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22 novembre 2006 0:00 - isaia Kwick
E' una vergogna. Elogio chi rimane a lavorare in Italia.
Isaia
20 novembre 2006 0:00 - Alberto Colavita
Cari autori:
Non credo (anzi sono sicuro) che non ci sono 6 nobel vivi nella universita' italiana. Ho forse sono 6 nella storia nella universita' italiana?
Fo non e' universitario, Rita Levi ha fayyo tutta la sua carriera nella Washington U e Rubbia al CERN e Harvard, anzi ha perso un concorso universitario prima del Nobel e designato prof. dopo il Nobel.
Il resto e tutto verissimo.
19 novembre 2006 0:00 - giancarlo
Finchè in Italia continuerà la logica del nepotismo, senza che da alcuna parte, sia politica che giudiziaria, si faccia niente per impedirlo, non andremo da nessuna parte e la nostra università sarà sempre più declassata.
Non serve a niente dare più fondi quando questi vengono gestiti non con la logica del merito, ma quella di favorire parenti e amici!!
16 novembre 2006 0:00 - Gianfranco
Il probema secondo me, per quanto riguarda le Università italiane in vista di una loro migliore crescita culturale rispetto allo stato attuale, non è soltanto nell'apertura delle stesse ai privati, che comunque potrebbe essere positivo in termini di investimenti economici. Io penso che una Riforma producente a vantaggio degli atenei italiani, mantenendo un sistema misto pubblico/privato debba necessariamente consistere in una maggiore autonomia dei Rettori nelle scelte organizzative, di programmi e di scambi cuturali tra le nodtre università e quelle estere.
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