COMMENTI
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21 maggio 2007 0:00 - Sergio
X Alecsio.
Temo che tu abbia capito molto poco.
Non m'interessa nulla dei Valdesi.
Semplicemente è necessario fare una scelta di destinazione dell'ottopermille.
Pochi fanno una scelta; la stragrande maggioranza di questi pochi scelgono la chiesa cattolica e così la Chiesa si aggiudica la gran parte dell'intero ottopermille calcolato sull'ammontare dell'irpef di tutti i contribuenti.

Preferirei che si riducessero a tutti le tasse dell'ottopermille e che ognuno si mantenga la chiesa che vuole, il partito che vuole... Ma purtroppo non è così e con i soldi della fiscalità si fanno cose che nulla hanno a che vedere con le funzioni dello stato.

Comunque, fallo tu un discorso serio e intelligente visto che noi non ne siamo capaci.
19 maggio 2007 0:00 - alecsio
x Sergio: ho capito che te ti tira il valdese e che fai propaganda x loro.... ma a me del valdese mi frega un beneamato cazzo, ho sentito che sono pedofili come i preti, + o - ....
poi c'è un altro pirla che non li vuole dare allo stato...come se lo stato non fosse la cloaca in cui vanno a finire x forza tutte le acque di scolo, prima o poi... e c'è un pirla che li dà alla Chiesa x COMBATTERE I PEDOFILI!!!ahahahahahh...
ma andate a farvi le seghe..... in questi forum di merda c'è pieno di cani che si fanno tutti le loro abbaiate, ma un discorso serio è cosa rara da trovare....
19 maggio 2007 0:00 - Francesco
sig Falcinello alei ci piacciono i petofili? ma non sa che i preti sono al 90% culatoni e petofili? ma mi facci il piacere! legghi cuello che scrive il sig Delorto, legghi....come puramente il santo Bosco era un grandissimo culatone....
18 maggio 2007 0:00 - Non-mi-fregate!
L'otto-per-mille allo... STATO?!?...
NEANCHE MORTO!!!!
Le pochissime volte che mi sono dovuto rivolgere alle sue nauseabonde strutture "sanitarie", sono stato preso per i fondelli al massimo grado, da una massa di incapaci, raccomandati, nullafacenti e senza-coscienza! Tutto quello che volentieri darei allo stato, ovvero meglio ai suoi rappresentanti mangia-pane-a-tradimento, sono: UNO SPUTO IN FACCIA (INFETTO E AVVELENATO) E UNA SONORA PEDATA NEL FONDOSCHIENA!!!!!!
Qualcuno pubblichi finalmente il resoconto dei costi e degli sprechi di detto "stato", altro che preti-pedofili!
BUFFONI!...
18 maggio 2007 0:00 - Giovanni Dall'Orto

IL SANTO DEI FANCIULLI
Ritratto di don Bosco (1815-1888) come gay

di: Giovanni Dall'Orto

Giovanni Bosco nacque in provincia di Asti da una poverissima famiglia contadina, e solo grazie alla "protezione" di alcuni sacerdoti riuscì ad entrare in seminario e ad essere ordinato sacerdote (nel 1841).
Fin dagli inizi l'attività religiosa di don Bosco si rivolse agli adolescenti e ai ragazzi di estrazione contadina, privi di formazione lavorativa e di casa (maschi), attirati a centinaia a Torino dalla Rivoluzione industriale.
Le condizioni di vita inumane di questi ragazzi li esponevano allo sfruttamento più bestiale, alla criminalità e all'emarginazione sociale.

Don Bosco dedicò la sua intera vita alla prevenzione (contrapposta alla repressione) del crimine, fornendo a questi adolescenti il minimo per sopravvivere che il capitalismo rifiutava di dare loro: un alloggio (sia pur precario) dove dormire, qualcosa da mangiare, e lezioni per imparare un lavoro.
In cambio, don Bosco chiedeva loro di sottoporsi a un indottrinamento cattolico attraverso la frequentazione l'"Oratorio" da lui fondato.


In breve la proposta paternalistica ma in fondo umanitaria di don Bosco ebbe successo: nel 1846 i ragazzi che frequentavano il primo oratorio di don Bosco erano più di trecento, e nel 1864 egli potè fondare addirittura la "Pia società di san Francesco di Sales" (i "Padri salesiani"), alla quale affiancò le "Figlie di Maria Ausiliatrice" dedicate, infine, all'assistenza delle adolescenti.

