COMMENTI
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12 maggio 2007 0:00 - Curioso
E come la mettiamo con quelli che non si sposano per non vedersi revocata la pensione di reversibilità o, anche parzialmente, gli alimenti di un matrimonio precedente?

Siamo alle solite, tutti ad invocare diritti ma ai privilegi non si rinuncia mai.
11 maggio 2007 0:00 - bruno giordano
http://img252.imageshack.us/img252/6749/200503giordanobrunos j7.gif
11 maggio 2007 0:00 - Gulp!
....Berlusconi, che ha avuto due mogli, senza contare le giovani e avvenenti attiviste di Forza Italia con cui prepara il Family Day nel parco di villa Certosa. Le cito qualche altro esempio da un bell'articolo di Barbara Romano su Libero. Vediamo la Lega, che fa fuoco e fiamme per la sacra famiglia. Bossi 2 mogli. Calderoli 2 mogli (la seconda sposata con rito celtico) e una compagna. Castelli, una moglie in chiesa e l'altra davanti al druido. Poi c'è l'Udc, l'Unione democratico cristiana, dunque piena di separati e divorziati. Divorziato Casini, che ha avuto due figlie dalla prima moglie e ora vive con Azzurra. Divorziati l'ex segretario Follini e il vicecapogruppo Giuseppe Drago, mentre la vicesegretaria Erminia Mazzoni sta con un divorziato. D'Onofrio ha avuto l'annullamento dalla Sacra Rota. Anche An è ferocissima contro i Dico. Fini ha sposato una divorziata. L'on. Enzo Raisi ha detto: "Io vivo un pacs". Altro "pacs" inconfessato è quello tra Alessio Butti e la sua compagna Giovanna. Poi i due capigruppo: alla Camera, Ignazio La Russa, avvocato divorzista e divorziato, convive; al Senato, Altero Matteoli, è divorziato e risposato con l'ex assistente. Adolfo Urso è separato. L'unico big in regola è Alemanno: si era separato dalla moglie Isabella Rauti, ma poi son tornati insieme. Divorziati gli ex ministri Baldassarri (risposato) e Martinat (convivente). La Santanchè ha avuto le prime nozze annullate dalla Sacra Rota, poi ha convissuto a lungo. E Forza Italia?

A parte il focoso Cavaliere, sono divorziati il capogruppo alla Camera Elio Vito e il vicecapogruppo Antonio Leone. L'altro vice, Paolo Romani, è già al secondo matrimonio: «e non è finita qui», minaccia. Gaetano Pecorella ha alle spalle una moglie e "diverse convivenze". Divorziati anche Previti, Adornato, Vegas, Boniver. Libero cita tra gli irregolari persino Elisabetta Gardini, grande amica di Luxuria, che ha un figlio e (dice Libero) convive con un regista. Frattini, separato e convivente, è in pieno Pacs. Risposàti pure Malan, D'Alì e Gabriella Carlucci, mentre la Prestigiacomo ha sposato un divorziato. E al Family day ci sarà pure la Moratti col marito Gianmarco, pure lui divorziato.
11 maggio 2007 0:00 - Sergio
Nell’intervento di Reset vi sono cose di buon senso, in parte condivisibili.
Sbaglia quando scrive, riferendosi alle coppie (etero) di fatto: “Quale persona di buon senso avrebbe rifiutato a costoro un ampliamento dei loro diritti personali, privati, amministrativi, fiscali, pubblici, chiamateli come volete (tra l'altro già contenuti nelle nostre leggi)?”
No, le nostre leggi non riconoscono alcun diritto alla coppia di fatto.
Un semplice esempio.
Coppia di fatto, lui lavora lei no, unico stato di famiglia (sul piano anagrafico alla coppia di fatto è riconosciuto lo status di famiglia). Lei non ha diritto all’esonero dal ticket sanitario poiché si considera il reddito dei componenti lo “stato di famiglia”; lui paga ma non ha diritto a detrarre le spese sostenute per la convivente poiché per il fisco sono familiari a carico solo il coniuge e i figli. Il riconoscimento anagrafico è solo servito a spillare soldi ai contribuenti e a indurre alcune coppie di fatto a sposarsi per avere qualche vantaggio e altre a costituire due distinti nuclei familiari sotto lo stesso tetto (quindi hanno identica residenza ma distinti stati di famiglia). Come sempre l’Italia sembra fatta per i furbi e gli speculatori.

