Purtroppo dopo un anno e' mezzo siamo ancora allo stesso
punto.
2 ottobre 2007 0:00 - GIOVANNI C.
Ciao a tutti, io credo che non convenga a nessuno
neanche la sola competitivita': a parer mio la sua
esasperazione avrebbe conseguenze piu' negative e
"darwiniane" di quelle presenti attualmente negli
USA. Concordo che la "cooperazione" sia una
modalita'di "gioco sociale" piu'
vecchia, tuttavia credo che non sia affatto da buttare
via: ancora oggi in Formula 1 si usano lubrificanti,sempre
piu' evoluti e costosi,ma indispensabili. Persino
le articolazioni,i nervi,ecc.,ne sono provvisti,e quanto
servono... Potendo programmarlo,sarebbe bene cercare di
non diventare obesi ma neanche anoressici o con altri
problemi di alimentazione! Questo sempre restando nelle
metafore,perche' la salute e' una cosa molto
importante e spesso, purtroppo, come tante altre cose, non
dipende solo da noi.
20 settembre 2007 0:00 - Incerto
E cosa fara' la casta dopo Grillo, Mastella che minaccia
crisi, il ritorno di Vespa in Raivisione, le puntate del
Santoro, l'aumento dei prezzi, Telecom eterna
monopolista, i fannulloni sempre al lavoro (si fa per dire),
ed ecc.????
27 maggio 2007 0:00 - isaia
E la liberta' non vive di luce propria. Fasci di
buio spengono la speranza, la censura avanza. Isaia
Zingaro rom non ben voluto dalla mussolini.
27 dicembre 2006 0:00 - D. Murrone
per CV I modelli semplificati servono per dare
un'idea dei fenomeni, e' ovvio che la realta'
e' "altra cosa". Ma puo' essere
utile avere un riferimento teorico che aiuti a decifrare i
complessi meccanismi della quotidianieta'.
23 dicembre 2006 0:00 - CV
Insomma più concorrenza per abbassare i prezzi, in modo che
anche i callcentristi del Mancuso possano avere uno
stipendio relativo decente; che i commercianti i
professionisti si scannino per conquistarsi e mantenersi
clienti ed utenti anche con servizi migliori in modo che
icsipslon possa trovare impiegati meno burocrati. Poi
un mercato libero e concorrenziale sicuramente premierebbe
lo sforzo creativo di chi no ha e può, per la gioia del
sig. Falcinelli.
Ma caro Mimmo convincere le
corporazioni professionali sicure e sazie nei loro ordini,
le aziende pingui nei mercati chiusi, che ci sono altre
torte da spartirsi .... la vedo dura.
Ad ogni
modo solo gli economisti e matematici potevano chiamare
"teoria dei giochi" una tale incasinata
elucubrazione. Che si prendano i Lego o si facciano una
sega per trastullarsi un po'!
22 dicembre 2006 0:00 - Roberto Mancuso
Visto che siamo in clima natalizio vi inoltro una lettera a
Babbo Natale scritta dagli "outsiders" del 21°
secolo: gli operatori di un call center. Lancio una
proposta: visto che il buon Murrone prospetta la necessità
di una "Rivoluzione Liberale", non potendo non
essere d'accordo con lui, perchè non cominciare a
scrivere sul sito dell'ADUC i cahiers de doléances?
Intanto la lettera a babbo natale (il manager
dell'azienda) degli operatori di un call center
Caro Babbo Natale, noi poveri lavoratori,
gradiremmo - se possibile, se non disturbiamo... non
vorremmo mai - trovare sotto questo bello, ma
"spoglio" albero di Natale (complimenti
all'arredatore), la speranza, non oseremmo mai la
certezza (sempre per non disturbare, e noi zitti, sotto,
come le mosche), la tranquillità o eventualmente un
sottoprodotto miserrimo di una impercettibile, fatua,
fatiscente e utopistica, post-moderna busta paga, con una
remunerazione che si possa apppropinquiare ad una decenza
che solo a pochi eletti predestinati che, ahimè, la nostra
ingenua, timida capacità del comprendere umano e sottolineo
umano... scusate abbiamo perso il filo - applauso per
"bueno" - in ogni caso, sempre zitti, come le
mosche "che ci torturano", paventare un possibile
futuro senza dover necessariamente dover ricorrere al
mestiere più vecchio del mondo noi stessi profundere; e non
dover per ciò solo agognare giorno dopo giorno, ora dopo
ora, minuto dopo minuto, telefonata dopo telefonata,
vaffanculo dopo vaffanculo, un "felliniano" 5 euro
Lourdo a ora, altrimenti ci rimane solo Lourdes, ma trovato
chiuso e noi sempre zitti come le mosche, che ci
torturano. Certi, ma non troppo (per non disturbare
sempre zitti come le mosche, che ci torturano), di essere
per un minimo considerati, Vi auguriamo (cazzo! ho perso una
Winston... .... .... trovata!)...
