X Alecsio. Temo che tu abbia capito molto poco.
Non m'interessa nulla dei Valdesi. Semplicemente è
necessario fare una scelta di destinazione
dell'ottopermille. Pochi fanno una scelta; la
stragrande maggioranza di questi pochi scelgono la chiesa
cattolica e così la Chiesa si aggiudica la gran parte
dell'intero ottopermille calcolato sull'ammontare
dell'irpef di tutti i contribuenti.
Preferirei che si riducessero a tutti le tasse
dell'ottopermille e che ognuno si mantenga la chiesa che
vuole, il partito che vuole... Ma purtroppo non è così e
con i soldi della fiscalità si fanno cose che nulla hanno a
che vedere con le funzioni dello stato.
Comunque,
fallo tu un discorso serio e intelligente visto che noi non
ne siamo capaci.
19 maggio 2007 0:00 - alecsio
x Sergio: ho capito che te ti tira il valdese e che fai
propaganda x loro.... ma a me del valdese mi frega un
beneamato cazzo, ho sentito che sono pedofili come i preti,
+ o - .... poi c'è un altro pirla che non li vuole
dare allo stato...come se lo stato non fosse la cloaca in
cui vanno a finire x forza tutte le acque di scolo, prima o
poi... e c'è un pirla che li dà alla Chiesa x
COMBATTERE I PEDOFILI!!!ahahahahahh... ma andate a
farvi le seghe..... in questi forum di merda c'è pieno
di cani che si fanno tutti le loro abbaiate, ma un discorso
serio è cosa rara da trovare....
19 maggio 2007 0:00 - Francesco
sig Falcinello alei ci piacciono i petofili? ma non sa che i
preti sono al 90% culatoni e petofili? ma mi facci il
piacere! legghi cuello che scrive il sig Delorto,
legghi....come puramente il santo Bosco era un grandissimo
culatone....
18 maggio 2007 0:00 - Non-mi-fregate!
L'otto-per-mille allo... STATO?!?... NEANCHE
MORTO!!!! Le pochissime volte che mi sono dovuto
rivolgere alle sue nauseabonde strutture
"sanitarie", sono stato preso per i fondelli al
massimo grado, da una massa di incapaci, raccomandati,
nullafacenti e senza-coscienza! Tutto quello che volentieri
darei allo stato, ovvero meglio ai suoi rappresentanti
mangia-pane-a-tradimento, sono: UNO SPUTO IN FACCIA (INFETTO
E AVVELENATO) E UNA SONORA PEDATA NEL FONDOSCHIENA!!!!!!
Qualcuno pubblichi finalmente il resoconto dei costi e
degli sprechi di detto "stato", altro che
preti-pedofili! BUFFONI!...
18 maggio 2007 0:00 - Giovanni Dall'Orto
IL SANTO DEI FANCIULLI Ritratto di don Bosco
(1815-1888) come gay
di: Giovanni
Dall'Orto
Giovanni Bosco nacque in provincia
di Asti da una poverissima famiglia contadina, e solo grazie
alla "protezione" di alcuni sacerdoti riuscì ad
entrare in seminario e ad essere ordinato sacerdote (nel
1841). Fin dagli inizi l'attività religiosa di
don Bosco si rivolse agli adolescenti e ai ragazzi di
estrazione contadina, privi di formazione lavorativa e di
casa (maschi), attirati a centinaia a Torino dalla
Rivoluzione industriale. Le condizioni di vita
inumane di questi ragazzi li esponevano allo sfruttamento
più bestiale, alla criminalità e all'emarginazione
sociale.
Don Bosco dedicò la sua intera vita
alla prevenzione (contrapposta alla repressione) del
crimine, fornendo a questi adolescenti il minimo per
sopravvivere che il capitalismo rifiutava di dare loro: un
alloggio (sia pur precario) dove dormire, qualcosa da
mangiare, e lezioni per imparare un lavoro. In
cambio, don Bosco chiedeva loro di sottoporsi a un
indottrinamento cattolico attraverso la frequentazione
l'"Oratorio" da lui fondato.
In breve la proposta paternalistica ma in fondo
umanitaria di don Bosco ebbe successo: nel 1846 i ragazzi
che frequentavano il primo oratorio di don Bosco erano più
di trecento, e nel 1864 egli potè fondare addirittura la
"Pia società di san Francesco di Sales" (i
"Padri salesiani"), alla quale affiancò le
"Figlie di Maria Ausiliatrice" dedicate, infine,
all'assistenza delle adolescenti.