Vengo adesso al nocciolo dell’intervento di Reset: chi troppo vuole nulla stringe.
Concentra l’attenzione sul reclamato (non da tutti) diritto alla genitorialità degli omosessuali.
Il problema è molto complesso e purtroppo poco analizzato.
Bisogna distinguere almeno due aspetti: la genitorialità naturale e quella legale.
Conosco alcune situazioni che illustrerò per rappresentare la complessità con cui dobbiamo fare i conti.

Un uomo, dopo circa nove anni di matrimonio e sette da padre, s’innamora di un suo collega.
La moglie scopre la relazione e ottiene il divorzio. Mantiene però ottimi rapporti con l’ex marito e anche con il suo convivente (d’altra parte già amico di famiglia) e, poiché deve spesso per lavoro assentarsi, il bambino passa lunghi periodi con il padre. Oggi, il figlio ormai ventenne abita con la sua ragazza insieme al padre e al partner di quest’ultimo. Inutile dire che il figlio ha passato brutti momenti che ha superato brillantemente… Molti invece cadono nella depressione più totale perché sono lasciati soli ad affrontare situazioni “anomale” e talvolta costretti a “ripudiare” il genitore per non essere esclusi da una società becera sempre pronta a deridere, insultare, emarginare…
Occuparsi di genitorialità significa pensare anche a questi aspetti.

Nelle donne è molto più diffusa di quanto si creda la bisessualità. La sessualità femminile non è mai stata caricata di valori ideologici e sociali pesanti come il mito della virilità. Il ruolo della donna era appagare il desiderio maschile e sfornare figli. Alla donna il piacere è stato negato dalla cultura maschilista e misogina. Questo ha favorito lo sviluppo, al fianco della convenzionale vita matrimoniale, di amori lesbici talvolta occasionali, talvolta regolari e continuativi. L’emancipazione sessuale degli ultimi decenni ha portato molte donne – intanto divenute madri – al divorzio e alla scelta di dividere la propria vita con un’altra donna.
Vi sono poi lesbiche che non disdegnano qualche rapporto sessuale con un maschio; queste donne non hanno alcuna difficoltà, trovato il tipo giusto, a “farsi ingravidare”, senza neanche rappresentare un problema per l’ignaro stallone.
Vi è poi la possibilità per una donna di ricorrere, all’estero, alla fecondazione artificiale eterologa.
In ogni caso, l’omosessualità femminile è sempre stata in certa misura tollerata, mai considerata sovversiva di un ordinamento sociale maschilista (bella insanabile contraddizione!). Interessante poi notare che è molto più facilmente accettata nelle famiglie di origine, sia dalle madri sia dai padri (per ragioni spesso complementari e convergenti).

Le analisi sociologiche condotte presso il mondo dei “travestiti di strada” hanno confermato che il cliente medio è un uomo sposato con figli. Sempre più frequentemente avremo matrimoni che si sfasciano perché c’è un “lui” e non un’altra “lei”.

La genitorialità tra gay quindi esiste e talvolta è preesistente rispetto al manifestarsi o al consolidamento della scelta omosessuale.
Le nostre strutture scolastiche e sociali fingono di non vedere tutto ciò.
Il risultato è che i giovani che vivono in queste realtà familiari “eretiche” presentano spesso problematicità che non trovano ascolto e aiuto.
Lottare per un diritto, senza compromessi e gradualità, diviene allora una necessità.
Affermare l’orgoglio della propria condizione serve a trovare la forza per andare avanti con dignità.
Esistono gli omosessuali, i genitori degli omosessuali e i figli degli omosessuali.
Con questa realtà bisogna fare i conti. La realtà si muove, la società si trasforma e non attende le leggi che arrivano sempre in ritardo e sono al massimo solo fotografie, talvolta sfocate, di realtà già diffuse e articolate.

