Hai ragione, è equivoco. Infatti
presuppone il primo punto dove parlo di cittadini che
intendano esprimere la loro sovranità. In effetti un
referendum (confermativo, abrogativo, o anche propositivo,
se ci fosse) cambierebbe comunque lo stato giuridico della
nazione, e quindi interessa tutti… quelli che se ne
interessano.
Sicuramente d’accordo poi che di
ogni strumento eccezionale in Italia si fa abuso e se ne
svilisce spirito e funzione (basti pensare al diritto di
sciopero!) e che forse 500.000 firme sono poche e che si
potrebbe (e dovrebbe) portare quel minimo alla stessa
percentuale della popolazione (tutta) prevista per lo
sbarramento di rappresentatività (dei soli votanti) dei
partiti in parlamento.
Ribadisco invece che in
nessun caso, secondo me, l’astensione possa valere come un
“no”, proprio per via delle astensioni per causa di
forza maggiore. In questo modo invece (è una ovvietà
matematica) si arriva alla incongruenza che non tutti i voti
hanno lo stesso peso, poiché un “no” vale più di un
“si”. Cosa democraticamente inaccettabile.
Come considerazione “a latere”, maligna ed “a
latere”, vorrei proprio sapere quanti italiani, fra quelli
che voteranno si, quelli no, e quelli niente, sanno davvero
“di capoccia loro”, cosa cambi concretamente per il
paese fra le vecchie e le nuove attribuzioni di poteri e
funzioni al Senato, alla Camera eccetera…. meglio non
saperlo, per me, che già convivo a fatica, con la
democrazia!
14 giugno 2006 0:00 - Alex
Bravo cronista.. ti sei dimenticato anche di dire che il
minchione sta sempre in mezzo!!! Quindi pensa tu che testa
puoi avere... Che pirla, ti prendi per il culo da
solo!!!
14 giugno 2006 0:00 - Alex
Lucio non sono d'accordo solo sulla tua ultima
affermazione, in quanto per i referendum il discorso è un
po' diverso rispetto alle votazioni
politico-amministrative dove è necessario votare dei
rappresentanti. I referendum abrogativi possono essere
richiesti anche da solo 500.000 elettori. IL quorum
esiste proprio per capire se la consultazione è
"seria" o meno, nel senso che non si può
pretendere che ad ogni raccolta di 500.000 firme tutti gli
elettori si debbano sentire chiamati alle urne per decidere
su una materia che magari nemmeno capiscono o che magari non
li interessa. E' una democrazia rappresentativa, le
leggi le fa il parlamento (ed in qualche misura il governo)
ed il referendum dovrebbe essere uo strmento eccezionale
invece come al solito, preso dall'entusiasmo, qualcuno
ne ha abusato arrivando al fantastico risultato di farlo
perdere di valore, tant'è che gli ultimi referendum non
hanno raggiunto il quorum. Il non-voto è del tutto
accettabile proprio alla luce del quorum previsto, pertanto
in questo caso anche chi non vota decide (a differenza di
una consultazione politica dove chi non vota semplicemente
non conta). Io sinceramente me ne sono avvalso quando ho
ritenuto opportuno farlo (ma ovviamente le interpretazioni
del non voto spettano solo ai non-votanti, non ai politici
che esultano per un non-voto). Il referendum
propositivo non è previsto dalla costituzione italiana.
Il referendum confermativo è indetto in questi casi di
riforma costituzionale quando non si è raggiunta la
maggioranza qualificata prevista. Qui è importante votare
perchè si decide sulla costituzione, la madre di tutte le
leggi. E' sicuramente più decisivo votare in questo
referendum che per l'abrogazione del ministero
dell'agricoltura (un'idiozia, tant'è che poi è
stato reintrodotto come ministero delle politiche agricole).
14 giugno 2006 0:00 - Cronista
da: er metico Data: 14 Giugno 2006
"Cronista caro, Alex, pur essendo ben lontano
dall'ambiente ecclesiastico ha paradossalmente una buona
testa!.."