Gli Oratori salesiani furono fin dall'inizio centri di formazione professionale per adolescenti privi di qualunque accesso all'istruzione; l'iniziativa ebbe un tale successo che dal 1875 i salesiani cominciarono a mandare missioni in altri Paesi (specie in Sud America), diffondendosi in tutto il mondo cattolico.

Tali risultati furono ottenuti nonostante una caparbia ostilità delle gerarchie cattoliche, per le quali i preti salesiani che giocavano negli Oratori assieme ai ragazzi delle più basse classi sociali erano un scandalo, contrario alla visione gerarchica della società che esse propagandavano.

Negli ultimi anni della sua vita Bosco fu addirittura costretto a pagare il prezzo della sua ottusa propaganda di obbedienza al papa: il papa stesso gli ordinò infatti di raccogliere enormi somme di denaro (Bosco s'era dimostrato abilissimo nel raccogliere fondi) per la costruzione di chiese a Roma, allo scopo di ottenere il "perdono" del vescovo di Torino... che lo aveva osteggiato!

Nonostante le opposizioni, alla morte di don Bosco gli oratori salesiani erano ben 250, e la sua fama di santità era tale che la causa di beatificazione fu aperta già nel 1890: nel 1924 egli fu proclamato beato, e nel 1934 santo.

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***
Quello dell'omosessualità di san Giovanni Bosco è uno dei segreti che volgarmente vengono detti "di Pulcinella". Se ne parla ormai da anni, tanto che già nel 1983, al congresso internazionale di studi omosessuali Among men, among women, erano ben due gli studi dedicati a don Bosco e al suo ideale di "amore pedagogico" per l'educazione dei fanciulli .

Eppure la Chiesa cattolica, nella sua bigotteria, s'illude di riuscire a impedire che se ne parli. Così quando di recente Sergio Quinzio ne ha accennato, con serenità, in un libro dedicato ai "santi sociali" piemontesi, àpriti cielo.



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Si ego non scandalizor, quia vos scandalizamini?

Eppure anni prima Guido Ceronetti aveva già discusso Urbi et Orbi dell'omosessualità di Bosco, sul quotidiano torinese "La Stampa" .
Il bello è che nessuno di coloro che ne hanno scritto s'è mai sognato di mettere in dubbio l'effettiva stretta osservanza del voto di castità, da parte del santo: la discussione si è sempre svolta attorno alle sue tendenze, non alle sue pratiche sessuali.

Ma tant'è: la Chiesa cattolica va sbandierando ai quattro venti di non essere nemica degli omosessuali, bensì "solo" degli atti contronatura, ma se poi si punta il dito sul caso di un omosessuale che effettivamente riuscì ad osservare l'arduo (e casto) modello che essa va proponendo ai gay, si dà a vere scene isteriche.

Di fronte alla Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosesuali (10 ottobre 1986) del cardinale Ratzinger, qualcuno ha commentato che la gerarchia cattolica vuole che i gay siano solo o santi, o dannati. A giudicare dalla "questione don Bosco" sembrerebbe piuttosto che gli omosessuali non li voglia proprio, né santi, né dannati.
Non stupisce insomma il malcelato imbarazzo di fronte a chi butta all'aria gli altarini tenuti finora accuratamente (e ipocritamente) nascosti.

Perché all'interno delle gerarchie cattoliche questi altarini sono ben conosciuti, figuriamoci: l'istituzione ecclesiastica ha avuto due millenni di tempo per imparare a mettere a nudo le altrui, diciamo così, "difficoltà dell'anima"... Pensiamo solo ai gesuiti, pensiamo a quali fini (e pericolosi) conoscitori dell'animo umano siano questi nostri ammirevoli nemici.
Manipolando a proprio vantaggio il precetto evangelico di "non esser pietra di scandalo" (1Pietro, 2:8), la Chiesa ha sempre coperto con un fitto velo di omertà le magagne esistenti al proprio interno. Per secoli è riuscita persino a sottrarre alla giurisdizione dei comuni mortali i sacerdoti delinquenti, giudicandoli per conto suo (molto più mitemente, va da sé) grazie al cosiddetto "Foro ecclesiastico".