Riguardo al diritto di adozione (personalmente sono in generale contrario all’adozione e favorevole a forme diffuse e articolate di affidamento), la questione è ancora più complessa e investe l’intera struttura culturale della nostra società. Andrebbe ripensato il diritto alla genitorialità per tutti (etero e omo) e il ruolo della società nei confronti dei minori.
Siamo ancora poco disposti a considerare i figli un bene sociale e troppo a considerarli un bene privato dei genitori, quasi una proprietà.
Un solo esempio. Il nostro codice penale (art 671) punisce l’impiego di minori nell’accattonaggio; eppure ogni giorno assistiamo, sotto gli occhi distratti delle forze dell’ordine, alla impunita violazione di tale norma. Intervenire significherebbe prendersi cura dei minori e lottare con la cultura che considera la prole una proprietà. Così lasciamo, in nome di un malinteso “senso della famiglia e dell’ordine pubblico”, che si perpetuino violenze e sfruttamento, finché le situazioni esplodono, conquistando le cronache dei giornali e il solito vomitevole sdegno di facciata delle autorità.
Questa cultura integralista e bigotta ha prodotto nel tempo (e produce tuttora) molte tragedie e infamie legislative; ha portato a ignorare quanti problemi e quali violenze si annidano nella tanto esaltata famiglia.

Poiché in questi giorni si fa un gran parlare di famiglia, ricordo, solo a titolo di esempio, che il nostro codice penale all’art 564 punisce l’incesto ma condizione di punibilità è il pubblico scandalo: “Chiunque, in modo che ne derivi pubblico scandalo, commette incesto…”
Sino al 1969 il nostro codice penale (quello fascista divenuto della Repubblica fondata sull’antifascismo…) prevedeva un diverso trattamento per marito e moglie. Il marito era punito solo se aveva una concubina; la moglie era punita in caso di semplice adulterio (e la pena era più severa nel caso di relazione adulterina; basta riflettere sulla ratio della norma per comprendere di quale cultura siamo figli…). C’è voluta la Corte Costituzionale per abolire questi articoli: ciò rappresenta una vergogna per tutti i parlamentari della Repubblica Italiana post-fascista.

Giusto per capire da dove veniamo.
L’art 560 così recitava:
«Il marito, che tiene una concubina nella casa coniugale, o notoriamente altrove, è punito con la reclusione fino a due anni.
La concubina è punita con la stessa pena.
Il delitto è punibile a querela della moglie».
Con sent. 3-12-1969, n. 147, la Corte Cost. ha dichiarato costituzionalmente illegittimo tale articolo.

L’art 559 così recitava:
«La moglie adultera è punita con la reclusione fino a un anno.
Con la stessa pena è punito il correo dell’adultera.
La pena è della reclusione fino a due anni nel caso di relazione adulterina.
Il delitto è punibile a querela del marito».
La Corte Cost., con sent. 19-12-1968, n. 126, ha dichiarato costituzionalmente illegittimi i primi due commi; successivamente la stessa Corte, con sent. 3-12-1969, n. 147, ha dichiarato costituzionalmente illegittimi i cc. 3 e 4.

Che dire poi dell’art. 553 che puniva l’incitamento a pratiche contro la procreazione. Articolo abrogato solo dalla legge 194 del 1978 sebbene la Corte Costituzionale ne avesse sancito con la sentenza n. 49 del 1971 l’illegittimità costituzionale e nel 1975 ne fosse stata chiesta con referendum l’abrogazione insieme a tutti gli altri articoli del famigerato Titolo X, Dei delitti contro l’integrità e la sanità della stirpe, del Libro II del codice penale!

