E come la mettiamo con quelli che non si sposano per non
vedersi revocata la pensione di reversibilità o, anche
parzialmente, gli alimenti di un matrimonio precedente?
Siamo alle solite, tutti ad invocare diritti ma ai
privilegi non si rinuncia mai.
....Berlusconi, che ha avuto due mogli, senza contare le
giovani e avvenenti attiviste di Forza Italia con cui
prepara il Family Day nel parco di villa Certosa. Le cito
qualche altro esempio da un bell'articolo di Barbara
Romano su Libero. Vediamo la Lega, che fa fuoco e fiamme per
la sacra famiglia. Bossi 2 mogli. Calderoli 2 mogli (la
seconda sposata con rito celtico) e una compagna. Castelli,
una moglie in chiesa e l'altra davanti al druido. Poi
c'è l'Udc, l'Unione democratico cristiana,
dunque piena di separati e divorziati. Divorziato Casini,
che ha avuto due figlie dalla prima moglie e ora vive con
Azzurra. Divorziati l'ex segretario Follini e il
vicecapogruppo Giuseppe Drago, mentre la vicesegretaria
Erminia Mazzoni sta con un divorziato. D'Onofrio ha
avuto l'annullamento dalla Sacra Rota. Anche An è
ferocissima contro i Dico. Fini ha sposato una divorziata.
L'on. Enzo Raisi ha detto: "Io vivo un pacs".
Altro "pacs" inconfessato è quello tra Alessio
Butti e la sua compagna Giovanna. Poi i due capigruppo: alla
Camera, Ignazio La Russa, avvocato divorzista e divorziato,
convive; al Senato, Altero Matteoli, è divorziato e
risposato con l'ex assistente. Adolfo Urso è separato.
L'unico big in regola è Alemanno: si era separato dalla
moglie Isabella Rauti, ma poi son tornati insieme.
Divorziati gli ex ministri Baldassarri (risposato) e
Martinat (convivente). La Santanchè ha avuto le prime nozze
annullate dalla Sacra Rota, poi ha convissuto a lungo. E
Forza Italia?
A parte il focoso Cavaliere, sono
divorziati il capogruppo alla Camera Elio Vito e il
vicecapogruppo Antonio Leone. L'altro vice, Paolo
Romani, è già al secondo matrimonio: «e non è finita
qui», minaccia. Gaetano Pecorella ha alle spalle una moglie
e "diverse convivenze". Divorziati anche Previti,
Adornato, Vegas, Boniver. Libero cita tra gli irregolari
persino Elisabetta Gardini, grande amica di Luxuria, che ha
un figlio e (dice Libero) convive con un regista. Frattini,
separato e convivente, è in pieno Pacs. Risposàti pure
Malan, D'Alì e Gabriella Carlucci, mentre la
Prestigiacomo ha sposato un divorziato. E al Family day ci
sarà pure la Moratti col marito Gianmarco, pure lui
divorziato.
11 maggio 2007 0:00 - Sergio
Nell’intervento di Reset vi sono cose di buon senso, in
parte condivisibili. Sbaglia quando scrive, riferendosi
alle coppie (etero) di fatto: “Quale persona di buon senso
avrebbe rifiutato a costoro un ampliamento dei loro diritti
personali, privati, amministrativi, fiscali, pubblici,
chiamateli come volete (tra l'altro già contenuti nelle
nostre leggi)?” No, le nostre leggi non riconoscono
alcun diritto alla coppia di fatto. Un semplice
esempio. Coppia di fatto, lui lavora lei no, unico
stato di famiglia (sul piano anagrafico alla coppia di fatto
è riconosciuto lo status di famiglia). Lei non ha diritto
all’esonero dal ticket sanitario poiché si considera il
reddito dei componenti lo “stato di famiglia”; lui paga
ma non ha diritto a detrarre le spese sostenute per la
convivente poiché per il fisco sono familiari a carico solo
il coniuge e i figli. Il riconoscimento anagrafico è solo
servito a spillare soldi ai contribuenti e a indurre alcune
coppie di fatto a sposarsi per avere qualche vantaggio e
altre a costituire due distinti nuclei familiari sotto lo
stesso tetto (quindi hanno identica residenza ma distinti
stati di famiglia). Come sempre l’Italia sembra fatta per
i furbi e gli speculatori.