E in barba a tutte le condanne all'omosessualità, le inchieste sulla sessualità dei sacerdoti continuano a rivelare percentuali "scandalosamente" alte di gay nelle fila della più antiomosessuale organizzazione del mondo.

La Chiesa naturalmente sa di avere una così grossa pattuglia di "diversi" nei suoi ranghi, e considera la cosa un po' come un tallone d'Achille. L'esplosione dell'Aids fra i sacerdoti cattolici statunitensi sta del resto rendendo sempre meno "gestibile" e sempre più imbarazzante la questione: ormai i giornali ne discutono apertamente.

La paura che questa curiosità riveli troppi "panni sporchi" è probabilmente la ragione per cui i gay costituiscono per la gerarchia cattolica un'ossessione così fanatica.
Quale torturatore dei regimi fascisti sudamericani, per esempio, si è mai visto condannare con parole dure e inequivocabiliquanto quelle riservate agli omosessuali?



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Et tu ex illis es, nam et loquela tua manifestum te facit

Sicuramente per noi sarebbe importante capire cosa nell'istituzione ecclesiastica attiri in modo così potente gli omosessuali.

Da un lato esiste indubbiamente un aspetto di "convenienza": per secoli il religioso è stato una delle poche persone a cui l'opinione pubblica concedeva il diritto di vivere celibe.

Per secoli tutti gli omosessuali meno disposti al matrimonio e ai dolori della "doppia vita" eterosessuale, hanno trovato nella Chiesa un rifugio, uno schermo contro il pettegolezzo e l'ostilità che colpivano senza pietà chi fosse celibe "senza giustificazione".

In un certo senso la Chiesa fu anzi "vittima" della sua stessa propaganda antiomosessuale, finendo con l'incoraggiare coloro che perseguitava a rifugiarsi nel suo seno per avere un po' di requie.
Ad esempio san Bernardino da Siena dichiarò senza peli sulla lingua in una predica del 28 aprile 1424:


"Guai a chi non toglie [prende] moglie avendo el tempo e cagione legittima! Chè non pigliandola doventano soddomiti.
E abbi questa regola generale. Come tu vedi uno in età compiuta e sano della persona, che non pigli moglie, abbi di lui cattiva istificanza, se già non fusse da stare per ispirito in castità" .

Vale a dire: sospetta di lui come sodomita, salvo che nel caso in cui abbia scelto di vivere celibe per motivi religiosi...

Esiste però anche una seconda motivazione, altrettanto forte del desiderio di sfuggire al pregiudizio sociale, e che forse oggi, coll'estendersi dell'accettabilità del single, è prevalente.
Si tratta della capacità, propria dell'istituzione ecclesiastica, di offrire un surrogato di famiglia a chi non ha diritto ad averne una "sua", in quanto "diverso".
È la proposta di quella convivialità fra persone dello stesso sesso, la costruzione di quella "fraternità" (o "sorellanza") fra uomini o fra donne, che solo di recente, dopo secoli di vani sforzi, le comunità omosessuali sono riuscite a creare "in proprio".

La segregazione sessuale all'interno della Chiesa offre insomma ai gay l'occasione irripetibile di vivere il loro affetto per persone dello stesso sesso, in un contesto che non solo non disapprova tale sentimento, ma anzi lo incoraggia e loda. Basta solo che questo amore non "trascenda" mai al livello sessuale, e si mantenga nei limiti dell'"amore cristiano": tutto qui.

"Guai ai soli", dice la Bibbia, "perché se inciamperanno chi li aiuterà a rialzarsi?" . Per molti omosessuali la risposta alla domanda è sempre stata: "la Chiesa cattolica".



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Domine, non sum dignus

Don Bosco è indubbiamente uno di questi casi di omosessuali che nella Chiesa hanno trovato una famiglia e una "missione". Anzi, di più: è un (probabile) pedofilo che riuscì a sublimare la sua attrazione per i bambini in modo non solo non riprovato, ma addirittura socialmente utile.