Quando ci occupiamo di famiglia faremmo bene a non dimenticare che stiamo parlando di un organismo sociale che cambia e si trasforma di continuo.

Sono stato lungo ma spero di aver fornito qualche spunto di riflessione per comprendere che talvolta è necessario essere spregiudicati (nel senso etimologico del termine, senza pregiudizi) per analizzare i codici sociali e mettere a nudo il potere condizionante delle convenzioni sociali.
11 maggio 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Perderanno? Caro Signor Primo, le mie statistiche mi dicono il contrario.
C.Levis Strauss, tra l'altro, ha perso troppi punti con la sua teoria strutturalista applicata all'antropologia...
forse è meglio rifarsi ad autori più recenti, non trova?
Saluti.

Ha, dimenticavo: vuol scommettere qualcosa sul risultato del Family Day?

Ancora saluti.
11 maggio 2007 0:00 - Scocciato
Persino la polizia, quando attribuisce un nome ad un'operazione, dà spessissimo nomi esotici o in inglese, solo che spesso li sbaglia anche.
Chi ha dato questo nome inglese e tutti lì a ripeterlo? vogliamo un pò di sana autarchia. Rifiutiamoci di parlare straniero anche su concetti proprii della nostra lingua.
Eppoi, qualcuno ha esteso proditoriamente il concetto di famiglia anche ai "singles", cosicchè ad esempio per la sanità, un individuo da solo si autocertifica esente dai ticket fino a 36160 € quando una famiglia regolare con più individui legati da vincoli di sangue o equiparati, NON PUO' FARLO !!!
Se si equiparano i singoli individui con la famiglia, allora queste manifestazioni che scopo hanno?
11 maggio 2007 0:00 - Reset
Mi sembra che in Italia si sia ormai persa l'oraziana virtù di chi sceglie il mezzo.
E', da sempre, stata una soluzione equa, pacata, condivisibile...stare nel mezzo. Evitare le cose estreme.
Sinonimo di civiltà, oltre che d'intelligenza.
Siamo diventati, invece, tutti cittadini di uno Stato che, a forza, vuole proporre situazioni, soluzioni, deduzioni estreme, portate fino agli antipodi, in qualunque caso, in qualunque questione.
Questa, per esempio, è una di quelle!!!
PACS, DICO, acronimi che vogliono dire solo una cosa: possibilità che la "classica" famiglia possa essere arricchita, affiancata (pensate a ciò che vi pare) da forme di "stare insieme" diverse.
Domanda: ci sarebbe la bagarre che si registra se si fosse soltanto trattato di convivenza fra persone di sesso diverso mai sposate? o fra persone di sesso diverso dove una è separata o divorziata?
Andiamo!!
Credo proprio di no!!
Quale persona di buon senso avrebbe rifiutato a costoro un ampliamento dei loro diritti personali, privati, amministrativi, fiscali, pubblici, chiamateli come volete (tra l'altro già contenuti nelle nostre leggi)?
Credo sinceramente NESSUNO.
Ovviamente ci sarebbero state posizioni differenti, pensieri divergenti, persone che avrebbero detto la loro...ma alla fine si sarebbe tutti concordato sull'essenza della questione di fondo: anche persone non sposate civilmente (oltre che di fronte alla Chiesa) avrebbero potuto godere dei diritti delle persone regolarmente sposate, ovviamente in certe condizioni, con determinate restrizioni e così via, dettate, come sempre dal fatto che, taluni avrebbero potuto strumentalizzare una situazione come questa a proprio vantaggio.
Invece?
L'estremizzazione!!
Gay e lesbiche anche con volontà genitoriali!!
Ecco cosa fa scattare l'indignazione. Ecco cosa fa levare gli scudi.
Quando impareremo che a voler troppo, nulla si stringe?
10 maggio 2007 0:00 - Sergio
X Pietro