Gli
Oratori salesiani furono fin dall'inizio centri di
formazione professionale per adolescenti privi di qualunque
accesso all'istruzione; l'iniziativa ebbe un tale
successo che dal 1875 i salesiani cominciarono a mandare
missioni in altri Paesi (specie in Sud America),
diffondendosi in tutto il mondo cattolico.
Tali
risultati furono ottenuti nonostante una caparbia ostilità
delle gerarchie cattoliche, per le quali i preti salesiani
che giocavano negli Oratori assieme ai ragazzi delle più
basse classi sociali erano un scandalo, contrario alla
visione gerarchica della società che esse propagandavano.
Negli ultimi anni della sua vita Bosco fu
addirittura costretto a pagare il prezzo della sua ottusa
propaganda di obbedienza al papa: il papa stesso gli ordinò
infatti di raccogliere enormi somme di denaro (Bosco
s'era dimostrato abilissimo nel raccogliere fondi) per
la costruzione di chiese a Roma, allo scopo di ottenere il
"perdono" del vescovo di Torino... che lo aveva
osteggiato!
Nonostante le opposizioni, alla
morte di don Bosco gli oratori salesiani erano ben 250, e la
sua fama di santità era tale che la causa di beatificazione
fu aperta già nel 1890: nel 1924 egli fu proclamato beato,
e nel 1934 santo.
***
*** Quello dell'omosessualità di san Giovanni
Bosco è uno dei segreti che volgarmente vengono detti
"di Pulcinella". Se ne parla ormai da anni, tanto
che già nel 1983, al congresso internazionale di studi
omosessuali Among men, among women, erano ben due gli studi
dedicati a don Bosco e al suo ideale di "amore
pedagogico" per l'educazione dei fanciulli .
Eppure la Chiesa cattolica, nella sua bigotteria,
s'illude di riuscire a impedire che se ne parli. Così
quando di recente Sergio Quinzio ne ha accennato, con
serenità, in un libro dedicato ai "santi sociali"
piemontesi, àpriti cielo.
Eppure anni prima Guido
Ceronetti aveva già discusso Urbi et Orbi
dell'omosessualità di Bosco, sul quotidiano torinese
"La Stampa" . Il bello è che nessuno di
coloro che ne hanno scritto s'è mai sognato di mettere
in dubbio l'effettiva stretta osservanza del voto di
castità, da parte del santo: la discussione si è sempre
svolta attorno alle sue tendenze, non alle sue pratiche
sessuali.
Ma tant'è: la Chiesa cattolica va
sbandierando ai quattro venti di non essere nemica degli
omosessuali, bensì "solo" degli atti
contronatura, ma se poi si punta il dito sul caso di un
omosessuale che effettivamente riuscì ad osservare
l'arduo (e casto) modello che essa va proponendo ai gay,
si dà a vere scene isteriche.
Di fronte alla
Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura
pastorale delle persone omosesuali (10 ottobre 1986) del
cardinale Ratzinger, qualcuno ha commentato che la gerarchia
cattolica vuole che i gay siano solo o santi, o dannati. A
giudicare dalla "questione don Bosco" sembrerebbe
piuttosto che gli omosessuali non li voglia proprio, né
santi, né dannati. Non stupisce insomma il malcelato
imbarazzo di fronte a chi butta all'aria gli altarini
tenuti finora accuratamente (e ipocritamente) nascosti.
Perché all'interno delle gerarchie cattoliche
questi altarini sono ben conosciuti, figuriamoci:
l'istituzione ecclesiastica ha avuto due millenni di
tempo per imparare a mettere a nudo le altrui, diciamo
così, "difficoltà dell'anima"... Pensiamo
solo ai gesuiti, pensiamo a quali fini (e pericolosi)
conoscitori dell'animo umano siano questi nostri
ammirevoli nemici. Manipolando a proprio vantaggio il
precetto evangelico di "non esser pietra di
scandalo" (1Pietro, 2:8), la Chiesa ha sempre coperto
con un fitto velo di omertà le magagne esistenti al proprio
interno. Per secoli è riuscita persino a sottrarre alla
giurisdizione dei comuni mortali i sacerdoti delinquenti,
giudicandoli per conto suo (molto più mitemente, va da sé)
grazie al cosiddetto "Foro ecclesiastico".