Lo intuiamo da uno dei pareri più sorprendenti mai espressi su di lui: quello di padre Girolamo Moretti, il frate iniziatore della grafologia in Italia, che analizzò la scrittura del santo, presentatagli in modo anonimo. Questo fu il suo soprendente responso:


"Il carattere del soggetto tende ad essere dominato da una insincerità così bene architettata da rovinare un'intera generazione ed essere così uno di quegli individui che sarebbe meglio non avessero mai aperto gli occhi alla luce.
Si deve aggiungere che il soggetto ha molta facilità all'intenerimento sessuale, una spinta all'affettività di languore per cui, col complesso delle qualità descritte, metterebbe in azione ogni sforzo per colpire la vulnerabilità delle anime a piegarle ai suoi intendimenti morbosi".


Il parere di Moretti mozza il fiato, eppure riceve la sorprendente conferma da san Giuseppe Cafasso, un altro dei "santi sociali" piemontesi, che di don Bosco fu il confessore:


"Se non fosse che lavora per la gloria di Dio", lasciò scritto Cafasso, "direi che è un uomo pericoloso, più per quel che non lascia trasparire, che per quel che ci dà a conoscere di sé. Don Bosco, insomma, è un enigma".

Enigma, cultore della "doppia vita", facile preda dell'"intenerimento sessuale"... Ce n'è abbastanza per far drizzare le orecchie anche ai più ingenui.

Il fatto è che tutto lascia pensare don Bosco non fosse solo omosessuale. Se fosse stato solo quello, la vita per lui sarebbe stata più facile. Una certa indulgenza verso le "tentazioni", figlie del demonio e non responsabilità dell'individuo che le subisce (senza cedervi, ovviamente) era normale da parte della Chiesa e della società laica del tempo, che non aveva ancora il concetto di "tendenza omosessuale".
No: don Bosco non fu solo un omosessuale. tutto lascia pensare che fosse anche un pedofilo. E su questo punto ottenere l'indulgenza da parte della società, ieri come oggi, è sempre stato un altro paio di maniche.

Per mettere a fuoco la questione mi servirò delle parole di Ceronetti, ammirevoli per la loro sapienza nel "dire" in modo esplicito ma discreto.


"C'è un documento iconografico notevole di questa 'affettività di languore': la confessione davanti al Fotografo, in bella posa, del chierichetto Paolo Albera, tra altri preti e ragazzi. Don Bosco aveva voluto che gli poggiasse la fronte sull'orecchio.
Questo intenerimento non andava che ai "giovanetti"; aveva un vero orrore del contatto femminile. Vedendosi una volta insaponare la faccia dalla moglie del barbiere, scappò via insaponato dalla bottega (Noli me tangere in versione torinese).
Nessun santo ha lasciato, come ultime parole scritte di suo pugno, un pensiero così strano come don Bosco: "I giovanetti sono la delizia di Gesù e Maria". Soltanto loro"
.


E poco oltre:


"E se il suo più profondo segreto fosse la consapevolezza di essere quel che dice il padre Moretti, 'uno di quegli individui che sarebbe meglio non avessero mai aperto gli occhi alla luce'?" .



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Spiritus carnis me colaphissat

Se questo è il quadro "segreto" dei desideri "inconfessabili" di don Bosco, è facile capire come per lui l'ingresso nell'istituzione ecclesiastica abbia voluto dire una possibilità di dar sfogo, e in modo onesto, al suo desiderio di star vicino ai "fanciulli", e al tempo stesso una garanzia di ferrea disciplina per evitare di cedere ai propri impulsi.

Ceronetti nel suo saggio suggerisce esplicitamente una dinamica di questo genere:


"In tutte le sue firme è costante il Sac. che le precede.
Era l'uso, ma (...) in realtà significa anche: sono Io ma all'interno di un sacro Ordine, agisco in nome di, vengo in nome di. È passaporto, corazza e alibi.
(...)

Il Sac. è la copertura di una forza misteriosa presentita, per mezzo di un potere rassicurante e legittimante: questo Bosco "che avrebbe fatto meglio a non nascere", è sacerdos, fulmine di Chiesa, e la Chiesa lo conforta: i diavoli non praevalebunt" ["non prevarranno", N.d.R.] .


E, conclude Ceronetti, se non fosse stato prete


"come sarebbe ricordato oggi (...) Giovanni Bosco? (...)
Qualcuno avrebbe finito per farlo fuori con una pietra o una roncola. Sarebbe stato un santo senza statua in San Pietro. Certo mi apparirebbe più amabile" .

