COMMENTI
  (Da 1 a 22 di 22)  
11 dicembre 2008 0:00 - FABRIZIO
Per carità, non istituiamo un bel niente !!!

In Italia abbiamo già 4 milioni di impiegati statali a fronte di 56 milioni di abitanti.

La Germania, molto meglio amministrata, con 85 milioni di abitanti ha solo 1,5 milioni di statali.

Il benessere di un paese non lo si aumenta creando posti di lavoro socialmente in-utili ma credando industria, produzione, agricoltura e investendo in ricerca nel campo dell'energia.

Qui invece vogliono tutti andare a lavorare sotto lo stato !!!!!

Basta, non ce la facciamo più a mentenetrvi, siete troppi !!!!

Help !!!
7 dicembre 2008 0:00 - GASPARE SERRA
ABOLIAMO LE PROVINCE!

Il tema dell’abolizione delle province non è nuovo e non può liquidarsi in poche righe (comunque la si pensi). Come ogni riforma istituzionale di rilievo che intacca posizioni di potere consolidate, questa è destinata in ogni caso a far discutere e a dividere tra sostenitori e denigratori.
Anche se ancora non in grado di assumere una posizione chiara e definitiva in merito (mancandomi sufficienti basi di giudizio), la mia idea è favorevole all’abolizione delle province.

Perché? Innanzitutto perché la Politica in Italia costa troppo ed occorre iniziare a fare i tagli mirati e le razionalizzazioni dovute. Ovviamente l’abolizione delle province dovrebbe essere solo il primo ed il più clamoroso dei tagli che la Politica si dovrebbe dare (dubito, però, che ciò accada, in quanto le province sono una riserva di poltrone e potere che fa comodo sia alla Destra che alla Sinistra, in specie a quella Sinistra radicale che -esiliata dal Parlamento- non vorrebbe perdere l’ennesima sede di rappresentanza politica!).

Perché eliminare proprio le province? Perché, dopo la costituzione delle regioni e la riforma del Titolo V della Costituzione, a livello locale le province sono l’ente con minori competenze (poche funzioni ed intermedie tra comuni e regioni) e più inefficiente nel rapporto costi-benefici. Del resto, deve far riflettere che l’Italia è l’unico Paese occidentale (ripeto, l’unico) in cui esistono ben tre livelli di governo territoriale sub-statale (comuni, province e regioni).

Perché è possibile eliminare le province? Perché, data la natura delle loro competenze, è ipotizzabile prevedere nuovi meccanismi istituzionali (in loro sostituzione) che garantiscano minori costi, maggiore efficienza decisionale e pari rappresentatività dei territori.

Fra le tante proposte configurabili, mi permetto di proporne una: perché non abolire le province e sostituirle a livello regionale con un nuovo organismo, che potrebbe chiamarsi “Consiglio Regione-Comuni”. Mi spiego meglio: delle competenze attualmente spettanti alle province:
- molte si potrebbero affidare ai Comuni o alle Regioni;
- le restanti (quelle per l’esercizio delle quali sarebbe insopprimibile un coordinamento specifico con i territori) potrebbero affidarsi ad un Consiglio Regione-Comuni.
Da chi dovrebbe essere composto tale organismo? Per non moltiplicare i costi istituendo nuove cariche, questo potrebbe essere:
- composto da due rappresentanti per ogni provincia: i sindaci degli attuali capoluoghi di provincia più un ulteriore sindaco per comprensorio provinciale eletto da un’assemblea dei sindaci della rispettiva provincia;
- e presieduto dall’assessore regionale agli enti locali (che vedrebbe aumentate le proprie funzioni, il proprio ruolo e -nel contempo- la propria responsabilità).
Un organo unico, quindi, in sostituzione della molteplicità delle province esistenti, dalla composizione snella, con maggiore capacità decisionale e comunque rappresentativo di tutte le istanze provenienti dal territorio.
Questa, ovviamente, è solo una delle possibile proposte realizzabili: quel che conta è comprendere che “è immaginabile un’Italia senza province!”.