Testa di che?!....
Ciò dimostra che la differenza la fanno gli uomini, non le
ideologie! Bravo Alex!
Ciò ribadisce
il concetto che i coglioni vanno sempre in coppia!
cronista
14 giugno 2006 0:00 - Lucio Musto
Alex, credo che fra le altre interpretazioni che si possono
dare al "paradossalmente" di er metico ci sia
anche quella dell'eccezionalità dell'evento.
Infatti in questo forum di solito ci si da sulla voce,
ci si dicono sconcezze e ci si scambiano offese, salvo i
rari caso, come questo, che una persona corretta senta il
dovere morale di riconoscere il giusto anche in chi la pensa
diversamente.
Naturalmente non fanno testo quegli
"stronzi reciproci" come Bambino li definisce nel
suo diario personale, che per darsi lustro si scrivono, si
rispondono, e si congratulano da soli cambiando cento
nikname e mai la puzza che li contraddistingue!.
Cordialità
14 giugno 2006 0:00 - Lucio Musto
Voto e astensionismo
Leggermente fuori
tema, perché non mi interessa assolutamente cosa dicano i
Vescovi sul referendum, ripeto in mio pensiero sul voto.
Su ogni voto.
- Il votare è “sempre un
dovere” per il cittadino democratico che vuole affermare
la propria sovranità.
- Il “non votare” è
sempre assenteismo sempre rinuncia, sempre delega agli
altri, di volontà e conseguenti responsabilità. Sia
quando imposto da circostanze personali che rendono
impossibile l’esercizio del voto (ed i casi sono pochi e
lo Stato Italiano cerca di ridurli sempre più) sia quando
voluto per libera scelta.
- Di chi non ha
votato non è “mai” lecito presumere l’orientamento,
anche se questo o quel politico furbescamente ha caldeggiato
l’astensionismo. Già questo “sollecitare” politico
a mio avviso dovrebbe essere considerato reato, in quanto
tende ad evocare alla propria fazione anche i voti non
espressi per causa di forza maggiore.
- Per
contro, chi si è astenuto dovrebbe avere la decenza morale
almeno di tacere, riconoscendo la propria ininfluenza sulle
conseguenze di quel voto (ma da questa decenza siamo assai
lontani).
- Il “quorum” non dovrebbe per
conseguenza mai esistere, perché se è stata indetta una
votazione, già lo è stata fatta per volontà della
maggioranza dei rappresentanti dei cittadini. Volendolo
comunque tenere, il suo non-raggiungimento dovrebbe portare
allo scioglimento del parlamento, evidentemente non più
significativo e non solo all’annullamento della votazione.
Lo so da me che le mie utopie non fanno comodo
a nesuuno… ma tant’è!
Lucio Musto 14 giugno
2006 parole 241
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14 giugno 2006 0:00 - Alex
Er metico.. ma perchè "paradossalmente"?
14 giugno 2006 0:00 - Alex
Grazie Er metico, ogni tanto qualche intervento serio fa
piacere visto che ormai qui ci siamo appiattiti
sull'insulto e sull'ideologia. Come hai
giustamente notato non mi sono soffermato sull'ideologia
ma sul merito della questione, indipendentemente da chi
abbia fatto le affermazioni. Le ideologie bloccano sul
nascere qualsiasi confronto. Se fossi come cronista
invece dovrei parlare per partito preso: sono ateo? Bene,
allora i vescovi hanno torto, sempre e comunque. Sono
comunista? Bene allora ogni giorno sbatto fango su
Berlusconi, con i vari copiaincolla. Sono maleducato? Bene
allora cerco un intervento dell'Alex di turno e lo
insulto perchè so esprimermi solo così.