L'abito religioso è insomma per Bosco al tempo stesso "chiave" meravigliosa che gli apre la porta all'intimità coi "fanciulli" senza destare sospetti, e corazza che lo difende da se stesso e dai propri desideri.

Repressa e compressa la sessualità diviene così per Bosco un'ossessione, un sogno segreto, un fantasma spaventoso, un'idea fissa che tende a travasarsi sulle preoccupazioni che egli instilla nei suoi collaboratori e discepoli. L'intero ideale educativo di don Bosco è impregnato del suo amore per i bambini, del suo bisogno di stare con loro, di amarli.

L'educatore deve amare il ragazzino, fargli sentire che è amato ("in Cristo", ovviamente), e attraverso questo "amore pedagogico" farsi strada verso la sua anima, che deve essere guidata, sorvegliata e indirizzata ai valori cristiani.

L'educatore deve essere capace di scendere al livello dei bambini, farsi bambino coi bambini, parlare loro con il linguaggio che essi capiscono.
(Le fin troppo note agiografie di Bosco lo descrivono agli inizi della sua carriera come funambolo e saltimbanco, mentre per strada cerca di attirare l'attenzione dei ragazzi per poi proporre loro il messaggio cristiano).



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Sinite parvulos venire ad me

Queste furono teorie a modo loro "rivoluzionarie" per l'epoca, e suscitarono scandalo negli ambienti più retrivi della Chiesa cattolica, che mal vedevano tanta familiarità tra sacerdoti e laici, fra adulti e ragazzacci, fra borghesi e figli di povera gente o figli di nessuno.

Furono teorie che "diedero un tono" peculiare a un ideale educativo tutto sommato tradizionale come quello di Bosco (il quale non capì mai veramente, ed anzi ne diffidò profondamente, i nuovi tempi che venivano, a cominciare dall'Unità d'Italia che lo vide, lui piemontese, tiepido, se non decisamente ostile).

Furono anche teorie che diedero modo al suo éros paidikòs di esprimersi, di farsi strada verso la luce del sole, di farsi evidente, esplicito, sicuro di sé.
E più cresceva l'espressione del suo amore per i ragazzi, tanto più dovevano crescere le difese mentali approntate contro una sua "degenerazione", cioè una sua manifestazione fisica, sessuale.



Sotto questo aspetto don Bosco sembra uscito pari pari da un manuale freudiano. La sua esistenza assomiglia a un'esemplificazione quasi pedìssequa (e di una evidenza che negli attuali e maliziosi tempi post-freudiani sarebbe del tutto impensabile) del concetto di "sublimazione dell'impulso sessuale" in un'attività creativa.

L'intera esistenza di Bosco è dedicato all'assistenza ai "fanciulli", specie quelli abbandonati, i "ragazzi di strada", i "ragazzi di vita" del secolo scorso.
Ma il prezzo pagato per questa impresa monumentale fu la costruzione, nella vita propria e (quel che è peggio) altrui, di immensi argini di contenimento e repressione delle pulsioni sessuali.
Non solo: fu anche la sistematica svalutazione del corpo e della corporeità, in dispregio alla disponibilità così nuova di Bosco ad essere "corporeo" coi ragazzi, nel mischiarsi ai loro giochi "da cortile".
Osserva ancora Quinzio nel suo libro:


"Più e prima del desiderio di condividere le giornate dei ragazzi più poveri c'era l'esigenza teologico-morale di seguirli momento per momento, di controllarli per evitare che cadessero, fuori di metafora, nella masturbazione o in rapporti omosessuali. (...)
L'idea di don Bosco, come già di Alfonso [de' Liguori], è che tutti, o forse quasi tutti, i dannati si dannino a causa, più o meno direttamente, della "disonestà", cioè della colpa contro la purezza. (...)
Una valutazione in positivo della sessualità, per quanto ci risulta, manca completamente in don Bosco" .

La virtù ideale di Bosco è la castità, al punto che gli sarebbe piaciuto che caratterizzasse specificamente i suoi salesiani, così come la povertà "caratterizzava" i francescani e l'obbedienza i gesuiti.
La sua, secondo Quinzio, è una


"castità che sembra tendere decisamente all'asessualità, e a una sessualità che, paradossalmente, finisce col coincidere con un'esasperata attenzione, per sfuggirlo, a tutto ciò che appartiene al sesso. (...)
Mi turba l'idea che, perseguendo in modo tanto esclusivo la salvezza celeste dell'anima, propria o altrui, la vita sulla terra viene svalutata: finisce per essere solo un periodo di prova, finisce per essere solo un pezzo di prova al tornio, da buttare via come inutile una volta che la prova è stata eseguita".