Abolire le province è un progetto sensato, utile e che può migliore l’efficienza del governo territoriale. Perché si ottenga questo risultato, naturalmente, occorre che la Politica abbia la forza, il coraggio e la competenza di realizzare un progetto chiaro, efficiente e razionale di riforma istituzionale, anche contro i suoi stessi interessi particolari. E’ proprio questo, però, l’obiettivo più difficile da realizzare...

Gaspare Serra
(http://spaziolibero.blogattivo.com)
28 marzo 2008 0:00 - ritossa roberto
un esempio scandaloso di inutilita di questo ente é la provincia di Trieste dove il territorio é lo stesso pressapoco del comune
27 marzo 2008 0:00 - Alfredo P.
Finora, a fronte di nuove competenze mi sembra che le Regioni si siano limitate a trattenere ampia parte delle entrate, trasferendo invece l’esercizio delle funzioni in delega alle Province, che ovviamente dovevano trovare il modo per sostentarle. Innescando così il percorso che tende ad aumentare la richiesta di risorse invece che diminuirle. Pur delegando le funzioni, lo Stato ha continuato a magiare risorse quanto prima, per svolgere attività sempre più di controllo e studio sugli altri comparti.
Andrebbero aboliti organismi ormai anacronistici come Prefetture, Comunità Montane, uffici decentrati dello Stato, Ato, ecc, al fine di costituire un pacchetto di servizi utilmente erogati dalle Province.
Le Regioni sono e rimangono dei carrozzoni troppo distanti dai cittadini.
27 marzo 2008 0:00 - FABRIZIO
Nel mio Post Scriptum, ho scordato di dire una cosa:

Vedrete che andrà a finire che:

1) Al posto delle province istituiranno le aree metropolitane e così aumenteremo l'esercito di nulla-facenti pagati da noi poveri pantaloni !

2) Le province, che dovrebbero esseere abolite in virtù della creazione delle aree metropolitane, NON VERRANNO ABOLITE ma resteranno !

E così avremo:

-Stato
-Regioni
-Aree metropolitane
-Province
-Comuni
-Circoscrizioni
-Rioni
-Consigli condominiali
-Gruppi dei ballatoi
-.........
-........
- ecc.
27 marzo 2008 0:00 - FABRIZIO
Il tanto osannato federalismo qui da molti osannato ed adorato, dopo la sbornia e l'illusione di fine millenio, si é trasformato nella più grossa "trombata" a carico di noi poveri cittadini !

Ci hanno raccontato che spostando la fiscalità da Roma al comune o alla provincia, il cittadini avrebbe potuto controllare meglio ed avere più potere verso i "cattivi" od "ingordi" amministratori... nulla di più falso !

Quello che é successo é sotto gli occhi di tutti:

Fino alla fine degli anni 80, il centralismo era tale per cui le imposte le si pagavano a Roma e basta.

E i comuni e le province dovevano "arrangiarsi" e fare bene i loro conticini con i trasferimenti dello stato verso le periferie.

Se lo stato osava aumentare le tasse, l'irpef, le aliquote, o crearne di nuove, si scatenavano immediatamente a livello nazionale le parti sociali, i sindacati, i movimenti dei consumatori, ecc. e lo stato doveva fare "i conti" a livello nazionale con questi interlocutori autorevoli ed influenti.

Poi cosa é successo ?

E' successo che ci hanno propinato il "federalismo" e così comuni, province e regioni hanno iniziato ad applicare addizionali irpef, ICI, addizionali varie, ariet, apiet, ecc. e chi più ne ha più ne metta !

Risultato ?

la pressione a livello centrale (leggasi Irpef) non é calata di un centesimo e casomai é aumentata.

in compenso all'IRPEF si sono aggiunte tutte la miriadi di tasse locali che scatenate amministrazioni a cui é stata data "mano libera" hanno iniziato a propinarci !

E così siamo ora tassati almeno 3 volte:

Dallo stato centrale, dalla regione e dal comune almeno direttamente, olte ad altre innumerevoli imposte addizionali indirette provinciali come le addizionali sui bolli, sulle immatricolazioni, sui passaggi di proprietà, sulle tasse o tariffe dei rifiuti, sull'acqua, sul gas, ecc. ecc.

E la tanto sbandierata possibilità del cittadino di controllare l'amministratore locale e di "sgridarlo" se calcava la mano ?