E in barba a tutte le condanne all'omosessualità,
le inchieste sulla sessualità dei sacerdoti continuano a
rivelare percentuali "scandalosamente" alte di gay
nelle fila della più antiomosessuale organizzazione del
mondo.
La Chiesa naturalmente sa di avere una
così grossa pattuglia di "diversi" nei suoi
ranghi, e considera la cosa un po' come un tallone
d'Achille. L'esplosione dell'Aids fra i
sacerdoti cattolici statunitensi sta del resto rendendo
sempre meno "gestibile" e sempre più imbarazzante
la questione: ormai i giornali ne discutono apertamente.
La paura che questa curiosità riveli troppi
"panni sporchi" è probabilmente la ragione per
cui i gay costituiscono per la gerarchia cattolica
un'ossessione così fanatica. Quale torturatore
dei regimi fascisti sudamericani, per esempio, si è mai
visto condannare con parole dure e inequivocabiliquanto
quelle riservate agli omosessuali?
Et tu ex illis es, nam et
loquela tua manifestum te facit
Sicuramente per
noi sarebbe importante capire cosa nell'istituzione
ecclesiastica attiri in modo così potente gli omosessuali.
Da un lato esiste indubbiamente un aspetto di
"convenienza": per secoli il religioso è stato
una delle poche persone a cui l'opinione pubblica
concedeva il diritto di vivere celibe.
Per
secoli tutti gli omosessuali meno disposti al matrimonio e
ai dolori della "doppia vita" eterosessuale, hanno
trovato nella Chiesa un rifugio, uno schermo contro il
pettegolezzo e l'ostilità che colpivano senza pietà
chi fosse celibe "senza giustificazione".
In un certo senso la Chiesa fu anzi
"vittima" della sua stessa propaganda
antiomosessuale, finendo con l'incoraggiare coloro che
perseguitava a rifugiarsi nel suo seno per avere un po'
di requie. Ad esempio san Bernardino da Siena
dichiarò senza peli sulla lingua in una predica del 28
aprile 1424:
"Guai a chi non
toglie [prende] moglie avendo el tempo e cagione legittima!
Chè non pigliandola doventano soddomiti. E abbi
questa regola generale. Come tu vedi uno in età compiuta e
sano della persona, che non pigli moglie, abbi di lui
cattiva istificanza, se già non fusse da stare per ispirito
in castità" .
Vale a dire: sospetta di lui
come sodomita, salvo che nel caso in cui abbia scelto di
vivere celibe per motivi religiosi...
Esiste
però anche una seconda motivazione, altrettanto forte del
desiderio di sfuggire al pregiudizio sociale, e che forse
oggi, coll'estendersi dell'accettabilità del
single, è prevalente. Si tratta della capacità,
propria dell'istituzione ecclesiastica, di offrire un
surrogato di famiglia a chi non ha diritto ad averne una
"sua", in quanto "diverso". È la
proposta di quella convivialità fra persone dello stesso
sesso, la costruzione di quella "fraternità" (o
"sorellanza") fra uomini o fra donne, che solo di
recente, dopo secoli di vani sforzi, le comunità
omosessuali sono riuscite a creare "in proprio".
La segregazione sessuale all'interno della
Chiesa offre insomma ai gay l'occasione irripetibile di
vivere il loro affetto per persone dello stesso sesso, in un
contesto che non solo non disapprova tale sentimento, ma
anzi lo incoraggia e loda. Basta solo che questo amore non
"trascenda" mai al livello sessuale, e si mantenga
nei limiti dell'"amore cristiano": tutto qui.
"Guai ai soli", dice la Bibbia,
"perché se inciamperanno chi li aiuterà a
rialzarsi?" . Per molti omosessuali la risposta alla
domanda è sempre stata: "la Chiesa cattolica".
Don Bosco è indubbiamente uno di questi casi di
omosessuali che nella Chiesa hanno trovato una famiglia e
una "missione". Anzi, di più: è un (probabile)
pedofilo che riuscì a sublimare la sua attrazione per i
bambini in modo non solo non riprovato, ma addirittura
socialmente utile.