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Lilium convallium

Si può basare un programma di "rinascita cristiana" basandosi sulla rinuncia alla sessualità? Per la società dell'epoca, come per quella di oggi, la risposta era ed è evidentemente no.

Eppure l'ossessione di Bosco per la "purezza" mostra che egli in parte ci credette, come suggeriscono anche i suoi famosi "sogni", allucinazioni oniriche in cui le più sadiche catastrofi colpiscono i "giovinetti" che si lasciano traviare (sempre su questioni di "purezza", ovviamente) da "cattive compagnie".

Lo stesso modo in cui "costruì" la santità di Domenico Savio dopo la morte (a quindici anni) del ragazzo, mostra fino a che punto lo slogan "la morte, ma non peccati" (di tipo sessuale, ovviamente) fosse importante per lui.

Domenico si è meritato un posto nel calendario cattolico lottando contro i suoi primi istinti sessuali. Nessuno in quell'epoca si è meritato la canonizzazione lottando contro gli industriali che per pochi centesimi facevano lavorare quattordici ore al giorno bambini di molti anni più giovani di Domenico Savio.
Evidentemente per Santa Madre Chiesa 14 secondi di orgasmo sono più nocivi di 14 ore di lavoro pesante. Strani parametri di giudizio...

In ogni caso se don Bosco credette tanto a questo "itinerario verso la santità", una ragione a mio parere c'è. Ed è che quello fu l'itinerario che guadagnò a lui la santità. Se egli non avesse represso e sublimato così bene i suoi desideri, sarebbe forse stato solo uno di quei "froci di paese" di cui è piena la cronaca nera dei giornali di provincia. Chissà.
Ciò che aveva funzionato per lui (sembra di sentire il suo ragionamento) perché non avrebbe dovuto funzionare per gli altri?

La risposta è: semplicemente perché gli altri non erano lui. Come ha compreso la stessa Chiesa cattolica, che oggi guarda con un certo sospetto agli ideali educativi di don Bosco. Puzzano di pederastia anche per lei, ormai.

Specie in un'epoca in cui sul prete che "tocca i ragazzini" in Oratorio non si ride più dandosi di gòmito: oggi si denuncia, perché la pedofilia, a differenza di qualche anno fa, è presa molto sul serio, ormai.
Forse anche troppo, al livello di caccia alle streghe (come mostra la moltiplicazione di casi di clamorosi errori giudiziari in materia), grazie anche alle campagne mediatiche ossessive condotte da cattolici alla don Di Noto.

Sia come sia, resta il fatto che, lasciato da parte diavolo e diavoletti, anche la Chiesa cattolica comincia a capirne qualcosa di "tendenze sessuali" "pulsioni" e simili "diavolerie" laiche.
E anche chi non le capisce o non le vuole capire, capisce comunque che non si può più continuare a perdere processi per avere dato copertura e omertà a pedofili violentatori di bambini. Se non altro perché per pagare i danni alle vittime sono già fallite delle diocesi.


E anche quando la Chiesa fa ancora finta di non volersi insozzare con certe idee laiche, ormai di psicologia ne ha capito abbastanza per diffidare delle implicazioni erotiche di questo rapporto amoroso (seppur "amore in Cristo"...) fra insegnante e ragazzo.

Oggi i pedagogisti cattolici non vedono di buon occhio il "farsi fanciullo tra i fanciulli" di don Bosco, e la sua "amicizia amorosa" per loro.

Ciò non significa - sia chiaro - che i cattolici siano disposti ad ammettere che Bosco era omosessuale, foss'anche casto. Per esempio Giacomo Dacquino, psicoanalista cattolico (docente alla Università Pontificia Salesiana di Torino) ha così osservato:


"In questo rapporto affettivo tra don Bosco e i giovani, non è mancato chi ha voluto intravedere una devianza (sic) omosessuale. Ma per lo studioso della psiche umana, conscia e inconscia, è scontato che in ogni individuo sono presenti valenze omosessuali. (...)
A parte queste considerazioni di ordine tecnico, possiamo senz'altro affermare che don Bosco non ebbe verso i ragazzi quella simpatia erotica che degenera in pedofilia o in altre perversioni istintive. Chi ha studiato la problematica omosessuale pedofila non può cadere nella grossolana confusione di identificare tale perversione con l'affetto sublimato e oblativo che don Bosco ebbe verso i ragazzi.