Vengo adesso al
nocciolo dell’intervento di Reset: chi troppo vuole nulla
stringe. Concentra l’attenzione sul reclamato (non
da tutti) diritto alla genitorialità degli omosessuali.
Il problema è molto complesso e purtroppo poco
analizzato. Bisogna distinguere almeno due aspetti: la
genitorialità naturale e quella legale. Conosco
alcune situazioni che illustrerò per rappresentare la
complessità con cui dobbiamo fare i conti.
Un
uomo, dopo circa nove anni di matrimonio e sette da padre,
s’innamora di un suo collega. La moglie scopre la
relazione e ottiene il divorzio. Mantiene però ottimi
rapporti con l’ex marito e anche con il suo convivente
(d’altra parte già amico di famiglia) e, poiché deve
spesso per lavoro assentarsi, il bambino passa lunghi
periodi con il padre. Oggi, il figlio ormai ventenne abita
con la sua ragazza insieme al padre e al partner di
quest’ultimo. Inutile dire che il figlio ha passato brutti
momenti che ha superato brillantemente… Molti invece
cadono nella depressione più totale perché sono lasciati
soli ad affrontare situazioni “anomale” e talvolta
costretti a “ripudiare” il genitore per non essere
esclusi da una società becera sempre pronta a deridere,
insultare, emarginare… Occuparsi di genitorialità
significa pensare anche a questi aspetti.
Nelle
donne è molto più diffusa di quanto si creda la
bisessualità. La sessualità femminile non è mai stata
caricata di valori ideologici e sociali pesanti come il mito
della virilità. Il ruolo della donna era appagare il
desiderio maschile e sfornare figli. Alla donna il piacere
è stato negato dalla cultura maschilista e misogina. Questo
ha favorito lo sviluppo, al fianco della convenzionale vita
matrimoniale, di amori lesbici talvolta occasionali,
talvolta regolari e continuativi. L’emancipazione sessuale
degli ultimi decenni ha portato molte donne – intanto
divenute madri – al divorzio e alla scelta di dividere la
propria vita con un’altra donna. Vi sono poi lesbiche
che non disdegnano qualche rapporto sessuale con un maschio;
queste donne non hanno alcuna difficoltà, trovato il tipo
giusto, a “farsi ingravidare”, senza neanche
rappresentare un problema per l’ignaro stallone. Vi
è poi la possibilità per una donna di ricorrere,
all’estero, alla fecondazione artificiale eterologa.
In ogni caso, l’omosessualità femminile è
sempre stata in certa misura tollerata, mai considerata
sovversiva di un ordinamento sociale maschilista (bella
insanabile contraddizione!). Interessante poi notare che è
molto più facilmente accettata nelle famiglie di origine,
sia dalle madri sia dai padri (per ragioni spesso
complementari e convergenti).
Le analisi
sociologiche condotte presso il mondo dei “travestiti di
strada” hanno confermato che il cliente medio è un uomo
sposato con figli. Sempre più frequentemente avremo
matrimoni che si sfasciano perché c’è un “lui” e non
un’altra “lei”.
La genitorialità tra gay
quindi esiste e talvolta è preesistente rispetto al
manifestarsi o al consolidamento della scelta omosessuale.
Le nostre strutture scolastiche e sociali fingono di
non vedere tutto ciò. Il risultato è che i giovani
che vivono in queste realtà familiari “eretiche”
presentano spesso problematicità che non trovano ascolto e
aiuto. Lottare per un diritto, senza compromessi e
gradualità, diviene allora una necessità. Affermare
l’orgoglio della propria condizione serve a trovare la
forza per andare avanti con dignità. Esistono gli
omosessuali, i genitori degli omosessuali e i figli degli
omosessuali. Con questa realtà bisogna fare i conti.