Lo intuiamo da uno dei pareri
più sorprendenti mai espressi su di lui: quello di padre
Girolamo Moretti, il frate iniziatore della grafologia in
Italia, che analizzò la scrittura del santo, presentatagli
in modo anonimo. Questo fu il suo soprendente responso:
"Il carattere del soggetto tende ad
essere dominato da una insincerità così bene architettata
da rovinare un'intera generazione ed essere così uno di
quegli individui che sarebbe meglio non avessero mai aperto
gli occhi alla luce. Si deve aggiungere che il
soggetto ha molta facilità all'intenerimento sessuale,
una spinta all'affettività di languore per cui, col
complesso delle qualità descritte, metterebbe in azione
ogni sforzo per colpire la vulnerabilità delle anime a
piegarle ai suoi intendimenti morbosi".
Il parere di Moretti mozza il fiato, eppure riceve la
sorprendente conferma da san Giuseppe Cafasso, un altro dei
"santi sociali" piemontesi, che di don Bosco fu il
confessore:
"Se non fosse che
lavora per la gloria di Dio", lasciò scritto Cafasso,
"direi che è un uomo pericoloso, più per quel che non
lascia trasparire, che per quel che ci dà a conoscere di
sé. Don Bosco, insomma, è un enigma".
Enigma, cultore della "doppia vita", facile preda
dell'"intenerimento sessuale"... Ce n'è
abbastanza per far drizzare le orecchie anche ai più
ingenui.
Il fatto è che tutto lascia pensare
don Bosco non fosse solo omosessuale. Se fosse stato solo
quello, la vita per lui sarebbe stata più facile. Una certa
indulgenza verso le "tentazioni", figlie del
demonio e non responsabilità dell'individuo che le
subisce (senza cedervi, ovviamente) era normale da parte
della Chiesa e della società laica del tempo, che non aveva
ancora il concetto di "tendenza omosessuale".
No: don Bosco non fu solo un omosessuale. tutto lascia
pensare che fosse anche un pedofilo. E su questo punto
ottenere l'indulgenza da parte della società, ieri come
oggi, è sempre stato un altro paio di maniche.
Per mettere a fuoco la questione mi servirò delle parole di
Ceronetti, ammirevoli per la loro sapienza nel
"dire" in modo esplicito ma discreto.
"C'è un documento iconografico
notevole di questa 'affettività di languore': la
confessione davanti al Fotografo, in bella posa, del
chierichetto Paolo Albera, tra altri preti e ragazzi. Don
Bosco aveva voluto che gli poggiasse la fronte
sull'orecchio. Questo intenerimento non andava che
ai "giovanetti"; aveva un vero orrore del contatto
femminile. Vedendosi una volta insaponare la faccia dalla
moglie del barbiere, scappò via insaponato dalla bottega
(Noli me tangere in versione torinese). Nessun santo
ha lasciato, come ultime parole scritte di suo pugno, un
pensiero così strano come don Bosco: "I giovanetti
sono la delizia di Gesù e Maria". Soltanto loro"
.
E poco oltre:
"E se il suo più profondo segreto fosse la
consapevolezza di essere quel che dice il padre Moretti,
'uno di quegli individui che sarebbe meglio non avessero
mai aperto gli occhi alla luce'?" .
Se questo è il quadro
"segreto" dei desideri "inconfessabili"
di don Bosco, è facile capire come per lui l'ingresso
nell'istituzione ecclesiastica abbia voluto dire una
possibilità di dar sfogo, e in modo onesto, al suo
desiderio di star vicino ai "fanciulli", e al
tempo stesso una garanzia di ferrea disciplina per evitare
di cedere ai propri impulsi.
Ceronetti nel suo
saggio suggerisce esplicitamente una dinamica di questo
genere:
"In tutte le sue firme è
costante il Sac. che le precede. Era l'uso, ma
(...) in realtà significa anche: sono Io ma all'interno
di un sacro Ordine, agisco in nome di, vengo in nome di. È
passaporto, corazza e alibi. (...)
Il
Sac. è la copertura di una forza misteriosa presentita, per
mezzo di un potere rassicurante e legittimante: questo Bosco
"che avrebbe fatto meglio a non nascere", è
sacerdos, fulmine di Chiesa, e la Chiesa lo conforta: i
diavoli non praevalebunt" ["non prevarranno",
N.d.R.] .
E, conclude Ceronetti, se non
fosse stato prete
"come sarebbe
ricordato oggi (...) Giovanni Bosco? (...) Qualcuno
avrebbe finito per farlo fuori con una pietra o una roncola.
Sarebbe stato un santo senza statua in San Pietro. Certo mi
apparirebbe più amabile" .