E' troppo facile risponderti.
Ho affermato il dovere di tutelare le libertà di espressione ecc. purché nel rispetto delle sacrosante libertà altrui.
La poligamia non si fonda sul reciproco e simmetrico riconoscimento di diritti.
Quindi non può essere riconosciuta come "matrimonio" con il nostro ordinamento perché non ci sarebbe la stessa tutela giuridica per ogni componente.
Nessuna legge vieta però a un uomo di vivere con tre donne o a una donna di vivere con tre uomini: non saranno famiglie, non saranno matrimoni, non saranno neanche dico o pacs, saranno comunità.
Ricorda infine che alcune comunità, per esempio i mormoni (anch'essi cristiani che trovano nel vecchio testamento il sostegno alle loro tradizioni), praticano la poligamia.
Quel che conta è che i diritti dell'individuo trovino tutela: quindi che la donna - con matrimonio poligamo o monogamo non importa - possa divorziare o avere un amante senza per questo rischiare la lapidazione.
Nel mondo arabo non è così. La parità tra uomo e donna è invece una nostra sofferta recente conquista (spero anche per te) di civiltà: non molti decenni fa il delitto d'onore era espressamente previsto dal nostro ordinamento. C'è poco quindi da rallegrarsi.
10 maggio 2007 0:00 - L'INFORMATORE

Famiglia o DICO?


Una riflessione di Maria Bonafede, moderatore della Tavola valdese


Il 12 maggio vedremo due piazze affollate di gente, l'una distante e contrapposta all'altra. Da una parte si vuole affermare il valore della famiglia e la necessità di tutelarla e difenderla; dall'altra si rivendica il diritto alla tutela delle coppie di fatto, etero ed omosessuali, e si celebra la laicità. Il rischio è che, nell'estrema politicizzazione di questi due raduni, si finisca col perdere di vista il valore che ciascuno di essi intende affermare. Da una parte si rivendica il valore della famiglia, dal quale discende la necessità di politiche che la sostengano, che aiutino le giovani coppie a costruire serenamente il loro futuro. Più famiglia significa quindi anche più servizi, scuole migliori, più attenzione ai soggetti deboli che vivono al suo interno come gli anziani o i disabili. Se questo fosse al centro del raduno di piazza San Giovanni sarebbe difficile negare il proprio convinto sostegno. Tanto più nella prospettiva evangelica dell'amore e del sostegno a chi è in difficoltà. Peccato soltanto che il raduno in piazza San Giovanni per la scelta del momento e per i suoi contenuti sia così palesemente una manifestazione "contro": contro i DICO, contro la laicità dello Stato, contro la libertà di scegliere di uomini e donne adulti, credenti o meno che siano.

Dall'altra, a piazza Navona, si rivendica il diritto ad uno Stato davvero laico festeggiando una data che è il simbolo della vittoria della laicità in Italia, il 12 maggio di 33 anni fa, vittoria del referendum sul divorzio, e si rivendica il diritto al riconoscimento delle unioni di fatto, di relazioni affettive e parentali che la legge ignora o penalizza. Personalmente sono assolutamente convinta che si tratti di diritti che devono essere garantiti e che nulla tolgono alla libertà ed all'integrità della famiglia tradizionale.
Nell'Italia di oggi queste due piazze sono lontane e incapaci di comunicare. Al contrario, mi piacerebbe che queste piazze potessero incontrarsi, con rispetto ed attenzione reciproca. Non si tratta di contrapporre la famiglia ai diritti delle coppie di fatto, né di utilizzare la battaglia per i diritti delle coppie di fatto come una bandiera anticlericale.
Lo dico da credente, convinta che l'amore di Dio soffia su ogni relazione vissuta nell'attenzione, nel rispetto e nel dono reciproco.