La realtà si muove, la società si trasforma e non attende
le leggi che arrivano sempre in ritardo e sono al massimo
solo fotografie, talvolta sfocate, di realtà già diffuse e
articolate.
Riguardo al diritto di adozione
(personalmente sono in generale contrario all’adozione e
favorevole a forme diffuse e articolate di affidamento), la
questione è ancora più complessa e investe l’intera
struttura culturale della nostra società. Andrebbe
ripensato il diritto alla genitorialità per tutti (etero e
omo) e il ruolo della società nei confronti dei minori.
Siamo ancora poco disposti a considerare i figli un
bene sociale e troppo a considerarli un bene privato dei
genitori, quasi una proprietà. Un solo esempio. Il
nostro codice penale (art 671) punisce l’impiego di minori
nell’accattonaggio; eppure ogni giorno assistiamo, sotto
gli occhi distratti delle forze dell’ordine, alla impunita
violazione di tale norma. Intervenire significherebbe
prendersi cura dei minori e lottare con la cultura che
considera la prole una proprietà. Così lasciamo, in nome
di un malinteso “senso della famiglia e dell’ordine
pubblico”, che si perpetuino violenze e sfruttamento,
finché le situazioni esplodono, conquistando le cronache
dei giornali e il solito vomitevole sdegno di facciata delle
autorità. Questa cultura integralista e bigotta ha
prodotto nel tempo (e produce tuttora) molte tragedie e
infamie legislative; ha portato a ignorare quanti problemi e
quali violenze si annidano nella tanto esaltata famiglia.
Poiché in questi giorni si fa un gran parlare
di famiglia, ricordo, solo a titolo di esempio, che il
nostro codice penale all’art 564 punisce l’incesto ma
condizione di punibilità è il pubblico scandalo:
“Chiunque, in modo che ne derivi pubblico scandalo,
commette incesto…” Sino al 1969 il nostro codice
penale (quello fascista divenuto della Repubblica fondata
sull’antifascismo…) prevedeva un diverso trattamento per
marito e moglie. Il marito era punito solo se aveva una
concubina; la moglie era punita in caso di semplice
adulterio (e la pena era più severa nel caso di relazione
adulterina; basta riflettere sulla ratio della norma per
comprendere di quale cultura siamo figli…). C’è voluta
la Corte Costituzionale per abolire questi articoli: ciò
rappresenta una vergogna per tutti i parlamentari della
Repubblica Italiana post-fascista.
Giusto per
capire da dove veniamo. L’art 560 così recitava:
«Il marito, che tiene una concubina nella casa
coniugale, o notoriamente altrove, è punito con la
reclusione fino a due anni. La concubina è punita con
la stessa pena. Il delitto è punibile a querela della
moglie». Con sent. 3-12-1969, n. 147, la Corte Cost.
ha dichiarato costituzionalmente illegittimo tale
articolo.
L’art 559 così recitava: «La
moglie adultera è punita con la reclusione fino a un anno.
Con la stessa pena è punito il correo
dell’adultera. La pena è della reclusione fino a
due anni nel caso di relazione adulterina. Il delitto
è punibile a querela del marito». La Corte Cost.,
con sent. 19-12-1968, n. 126, ha dichiarato
costituzionalmente illegittimi i primi due commi;
successivamente la stessa Corte, con sent. 3-12-1969, n.
147, ha dichiarato costituzionalmente illegittimi i cc. 3 e
4.
Che dire poi dell’art. 553 che puniva
l’incitamento a pratiche contro la procreazione. Articolo
abrogato solo dalla legge 194 del 1978 sebbene la Corte
Costituzionale ne avesse sancito con la sentenza n. 49 del
1971 l’illegittimità costituzionale e nel 1975 ne fosse
stata chiesta con referendum l’abrogazione insieme a tutti
gli altri articoli del famigerato Titolo X, Dei delitti
contro l’integrità e la sanità della stirpe, del Libro
II del codice penale!
Quando ci occupiamo di
famiglia faremmo bene a non dimenticare che stiamo parlando
di un organismo sociale che cambia e si trasforma di
continuo.
