci delle persone che ripetevano varie volte frasi del tipo: “ciao, ciao bello! Chi e’ un bravo piccolino? Vieni qui’! Molto bene! Bravo piccolo! Vieni qui’ bello! Eccolo! Bravo piccolo!”. Ogni volta veniva chiesto alla persona che parlava di guardare delle foto di: cuccioli, cani adulti o cani anziani, oppure di non guardare alcuna foto. L’analisi delle registrazioni ha dimostrato come le persone cambiavano il modo di parlare ogni volta che si rivolgevano ai cani e anche a seconda dell’eta’ del cane.
Dopo, i ricercatori hanno fatto sentire le registrazioni ai vari cuccioli e cani adulti, monitorando il loro comportamento. Hanno visto cosi’, che i cuccioli reagivano piu’ intensamente alle voci registrate mentre chi parlava guardava le immagini dei cani (ossia, con il linguaggio rivolto al cane). Lo studio, tuttavia, non registrava lo stesso effetto quando i protagonisti erano i cani adulti.
In altri studi, compreso quello della sottoscritta (Juliane Kamisnki, dell’Universita’ di Portsmouth), si e’ verificata la reazione dei cani alla voce umana non registrata ma di persona. Questi studi hanno indicato come il linguaggio rivolto ai cani, e’ utile per comunicare con loro a prescindere dall’eta’ del cane.
Inoltre e’ stato dimostrato che possiamo comunicare con i cani attraverso gesti. Fin da quando sono cuccioli, i cani reagiscono ai gesti umani, tra cui quello di indicare, in una maniera tale che altre specie animali non fanno. La prova e’ molto semplice. Basta mettere davanti al proprio cane due tazze identiche coprendo piccole porzioni di cibo, assicurarsi che il cane non veda il cibo e non abbia altra informazione sul contenuto delle tazze. Dopo aver stabilito un contatto visivo con il cane indicare con il dito una delle due tazze. Il cane seguira’ il gesto che indica la tazza e la “esaminera’” nella speranza di trovarci qualcosa sotto.
Tutto cio’ accade a causa del fatto che questa azione e’ un tentativo di comunicazione. Si tratta di una cosa molto affascinante perche’, pare che neppure gli scimpanze’, che sono i nostri parenti piu’ vicini, comprendano il tentativo umano di comunicare in una situazione simile. Non accade neppure con il lupo, il parente piu’ vicino a cani, anche se ne hanno fatte delle razze negli ultimi anni che vivono con gli uomini.
Cio’ ha portato a pensare che, in realta’, le abilita’ e il comportamento dei cani in queste situazioni siano adattamenti all’ambiente umano. Vale a dire che, vivere a stretto contatto con l’uomo per oltre 30 mila anni, ha fatto si’ che i cani abbiamo sviluppato delle attitudini comunicative uguali in pratica a quelle dei bambini.
Tuttavia, esistono delle differenze importanti tra come i cani e i bambini intendono questa nostra comunicazione. A differenza dei bambini, i cani percepiscono il gesto come una specie di ordine dolce che gli indica dove dirigersi, piu’ che la trasmissione di un’informazione. Quando lo stesso gesto e’ rivolto ad un bambino, questo, invece, pensa che lo stiamo informando di qualcosa.
Questa capacita’ dei cani di riconoscere le “direttrici spaziali” potrebbe essere la conseguenza dell’adattamento alla vita con l’uomo. Per esempio, per migliaia di anni si sono usati questi animali come una specie di “strumento sociale” per aiutare per la pastorizia o per la caccia. In queste situazioni occorreva guidare i cani per lunghe distanze con istruzioni date a gesti.
Le ultime ricerche confermano l’ipotesi che i cani non solo hanno sviluppato la capacita’ di riconoscere i gesti, ma anche una sensibilita’ speciale per la voce umana che li aiuta a distinguere quando devono rispondere a cio’ che gli viene detto.
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