Scusate, mi ero dimenticato l'onorevole Fassino in gita
diplomatica in Cina ed i ticket della Bouvette della
Camera. Pranzo completo (da 45.00€ secondo la RAI, da
60.00€ secondo Mediaset) 4.50€ tutto incluso.
Chi è che pagherà la differenza????
5 luglio 2007 0:00 - OVVIO!
E ci ha ragione la Poretti!
A spese della
Camera lussuria s'è rifatta le zine massimino
si va a vedere le regate faustino ci porta in vacanza
la famiglia...
e lei dovrebbe pagarsi
l'istitutrice della bambina?... e che cazzo di par
condicio è?
Ovvio, no?
5 luglio 2007 0:00 - Lucio Musto
Quando si stenta a capire le cose è opportuno documentarsi,
ed allora sono andato a leggere lo studio della dott.
Patrizia Baldi, cui fa riferimento, molto opportunamente,
questo Comunicato stampa.
Riporto qualche
cifra per miglior comprensione anche degli altri utenti del
forum.
L’indagine è stata fatta considerando
tutte le mamme che hanno lasciato il lavoro durante il primo
anno dalla nascita di un figlio in una certa zona (Firenze
e provincia).
6.677 - n° complessivo delle
lavoratrici divenute mamme nel periodo.
364 -
n° delle mamme che hanno lasciato il lavoro: QUESTO E’ IL
NOSTRO CAMPIONE
119 - donne che hanno dato una
risposta al questionario di base dello studio. -
la metà impiegate in aziende piccole (fino a 10
dipendenti) - un terzo in aziende medie (fino
a 50 dipendenti) - il resto (20 donne su 19)
in aziende medie e grandi.
Circa i motivi di
dimissioni il questionario dava la possibilità di risposte
multiple fra: - difficoltà a variare l’orario di
lavoro - orari e prezzi dei servizi - poco aiuto
in famiglia - pressioni aziendali - rifiuto di
part-time da parte della ditta - assenza dei
servizi - colleghi
“Raggruppando” (ma lo
studio non dice con quali criteri) le risposte si deduce che
il 54% del campione (64 signore?) “…attribuisce
prevalentemente la causa delle proprie dimissioni a problemi
aziendali”, mentre per le altre (55) “…abbiamo
rilevato problematiche legate alla fruibilità di
facilitazioni… (asili nido, babysitter, aiuti
familiari…)”.
Fra i motivi legati
all’attività lavorativa, dice lo studio, l’80% è
diviso fra impossibilità di cambiare orario di lavoro e
indisponibilità a concedere il part-time da parte
dell’azienda.
Fra gli altri motivi, il 41% è
per l’assenza di asili nido, il 27 e 32% rispettivamente
ai prezzi e l’assistenza dei familiari
…………………………………………….
Questi i dati letti dallo studio, che in questo
intervento non commenterò per non influenzare il giudizio
degli amici del forum . Riassumerò solo i dati per
ricollegarmi al tema del topic
Secondo lo studio
indicato:
5 MAMME DELLA PROVINCIA DI FIRENZE SU
6.677 HANNO LASCIATO IL LAVORO PER ASSENZA DI ASILI NIDO E 3
PERCHÉ, PUR ESSENDOCI GLI ASILI, QUESTI SONO RISULTATI
TROPPO CARI.
A mò di conclusione riporto il
commento di alcune intervistate così come sono pubblicate
nello studio della dott.ssa Patrizia Baldi a pag 14 della
sua relazione.
……………………………..
Le
donne raccontano
"Non sono stata costretta a
dimettermi, ma l'ho voluto fare per iniziare una nuova
attività di insegnante "
"Ho aperto un
negozio di mia proprietà "
"Avevo
voglia di cambiare lavoro, l'altro era troppo
impegnativo"
"Desiderio di dedicarmi
all'educazione di mio figlio"
"Volevo più tempo per il mio bambino"
"II mio ex datore di lavoro non ha mai fatto pressioni
contro la mia maternità, anzi era molto dispiaciuta (è una
donna) che me ne dovessi andare per quel motivo. Infatti ho
lasciato il lavoro perché avrei dovuto allontanarmi dalla
mia bambina per troppe ore al giorno.
Adesso
lavoro presso una ditta del mio paese per cui sono più
vicina a casa e sono disponibile per qualsiasi emergenza o
eventualità (anche per esempio, per una semplice visita
dalla pediatra).
"Non riuscivo a fare orario
pieno e per paura di chiedere il part-time ho dato le
dimissioni"
"Per la seconda volta sono
stata retrocessa all'interno dell'azienda come già
successo in occasione del rientro della mia prima
gravidanza"
"Mettere mio figlio in un
asilo mi costava più del mio stipendio e allora ho
preferito godermelo"
"Comportamento
scorretto da parte dei datori di lavoro da quando ho
comunicato di aspettare un bambino, non mi hanno pagato
l'ultimo stipendio, la maternità e la
liquidazione".
…………………………………..
Sperando di aver chiarito meglio i concetti
Cordialità a tutti
Lucio Musto 5 luglio 2007
5 luglio 2007 0:00 - massimo
Io non sono per niente d’accordo che lo Stato debba
costruire asili nido, tanto meno alla Camera dei Deputati.
Altrimenti dovrebbe attivare infiniti altri servizi per
infiniti altri bisogni e desideri. Chiunque eserciti il
sacrosanto diritto di fare famiglia deve parimente
esercitare il sacrosanto dovere di mantenersela e di trovare
le modalità per farlo. Lo Stato dovrebbe solo evitare
di tassare sproporzionatamente gli individui così che chi
voglia possa fare famiglia e badare con i propri mezzi ai
propri figli.
Mi sembra poi grottesco dover
trasportare bimbi in tenerissima età da una parte
all’altra delle città per potere seguire la madre o il
padre al posto di lavoro. Gli asili nidi dovrebbero essere
vicino alle abitazioni per il benessere del bimbo stesso.
E’ chiaro che non si possono fare due cose
contemporaneamente, tra le altre essere madre, allattare e
lavorare: è così drammatico assentarsi dal lavoro per un
annetto per accudire il figlioletto? Be’ fare figli
è una scelta , non un obbligo. Chi non si sente di fare
tale scelta non la faccia; sembra che essere genitore sia un
handicap a cui la società debba porre rimedio...
E poi non capisco perchè in questo specifico caso non debba
essere il tanto invocato libero mercato a offrire le
soluzioni giuste bensì debba essere mamma-stato. Ma il
libero mercato esiste solo per gli altri, Donatella? Per i
“nostri” bisogni invece c’è mamma-stato? Molto
coerente....