Sono stato lungo ma spero di aver
fornito qualche spunto di riflessione per comprendere che
talvolta è necessario essere spregiudicati (nel senso
etimologico del termine, senza pregiudizi) per analizzare i
codici sociali e mettere a nudo il potere condizionante
delle convenzioni sociali.
11 maggio 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Perderanno? Caro Signor Primo, le mie statistiche mi dicono
il contrario. C.Levis Strauss, tra l'altro, ha
perso troppi punti con la sua teoria strutturalista
applicata all'antropologia... forse è meglio
rifarsi ad autori più recenti, non trova? Saluti.
Ha, dimenticavo: vuol scommettere qualcosa sul
risultato del Family Day?
Ancora saluti.
11 maggio 2007 0:00 - Scocciato
Persino la polizia, quando attribuisce un nome ad
un'operazione, dà spessissimo nomi esotici o in
inglese, solo che spesso li sbaglia anche. Chi ha dato
questo nome inglese e tutti lì a ripeterlo? vogliamo un pò
di sana autarchia. Rifiutiamoci di parlare straniero anche
su concetti proprii della nostra lingua. Eppoi,
qualcuno ha esteso proditoriamente il concetto di famiglia
anche ai "singles", cosicchè ad esempio per la
sanità, un individuo da solo si autocertifica esente dai
ticket fino a 36160 € quando una famiglia regolare con
più individui legati da vincoli di sangue o equiparati, NON
PUO' FARLO !!! Se si equiparano i singoli individui
con la famiglia, allora queste manifestazioni che scopo
hanno?
11 maggio 2007 0:00 - Reset
Mi sembra che in Italia si sia ormai persa l'oraziana
virtù di chi sceglie il mezzo. E', da sempre,
stata una soluzione equa, pacata, condivisibile...stare nel
mezzo. Evitare le cose estreme. Sinonimo di civiltà,
oltre che d'intelligenza. Siamo diventati, invece,
tutti cittadini di uno Stato che, a forza, vuole proporre
situazioni, soluzioni, deduzioni estreme, portate fino agli
antipodi, in qualunque caso, in qualunque questione.
Questa, per esempio, è una di quelle!!! PACS, DICO,
acronimi che vogliono dire solo una cosa: possibilità che
la "classica" famiglia possa essere arricchita,
affiancata (pensate a ciò che vi pare) da forme di
"stare insieme" diverse. Domanda: ci sarebbe
la bagarre che si registra se si fosse soltanto trattato di
convivenza fra persone di sesso diverso mai sposate? o fra
persone di sesso diverso dove una è separata o
divorziata? Andiamo!! Credo proprio di no!!
Quale persona di buon senso avrebbe rifiutato a costoro un
ampliamento dei loro diritti personali, privati,
amministrativi, fiscali, pubblici, chiamateli come volete
(tra l'altro già contenuti nelle nostre leggi)?
Credo sinceramente NESSUNO. Ovviamente ci sarebbero
state posizioni differenti, pensieri divergenti, persone che
avrebbero detto la loro...ma alla fine si sarebbe tutti
concordato sull'essenza della questione di fondo: anche
persone non sposate civilmente (oltre che di fronte alla
Chiesa) avrebbero potuto godere dei diritti delle persone
regolarmente sposate, ovviamente in certe condizioni, con
determinate restrizioni e così via, dettate, come sempre
dal fatto che, taluni avrebbero potuto strumentalizzare una
situazione come questa a proprio vantaggio. Invece?
L'estremizzazione!! Gay e lesbiche anche con
volontà genitoriali!! Ecco cosa fa scattare
l'indignazione. Ecco cosa fa levare gli scudi.
Quando impareremo che a voler troppo, nulla si stringe?
10 maggio 2007 0:00 - Sergio
X Pietro
E' troppo facile risponderti.
Ho affermato il dovere di tutelare le libertà di
espressione ecc. purché nel rispetto delle sacrosante
libertà altrui. La poligamia non si fonda sul
reciproco e simmetrico riconoscimento di diritti.