Sono quindi semplicemente antiscientifiche (sic) la tesi o l'insinuazione di un don Bosco omosessuale o pedofilo represso, anche perché nel suo comportamento e nei suoi sogni non traspare mai, in maniera diretta o indiretta, che egli abbia avuto pulsioni pedofile a livello istintuale (sic) .


Don Bosco, insiste Dacquino, condannò più volte l'omosessualità; il che secondo lui dimostra che omosessuale non fu! (ma basta davvero così poco per "dimostrare" così tanto?).
Dunque secondo Dacquino chi fa certe insinuazioni si mette sul livello di coloro che tali insinuazioni fecero mentre lui era vivo, come Bosco stesso confessò a un testimone (parlando di sé in terza persona) poco prima di morire:


"Ti manifesto adesso un timore (...), temo che qualcuno dei nostri abbia ad interpretar male l'affezione che don Bosco ha avuto per i giovani, e che dal mio modo di confessarli vicino vicino, si lasci trasportare da troppa sensualità verso di loro, e pretenda poi giustificarsi col dire che don Bosco faceva lo stesso, sia quando loro parlava in segreto, sia quando li confessava.
So che qualcuno si lascia guadagnare dal cuore, e ne temo pericoli e danni spirituali".

No, conclude Dacquino dopo questa sconcertante confessione (che a mio giudizio costituisce da parte di Bosco l'ammissione di essere andato un po' troppo in là): don Bosco non "lo" era perché se fosse stato omosessuale non avrebbe avuto tanti collaboratori e amici che gli furono fedeli per tutta la vita.
Trasecolo. Con argomenti a "difesa" dell'eterosessualità di don Bosco come questi, non c'è nemmeno bisogno di "accusa"...

Con buona pace di Dacquino, la verità è che oggi la stessa educazione segregata per sessi, un tempo considerata unica salvezza contro lascive frequentazioni tra giovani, è vista come un pericoloso incentivo allo sbocciare di tentazioni omoerotiche fino a quel punto assopite. Ben vengano le scuole miste, dunque, in barba al terrore che delle donne aveva don Bosco!

Insomma: magari nella Chiesa l'idea di un don Bosco gay non la manderanno mai giù, però intanto il buon prete contadino si ritrova sì santo, ma sconfessato proprio in quell'aspetto della sua vita che ha fatto di lui un santo.

Ironie della storia...
18 maggio 2007 0:00 - Giustizia
l' opm l'avevo dato, in passato, alla chiesa acttolica, l'anno scorso allo stato, da quest'anno lo dò ai valdesi, dopo aver letto il dossier sull'opm e chi sono i valdesi.
Sbagliando s'impara... ;-)
18 maggio 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Grazie per l'informazione, caro Autore.
Darò il mio otto per mille alla Chiesa, così l'aiuterò a risanare il proprio ambito dall'intrusione demoniaca della illecità e dello stravizio.
Chi è cattolico cristiano, teorizzando che questo che scrivi sia vero, non ha problemi a dare addirittura del proprio per aiutare istituzioni e fraternità cristiane a rialzarsi in piedi, quando fossero eventualmente cadute, perché fa parte del gioco della carità cristiana, quel tipo di rapporto col reale che quelli come lei mostrano di non avere, idealizzando il prorio mondo perfetto in cui si realizzano esattamente le proprie aspettative.

Se si rivolge a chi odia la Chiesa, costoro non darebbero comunque il loro otto per mille.
Se intende rivolgersi ai cristiani, grazie a Dio e per Sua Sapienza, fa comunque un buco nell'acqua, perché costoro, sulla base evangelica della carità insegnata particolarmente da San Paolo, darebbero comunque il loro otto per mille, per quel che ho detto al principio.