BUON NATALE, di
cuore.
21 dicembre 2006 0:00 - Paolo 1
Direi piuttosto che, visto il fallimento del modello USA (in
proporzione alla popolazione, e' uno degli stati con il
maggior numero di delinquenti, carcerati, barboni ed
emarginati in genere), e' meglio evitare di seguirne le
orme. Inoltre io non userei il concetto di torta, ad
esempio un imprenditore potrebbe raddoppiare gli stipendi ed
entro la fine dell'anno vedersi tornare in tasca quel
denaro sotto forma di maggiori acquisti (vero soprattutto se
riferito a tutti gli imprenditri el loro insieme).
Comunque, quanto alla finanziaria, Prodi non e' un buon
cristiano: Gesu' moltiplico' pani e pesci, a
dividere in parti piu' o meno giuste e' capace
chiunque.
20 dicembre 2006 0:00 - icsipslon
E' come convinceranno gli impiegati pubblici che
dovranno essere meno burocratici e piu' attenti alle
esigenze degli utenti?
19 dicembre 2006 0:00 - Enrico Falcinelli
E' vero, quanto scrive il SIg. Domenico Murrone ed è
altrettanto vero che quella forza dinamica annichilita,
ovvero, la creatività che occorre per poter modificare uno
status come il nostro, viene automaticamente usurpata da
coloro che "tengono il banco" del gioco, perché
in Italia, tale gioco, si svolge come in una sala di
azzardo. Chi più ha, più può. E' il motivo per
cui chi ha delle belle pensate non le spreca da noi e corre
all'estero, dove ciò che offre gli viene per lo meno
pagato! Alla base di tutto il liberalismo positivo per
noi, deve esserci la cura di un aspetto morale di
un'etica civile e professionale, oltre che
imprenditoriale anche a livello di Stato, disposta a
rispettare, valutare e incrementare incoraggiandolo lo
sfrozo creativo di tanti di noi capaci di dare molto più di
quello che riusciamo nel nostro piccolo quotidiano.
Ringrazio e saluto.
19 dicembre 2006 0:00 - D. Murrone
x Biagiotti, Vesco L'uomo libero e sovrano artefice
di se stesso, ma ben organizzato e protetto aggiungo io.
Gentile signor Biagiotti, concordo ampiamente con questo
auspicio. Il problema non e' l'obiettivo, ma gli
strumenti di protezione. La tutela che tassisti, grandi e
piccole aziende pubbliche, associazioni di categoria,
associazioni di consumatori ricevono stimolano inettitudini
e comportamenti conservativi. E' questo che bisogna
modificare. Tali tutele gli artigini fiorentini se le
conquistarono grazie al loro saper fare, mica intervenivano
i fondi strutturali europei a finanziare l'innovazione.
Il modello Usa ha pro e contro, ma e' dinamico, a
differenza di quello italiano e europeo (Francia, Italia e
Germania, in particolare). Il signor Vesco ha scritto
cose che condivido e che rafforzano la tesi di fondo
dell'articolo da cui la discussione ha preso spunto.
19 dicembre 2006 0:00 - alessandro biagiotti
La "rivoluzione liberale" mi appassiona
notevolmente e quindi mi e' venuto in mente il paese
dove piu' e' di gran moda, gli Stati Uniti
d'America. Mi sto ponendo la domanda perche' in
questo paese abbia avuto successo se di successo dobbiamo
parlare. Io credo che il liberismo sviluppatosi in America
sia generato dalla mancanza di storia, e che tutto il
successo economico non sia attribuibile a questo modello.