Quindi non può essere riconosciuta come
"matrimonio" con il nostro ordinamento perché non
ci sarebbe la stessa tutela giuridica per ogni
componente. Nessuna legge vieta però a un uomo di
vivere con tre donne o a una donna di vivere con tre uomini:
non saranno famiglie, non saranno matrimoni, non saranno
neanche dico o pacs, saranno comunità. Ricorda infine
che alcune comunità, per esempio i mormoni (anch'essi
cristiani che trovano nel vecchio testamento il sostegno
alle loro tradizioni), praticano la poligamia. Quel che
conta è che i diritti dell'individuo trovino tutela:
quindi che la donna - con matrimonio poligamo o monogamo non
importa - possa divorziare o avere un amante senza per
questo rischiare la lapidazione. Nel mondo arabo non è
così. La parità tra uomo e donna è invece una nostra
sofferta recente conquista (spero anche per te) di civiltà:
non molti decenni fa il delitto d'onore era
espressamente previsto dal nostro ordinamento. C'è poco
quindi da rallegrarsi.
10 maggio 2007 0:00 - L'INFORMATORE
Famiglia o DICO?
Una riflessione di
Maria Bonafede, moderatore della Tavola valdese
Il 12 maggio vedremo due piazze affollate di gente,
l'una distante e contrapposta all'altra. Da una
parte si vuole affermare il valore della famiglia e la
necessità di tutelarla e difenderla; dall'altra si
rivendica il diritto alla tutela delle coppie di fatto,
etero ed omosessuali, e si celebra la laicità. Il rischio
è che, nell'estrema politicizzazione di questi due
raduni, si finisca col perdere di vista il valore che
ciascuno di essi intende affermare. Da una parte si
rivendica il valore della famiglia, dal quale discende la
necessità di politiche che la sostengano, che aiutino le
giovani coppie a costruire serenamente il loro futuro. Più
famiglia significa quindi anche più servizi, scuole
migliori, più attenzione ai soggetti deboli che vivono al
suo interno come gli anziani o i disabili. Se questo fosse
al centro del raduno di piazza San Giovanni sarebbe
difficile negare il proprio convinto sostegno. Tanto più
nella prospettiva evangelica dell'amore e del sostegno a
chi è in difficoltà. Peccato soltanto che il raduno in
piazza San Giovanni per la scelta del momento e per i suoi
contenuti sia così palesemente una manifestazione
"contro": contro i DICO, contro la laicità dello
Stato, contro la libertà di scegliere di uomini e donne
adulti, credenti o meno che siano.
Dall'altra, a piazza Navona, si rivendica il diritto ad
uno Stato davvero laico festeggiando una data che è il
simbolo della vittoria della laicità in Italia, il 12
maggio di 33 anni fa, vittoria del referendum sul divorzio,
e si rivendica il diritto al riconoscimento delle unioni di
fatto, di relazioni affettive e parentali che la legge
ignora o penalizza. Personalmente sono assolutamente
convinta che si tratti di diritti che devono essere
garantiti e che nulla tolgono alla libertà ed
all'integrità della famiglia tradizionale.
Nell'Italia di oggi queste due piazze sono lontane e
incapaci di comunicare. Al contrario, mi piacerebbe che
queste piazze potessero incontrarsi, con rispetto ed
attenzione reciproca. Non si tratta di contrapporre la
famiglia ai diritti delle coppie di fatto, né di utilizzare
la battaglia per i diritti delle coppie di fatto come una
bandiera anticlericale. Lo dico da credente, convinta
che l'amore di Dio soffia su ogni relazione vissuta
nell'attenzione, nel rispetto e nel dono reciproco.
Tratto da NEV - Notizie evangeliche del 9 maggio 2007
10 maggio 2007 0:00 - pietro
x sergio: 'lo stato ha il dovere di tutelare le libertà
di espressione' bravo, allora da oggi io che sono
mussulmano e ho tre mogli (a carico) voglio gli stessi
diritti del matrimonio civile me li dai? sai la poligamia è
la mia libertà d'espressione...
