Andate a cagare voi e le vostre idiozie religiose ...
20 dicembre 2007 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
Auguri a miss Marlple e a tutte/i le/gli altre/i.
19 dicembre 2007 0:00 - miss Marlple
Grazie Annapaola, è un piacere leggere( o rileggere)
le cose che ci proponi. Buon Natale.
19 dicembre 2007 0:00 - ANALFABETA
GRAFOMANE!
19 dicembre 2007 0:00 - Ameglio Ernesto
Quante balle.E' evidente che il Dio citato, non puo'
essre che la libera interpretazione dell'autore. Quello
che conosco si chiama Jahvé. E' il dio degli antichi
Israeliti: quello del diluvio, quello della confisione della
parola, quello che ordino a Mosé e Joseph di fare piazza
pulita degli abitanti della terra promessa, bambini inclusi,
senza ombra di pietà negli occhi, quella che ha promesso di
non inviare male egli Ebrei, quello che si è scelto un
solo, popolo e che odia tutti gli altri. Dire be di questi
dio infame, dimostra la pochezza di chi lo fà.
22 giugno 2007 0:00 - Francesca
Cara Annapaola,
ti ringrazio per offrirci
continuamente bellissimi brani che ci inducono alla
riflessione e allo scambio pacifico e sereno. Di questo
brano mi ha colpito la cocciutaggine, la superbia e
soprattutto la grande paura del "grande"
Inquisitore. Come dice molto bene la persona che è
intervenuta precedentemente, io credo veramente che questo
personaggio rappresenta tutti noi uomini. Abbiamo
un'estrema paura dell'Amore di Dio e quindi ci
mettiamo al suo posto con la convinzione di sapere cosa è
bene e cosa è male per noi e per il mondo intero e con tale
sicurezza facciamo le leggi e diventiamo pastori del gregge.
Ma purtroppo non si può condurre spinti dalla paura, il
percorso ne risulta pieno di incoerenze, assurdità e
dolore. E, secondo me, deve essere proprio il dolore
l'indice migliore per capire se abbiamo scelto come
Maestro l'ego o DIO. Se scegliamo d'essere solo
gregge ed affidarsi nelle mani del Giusto Pastore il dolore
viene visto sotto una nuova prospettiva e quasi ci troviamo
"a guardarci soffrire senza provare
sofferenza". Grazie ancora e buona
continuazione.
15 giugno 2007 0:00 - Emanuele Santanche
Bellissimo: è vero, la forza di Dio è nel paradosso,
nell'assurdo, nella distruzione di qualsiasi logica per
innamorarcisi perdutamente di Lui come un ragazzo di
una ragazza e quando ci si innamora, si sa, non si capisce
più niente ma tutto è bello, si tratta di fare
qualcosa di completamente irrazionale e incomprensibile per
scoprire, dietro la grande paura che questo ci porta, una
grande e insospettata serenità. Il Grande
Inquisitore, come tutti noi, ha paura di fare questo salto
verso l'amore che gli costerebbe la perdita di tutte le
sue certezze, e la paura per lui è stata troppo forte e ha
rinunciato a farsene travolgere accompagnato per mano da
Gesù, è rimasto fermo sulla riva a guardare coloro
che si affidavano a Lui contro ogni considerazione razionale
per farsi portare sulla zattera della Sua Parola
attraverso il mare della paura verso la spiaggia della
felicità. Il Grande Inquisitore è come tutti noi: nel
fondo della sua anima c'e' il sospetto che la
felicità possa nascondersi dietro alla paura, ma ha perso
la sua occasione di fidarsi e di provare, ha scelto di
perdere questa occasione perché infine di scelta si tratta
e si è condannato all'infelicità. A Lui il Grande
Inquisitore non può che fare una grande tenerezza, Lui che
ci aspetta tutti sull'altra spiaggia sapendo
perfettamente che se non fossimo liberi di scegliere tra la
felicità e l'infelicità e se invece fossimo costretti
ad essere felici, non saremmo realmente felici. Lui
non può che baciare il Grande Inquisitore per la
compassione che prova per la sua sofferenza ma senza dire
niente per il rispetto della libertà che Lui stesso gli ha
dato e che è necessaria alla felicità. Lui che ha
fatto il dolore proprio come fosse il sintomo di una
malattia per aiutarci a capire che siamo infelici e dandoci
quindi la possibilità di scoprire semplicemente nei nostri
cuori che la felicità è possibile se lo vogliamo ma
lasciandoci liberi di non guardare mai nei nostri cuori.
Lui che ha voluto far sì che l'ubbidienza a Lui fosse
solo ed esclusivamente amore.