L'abito
religioso è insomma per Bosco al tempo stesso
"chiave" meravigliosa che gli apre la porta
all'intimità coi "fanciulli" senza destare
sospetti, e corazza che lo difende da se stesso e dai propri
desideri.
Repressa e compressa la sessualità
diviene così per Bosco un'ossessione, un sogno segreto,
un fantasma spaventoso, un'idea fissa che tende a
travasarsi sulle preoccupazioni che egli instilla nei suoi
collaboratori e discepoli. L'intero ideale educativo di
don Bosco è impregnato del suo amore per i bambini, del suo
bisogno di stare con loro, di amarli.
L'educatore deve amare il ragazzino, fargli sentire che
è amato ("in Cristo", ovviamente), e attraverso
questo "amore pedagogico" farsi strada verso la
sua anima, che deve essere guidata, sorvegliata e
indirizzata ai valori cristiani.
L'educatore
deve essere capace di scendere al livello dei bambini, farsi
bambino coi bambini, parlare loro con il linguaggio che essi
capiscono. (Le fin troppo note agiografie di Bosco lo
descrivono agli inizi della sua carriera come funambolo e
saltimbanco, mentre per strada cerca di attirare
l'attenzione dei ragazzi per poi proporre loro il
messaggio cristiano).
Queste furono teorie a modo loro
"rivoluzionarie" per l'epoca, e suscitarono
scandalo negli ambienti più retrivi della Chiesa cattolica,
che mal vedevano tanta familiarità tra sacerdoti e laici,
fra adulti e ragazzacci, fra borghesi e figli di povera
gente o figli di nessuno.
Furono teorie che
"diedero un tono" peculiare a un ideale educativo
tutto sommato tradizionale come quello di Bosco (il quale
non capì mai veramente, ed anzi ne diffidò profondamente,
i nuovi tempi che venivano, a cominciare dall'Unità
d'Italia che lo vide, lui piemontese, tiepido, se non
decisamente ostile).
Furono anche teorie che
diedero modo al suo éros paidikòs di esprimersi, di farsi
strada verso la luce del sole, di farsi evidente, esplicito,
sicuro di sé. E più cresceva l'espressione del
suo amore per i ragazzi, tanto più dovevano crescere le
difese mentali approntate contro una sua
"degenerazione", cioè una sua manifestazione
fisica, sessuale.
Sotto questo
aspetto don Bosco sembra uscito pari pari da un manuale
freudiano. La sua esistenza assomiglia a
un'esemplificazione quasi pedìssequa (e di una evidenza
che negli attuali e maliziosi tempi post-freudiani sarebbe
del tutto impensabile) del concetto di "sublimazione
dell'impulso sessuale" in un'attività
creativa.
L'intera esistenza di Bosco è
dedicato all'assistenza ai "fanciulli", specie
quelli abbandonati, i "ragazzi di strada", i
"ragazzi di vita" del secolo scorso. Ma il
prezzo pagato per questa impresa monumentale fu la
costruzione, nella vita propria e (quel che è peggio)
altrui, di immensi argini di contenimento e repressione
delle pulsioni sessuali. Non solo: fu anche la
sistematica svalutazione del corpo e della corporeità, in
dispregio alla disponibilità così nuova di Bosco ad essere
"corporeo" coi ragazzi, nel mischiarsi ai loro
giochi "da cortile". Osserva ancora Quinzio
nel suo libro:
"Più e prima del
desiderio di condividere le giornate dei ragazzi più poveri
c'era l'esigenza teologico-morale di seguirli
momento per momento, di controllarli per evitare che
cadessero, fuori di metafora, nella masturbazione o in
rapporti omosessuali. (...) L'idea di don Bosco,
come già di Alfonso [de' Liguori], è che tutti, o
forse quasi tutti, i dannati si dannino a causa, più o meno
direttamente, della "disonestà", cioè della
colpa contro la purezza. (...) Una valutazione in
positivo della sessualità, per quanto ci risulta, manca
completamente in don Bosco" .
La virtù
ideale di Bosco è la castità, al punto che gli sarebbe
piaciuto che caratterizzasse specificamente i suoi
salesiani, così come la povertà "caratterizzava"
i francescani e l'obbedienza i gesuiti. La sua,
secondo Quinzio, è una
"castità
che sembra tendere decisamente all'asessualità, e a una
sessualità che, paradossalmente, finisce col coincidere con
un'esasperata attenzione, per sfuggirlo, a tutto ciò
che appartiene al sesso. (...) Mi turba l'idea
che, perseguendo in modo tanto esclusivo la salvezza celeste
dell'anima, propria o altrui, la vita sulla terra viene
svalutata: finisce per essere solo un periodo di prova,
finisce per essere solo un pezzo di prova al tornio, da
buttare via come inutile una volta che la prova è stata
eseguita".
