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Vivere potrebbe nuocere alla salute
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Articolo di Redazione
11 maggio 2012 10:23
 
Quanto deve intervenire lo Stato per salvaguardare i cittadini dalla loro irragionevolezza? In fondo tutti noi sappiamo ciò che fa bene e cosa no. Ma poiché non pratichiamo sempre la virtù, ecco che siamo inondati da campagne di prevenzione. Ci piovono addosso consigli di ogni tipo e si fanno sempre nuove leggi -a fin di bene. E se fossero strumenti di tortura che ci tolgono il piacere, come afferma il filosofo austriaco Robert Pfaller? (sotto riportiamo ampi stralci di una sua intervista)

E' certo che droghe, nicotina e alcol causino problemi alla salute e danni economici. Perciò, l'aver bandito il fumo dai luoghi pubblici, viene apprezzato persino dai fumatori, che ora fumano, di media, una sigaretta in meno al giorno. Chi non fuma ha una vita sessuale migliore -recita la campagna dell'autorità sanitaria- per poi aggiungere subito: ma non dimenticate il preservativo!

Lo sappiamo, ma ce lo dicono ugualmente
Gli zelanti della salute agiscono in molte direzioni. Anzitutto contro l'alcol, per proteggere i giovani in particolare, e dunque bando alla vendita notturna di alcolici e anche all'amato happy hour.
Troppi grassi e zuccheri fanno male? Scatta l'accordo con l'industria alimentare perché le merendine siano più sane e per ridurre il sale in modo che, col tempo, si passi dai 9 ai 5 grammi al giorno.
L'attività fisica è importante; di qui i ripetuti appelli a camminare e a usare la bicicletta. Giusto, lo sport è salutare (tranne forse per quei 60.000 sfortunati che ogni anno si fanno male in un'attività sportiva).
Ci sono poi i pressanti inviti alle mamme per l'allattamento al seno -com'è che una volta funzionava anche se non se ne parlava?
Sta per arrivare l'estate, stagione di grigliate all'aperto, ma attenti ai colibatteri e alle salmonelle.
Giusto così? Intervista al cinquantenne Robert Pfaller, dal 2009 ordinario di filosofia all'Università d'Arte Applicata a Vienna e autore di vari libri, l'ultimo dei quali parla di ciò che merita d'essere vissuto -elementi di una filosofia materialista-.

D.Beobachter: Lei fuma?
R.Robert Pfaller: Sono un fumatore moderato. Per problemi alle vie respiratorie purtroppo posso farlo solo di rado, nelle feste.
D. Lei cita i divieti sul fumo come esempio di mancanza di civiltà e gioia di vivere. Perché insiste tanto sul punto?
R. Ciò che soprattutto mi preoccupa di questi massicci interventi è la morale che sta sotto: una morale che educa gli uomini all'odio contro la felicità altrui. Oltre che a indurli a lamentarsi sempre.
D. Ma non è giusto che lo Stato protegga il cittadino da se stesso e in tal modo riduca i costi sanitari?
R. L'importante è che in un quadro di sicurezza sociale si preservi il principio di solidarietà. Nelle società povere del dopoguerra era il precetto più alto, a maggior ragione dovrebbe esserlo oggi che siamo meno poveri. Vedo in queste proibizioni il tentativo d'introdurre il criterio che ognuno debba rispondere per sé. I fumatori sono i primi, poi seguono gli obesi e chi fa troppo sport.
D. Ma i non fumatori sostengono che devono pagare per i fumatori che s'ammalano.
R. Tutti pagano per tutti, ed è giusto che sia così (...)
D. Lei spiega i divieti contro il fumo con l'invidia. Ma perché dovrei essere invidioso di qualcosa che avverto come fastidioso?
R. Con la felicità succede questo: che la maggioranza delle persone prova fastidio verso la felicità degli altri. Non solo rispetto al fumo, ma anche alla musica, alle grigliate in giardino. Forse è la cifra della nostra epoca l'arrabbiarci sempre per la felicità altrui che potrebbe essere condivisa.
D. "Ci moderiamo smisuratamente" è una delle Sue massime. Dove porta? A nuovi divieti?
R. L'assunto è del filosofo greco Epicuro e significa che con la moderazione dobbiamo andarci cauti, perché se non la pratichiamo con misura diventa eccesso. E' la situazione in cui ci troviamo oggi. Più ci si lamenta e più vengono assecondate le proteste. Non contro il fumo soltanto; vale anche per l'arte nei luoghi pubblici, che viene rimossa appena qualcuno sa come sfruttare la nuova sensibilità delle istituzioni.
D. Lei sostiene che la nostra vita è dominata dalla paura, e che ce la facciamo sotto alla semplice vista di una sigaretta. Ma se guardo a come i giovani praticano sport estremi sfidando i limiti, la paura non la vedo.
D. E' assolutamente vero, ed è una delle insensate discrepanze della nostra società. Gli si proibisce la sigaretta, ma non d'inventarsi sempre nuovi tipi di sport con cui possono rompersi l'osso del collo. (...)
D. Chi esercita sport estremi dice di voler sentire se stesso.
R. Un'esigenza piuttosto singolare. E' davvero così bello sentire se stessi? Non sarebbe meglio se portassimo le persone a essere più amichevoli e a sentire gli altri? L'eccessivo bisogno d'essere completamente se stessi, addirittura con momenti di pericolo di morte, non è forse tra le cause delle tendenze asociali della nostra società?
D. Ma ancora una volta: dove vede esempi di paura?
R. Diceva il filosofo romano Giovenale: Non dovremmo mai, per volontà di vivere, smarrire i motivi per cui si vive. Ma noi siamo costantemente indotti a temere, che poi è quello che ci capita. Quand'è stata l'ultima volta, in Europa, che un aereo è saltato per aria? Probabilmente non se lo ricorda nessuno, eppure siamo pronti a farci togliere tutti i liquidi che abbiamo con noi prima di salire a bordo.
D. Lei correrebbe il rischio di abolire ogni controllo in aeroporto? Magari viaggerebbe proprio sull'aereo che esplode in volo.
R. Come per il fumo, quello che chiedo è una separazione netta. Ci dovrebbero essere aerei per gli uni e per gli altri. Io volerei volentieri su un aereo dove non fossi sempre controllato. Per conto mio, potrebbe anche esplodere, ma meglio saltare per aria una volta che essere umiliato mille volte.
(...)
D. Qual'è la quintessenza di una buona vita?
R. I momenti per cui vale la pena di vivere ognuno li può scoprire facilmente da sé, basta che ci pensi un attimo. Di getto, alcuni esempi: una passeggiata nei primi giorni di primavera; andare sullo slittino con i figli in una sera d'inverno fino a buio; fare il solletico al gatto o farsi un giretto in una vecchia protettiva Alfa Romeo; bere una tazza di caffè con una persona cara e discutere con lei dei grandi interrogativi esistenziali senza risposta. L'elenco può continuare, ma la sensazione comune dovrebbe essere: ora vale la pena di vivere. Sono piccole situazioni in cui s'interrompe una quotidianità banale e impostata sulla razionalità.

(tratto da articolo e intervista di Thomas Buomberger per Beobachter.ch del 27-04-2012, a cura di Rosa a Marca)
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