Nulla di più falso !!!!

Se ne sbattono i sindaci, i presidenti delle regioni e delle province !

Avete mai visto un corteo di cittadini protestare perché il sindaco ha aumentato l'ICI ? Io no e voi ?

Conclusione:

Il federalismo ci ha "trombati" !!!

Ora ci troviamo sulla busta paga 3 trattenute mentre prima ce n'era una sola !

A quando una irpef provinciale ?
E una di circoscrizione ?

E c'é ancora chi ha il coraggio di parlare di federalismo ?

Molto meglio un solo ed unico centralismo !!!


PS:

Quando negli anni 70 fecero le regioni, ci dissero che avrebbero eliminato le province.
(cosa mai fatta !!!)

Quando nel 92 misero l'ISI dissero che era straodinaria e per un anno.
(l'anno dopo cambiarono nome in ICI e divenne perpetua !!!)

Quando misero l'ICI dissero che sostituiva pari pari l'ILOR.
(l'ILOR era l'1,62 per mille, l'ICI é ormai apllicata al 7 e in qualche caso anche al 9 !!!)

Quando misero l'addizionale regionale dissero che sarebbe diminuita di pari importo l'IRPEF.
(L'irpef é aumentata, come anche le addizionali regionali !!!)

Idem per le addizionali comunali.

E c'é ancora chi crede alle "balle" di stato ?????
26 marzo 2008 0:00 - marco f.
Il problema è che siamo in Italia!
Le Province sono state identificate come il molock da demolire.
Perchè?
Perchè è molto più facile lavarsi la coscienza spuntando l’iceberg piuttosto che mettere le mani dove in effetti gli sprechi non si contano.
In effetti le Regioni, enti senza storia e lontane dai cittadini, sono l’esempio lampante degli sprechi.
Consulenze, nomine, contributi e prebende varie non riescono a nascondere un impianto burocratico da far paura al buon Kafka.
Però sono governate dai cosiddetti “Governatori”: mai termine fu peggio utilizzato di così.
Chi di voi si è mai recato in Regione?
A me, prima di cambiar lavoro, mai m’era capitato in 35 anni di vita.
Personalmente, al di la’ dell’Ente, identifico le mie radici nella Provincia in cui abito (ed abito in un capoluogo). L’entità regionale è quanto di più distante dal mio essere.
26 marzo 2008 0:00 - Giovanni
Abolire le Province?
Ma qualcuno si riconosce nelle Regioni?
Forse gli abitanti del Capoluogo!
Le Regioni sono enti che emanano norme non necessarie (come se non fossero sufficienti quelle esistenti) e, al 70% del proprio bilancio, servono a gestire il carrozzone della Sanità.
Per il resto delegano e controllano finanziamenti.
Ecco a che servono le Regioni, distanti dai Comuni e dai Cittadini.
Forse molto meno distanti dai politici.
15 dicembre 2007 0:00 - Lorenzo Furlan
A proposito della abolizione delle Province. La necessità della abolizione delle Province dopo la nascita delle Regioni è apparsa chiara fin dai primi momenti e le proposte, anche di autorevoli esponenti politici, sono cominciate decenni fa. Nel tempo la richiesta è stata reiterata sempre più frequentemente in modo trasversale da più settori della società determinando di fatto un largo consenso . Incredibilmente fino ad oggi non vi è stata traccia di proposte concrete. In assenza di iniziativa più qualificate di teorici preposti, per passare dalle parole ai fatti, dal lamento continuo alla proposta, un gruppo di semplici cittadini di cui sono portavoce, notte dopo notte, con il contributo di specialisti e di amici che intendono metterci del proprio per cambiare le cose, ha messo a punto una proposta concreta, con un percorso preciso per arrivare alla Abolizione delle Province. A tal fine è stato pubblicato un blog (www.aboliamoleprovince.it) che Vi prego di visitare per poi diffonderne l'esistenza inserendolo come link ove possibile e pertinente. Ce la possiamo fare. Cordiali saluti. Lorenzo Furlan
5 settembre 2007 0:00 - Gianni Giavesoni
Le province andrebbero decisamente abolite in quanto sono enti inutili e costosi. Mi sembra che in quanto ad inutilità siano seconde solo alle Comunità Montane. Purtroppo però credo che non ci siano le condizioni politiche per attuare un simile provvedimento.