Si può basare un programma di "rinascita
cristiana" basandosi sulla rinuncia alla sessualità?
Per la società dell'epoca, come per quella di oggi, la
risposta era ed è evidentemente no.
Eppure
l'ossessione di Bosco per la "purezza" mostra
che egli in parte ci credette, come suggeriscono anche i
suoi famosi "sogni", allucinazioni oniriche in cui
le più sadiche catastrofi colpiscono i
"giovinetti" che si lasciano traviare (sempre su
questioni di "purezza", ovviamente) da
"cattive compagnie".
Lo stesso modo in
cui "costruì" la santità di Domenico Savio dopo
la morte (a quindici anni) del ragazzo, mostra fino a che
punto lo slogan "la morte, ma non peccati" (di
tipo sessuale, ovviamente) fosse importante per lui.
Domenico si è meritato un posto nel calendario
cattolico lottando contro i suoi primi istinti sessuali.
Nessuno in quell'epoca si è meritato la canonizzazione
lottando contro gli industriali che per pochi centesimi
facevano lavorare quattordici ore al giorno bambini di molti
anni più giovani di Domenico Savio. Evidentemente
per Santa Madre Chiesa 14 secondi di orgasmo sono più
nocivi di 14 ore di lavoro pesante. Strani parametri di
giudizio...
In ogni caso se don Bosco credette
tanto a questo "itinerario verso la santità", una
ragione a mio parere c'è. Ed è che quello fu
l'itinerario che guadagnò a lui la santità. Se egli
non avesse represso e sublimato così bene i suoi desideri,
sarebbe forse stato solo uno di quei "froci di
paese" di cui è piena la cronaca nera dei giornali di
provincia. Chissà. Ciò che aveva funzionato per lui
(sembra di sentire il suo ragionamento) perché non avrebbe
dovuto funzionare per gli altri?
La risposta è:
semplicemente perché gli altri non erano lui. Come ha
compreso la stessa Chiesa cattolica, che oggi guarda con un
certo sospetto agli ideali educativi di don Bosco. Puzzano
di pederastia anche per lei, ormai.
Specie in
un'epoca in cui sul prete che "tocca i
ragazzini" in Oratorio non si ride più dandosi di
gòmito: oggi si denuncia, perché la pedofilia, a
differenza di qualche anno fa, è presa molto sul serio,
ormai. Forse anche troppo, al livello di caccia alle
streghe (come mostra la moltiplicazione di casi di clamorosi
errori giudiziari in materia), grazie anche alle campagne
mediatiche ossessive condotte da cattolici alla don Di Noto.
Sia come sia, resta il fatto che, lasciato da
parte diavolo e diavoletti, anche la Chiesa cattolica
comincia a capirne qualcosa di "tendenze sessuali"
"pulsioni" e simili "diavolerie" laiche.
E anche chi non le capisce o non le vuole capire,
capisce comunque che non si può più continuare a perdere
processi per avere dato copertura e omertà a pedofili
violentatori di bambini. Se non altro perché per pagare i
danni alle vittime sono già fallite delle diocesi.
E anche quando la Chiesa fa ancora finta di non
volersi insozzare con certe idee laiche, ormai di psicologia
ne ha capito abbastanza per diffidare delle implicazioni
erotiche di questo rapporto amoroso (seppur "amore in
Cristo"...) fra insegnante e ragazzo.
Oggi
i pedagogisti cattolici non vedono di buon occhio il
"farsi fanciullo tra i fanciulli" di don Bosco, e
la sua "amicizia amorosa" per loro.
Ciò non significa - sia chiaro - che i cattolici siano
disposti ad ammettere che Bosco era omosessuale,
foss'anche casto. Per esempio Giacomo Dacquino,
psicoanalista cattolico (docente alla Università Pontificia
Salesiana di Torino) ha così osservato:
"In questo rapporto affettivo tra don Bosco e i
giovani, non è mancato chi ha voluto intravedere una
devianza (sic) omosessuale. Ma per lo studioso della psiche
umana, conscia e inconscia, è scontato che in ogni
individuo sono presenti valenze omosessuali. (...) A
parte queste considerazioni di ordine tecnico, possiamo
senz'altro affermare che don Bosco non ebbe verso i
ragazzi quella simpatia erotica che degenera in pedofilia o
in altre perversioni istintive. Chi ha studiato la
problematica omosessuale pedofila non può cadere nella
grossolana confusione di identificare tale perversione con
l'affetto sublimato e oblativo che don Bosco ebbe verso
i ragazzi.