Saluti.
18 maggio 2007 0:00 - alecsio
da: Sergio
Data: 18 Maggio 2007
Allora, scegliete qualsiasi cosa purché non sia lo Stato e la Chiesa Cattolica.
*****

Che vuoi dire?
Io non scelgo la chiesa cattolica, ok, ma non mi frega un cazzo manco di valdesi,ebrei, mussulmani,ecc...essendo che sono LAICO e ATEO.
Ma allora devo per forza scegliere lo STATO x essere sicuro che i miei soldi non vadino ai fanatici pedofili,cattolici o no (pare che anche nelle altre religioni si pratica molto la pedofilia): è giusto o no?
18 maggio 2007 0:00 - Sergio
Luca, probabilmente conosci poco il meccanismo dell'ottopermille.
Il Vaticano viola la legge che impone limiti precisi all'utilizzo del contributo statale.
Lo Stato Italiano non solo non ha mai esercitato il doveroso controllo sull'utilizzo di questi fondi ma, sebbene il concordato lo preveda, non ha mai rivisto il meccanismo dell'ottopermille.
Essendo cresciuta a dismisura l'irpef negli ultimi vent'anni, il Vaticano si ritrova una cifra di gran lunga superiore a quella necessaria per le finalità previste dal Concordato stesso.
Che ne fa del surplus che risulta dagli stessi bilanci vaticani?
Che questi fondi possano essere utilizzati per finanziare enti ecclesiastici che stanno acquistando i beni delle diocesi, messi in vendita per tacitare le vittime dei preti pedofili, o per pagare le vittime dei pedofili è ovviamente un'ipotesi e non può che essere tale vista la mancanza di trasparenza vaticana negli affari finaziari.
Nei secoli il Vaticano è stato coinvolto in tanti sporchi affari finanziari e spesso sono state denunciate partecipazioni di capitali in società impegnate nella produzione di armi o di... preservativi.
Rimane il fatto che milioni di dollari vengono spesi per coprire centinaia di clerici accusati di aver molestato o violentato una quantità notevole di minori.
Il tutto con la copertura delle massime gerarchie ecclesiastiche al fine di soffocare lo scandalo e salvare i colpevoli.
Mi sembra motivo sufficiente per non dare l'ottopermille alla deplorevole Chiesa Cattolica.
Bisogna poi esprimere una scelta per l'ottopermille perché la Chiesa si aggiudica una % dell'ottopermille direttamente proporzionale alla % di quanti hanno espresso la scelta cattolica sul totale di quanti hanno manifestato una qualsiasi scelta.
Ciò significa che se solo il 30% dei contribuenti effettua una scelta ma di questi l'80% sceglie la Chiesa cattolica (quindi solo il 24% dei contribuenti sceglie la Chiesa cattolica) succede che la Chiesa si aggiudica l'80% dell'intera torta dell'ottopermille. Più sono quindi quelli che non fanno alcuna scelta più aumentano i soldi assegnati alla Chiesa.
Allora, scegliete qualsiasi cosa purché non sia lo Stato e la Chiesa Cattolica.
18 maggio 2007 0:00 - Sergio
Alecsio, purtroppo il contributo dato allo Stato fa una brutta fine visto l'uso che lo Stato ne fa. E spesso ritorna alla chiesa Cattolica.
Comunque l'importante è non dare l'opm alla Chiesa cattolica e non lasciare in bianco la casella, ovvero fare comunque una scelta (io scelgo la Chiesa valdese).
17 maggio 2007 0:00 - Indignatissimissimo
Meno male ci sei tu e la Chiesa cattolica ad indicare la retta via... mi raccomando, dagli il tuo 8 per mille, che finira' nel calderone delle spese legali per la piu' "grande organizzazione internazionale di pedofili nella storia dell'uomo" (citazione dal Washington Post).
17 maggio 2007 0:00 - Silvia
x Luca
E' men male l'agitarsi nel dubbio, che il riposar nell'errore. (Alessandro Manzoni)
17 maggio 2007 0:00 - Luca Logi
Osservo il vostro linguaggio: "non è impensabile" "stanno forse contribuendo"

Segno che la vostra è una illazione non dimostrabile, che non fa onore a chi la presenta. Dimostrate quello che scrivete con opportune prove, se ne siete capaci.

Aggiungo che comunicati campati in aria come questo danneggiano l'immagine della vostra associazione che per altre cose si mostra concreta e fattiva.
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