Tratto da NEV - Notizie evangeliche del 9 maggio 2007

10 maggio 2007 0:00 - pietro
x sergio: 'lo stato ha il dovere di tutelare le libertà di espressione' bravo, allora da oggi io che sono mussulmano e ho tre mogli (a carico) voglio gli stessi diritti del matrimonio civile me li dai? sai la poligamia è la mia libertà d'espressione...
10 maggio 2007 0:00 - NESSUNO
da: Renato
Data: 9 Maggio 2007

Io al Family Day o Giornata della famiglia ci vado! Ci vado per URLARE che la famiglia va tutelata,va sostenuta e anche aiutata se necessario e negli ultimi tempi poco è stato fatto. Oggi sembra che si voglia dare priorità a risolvere i problemi delle relazioni al di fuori del matrimonio, ma non tanto di vere convivenze tra uomo e donna magari con figli che comunque sono tutelati, ma di dare il benestare a coppie gay alle quali un domani perchè andrebbe negata un'adozione?! Perchè si continua a non accorgersi di quanto costa un figlio, i pannolini, il latte, i vestiti, le visite specialistiche ( ... sa nel dubbio un controllo più professionale con quello strumento...)i prodotti per neonato.
Per non parlare dell'asilo e di quello che viene dopo.
Perchè non si arriva quasi mai ad aiutare in tempo un genitore che magari ha solo bisogno di parlare e di confrontarsi nell' evolversi in questo ruolo.
La famiglia (e non parlo per forza di matrimonio)va DIFESA come essenziale risorsa di continuità di valori nel futuro;esattamente il contrario di ciò che ci prospettano: indulto,liberalizzazioni delle droghe,clandestinità premiata.

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Renato, mi sembra che tu faccia un po' di confusione. Vai al Family Day per gridare che la famiglia va sostenuta, però alla fine concludi che la famiglia, per te, non si identifica col matrimonio. E allora? Non è quello che vogliono i DI.CO? Cioè tutelare le famiglie esistenti, a prescindere se sono fondate sul matrimonio civile o religioso?
Poi dici che i bambini costano. Parole sante. Ma costanao a chi ce li ha, quindi anche a qurelli che non sono sposati ma i figli li tengono, quindi a nche ai genitori gay con prole. Che ne dici?
10 maggio 2007 0:00 - Quaqquaraqquà
veramente io e gli amici miei ve l'avevamo pure fatto capire che i PACS e i DiCo erano solo mezzucci per cercare di intrufolarci ed andare a rodere la famiglia e la società!...