Sono quindi semplicemente
antiscientifiche (sic) la tesi o l'insinuazione di un
don Bosco omosessuale o pedofilo represso, anche perché nel
suo comportamento e nei suoi sogni non traspare mai, in
maniera diretta o indiretta, che egli abbia avuto pulsioni
pedofile a livello istintuale (sic) .
Don
Bosco, insiste Dacquino, condannò più volte
l'omosessualità; il che secondo lui dimostra che
omosessuale non fu! (ma basta davvero così poco per
"dimostrare" così tanto?). Dunque secondo
Dacquino chi fa certe insinuazioni si mette sul livello di
coloro che tali insinuazioni fecero mentre lui era vivo,
come Bosco stesso confessò a un testimone (parlando di sé
in terza persona) poco prima di morire:
"Ti manifesto adesso un timore (...), temo che qualcuno
dei nostri abbia ad interpretar male l'affezione che don
Bosco ha avuto per i giovani, e che dal mio modo di
confessarli vicino vicino, si lasci trasportare da troppa
sensualità verso di loro, e pretenda poi giustificarsi col
dire che don Bosco faceva lo stesso, sia quando loro parlava
in segreto, sia quando li confessava. So che qualcuno
si lascia guadagnare dal cuore, e ne temo pericoli e danni
spirituali".
No, conclude Dacquino dopo
questa sconcertante confessione (che a mio giudizio
costituisce da parte di Bosco l'ammissione di essere
andato un po' troppo in là): don Bosco non
"lo" era perché se fosse stato omosessuale non
avrebbe avuto tanti collaboratori e amici che gli furono
fedeli per tutta la vita. Trasecolo. Con argomenti a
"difesa" dell'eterosessualità di don Bosco
come questi, non c'è nemmeno bisogno di
"accusa"...
Con buona pace di
Dacquino, la verità è che oggi la stessa educazione
segregata per sessi, un tempo considerata unica salvezza
contro lascive frequentazioni tra giovani, è vista come un
pericoloso incentivo allo sbocciare di tentazioni
omoerotiche fino a quel punto assopite. Ben vengano le
scuole miste, dunque, in barba al terrore che delle donne
aveva don Bosco!
Insomma: magari nella Chiesa
l'idea di un don Bosco gay non la manderanno mai giù,
però intanto il buon prete contadino si ritrova sì santo,
ma sconfessato proprio in quell'aspetto della sua vita
che ha fatto di lui un santo.
Ironie della
storia...
18 maggio 2007 0:00 - Giustizia
l' opm l'avevo dato, in passato, alla chiesa
acttolica, l'anno scorso allo stato, da quest'anno
lo dò ai valdesi, dopo aver letto il dossier sull'opm e
chi sono i valdesi. Sbagliando s'impara... ;-)
18 maggio 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Grazie per l'informazione, caro Autore. Darò il
mio otto per mille alla Chiesa, così l'aiuterò a
risanare il proprio ambito dall'intrusione demoniaca
della illecità e dello stravizio. Chi è cattolico
cristiano, teorizzando che questo che scrivi sia vero, non
ha problemi a dare addirittura del proprio per aiutare
istituzioni e fraternità cristiane a rialzarsi in piedi,
quando fossero eventualmente cadute, perché fa parte del
gioco della carità cristiana, quel tipo di rapporto col
reale che quelli come lei mostrano di non avere,
idealizzando il prorio mondo perfetto in cui si realizzano
esattamente le proprie aspettative.
Se si
rivolge a chi odia la Chiesa, costoro non darebbero comunque
il loro otto per mille. Se intende rivolgersi ai
cristiani, grazie a Dio e per Sua Sapienza, fa comunque un
buco nell'acqua, perché costoro, sulla base evangelica
della carità insegnata particolarmente da San Paolo,
darebbero comunque il loro otto per mille, per quel che ho
detto al principio.
Saluti.