10 maggio 2007 0:00 - NESSUNO
da: Renato Data: 9 Maggio 2007
Io al Family
Day o Giornata della famiglia ci vado! Ci vado per URLARE
che la famiglia va tutelata,va sostenuta e anche aiutata se
necessario e negli ultimi tempi poco è stato fatto. Oggi
sembra che si voglia dare priorità a risolvere i problemi
delle relazioni al di fuori del matrimonio, ma non tanto di
vere convivenze tra uomo e donna magari con figli che
comunque sono tutelati, ma di dare il benestare a coppie gay
alle quali un domani perchè andrebbe negata
un'adozione?! Perchè si continua a non accorgersi di
quanto costa un figlio, i pannolini, il latte, i vestiti, le
visite specialistiche ( ... sa nel dubbio un controllo più
professionale con quello strumento...)i prodotti per
neonato. Per non parlare dell'asilo e di quello che
viene dopo. Perchè non si arriva quasi mai ad aiutare
in tempo un genitore che magari ha solo bisogno di parlare e
di confrontarsi nell' evolversi in questo ruolo. La
famiglia (e non parlo per forza di matrimonio)va DIFESA come
essenziale risorsa di continuità di valori nel
futuro;esattamente il contrario di ciò che ci prospettano:
indulto,liberalizzazioni delle droghe,clandestinità
premiata.
----------------------------
Renato, mi sembra che tu faccia un po' di confusione.
Vai al Family Day per gridare che la famiglia va sostenuta,
però alla fine concludi che la famiglia, per te, non si
identifica col matrimonio. E allora? Non è quello che
vogliono i DI.CO? Cioè tutelare le famiglie esistenti, a
prescindere se sono fondate sul matrimonio civile o
religioso? Poi dici che i bambini costano. Parole
sante. Ma costanao a chi ce li ha, quindi anche a qurelli
che non sono sposati ma i figli li tengono, quindi a nche ai
genitori gay con prole. Che ne dici?
10 maggio 2007 0:00 - Quaqquaraqquà
veramente io e gli amici miei ve l'avevamo pure fatto
capire che i PACS e i DiCo erano solo mezzucci per cercare
di intrufolarci ed andare a rodere la famiglia e la
società!...
Meno male che solo quelle merde dei
preti se ne accorsero!... tanto a quelli non li sente
nessuno!
10 maggio 2007 0:00 - Topesio
Su questo forum siamo ormai (da un bel pezzo, in verità) al
più totale delirio! Leggere STRONZATE come quelle del
sedicente V.F.C. (nome alquanto appropriato) non so se
procuri più allegria, pena o schifo...
10 maggio 2007 0:00 - Sergio
Ai tanti che parlano di famiglia ricordo che è la coppia il
nucleo fondante della famiglia. Quando la coppia si
sfascia la famiglia va in pezzi. Quando la coppia
scoppia, i figli passano in secondo piano. Prevale il sano
egoismo individuale, il giusto desiderio di vivere la
propria vita. Ciò non significa che si trascurano i figli
(cosa che talvolta succede anche senza la separazione tra
coniugi) ma semplicemente che non si è più disposti a un
sacrificio di cui non si comprende la necessità; il vecchio
leit motiv “facciamolo per i figli” non funziona più.
Forse perché l’individuo moderno (uomo o donna poco
importa) è più autonomo e meno convenzionale di una volta;
forse perché siamo più cinici e irresponsabili, ciascuno
dia la spiegazione che vuole. Parlare di famiglia
avendo in mente un esclusivo paradigma (e non la
complessità di una variegata micro-organizzazione sociale)
significa dimenticarsi che la tutela della famiglia passa
attraverso il rispetto di individui e sentimenti senza i
quali (individui e sentimenti) la famiglia non può
esistere. Chi non rispetta le individualità non ha
alcuna percezione antropologica della famiglia: necessita di
un mondo omologato perché non sa vivere la propria
individualità e non è in grado di trovare nelle cose il
senso e la ragione dell’essere e dell’esistere.