Ritornando in Europa e guardando alla storia, possiamo
scorgere in periodi intorno al XII secolo l'affermazione
delle corporazioni che hanno resistito fino al Rinascimento
ed oltre e proprio in questo periodo espressione di
grandissima forza artistica e professionale, considerando
che non solo le corporazioni delle arti, ma anche quella dei
mestieri, hanno prodotto in maniera eccellente, e funzionato
soprattutto; nonostante il motto di Pico della Mirandola che
definiva l'uomo libero e sovrano artefice di se stesso,
ma ben organizzato e protetto aggiungo io. Scusi Sig.
Murrone questa bizzarra citazione storica, che forse e'
strampalata e puo' non aver senso, ma mentre a Firenze
si batteva moneta, negli Stati Uniti nello stesso periodo
che si faceva? A.Biagiotti
19 dicembre 2006 0:00 - A.Biagiotti
Sig D.Murrone sono daccordo con lei che non sia impossibile
la "rivoluzione liberale" ,ma credo, che nel
tessuto sociale italiano, trovi maggiore difficolta che nei
paesi che lei cita, cioe' gli anglosassoni, il fatto
sara' culturale non so, ma capita che regole o leggi che
in questi paesi funzionano da noi sono un fallimento, da
cosa dipendera'? E' doveroso Sig Murrone anche
spiegare che significa "rivoluzione liberale"; da
domani chiunque compra una macchina con i requisiti di un
taxi e via? O incentivare i taxisti ad una concorrenza tra
di loro, magari permettendogli altre forme di gestione della
licenza, per esempio mettere in servizio un'altra
vettura. Si parla di taxisti per fare un esempio, cio'
possiamo estenderlo a piu categorie. O la "rivoluzione
liberale" e' quello strumento che toglie i
privilegi ad una categoria? Per alzare il tiro per esempio,
prendiamo in esame le compagnie aeree, il mercato del low
cost sta piano piano sparendo, l'utente non accede
facilmente a questo tipo di servizio e le grandi compagnie,
come falchi congloberanno le consorelle povere, ricreando
cosi' il cartello, che gestira' il mercato low cost
(leggere non permettendolo di crescere piu' di tanto).
E' facile parlare di "liberalizzazione" in
questo paese, in cui il potere economico e' in mano a
poche famiglie, come la rigiri la frittata sempre loro ti
ritrovi al tavolo. Ho l'impressione che la
"liberalizzazione" la vogliono imporre agli altri,
che si scannino pure i farmacisti, i taxisti, i notai i
pescivendoli. Perche' non iniziamo a svincolare le
industrie italiane dai soliti uomini che hanno le mani in
pasta su tutte le aziende, come si corre ai ripari piangendo
terrorizzati da una eventuale azienda straniera che vuole
acquisire o fare affari in Italia, la liberalizzazione non
conta in questo caso. Vendiamo le nostre banche agli
stranieri per esempio, non mi pare ci sia molta propensione.
E allora di quale liberalizzazione si parla? Perbacco non
fraintenda io sono favorevole alla "rivoluzione
liberale" ma senza essere il bischero che paga e ci
rimette come sempre. A.Biagiotti
18 dicembre 2006 0:00 - Rosario Vesco
Si parla di teoria dei giochi, perchè questo è
l'ambito matematico a cui tale teoria è
ascrivibile. E' un ambito affascinante, sicuramente
foriero di grandi approfondimenti da parte di matematici e
altre menti curiose.
Ma l'Italia non è un
gioco. L'italia, inoltre, non sa più giocare.
E' diventata un mondo di NON SORRISO. Questo,
almeno, l'Italia "che conta" ma non
"canta", non canta più. Tutti nervosi, incavolati
a correre e a fregare il compagno.
Ecco il mondo
del gioco a somma zero. In alcune zone lo chiamano il
"fut.icompagno". In altre le "guerre tra
poveri".
Perchè possiamo anche vedere un
potentato crescere a dismisura, arricchirsi, fare torri,
palazzi, castelli. Ma alla fine siamo tutti più
poveri. E il ricco si vedrà intorno una società
distrutta, in cui per TUTTI, anche per lui sarà impossibile
vivere bene.