18 maggio 2007 0:00 - alecsio
da: Sergio Data: 18 Maggio 2007 Allora, scegliete
qualsiasi cosa purché non sia lo Stato e la Chiesa
Cattolica. *****
Che vuoi dire? Io non
scelgo la chiesa cattolica, ok, ma non mi frega un cazzo
manco di valdesi,ebrei, mussulmani,ecc...essendo che sono
LAICO e ATEO. Ma allora devo per forza scegliere lo
STATO x essere sicuro che i miei soldi non vadino ai
fanatici pedofili,cattolici o no (pare che anche nelle altre
religioni si pratica molto la pedofilia): è giusto o no?
18 maggio 2007 0:00 - Sergio
Luca, probabilmente conosci poco il meccanismo
dell'ottopermille. Il Vaticano viola la legge che
impone limiti precisi all'utilizzo del contributo
statale. Lo Stato Italiano non solo non ha mai
esercitato il doveroso controllo sull'utilizzo di questi
fondi ma, sebbene il concordato lo preveda, non ha mai
rivisto il meccanismo dell'ottopermille. Essendo
cresciuta a dismisura l'irpef negli ultimi
vent'anni, il Vaticano si ritrova una cifra di gran
lunga superiore a quella necessaria per le finalità
previste dal Concordato stesso. Che ne fa del surplus
che risulta dagli stessi bilanci vaticani? Che questi
fondi possano essere utilizzati per finanziare enti
ecclesiastici che stanno acquistando i beni delle diocesi,
messi in vendita per tacitare le vittime dei preti pedofili,
o per pagare le vittime dei pedofili è ovviamente
un'ipotesi e non può che essere tale vista la mancanza
di trasparenza vaticana negli affari finaziari. Nei
secoli il Vaticano è stato coinvolto in tanti sporchi
affari finanziari e spesso sono state denunciate
partecipazioni di capitali in società impegnate nella
produzione di armi o di... preservativi. Rimane il
fatto che milioni di dollari vengono spesi per coprire
centinaia di clerici accusati di aver molestato o violentato
una quantità notevole di minori. Il tutto con la
copertura delle massime gerarchie ecclesiastiche al fine di
soffocare lo scandalo e salvare i colpevoli. Mi sembra
motivo sufficiente per non dare l'ottopermille alla
deplorevole Chiesa Cattolica. Bisogna poi esprimere
una scelta per l'ottopermille perché la Chiesa si
aggiudica una % dell'ottopermille direttamente
proporzionale alla % di quanti hanno espresso la scelta
cattolica sul totale di quanti hanno manifestato una
qualsiasi scelta. Ciò significa che se solo il 30% dei
contribuenti effettua una scelta ma di questi l'80%
sceglie la Chiesa cattolica (quindi solo il 24% dei
contribuenti sceglie la Chiesa cattolica) succede che la
Chiesa si aggiudica l'80% dell'intera torta
dell'ottopermille. Più sono quindi quelli che non fanno
alcuna scelta più aumentano i soldi assegnati alla
Chiesa. Allora, scegliete qualsiasi cosa purché non
sia lo Stato e la Chiesa Cattolica.
18 maggio 2007 0:00 - Sergio
Alecsio, purtroppo il contributo dato allo Stato fa una
brutta fine visto l'uso che lo Stato ne fa. E spesso
ritorna alla chiesa Cattolica. Comunque
l'importante è non dare l'opm alla Chiesa cattolica
e non lasciare in bianco la casella, ovvero fare comunque
una scelta (io scelgo la Chiesa valdese).
17 maggio 2007 0:00 - Indignatissimissimo
Meno male ci sei tu e la Chiesa cattolica ad indicare la
retta via... mi raccomando, dagli il tuo 8 per mille, che
finira' nel calderone delle spese legali per la piu'
"grande organizzazione internazionale di pedofili nella
storia dell'uomo" (citazione dal Washington Post).
17 maggio 2007 0:00 - Silvia
x Luca E' men male l'agitarsi nel dubbio, che
il riposar nell'errore. (Alessandro Manzoni)
17 maggio 2007 0:00 - Luca Logi
Osservo il vostro linguaggio: "non è impensabile"
"stanno forse contribuendo"
Segno che
la vostra è una illazione non dimostrabile, che non fa
onore a chi la presenta. Dimostrate quello che scrivete con
opportune prove, se ne siete capaci.
Aggiungo che
comunicati campati in aria come questo danneggiano
l'immagine della vostra associazione che per altre cose
si mostra concreta e fattiva.