Gianni Giavesoni
Liberali per l'Ambiente
18 settembre 2006 0:00 - Commento
Non è questione di cambiare nick, quello che conta sono le idee e non il nick, soprattutto quando uno le esprime in maniera chiara ed educata.
Usare lo stesso nick, insultando e modificando la realtà non si fa un servizio migliore.

*
se pago il contributo per il servizio sanitario nazionale non devo andare a pagare il medico della città nella quale in ipotesi mi trovo temporaneamente a passare e non mi devo sentire un estraneo dentro il suo studio.
*
Nemmeno ora che la sanità è di competenza regionale; questo è un falso problema perchè basta un minimo di organizzazione.
La sanità è uno dei campi dove il federalismo già c'è e funziona.
Se torniamo alle logiche centraliste otterremo ancora un servizio ed un bilancio peggiore.

"ma a questo stava pensando il grande Berluscaz, al quale tornava comodo dare i soldi alle scuole private,, piuttosto che alla scuola pubblica, in attesa che queste ultime sparissero definitivamente"
Questa è la classica frase priva di aderenza con la realtà. Si preferisce insultare e storpiare i nomi perchè in effetti non c'è altro di serio da dire.

Il decentramento sta nella logica delle cose perchè non è pensabile gestire tutto da Roma: allora aboliamo anche i comuni ed andiamo a Roma per ogni fesseria! Questo però non vuol dire creare enti inutili e che si sovrappongono con le compenteze. Anche il federalismo si può fare bene o male, io punto ad un federalismo fatto bene che metta lo stato vicino ai cittadini e gli amministratori di fronte alle proprie responsabilità, senza demandare tutto al governo centrale.
17 settembre 2006 0:00 - Francesco
Messaggio per Commento=Federalista.

Piacere di ritrovarla in quest'altro forum. Io continuo a chiamarmi Francesco e non ho bisogno di cambiare nome quando intervengo su altri forum.
Come può vedere, quando si discute di argomenti seri non ricorro a battute ironiche e cerco di stare al tema.
Le fornisco un argomento a favore del centralismo: se pago il contributo per il servizio sanitario nazionale non devo andare a pagare il medico della città nella quale in ipotesi mi trovo temporaneamente a passare e non mi devo sentire un estraneo dentro il suo studio.
Continuando ad estendere i poteri delle regioni in materia di sanità arriveremo al punto che i cittadini di una regione avranno diritti più o meno ampi di quelli della regione vicina.
Non possiamo continuare a valutare tutto in termini economici, altrimenti dovremmo concludere che le forze armate le dobbiamo mandare a casa perché costano molti quattrini ed in caso di guerra ci sarebbero di scarso aiuto e che ognuno si deve pagare la scuola che vuole se non vuole rimanere ignorante, perché la scuola pubblica costa troppo (ma a questo stava pensando il grande Berluscaz, al quale tornava comodo dare i soldi alle scuole private, piuttosto che alla scuola pubblica, in attesa che queste ultime sparissero definitivamente).
17 settembre 2006 0:00 - Commento
Ah tanto per chiarire con Francesco: Commento = Federalista, noi già ci conosciamo.

ps: e non leghista!
17 settembre 2006 0:00 - Commento
E io continuo ad essere della mia idea:
1) come volevasi dimostrare un sistema legato al territorio comunque serve, quindi il decentramento è necessario proprio per il funzionamento dello stato; va razionalizzato, ma non si può pensare di gestire tutto da Roma.
2) è un'opinione, io la penso esattamente all'opposto ma così non si dimostra nulla; volevo solo dire che centralismo non è assolutamente sinonimo di efficienza e funzionamento
3) tutto ciò che è statale è in perdita e così è sempre stato in Italia, basta guardare fino a pochi anni fa con Eni e Telecom; da quando sono privatizzate utili nonostante il fatto siano ancora dei carrozzoni. Gli accordi locali già ci sono (ad esempio a Milano tra ferrovie e Aem); qui non è questione di centralismo ma di necessità; se fosse tutto centralizzato avremmo forse delle integrazioni tariffarie migliori ma servizio peggiore e deficit.. da ripianare in qualche modo! E probabilmente alla fine lo pagheremmo il quintuplo ma in maniera molto meno trasparente.
4) ovvio che non c'entra nulla il periodo dei comuni del Medioevo! Decentramento non vuol dire autonomia completa, solo più vicinanza al territorio e migliore gestione, conoscendo la realtà locale.
Non possiamo confrontarci con la Francia, la realtà geografica, storica e di distribuzione della popolazione è completamente diversa. Basta fare un federalismo serio e non il casino fatto dalla precedente riforma che ha creato un sacco di conflittualità.