L'economia non è mai un mondo
chiuso, un gioco a somma zero. Si può anche andare
sottozero! Il che accade anche con le guerre.
Anche con quelle coloniali, checchè se ne dica,
perchè i soldati costano: basti vedere i crolli di tutti i
grandi imperi occidentali dell'ottocento. Ma lì
l'impero si è convertito nelle grandi organizzazioni
militari sovranazionali e quella è un'altra
storia...
Ma anche con il "comunismo
reale" la bolla iniziale era destinata a estinguersi e
ad impoverire la gente.
E, dall'altra parte,
vediamo l'antiamericanismo del sudamerica, come reazione
alla storia recente.
Perchè le disparità
estreme, ovunque e con qualunque regime, portano a creare
reazioni che "spengono" in un modo o
nell'altro, nel tempo, l'impulso del potente.
L'unico scampo per il potente, ad un certo momento è la
fuga, se non vuole soccombere.
18 dicembre 2006 0:00 - D. Murrone
Gentile signor Biagiotti, una breve replica al suo
intervento. E chi dice che e' semplice la
"rivoluzione" liberale? E' una conquista
difficile, ma non mi dica che e' impossibile. Le faccio
un esempio "storico". Sa quale fu la prima
reazione dei tassisti di fine 1800 (i cocchieri)? "Le
automobili? Non funzioneranno mai". Per fortuna siamo
interdipendenti e alcune cosa saranno spazzate via
dall'evoluzione tecnologica. Sa perche' le
grandi consulenze giuridico-contabili delle grandi
societa' sono affidate a grossi consulenti anglosassoni?
Perche' negli Usa e nel Regno Unito avvocati e
commercialisti hanno meno privilegi e sono abituati a
competere e ad innovare. Prima o poi, saranno gli stessi
professionisti italiani, a cui gia' rimangono solo le
briciole dei grandi lavori, a chiedere di fare i soldi seri
e non continuare a spennare i cittadini. Concordo con
lei sui sindacati, fra l'altro il passaggio
dell'articolo "Siccome la struttura sociale
italiana e' fatta di tante corporazioni, dalle piu'
"nobili" (notai) a quelle piu'
"plebee" (precari di lungo corso)", intendeva
includere anche i sindacati tra le corporazioni
conservatrici.
18 dicembre 2006 0:00 - anticorporativo
Cosa fare? La risposta non e' semplice. Un notaio
sembrerebbe un po' masochista se dicesse "basta
privilegi". Identico discorso varrebbe per i privilegi
meno "altolocati", difesi da altre categorie.
In passato, solo gravi emergenze hanno portato ad immediate
riforme: nel 1992 il Governo Amato fece una finanziaria che
al confronto l'attuale e' rose e fiori, proprio
"grazie" all'emergenza valutaria che
porto' la lira fuori dal sistema monetario europeo (il
vecchio Sme). Il nostro attuale ancoraggio
all'euro allontana il ripetersi dello scenario.
Nonostante queste premesse, azzardo una risposta al quesito:
in un sistema democratico e' inevitabile che la spinta
iniziale debba toccare alla politica. Poiche' quella che
ci troviamo e' traballante, opportunista, populista,
ecc. classe politica occorre dargli una spinta. E'
molto piu' facile dire: piu' lavoro per tutti, meno
tasse per tutti, piu' assunzioni a tempo indeterminato e
altro (anche se poi rimangono proclami), rispetto a chi dice
basta ai privilegi che generano inettitudini. A questa
classe politica gli elettori dovrebbero far sentire (in
campagna elettorale, con lettere a giornali e a segretari di
partito, in pubblici dibattiti) che essi sono disposti a
mettere in gioco innanzitutto i propri privilegi, piu' o
meno grandi. La consapevolezza si accresce anche nelle
discussioni tra amici/colleghi, evitando i discorsi e'
tutto uno schifo (come nell'incipit dell'articolo da
cui parte il forum). Ragionare insieme in termini di giochi
a somma zero o diversa da zero, potrebbe produrre risultati,
perche' per prima cosa occorre liberare le nostre teste
da un atteggiamento utilitaristico, ma di corto respiro.