L’idea poi che la famiglia debba essere solo quella
fondata sul matrimonio è una legittima aspettativa per il
semplice motivo che ciascuno è libero di pensarlo e di
desiderarlo, come si ha il diritto di desiderare la luna e
nessuno può negare il diritto di scendere in piazza per
chiedere la luna. Ciò non modificherà la realtà
incontrovertibile che non esiste una dimensione naturale e
universale della famiglia perché nel mondo esistono tante
forme di famiglia e nel tempo la famiglia si è
profondamente modificata. La modificazione che negli
ultimi decenni la famiglia sta vivendo non è certo il
frutto dei PACS o dei matrimoni tra gay. La famiglia si
modifica perché la società cambia e con essa cambiano
tutte le strutture sociali. Persino al Chiesa cambia
sebbene pretenda sempre di interpretare la parola di Dio.
Delle due l’una: o Dio cambia frequentemente opinione e
allora per cortesia che si dia una regolata o è la Chiesa
che non sa ascoltare bene e adatta costantemente alle
esigenze contingenti quel che ritiene di aver compreso della
volontà divina. Conclusione: ciascuno ha il diritto
di farsi la famiglia che vuole e lo Stato ha il dovere di
tutelare le libertà di espressione, realizzazione e
socializzazione di ciascuno, purché nel rispetto delle
sacrosante libertà altrui.
10 maggio 2007 0:00 - pietro
e poi basta con questa sinistra che invece di pensare alle
famiglie (leggi il proletariato...)che non arrivano a fine
mese, mette tra le priorità la 'laicità' e i
dico!!!ma chi se nefrega!!!???
10 maggio 2007 0:00 - pietro
bravissimo, che belle argomentazioni che porti: le scritte
in inglese 'confermano la ns sudditanza' allora
mettici dentro anche il 'gay pride' e tutti i
termini in inglese che compaiono sul vostro sito...
10 maggio 2007 0:00 - V.F.C.
Ma che cavolo gliene frega a radicali, anticlericali,
"gamadini" e miscredenti vari di famiglia,
società e... persona umana! Si tratta pur sempre di gente
che pesca nel torbido, artisti della fregatura, che per
mestiere hanno quello di fare andare tutto a rotoli (vedi
divorzio, la "manna" degli avvocati...), di creare
continuamente occasioni di discordia tra la gente
inventandosene una al giorno... Per loro vale il motto di
sempre: "tanto peggio, tanto meglio!", la loro
arte è quella di presentare il peggio per il meglio!...
Possono un giorno dichiararsi "pacifisti", e il
giorno dopo... collaborare con chi esporta la
"democrazia" a suon di bombe!... SVEGLIA,
GENTE!!!
9 maggio 2007 0:00 - Renato
Io al Family Day o Giornata della famiglia ci vado! Ci vado
per URLARE che la famiglia va tutelata,va sostenuta e anche
aiutata se necessario e negli ultimi tempi poco è stato
fatto. Oggi sembra che si voglia dare priorità a risolvere
i problemi delle relazioni al di fuori del matrimonio, ma
non tanto di vere convivenze tra uomo e donna magari con
figli che comunque sono tutelati, ma di dare il benestare a
coppie gay alle quali un domani perchè andrebbe negata
un'adozione?! Perchè si continua a non accorgersi di
quanto costa un figlio, i pannolini, il latte, i vestiti, le
visite specialistiche ( ... sa nel dubbio un controllo più
professionale con quello strumento...)i prodotti per
neonato. Per non parlare dell'asilo e di quello che
viene dopo. Perchè non si arriva quasi mai ad aiutare
in tempo un genitore che magari ha solo bisogno di parlare e
di confrontarsi nell' evolversi in questo ruolo. La
famiglia (e non parlo per forza di matrimonio)va DIFESA come
essenziale risorsa di continuità di valori nel
futuro;esattamente il contrario di ciò che ci prospettano:
indulto,liberalizzazioni delle droghe,clandestinità
premiata.