Che ci siano troppi enti locali che si sovrappongono è vero, infatti il sistema deve essere razionalizzato, ma un certo livello di decentramento permette un funzionamento migliore perchè più vicino ai problemi. Lo so anch'io che i comuni di 500 abitanti non dovrebbero più esistere se non in situazioni particolari.
17 settembre 2006 0:00 - Francesco
Sono completamente d'accordo su quanto sostenuto da Paolo1 a proposito del centralismo.
Aggiungo che dovrebbe essere ripensata anche l'attuale forma di decentramento, attuata in forza della previsione costituzionale.
Le ragioni geografiche ed economiche che sessanta anni fa giustificavano l'esistenza delle regioni a statuto speciale e della provincia autonoma di Bolzano oggi non hanno più ragione di essere; sono fonte di sprechi e di ingiustificati privilegi. L'esistenza dell'Europa ha reso obsolete molte istituzioni territoriali.
Purtroppo si continua a far finta di niente e si va nella direzione opposta.
Un esempio: la passata amministrazione regionale di centro-destra della Sardegna per motivi esclusivamente politico-elettoralistici ha istituito con un solo colpo quattro nuove province (ed i relativi carrozzoni burocratici).
I livelli attuali di decentramento sono ridicoli: regioni, province, comuni, circoscrizioni, comunità montane, enti d'ambito. bacini imbriferi, comparti di pianura e chi più ne ha più ne metta. Molti di questi enti servono solo a giustificare l'elargizione del pubblico denaro ai politici.
L'Italia è un piccolo paese: se Napolitano fa un fischio dal Quirinale si può sentirlo distintamente fino a Pantelleria ed a Trieste; non c'è bisogno di una marea di regioni, ciascuna delle quali ritiene di avere i propri Solone che legiferano in materia urbanistica, di commercio, di sanità, ecc.
Continuando su questa strada il cittadino marchigiano dovrà fare un apposito corso di studi se intende trasferirsi in Piemonte e la stessa cosa dovrà fare un toscano che decide di andare a vivere in Sicilia.
Il massimo della aberrazione si è avuto quando in nome della autonomia i comuni italiani (anche quelli che hanno poche centinaia di abitanti) sono stati costretti ad adottare il proprio "statuto comunale". Ne ho letto qualcuno. Tutti iniziano con la descrizione dei confini, esattamente come si fa nei libri di geografia (il Comune di Roccacannuccia confina a Nord con il Comune di Vattelappesca, a Sud con ...). Esercizio retorico e, spesso, di scopiazzatura dello statuto del comune vicino, compresi gli errori di ortografia e di sintassi; ghiotta occasione per i comuni di grandi dimensioni per elargire qualche centinaio di milioni a "poveri" avvocati o notai, amici degli amici.
16 settembre 2006 0:00 - Paolo 1
Federalista,
rimango un centralista convinto.
(1) Non e' vero che il governo centrale non conosce tutti i territori dello Stato: una delle principali funzioni della burocrazia consiste proprio nel far affluire tali informazioni al centro.
Credi che Andreotti non sapesse nulla sulla mafia siciliana e che fosse questo il motivo per cui la mafia e' ancora li'?
(2) Preferirei abitare nella Francia centralista che nella Svizzera federalista.
(3) Ritengo sbagliato partire da osservazioni su come il centralismo abbia prodotto poco in Italia. In tutte le cose ci puo' essere un divario tra teoria e pratica. In genera la pratica e' peggio. Si tratta di vedere quale dei due sistemi sia, in teoria, il migliore. Se il migliore e' il centralismo ed ha funzionato male, non c'e' da stupirsi che passando al sistema peggiore, il decentramento, le cose stiano peggiorando.
(3) Accordi tra Parma e Milano per non farci pagare due volte il biglietto? Hai delle belle illusioni! E' gia' molto se non si mettono d'accordo per farcelo pagare il quadruplo.
Comunque l'esistenza dell'ANCI, associazione dei Comuni italiani, e' appunto una prova dell'assurdita' del decentramento: prima si decentra, e si incaricano gli enti locali di risolvere i problemi locali, poi si scopre che i problemi locali non sono esclusivamente locali, e cosi' i Comuni si incontrano nell'ANCI per risolvere i problemi che sono appunto generali, come raccordare le strade comunali dei vari comuni che non servono solo per circolare entro i singoli comuni, ma anche per passare dall'uno all'altro. Quindi meglo affidare tutto a un'unico ente, lo Stato.
(4) Guarda che il futuro e' appunto il centralismo, il passato e' il Medioevo delle citta' stato e dei microscopici staterelli, delle leggi e delle unita' di misura diverse da citta' a citta', delle gabelle per entrare nelle mura cittadine, etc etc.