Insomma decidere se e' meglio una lenta decadenza o il
rischio di una "rivoluzione" liberale.
18 dicembre 2006 0:00 - A.Biagiotti
Eh! lo so Sig Murrone,qui si parla di una rivoluzione
culturale, pero'. Tutto giusto ma utopistico per una
societa' come quella italiana. Il Taxista che ha
contratto un mutuo per la sua villettina, non mette ha
rischio la propria attivita' ed essere il primo a
"provare" la Teoria dei giochi, perche' se i
"giochi" gli vanno male, cioe' meno incasso,
la villettina se la rimangia la banca; il taxista il passo
lo ha fatto riferendosi alla realta' del suo borsellino,
e chiunque mini tale realta' e' un nemico. E lo
hanno dimostrato a Roma!! Il discorso, Sig Murrone, vale per
tutte le altre categorie, non lasciare la strada vecchia per
la nuova, altro che mi si dimostri che la nuova non sia la
Salerno-Reggio Calabria ma piuttosto una bellissima
autostrada a sei corsie. Quindi Sig. Murrone quando lo stato
garantira' i cittadini la realizzazione di leggi
veramente eque, mirate al benessere di tutti, forse un
po' di fiducia questo stato la otterrebbe e la fiducia
e' una cosa seria. E' dura dia retta a me Sig.
Murrone, la realta' e' fatta di mille equilibri, un
mestiere e' regolato da moltissime varianti, e chi vive
del suo lavoro accetta male intromissioni da gente che sa
solo riscaldare le poltrone del parlamento, in Italia manca
organizzazioni o meglio uomini che sanno unire la
realta' del lavoro con l'istituzioni, non mi dica
che i sindacati funzionano, tanto meno sono configurati per
categorie come taxisti e lavoratori autonomi.
A.Biagiotti
18 dicembre 2006 0:00 - Lucio Musto
Semplice, "Angelo Acino" anche se naturalmente
l'idea non è mia ma molto, molto più vecchia:
Allenarsi costantemente a pensare, finché la cosa ti entri
dentro e diventi un tuo modo d'essere: "il tizio
che mi sta accanto è più bisognoso di me!".
Tutto qui.
Ah!... dimenticavo! Non
c'è bisogno che "comincino prima gli altri a
pensarla così, che poi per ultimo gli vado dietro
anch'io!... "; funziona anche se sei il primo, e
dietro non vedi nessuno a seguirti. Garantito!
(vedi Francesco d'Assisi, vedi Ghandi, vedi Teresa di
Calcutta... loro l'hanno fatto, e basta!)
18 dicembre 2006 0:00 - Isaia Kwick
Lucio Musto dimmi la verita' - che cosa sono queste
piantine - Isaia
18 dicembre 2006 0:00 - Angelo Acino
Mi trovo d' accordo con quanto esposto. Tuttavia. Cosa
può fare in concreto, nella vita di tutti i giorni, ognuno
di noi, per migliorare le cose? Grazie e cordiali
saluti.
15 dicembre 2006 0:00 - Rino
Beh, tanto per cominciare, in riferimento alle principali
novità della Finanziaria, le varie parti
"danneggiate" potrebbero smetterla di lamentarsi
tanto.
Prendendo spunto da un articolo di
Altroconumo: <<...perchè non credo che ai Notai e Avvocati
dispiaccia prendere un taxi più facilmente, ai farmacisti
non dispiacerà pagare di meno per fare una causa, ai
tassisti non dispiacerà fare un passaggio di proprietà
direttamente al comune, e ai panettieri non dispiacerà
curarsi il raffreddore pagando meno l'aspirina del
supermarket...>>.
Saluti
15 dicembre 2006 0:00 - Lucio Musto
Esposizione ineccepibile, semplice e chiara. Corretto
ed ahimé esatto parallelo con la realtà Italiana.
Una sola, malinconica osservazione: sembra che a
troppa parte degli italiani non interessi tanto un
miglioramento della comunità, ma primariamente sopravanzare
di qualcosa almeno il proprio vicino, e per far questo basta
rubargli una delle dieci piantine del suo orto per
ripiantarla accanto alle mie, dieci piantine; così
diventano undici contro nove!