Meno male che solo quelle merde dei preti se ne accorsero!... tanto a quelli non li sente nessuno!
10 maggio 2007 0:00 - Topesio
Su questo forum siamo ormai (da un bel pezzo, in verità) al più totale delirio!
Leggere STRONZATE come quelle del sedicente V.F.C. (nome alquanto appropriato) non so se procuri più allegria, pena o schifo...
10 maggio 2007 0:00 - Sergio
Ai tanti che parlano di famiglia ricordo che è la coppia il nucleo fondante della famiglia.
Quando la coppia si sfascia la famiglia va in pezzi.
Quando la coppia scoppia, i figli passano in secondo piano. Prevale il sano egoismo individuale, il giusto desiderio di vivere la propria vita. Ciò non significa che si trascurano i figli (cosa che talvolta succede anche senza la separazione tra coniugi) ma semplicemente che non si è più disposti a un sacrificio di cui non si comprende la necessità; il vecchio leit motiv “facciamolo per i figli” non funziona più. Forse perché l’individuo moderno (uomo o donna poco importa) è più autonomo e meno convenzionale di una volta; forse perché siamo più cinici e irresponsabili, ciascuno dia la spiegazione che vuole.
Parlare di famiglia avendo in mente un esclusivo paradigma (e non la complessità di una variegata micro-organizzazione sociale) significa dimenticarsi che la tutela della famiglia passa attraverso il rispetto di individui e sentimenti senza i quali (individui e sentimenti) la famiglia non può esistere.
Chi non rispetta le individualità non ha alcuna percezione antropologica della famiglia: necessita di un mondo omologato perché non sa vivere la propria individualità e non è in grado di trovare nelle cose il senso e la ragione dell’essere e dell’esistere.
L’idea poi che la famiglia debba essere solo quella fondata sul matrimonio è una legittima aspettativa per il semplice motivo che ciascuno è libero di pensarlo e di desiderarlo, come si ha il diritto di desiderare la luna e nessuno può negare il diritto di scendere in piazza per chiedere la luna. Ciò non modificherà la realtà incontrovertibile che non esiste una dimensione naturale e universale della famiglia perché nel mondo esistono tante forme di famiglia e nel tempo la famiglia si è profondamente modificata.
La modificazione che negli ultimi decenni la famiglia sta vivendo non è certo il frutto dei PACS o dei matrimoni tra gay. La famiglia si modifica perché la società cambia e con essa cambiano tutte le strutture sociali.
Persino al Chiesa cambia sebbene pretenda sempre di interpretare la parola di Dio. Delle due l’una: o Dio cambia frequentemente opinione e allora per cortesia che si dia una regolata o è la Chiesa che non sa ascoltare bene e adatta costantemente alle esigenze contingenti quel che ritiene di aver compreso della volontà divina.
Conclusione: ciascuno ha il diritto di farsi la famiglia che vuole e lo Stato ha il dovere di tutelare le libertà di espressione, realizzazione e socializzazione di ciascuno, purché nel rispetto delle sacrosante libertà altrui.
10 maggio 2007 0:00 - pietro
e poi basta con questa sinistra che invece di pensare alle famiglie (leggi il proletariato...)che non arrivano a fine mese, mette tra le priorità la 'laicità' e i dico!!!ma chi se nefrega!!!???
10 maggio 2007 0:00 - pietro
bravissimo, che belle argomentazioni che porti: le scritte in inglese 'confermano la ns sudditanza' allora mettici dentro anche il 'gay pride' e tutti i termini in inglese che compaiono sul vostro sito...
10 maggio 2007 0:00 - V.F.C.
Ma che cavolo gliene frega a radicali, anticlericali, "gamadini" e miscredenti vari di famiglia, società e... persona umana! Si tratta pur sempre di gente che pesca nel torbido, artisti della fregatura, che per mestiere hanno quello di fare andare tutto a rotoli (vedi divorzio, la "manna" degli avvocati...), di creare continuamente occasioni di discordia tra la gente inventandosene una al giorno... Per loro vale il motto di sempre: "tanto peggio, tanto meglio!", la loro arte è quella di presentare il peggio per il meglio!... Possono un giorno dichiararsi "pacifisti", e il giorno dopo...
collaborare con chi esporta la "democrazia" a suon di bombe!...
SVEGLIA, GENTE!!!
9 maggio 2007 0:00 - Renato
Io al Family Day o Giornata della famiglia ci vado! Ci vado per URLARE che la famiglia va tutelata,va sostenuta e anche aiutata se necessario e negli ultimi tempi poco è stato fatto. Oggi sembra che si voglia dare priorità a risolvere i problemi delle relazioni al di fuori del matrimonio, ma non tanto di vere convivenze tra uomo e donna magari con figli che comunque sono tutelati, ma di dare il benestare a coppie gay alle quali un domani perchè andrebbe negata un'adozione?! Perchè si continua a non accorgersi di quanto costa un figlio, i pannolini, il latte, i vestiti, le visite specialistiche ( ... sa nel dubbio un controllo più professionale con quello strumento...)i prodotti per neonato.
Per non parlare dell'asilo e di quello che viene dopo.
Perchè non si arriva quasi mai ad aiutare in tempo un genitore che magari ha solo bisogno di parlare e di confrontarsi nell' evolversi in questo ruolo.
La famiglia (e non parlo per forza di matrimonio)va DIFESA come essenziale risorsa di continuità di valori nel futuro;esattamente il contrario di ciò che ci prospettano: indulto,liberalizzazioni delle droghe,clandestinità premiata.
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