16 settembre 2006 0:00 - Federalista
Paolo il tuo ragionamento potrebbe andare bene fatto a priori: ma dopo anni di centralismo cosa ci rimane?
Non dimentichiamo inoltre che la Francia è un paese con meno diversità al suo interno rispetto alle nostre.
E siccome tu fai l'esempio della Francia, io potrei controbattere con la Svizzera, che più federalista non si può.
Non possiamo pensare che sia sempre il governo centrale a prendere decisioni per un territorio che non conosce! Per eliminare le contestazioni basta fare un'assegnazione chiara tra competenze esclusive del governo e degli enti locali e delle competenze da condividere.
I problemi di biglietti locali tra Milano e Parma si possono risolvere benissimo con accordi, non serve avere un carrozzone nazionale che poi fa la fine di Telecom, Eni, Enel, Ina, Autostrade ecc ecc.
Dobbiamo guardare avanti, non indietro. Il processo di statalizzazione di tutto si è fermato da un pezzo, anzi siamo in direzione opposta.

Un federalista convinto
16 settembre 2006 0:00 - Paolo 1
Io sono nettamente contrario al decentramento, e favorevole ad uno stato centralizzato, efficiente, alla francese.
Gia' il decentramento amministrativo puo' creare dei problemi (puo' apparire migliore rispetto a quando ad esempio per sbrigare una pratica per la pensione si doveva andare a Roma, ma si rivela subito una fregatura quando quella pratica la si puo' sbrigare solo nel comune di residenza e non altrove, dove ci si potrebbe trovare presso parenti o in vacanza, quindi anche il semplice decentramento amministrativo andrebbe inteso nel senso che ci si possa rivolgere a qualsiasi sportello locale di una unica organizzazione centralizzata ed unitaria, come si fa quando si deve presentare una denuncia ai Carabinieri, il nome e' lo stesso ovunque, le divise idem ed e' quindi facile riconoscerle, identici i moduli e le procedure), il decentramento politico e' poi un disastro, perche' in Italia ci si trova con qualche decina di migliaia di enti diversi, dalle regioni alle comunita' montane alle circoscrizioni comunali, che in qualche misura possono legiferare, per cui ci si trova alle prese con un 20.000 legislazioni diverse (un esempio, una legge quadro nazionale ha obbligato le regioni ha fare una legge che consenta di presentare reclami per disservizi sanitari, quindi le leggi sono sostanzialmente uguali, ma hanno nomi (cioe' estremi) diversi e se in Emilia Romagna si deve citare l'art. 5 della legge x basta andare in Lombardia o Liguria per dover citare un'altra legge ed articolo, tutto questo non agevola certo il cittadino).
C'e' poi la truffa legalizzata del dover pagare due volte il biglietto dell'autobus: chi abbia un abbonamento a Parma e si rechi a Milano deve pagare il biglietto di nuovo a Milano, il che non accadrebbe se l'azienda trasporti non fosse locale, ma nazionale.
O i Comuni che pretenderebbero che si paghi un tanto al giorno di tassa sui rifiuti quando si soggiorna nel loro territorio (i primi furono quelli dell'Alto Adige): sara' vero che il turista "sporca", ma se sporca a Bolzano non puo' materialmente sporcare anche nel suo comune di residenza, e dovrebbe essere quindi tale comune di residenza a dare tante quote giornaliere di tassa sui rifiuti a Bolzano, senza che il turista debba pagare due volte.
E si potrebbero citare infiniti casi del genere, tutti a danno del cittadino e del consumatore.