Fortunatamente non siamo tutti uguali.
ps: da
notare che Cronista in questo argomento non aveva
assolutamente nulla da dire, è intervenuto solo per
insultare. Mi fa piacere che io sia sempre nei suoi
pensieri, addirittura mi viene a cercare nei vari
interventi!!
14 giugno 2006 0:00 - er metico
Cronista caro, Alex, pur essendo ben lontano
dall'ambiente ecclesiastico ha paradossalmente una buona
testa! Ciò dimostra che la differenza la fanno gli
uomini, non le ideologie! Bravo Alex!
13 giugno 2006 0:00 - Alex
Cronista, lasciamelo dire.. hai fatto un intervengo da
perfetto minchione come sei!!!
Rileggi quello che
ho scritto, ma almeno 100 volte.. forse così capirai
qualcosa e sarai in grado di fare un intervengo sensato.
Sempre che le tue facoltà mentali te lo consentano, cosa
che dubito fortemente.
Ciao ciao comunista
coglionazzo.
13 giugno 2006 0:00 - Cronista
da: Alex Data: 13 Giugno 2006
La mettiamo
che non è la stessa cosa! Benchè io sia ben lontano
dall'ambiente ecclesiastico non posso che essere in
disaccordo con quanto espresso in questo interevento.
Infatti non è la stessa cosa! Come te lo
devo dire che non sei uno stronzo ma una volgare MERDA
NAZIFASCISTA??!
cronista
13 giugno 2006 0:00 - Veritas
Cattolicesimo religione dei fascisti
Autore:
Data: 13 Giugno 2006
Allora come la mettiamo?
Oggi andare a votare e' un "dovere" civico,
ieri non lo era, anzi era vero il contrario. Il fine
giustifica i mezzi, diceva Niccolo' Machiavelli!
Furberie di basso livello. Ricordiamo, infine, ai vescovi
che il voto piu' che un dovere e' un diritto.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc.
Perfettamente d'accordo con te! Ho già postato in
merito nel tread "ECCE ECCLESIA!".
Evidentemente le facce di culo non si trovano solo nella
casa dei fascisti...
Ego sum veritas
13 giugno 2006 0:00 - Gianni
Quando gli fa comodo invitano a votare con la speranza che
vinca il si per ricambiare i favori di Berlusconi. Per
altri referendum si sono comportati in una maniera
vergognosa. Quando la pianteranno di intromettersi
negli affari degli italiani. Sarebbe opportuno che qualcuno
gli desse una regolata, anzi sarebbe opportuno che
cominciassero a pagare le tasse, tutte, anche sui redditi, e
basta 8 X mille alla chiesa, solo così toccandoli sugli
interessi che sono tanti e consistenti staranno zitti.
Ci vorrebbe un Zapatero anche in Italia e forse non
basterebbe. Gianni
13 giugno 2006 0:00 - Alex
La mettiamo che non è la stessa cosa! Benchè io sia
ben lontano dall'ambiente ecclesiastico non posso che
essere in disaccordo con quanto espresso in questo
interevento. Infatti un conto è parlare di referendum
abrogativi, in cui è richiesto un quorum in quanto non
c'è nessuna necessità di dover decidere a tutti i
costi (la legge infatti c'è, si tratta solo
eventualmente di abrogarla), mentre un altro discorso è
invece parlare di un referendum costituzionale, previsto
dalla stessa costituzione se le riforme non vengono
approvati da almeno 2/3 del parlamento. Qui non si tratta di
abrogare una legge o una parte di legge, ma di andare a
votare su modifiche costituzionali; il quorum non è
previsto. Se due cose sono diverse, non si vede perchè
debbano essere valutate allo stesso modo. Sarebbe
auspicabile, per un referendum costituzionale, che si
arrivasse ad una percentuale di elettori elevata, in modo
che un SI o un NO possano davvero essere espressione della
volontà degli italiani. Ma se qualcuno preferisce non
andare alle urne, allora subirà passivamente le decisioni
di chi ci andrà.