Quanto al dibattito sulle Province, concordo con Giorgio e altri, non e' certo il caso di crearne di nuove, magari meglio abolirle e lasciarne le competenze alle Regioni.
Ma vorrei sollevare un problema di carattere piu' generale: in realta' per ogni tipo di problema e per ogni situazione l'ambito territoriale direttamente interessato (e precisero' meglio i limiti di questo concetto) puo' essere diverso. Insomma certi problemi potrebbero essere risolti bene a livello comunale, altri intercomunale, altri di comunita' montana o di pianura, altri di provincia o regione o Stato, ma moltissimi casi coinvolgono piu' comuni o province o regioni, quindi a seconda del problema di dovrebbe investire una struttura diversa, ad hoc, il che generebbe il caos. Meglio quindi che di tutto si occupi lo Stato (nazionale, o europeo un giorno) che contrariamente a quanto affermano falsamente i fautori del decentramento dispone di tutte le informazioni su tutte le realta' locali, quello che sa il Sindaco di Parma lo sanno anche a Roma. Ed inoltre c'e' da tener presente che nessun problema e' esclusivamente locale. Pensate ad esempio alle strade. La distinzione tra strade ed autostrade europee, nazionali, provinciali e comunali e' del tutto artificioso. Ad esempio di norma sulla A1 o sulla via Emilia passa un certo tipo di traffico, anche internazionale, ma quando queste strade vengono bloccate da incidenti o altro, per ore e ore, allora le stradine locali e i viottoli diventano essi delle arterie internazionali, ne consegue che nel tracciare certe stradine all'interno di un comune non ci si puo' limitare a considerare esclusivamente quel comune, tali stradine vanno raccordate tenendo conto che possono rivelarsi i componenti di una rete internazionale. Altro che localismo!
Quindi meglio affidare tutto all'entita' di piu' alto livello, quella di maggior estensione territoriale, e con leggi e procedure uniformi (quelle giuste, se 2+2 = 4 a Milano, lo e' anche a Reggio Calabria, no?).
2 settembre 2006 0:00 - Giorgio
Penso che la proposta del vicedirettore de Il Sole24ore di abolire le province non sià una provocazione è la visone di una semplificazione dei livelli di ammistrazione dello stato, oggi cosi frammentato e spesso in conflitto tra di loro. Le stesse competenze della provincia possono essere svolte in parte dai comuni e in parte dale stesse amministrazioni regionali. Le nuove tecnologie consento oggi di ottenere i servizi direttamente a casa e se non a casa attraverso il comune di residenza
Pertanto a che serve frammentare il territorio e far proliferare enti burocratici che costano tantissimo ai cittadini e non offrono grandi servizi?
E' meglio abolirle.
19 agosto 2006 0:00 - Franco
L'area Nord di Milano è una zona che costituisce quasi un'unica contiguità urbana con il capoluogo lombardo e ciononostante negli anni precedenti è passata la legge che ha reso Monza provincia. Come verrà amministrata questa unica area metropolitana spaccata da due diverse amministrazioni politico-locali che forse spesso non andranno per nulla d'accordo?
17 agosto 2006 0:00 - antonio bellocchio
Altro che provocazione, sarebbe un ottimo provvedimento per ottenere, finalmente, una riduzione dei costi della P.A.
cordiali saluti
14 agosto 2006 0:00 - Italiano
però oltre alle province ricordiamoci che ci sono migliaia di comuni, molti dei quali contano solo qualche centinaio di abitanti. Questo non è spreco? La moltiplicazione delle poltrone, delle spese e dei contratti. E, ovviamente, delle occasioni.....
  COMMENTI
  (Da 1 a 22 di 22)